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mercoledì 7 ottobre 2015

SERVIZIO DEL TG 2 alla fiaccolata di ieri per gli italiani in Guinea.

UNA BATTAGLIA CHE RIVA DESTRA HA CONDIVISO!
Presentata ieri mozione dal Capogruppo della Lega Nord Centinaio.
Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00473 
Pubblicato il 6 ottobre 2015, nella seduta n. 518
CENTINAIO , ARRIGONI , CALDEROLI , CANDIANI , COMAROLI , CONSIGLIO , CROSIO , DIVINA , STEFANI , STUCCHI , TOSATO , VOLPI 
Il Senato,
rilevando come i marò, oggetto di un procedimento penale avviato dalla magistratura indiana, solo di recente rimesso ad una corte arbitrale internazionale, non costituiscano l'unico caso increscioso che vede dei cittadini italiani alla mercé di una giustizia straniera poco trasparente; ricordando, in particolare, la condizione in cui si trovano Fabio e Filippo Galassi, padre e figlio, arrestati a Bata, in Guinea equatoriale, il 21 marzo 2015 e da quel giorno detenuti: il primo nell'inferno di "Bata Central", il carcere pubblico gestito dai militari guineani, ed il secondo ai domiciliari dopo qualche giorno trascorso in cella; evidenziando altresì che nella medesima situazione di limitazione della propria libertà si sono trovati anche Daniel e Fausto Candio, egualmente figlio e padre, trattenuti dalle autorità guineane soltanto in ragione del rapporto d'amicizia del primo con Fabio Galassi. 
Daniel è stato peraltro appena liberato, mentre a Fausto Candio sono stati concessi i domiciliari; sottolineando come da quel 21 marzo 2015 i Galassi attendano ancora di vedersi formalizzare le accuse da parte della magistratura della Guinea Equatoriale, nonostante il pretesto usato al momento dell'arresto, secondo cui i due avrebbero tentato la fuga dalla Guinea con due trolley pieni di soldi della società nella quale lavoravano, la General work, posseduta al 49 per cento dall'uomo forte della Guinea equatoriale, Teodoro Obiang Nguema Mbasogo; evidenziando che, a quanto si conosce, al momento dell'arresto dei Galassi la polizia guineana non ha invece trovato soldi nelle valigie dei due, accusati da alcuni sedicenti dipendenti della società; considerando che la vicenda dei Galassi fa seguito a quella non meno incresciosa vissuta da un altro imprenditore italiano, Roberto Berardi, solo recentemente rimesso in libertà dopo oltre 2 anni di carcere duro; esprimendo indignazione per gli epiteti utilizzati dai media guineani nei confronti dei Galassi; apprezzati gli sforzi compiuti dalla diplomazia nazionale per assistere i nostri due concittadini rimasti vittime della giustizia guineana, peraltro finora rivelatisi inefficaci;
manifestando preoccupazione per il pericolo che dei nostri connazionali vengano processati senza ragione in Guinea equatoriale, Paese che applica anche la pena di morte e comunque non pare aver ancora formalizzato alle autorità italiane le accuse contro i Galassi; rilevando, infine, la presenza di numerosi coni d'ombra in tutta la vicenda, impegna il Governo ad attivarsi ulteriormente presso le autorità guineane ed in tutte le sedi internazionali, ove ciò sia possibile, per assicurare una tutela adeguata a Fabio e Filippo Galassi, innanzitutto acquisendo informazioni certe sulle effettive imputazioni che gravano su di loro e la società General work, i tempi delle procedure giudiziarie guineane e le pene che potrebbero essere irrogate, con l'obiettivo finale di ottenerne al più presto il proscioglimento e l'autorizzazione a rimpatriare in Italia.

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venerdì 18 settembre 2015

ITALIANI SEQUESTRATI IN GUINEA: continua la nostra battaglia a supporto di 4 connazionali e dei loro famigliari.

Nonostante siano passati mesi le autorità guineane non hanno ancora formulata alcuna accusa. «Noi come Riva Destra abbiamo subito sposato la causa - ha dichiarato il segretario nazionale, Fabio Sabbatani Schiuma - che è una causa di giustizia. Siamo terrorizzati dall’immobilismo e dalle chiacchiere del governo, le stesse di cui hanno fatto le spese i Marò. Non vorremmo accadesse ad altri connazionali, visto che anche in Guinea ci sono notevoli interessi economici».
In carcere o tenuti in ostaggio Inferno in Guinea 
per gli Italiani.
«Rivolgiamo un appello a tutte le istituzioni perché si occupino dei nostri familiari detenuti in Guinea. Sono in carcere da mesi senza un capo di imputazione. È dal 21 marzo che un uomo di 61 anni si trova in un carcere della Guinea equatoriale. La nostra è una vita lacerata». La voce di Carla Strippoli e Patrizia Galassi, madre e sorella rispettivamente di Filippo e Fabio Galassi, è rotta dal pianto mentre raccontano di un fratello e un figlio «ostaggi della giustizia guineana, ormai da mesi, senza che nel frattempo sia stata formulata alcuna imputazione formale nei loro confronti». La Farnesina assicura che sta seguendo il caso con la massima attenzione e mantiene costantemente informati i familiari.
Al momento, oltre a padre e figlio, in Guinea sono bloccati anche altri tre italiani coinvolti nella stessa storia: Daniel Candio, amico di Filippo e anche lui detenuto in carcere, Fausto Candio (padre di Daniel) a cui è stato ritirato il passaporto, e un quinto dipendente dell'azienda che ha chiesto l'anonimato. Cinque connazionali in tutto quindi, finiti in una vicenda complicata e ancora poco chiara, ambientata in un paese dove l'Italia non ha un'Ambasciata, solo un Consolato, (mentre nel nostro Paese esiste la sede diplomatica della Guinea), e che ha già «ospitato» altri connazionali nelle sue carceri lager. È il caso di Roberto Berardi, l'imprenditore di Latina arrestato a gennaio 2013 e rilasciato a luglio, quasi in concomitanza con i cinque fermi, per accuse analoghe. Le similitudini tra i due casi, inoltre, non finisco qui. In comune hanno anche un personaggio: Teodorìn Nguema Obiang Mangue, il figlio del presidente della Guinea ...segue... 

Fonte: IL TEMPO del 18 settembre 2015 - Articolo Completo QUI !

QUI IL VIDEO CON LE INTERVISTE !

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sabato 5 settembre 2015

Ennesima ingiustizia in Guinea per gli Italiani !

In una intervista apparsa da poco su “Ristretti Orizzonti” a firma di Andrea Spinelli restiamo sconvolti dalla barbarie in atto in Guinea nei confronti di cittadini Italiani, con la ormai cronica latitanza delle istituzioni. Vi anticipiamo un inizio della stessa: 
Fabio e Filippo Galassi
“La TV di Stato della Guinea Equatoriale trasmette un video con una breve intervista a uno dei due italiani arrestati il 21 marzo scorso: "È tutta una montatura".
Fabio e Filippo Galassi, padre e figlio, sono stati arrestati a Bata, in Guinea Equatoriale, lo scorso 21 marzo: da quel giorno si trovano agli arresti, il primo nell'inferno di Bata Central, il carcere pubblico gestito dai militari al soldo di Teodorin Nguema ("il principe", vicepresidente ed "erede al trono" del padre Teodoro, presidente dal 1979), ed il secondo ai domiciliari, dopo qualche giorno in cella.
Dal 21 marzo 2015 i due attendono ancora di vedersi formalizzare le accuse da parte della magistratura nguemista, nonostante il pretesto usato al momento dell'arresto: i due avrebbero tentato la fuga dalla Guinea con due trolley pieni di soldi della società nella quale lavoravano, la General Work. Al momento dell'arresto la polizia non ha trovato soldi nelle valigie dei due, che sono accusati da alcuni sedicenti dipendenti della società, che li avrebbero avvistati la mattina del 21 marzo nel tentativo di fuga”. 
Qui trovate l’intervista ! 
Ma andiamo con ordine e tentiamo un riepilogo insieme a Carla Strippoli mamma di Filippo uno degli Italiani trattenuti in Guinea (il papà è Fabio):  
- Fabio Massimiliano Galassi all'inizio del 2010 si trova in Italia in  cassa integrazione, è un informatico. 
Conosce una persona che gli consiglia di andare in Guinea Equatoriale a lavorare per il Governo guineano che ha necessità di un bravo informatico, Fabio si convince e parte. 
In Guinea conosce Annamaria Moro da poco vedova di Igor Celotti proprietaria della General Work soc. edile. Fabio inizia a lavorare per questa società che fa lavori di edilizia pubblica. Fabio vede molti sbocchi e convince anche nostro figlio Filippo appena diplomato a raggiungerlo. 
Filippo parte nel dicembre 2010. 
- Per 4 anni non ci sono stati problemi. 
Nel 2014 il governo guineano ha cominciato a non pagare i lavori per cui la soc. si è trovata in difficoltà anche nel pagare gli stipendi. 
- A gennaio 2015 Fabio e Annamaria Moro vengono in Italia, 
- Fabio torna in Guinea ma Annamaria con una scusa rimane in Italia.
- Il 21/3 Fabio e Filippo vengono arrestati perché secondo loro Fabio e Filippo stavano scappando. Trovano in casa di Fabio delle valigie forse, pensano piene di soldi, invece solo piene di cose personali, Filippo quella mattina stava a casa sua dove viveva con un suo caro amico Daniel Candio. 
- Il 25/3 Filippo viene rilasciato ma viene privato del passaporto. 
- il 24/6 Fabio si trova in tribunale per una deposizione e chiede di andare a casa a prendere dei documenti per lui importanti per dimostrare la sua innocenza. Il giudice acconsente, Fabio va a casa con 2 militari e chiede a Daniel di andare con lui per tenere i cani. Per entrare in casa devono passare dalla finestra al quel punto viene incolpato di entrare in una casa sotto sequestro. Stranamente, quando Fabio stava scavalcando la finestra (consigliato dai militari) era presente uno sconosciuto che ha filmato e pubblicato l'azione. Lecito supporre una studiata programmazione. Viene arrestato Daniel e i militari vanno ad arrestare Filippo che era a casa sua. 
- Al papà di Daniel, anche lui in General Work, gli viene tolto il passaporto. Dal quel momento è iniziato il calvario di Filippo e Daniel che si è andato ad aggiungere a quello di Fabio. 
Non possiamo che, insieme a Carla Strippoli e a Patrizia Galassi (sorella di Fabio), impegnarci con tutte le nostre forze anche per attivare al meglio la “Farnesina” e giungere al più presto ad una felice soluzione di questa ennesima orribile vicenda.  
                                                                    Riva Destra
P.S.
La vicenda si va ad aggiungere a quella di altri connazionali nelle medesime condizione, si veda quella di Roberto Berardi detenuto per oltre due anni. 
Qui trovate l'articolo su Il Giornale !

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venerdì 4 settembre 2015

Marino, "Quelli di destra tornino nelle fogne". "Indagato" il sindaco per diffamazione.

L'INTERVENTO. Fabio Sabbatani Schiuma, già vicepresidente del Consiglio comunale e segretario di Riva Destra, spiega i motivi che hanno portato alla querela di Ignazio Marino. "Offesi tutti i militanti".
Venerdì, 4 settembre 2015 - 14:18:00
Marino alla Festa dell'Unità - da Affari Italiani
di Fabio Sabbatani Schiuma *
Giustizia è fatta? Non si può dire ancora, ma senz'altro era una querela che andava presentata per difendere l'onorabilità di intere generazioni e di un popolo, quello di Destra. Si, perché a prescindere dall'esito che avrà questo fascicolo - che comunque è stato almeno aperto, e anche celermente a dir la verità - le parole infami, sprezzanti e violente di chi dovrebbe comunque rappresentare tutti i romani, a prescindere dalle singole idee politiche, meritavano una risposta nero su bianco. Così il giorno dopo, in una torrida giornata di luglio, insieme al consigliere regionale del Lazio Fabrizio Santori, ci siamo presentati in una caserma dei carabinieri del rione Prati e abbiamo fatto il nostro dovere. Di persone di Destra, che ricoprono o hanno ricoperto ruoli elettivi, che sono sempre stati orgogliosi del proprio DNA politico. 
Abbiamo messo, appunto, nero su bianco, il nostro sdegno, la nostra disapprovazione contro parole, quelle di Marino, urlate con rabbia e con infamia in quella festa dell'Unità di giugno scorso.
Noi no, non l'abbiamo persa la testa come lui, abbiamo letto con disgusto gli articoli di stampa che ne riportavano le offese, ma ancor di più abbiamo ascoltato i cuori offesi di centinaia di militanti e simpatizzanti di quest'area, peraltro oggi già avvilita e disarmata per l'assenza di una vera rappresentanza politica. Persone che ci hanno scritto, chiamato e detto in sostanza: "ma nessuno gliene dice quattro?", "ma nessuno ci difende?", "va bene che un partito di Destra non c'è più, ma non possiamo pure essere umiliati...". Noi, Fabrizio e io, che non siamo stati di certo autorevoli colonnelli di quell'Alleanza Nazionale che fu, e che per motivi anagrafici non abbiamo neanche potuto militare nel MSI, ci siamo guardati negli occhi e abbiamo detto, "si, dobbiamo fare qualcosa. Non basta fare un semplice comunicato stampa, dobbiamo fare qualcosa che sia di monito e di lezione a Marino e a tutti quelli come lui".
Così, coadiuvati da un prezioso e amico, noto avvocato penalista, Remo Pannain, abbiamo scritto una querela per diffamazione al sindaco. Dico la verità, temevamo che difficilmente avrebbe avuto un seguito, ma certe cose nella vita vanno fatte perché sono giuste, certe battaglie vanno combattute a prescindere delle possibilità di vittoria che si hanno. Ecco perché quando ieri mattina, abbiamo avuto notizia dell'apertura del fascicolo contro il primo - si fa per dire - cittadino della nostra città, ci siamo stretti la mano, orgogliosi di quanto avevamo fatto per difendere l'onore di un popolo, che comunque c'è e merita rispetto a prescindere dai danni fatti dall'ultima sua classe dirigente. Abbiamo poi immaginato il ritorno dall'ennesima vacanza di questo sindaco - mentre Roma annega nei suoi problemi e nella sua incuria, vilipesa poi per i recenti fatti di cronaca giudiziaria - e la faccia che avrà fatto nell'apprendere la notizia dell'indagine. Avrà esclamato ancora "queste carogne, che tornino nelle fogne". Lui forse, farebbe bene a tornare in vacanza. 

* Segretario nazionale di Riva Destra e già vicepresidente del consiglio comunale di Roma. 


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mercoledì 2 settembre 2015

I 5 (falsi) luoghi comuni del buonismo ad oltranza.

Non è vero che non possiamo dire no agli immigrati e che l'Africa è vittima dell'Occidente. E vi spieghiamo perché.  
Sono i cinque totem del buonismo ad oltranza. E gli argomenti preferiti da governo e sinistra per convincerci che l'immigrazione fuori controllo è la conseguenza di tragedie epocali anziché il risultato degli errori commessi tra il 2013 e il 2015.
Trenta mesi durante i quali l'Italia ha messo le proprie navi a disposizione dei migranti irregolari, ma si è ben guardata dall'affrontare la questione libica ed avviare politiche di contenimento degli sbarchi. Ma basta esaminare i dati del Ministero dell'Interno per capire che quei cinque totem sono pura finzione ideologica.
  • Chi cerca rifugio in Italia fugge da guerre e persecuzioni
Falso. Tra i 64mila 886 migranti che nel 2014 hanno presentato richiesta di protezione internazionale in Italia solo 812 provengono dalla Somalia, 505 dalla Siria e 480 dall'Eritrea. Dunque solo un'esigua minoranza dei richiedenti asilo in Italia fugge da Paesi dove sono in corso conflitti o persecuzioni. La maggior parte proviene, infatti, da Nigeria (10.138 richieste), Mali (9.771 ), Gambia (8.556), Pakistan (7191), Senegal (4.678) e Bangladesh (4582). Peccato che in Gambia, Pakistan, Senegal e Bangladesh non si registrino guerre o tragedie epocali. In Nigeria i Boko Haram fanno strage tra i cristiani del nord est, ma la maggior parte dei nigeriani approdati da noi sono musulmani alla ricerca di sistemazione economica. Nel Mali operano dal 2012 i soldati francesi impegnati a spegnere l'insurrezione islamista accesasi anche grazie all'eliminazione di Gheddafi in Libia. Ma la Francia, nonostante le sue responsabilità, lascia volentieri a noi anche i migranti del Mali.
  • Non possiamo dire no ai migranti mentre i Paesi mediorientali ne accolgono milioni
Falso. L'Arabia Saudita e il Qatar finanziano e armano le fazioni jihadiste attive in Siria, ma non accolgono un solo rifugiato. E ne vietano l'entrata sul proprio territorio. La Turchia, invece, utilizza i profughi per garantire un bacino di reclutamento ai gruppi jihadisti in lotta contro Bashar Assad. Il milione e duecentomila rifugiati del Libano sono la conseguenza della contiguità geografica e dei giochi delle fazioni che, come in Turchia, li utilizzano per garantire reclute alla causa jihadista.
  • L'ondata migratoria è una catastrofe figlia del disinteresse per l'Africa
Falso. Negli ultimi 60 anni i regimi africani si sono divorati più di mille miliardi di dollari in aiuti occidentali. Oggi di fronte alla pretesa di vederli ricambiati con riforme politiche ed economiche preferiscono rivolgersi ad una Cina che concede crediti a lungo termine in cambio di materie prime. Così mentre la Cina s'arricchisce con le risorse africane noi subiamo le conseguenze di un'alleanza che fa di Pechino la nuova potenza coloniale dell'Africa. Ed il vero responsabile dei suoi più recenti disastri.
  • Neppure una Libia con un governo stabile fermerebbe l'ondata migratoria
Falso. L'Africa è devastata da fame, guerra e povertà da mezzo secolo, ma gli sbarchi sulle nostre coste subiscono una rapida impennata solo all'inizio del 2014. Tanto che gli oltre 50mila sbarchi dei primi sei mesi del 2015 finiscono con il pareggiare la somma dei 13.267 sbarchi del 2012 e dei 42.925 del 2013. La situazione africana si è deteriorata così drasticamente in due anni? Ovviamente no. Le cause sono più semplici ed evidenti. Nel 2012 e nel 2013 la presenza di un governo a Tripoli e l'assenza di missioni di soccorso ai barconi contribuiscono a contenere il fenomeno. E un seppur debole governo centrale impedisce alle milizie jihadiste attive sui confini meridionali di garantire «materia prima» ai trafficanti di uomini presenti sulle coste. L'avvio, a fine 2013, di Mare Nostrum e il caos seguito alla salita al potere a Tripoli, nell'agosto 2014, di una coalizione islamista sono, a conti fatti, le vere cause degli oltre 220mila sbarchi registrati dal gennaio 2014 a oggi.
  • L'Italia è un Paese egoista. Gli altri paesi europei son più generosi
Falso. Nel 2014 l'Italia ha garantito 20.630 dei 183.365 asili concessi nei 28 paesi dell'Unione Europea. Davanti a noi c'è solo la Germania con 47.555 casi e l'immensa Svezia con 33.025. La Francia ne ha concessi 20.640, cioè solo 10 più di noi. E uno studio basato sui dati 2013 dell'European Migration Network, agenzia della Commissione Europea, rivela che i Paesi con il più alto numero di migranti in stato di detenzione sono: Francia (38.266 casi), Spagna (9.020), Ungheria (6496), Bulgaria (6.303), Belgio (6.285). Alla faccia dell'Italia cattiva. 

http://www.ilgiornale.it/news/politica/i-5-falsi-luoghi-comuni-buonismo-ad-oltranza-1140415.html

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domenica 16 agosto 2015

Criminali e Vigliacchi senza Controllo !

Il Pd non vuole fare chiarezza sul caso #Forteto perché c’è dentro fino al collo e ha paura che la ricerca della verità coinvolga alcuni suoi esponenti e danneggi l’immagine del partito.
Posted by Giorgia Meloni on Giovedì 9 luglio 2015
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martedì 7 luglio 2015

"Ecco perché Latorre e Girone sono certamente innocenti".

Esce il libro "Il segreto dei marò", di Toni Capuozzo. L'inviato di guerra non ha dubbi: "Sono evidenti le responsabilità di politici e alti ufficiali".
Da oggi è in libreria "Il segreto dei marò" di Toni Capuozzo (Mursia Editore). Nel libro il giornalista Mediaset, autore e conduttore del programma di approfondimento del TG5 «Terra», non solo smantella le tesi indiane sulla colpevolezza dei marò, ma denuncia anche il distacco dei vertici politici e militari italiani colpevoli, di aver affrontato la vicenda come se Salvatore Girone e Massimiliano La Torre fossero due colpevoli anziché due innocenti. 
Ma Capuozzo - come leggiamo in questo estratto - punta anche il dito sugli alti ufficiali che continuano, nonostante le evidenti responsabilità nella vicenda, a venir promossi e far carriera.

QUI L'ARTICOLO SU "IL GIORNALE".

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sabato 4 luglio 2015

Marò, nuovo rinvio. Spostata a 4 agosto udienza corte suprema di Nuova Delhi.

Il 15 luglio scade permesso di tre mesi di Latorre. 
E' stata spostata al prossimo 4 agosto l'udienza nella Corte suprema di New Delhi in cui si deve esaminare il ricorso dei fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sull'utilizzazione della polizia antiterrorismo Nia nell'incidente in mare del febbraio 2012 che li coinvolge nella morte di due pescatori indiani. E' quanto emerge dall'agenda della stessa Corte consultabile in internet. L'udienza, gia' fissata per il 28 aprile, era stata rinviata prima al 7 e poi al 14 luglio, e ora di nuovo al 4 agosto.

Fonte: ANSA - Articolo Completo QUI !

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domenica 3 maggio 2015

Berlino:luglio del 1945 (ero nato da 2 mesi).

srdce mi trhá keď vidím Berlín v takomto stave :(/n0rmal
Posted by Wehrmacht CZ/SK on Sabato 2 maggio 2015
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domenica 5 aprile 2015

Marco Travaglio: ma io difendo quella croce.

A PROPOSITO DEL CROCEFISSO - CLICCATE QUI !
Gesù Cristo è un fatto storico e una persona reale, morta ammazzata dopo indicibili torture, pur potendosi agevolmente salvare con qualche parola ambigua, accomodante, politichese, paracula. È, da duemila anni, uno “scandalo” sia per chi crede alla resurrezione, sia per chi si ferma al dato storico della crocifissione. L’immagine vivente di libertà e umanità, di sofferenza e speranza, di resistenza inerme all'ingiustizia, ma soprattutto di laicità (“date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”) e gratuità (“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”). Gratuità: la parola più scandalosa per questi tempi dominati dagli interessi, dove tutto è in vendita e troppi sono all’asta. Gesù Cristo è riconosciuto non solo dai cristiani, ma anche dagli ebrei e dai musulmani, come un grande profeta. Infatti fu proprio l’ideologia più pagana della storia, il nazismo – l’ha ricordato Antonio Socci– a scatenare la guerra ai crocifissi. È significativo che oggi nessun politico né la Chiesa riescano a trovare le parole giuste per raccontarlo. Eppure basta prendere a prestito il lessico familiare di Natalia Ginzburg, ebrea e atea, che negli anni Ottanta scrisse: “Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente… Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli scolari ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato morto nel martirio come milioni di ebrei nei lager? Nessuno prima di lui aveva mai detto che gli uomini sono tutti uguali e fratelli.
Fonte: Il Fatto Quotidiano

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martedì 17 marzo 2015

Lettera a Dolce e Gabbana da sei figli cresciuti da coppie gay: «Grazie per il vostro coraggio».

«Vogliamo lodare il vostro coraggio e ringraziarvi per l’ispirazione che siete. Ma vi imploriamo anche di non arrendervi quando la reazione crescerà d’intensità».

Cari Dolce e Gabbana,
Saluti dagli Stati Uniti. I sei firmatari di questa lettera sono stati tutti cresciuti da genitori gay o lesbiche. Cinque di noi sono donne e uno è un uomo bisessuale, che hanno tutti cresciuto i loro figli con partner del sesso opposto. Vogliamo ringraziarvi per aver dato voce a quanto abbiamo appreso dall’esperienza: ogni essere umano ha una mamma e un papà ed eliminare uno dei due dalla vita di un bambino significa privarlo della dignità, dell’umanità e dell’uguaglianza.
Sappiamo che i genitori gay possono essere amorevoli, dal momento che li abbiamo e ci hanno amati. Tuttavia, noi tutti abbiamo fatto esperienza diretta del duro contraccolpo che segue quando la visione dominante dei genitori gay, come universalmente positiva, viene messa in discussione. Sappiamo che sarete sottoposti a una pressione tremenda, specialmente ora che sia l’Italia sia gli Stati Uniti stanno cominciando a spingere affinché gli interessi per la difesa dei nostri diritti ad avere una madre e un padre siano censurati, al fine di soddisfare una potente lobby gay.
Nessuno riceve attacchi tanto feroci dalla lobby come coloro che appartengono alla comunità gay e metto in discussione le sue politiche: i figli delle coppie gay tanto quanto gli uomini gay che li difendono (come voi due).
Molto probabilmente tanti nella comunità internazionale proveranno a cancellare i vostri programmi, a censurare le vostre campagne pubblicitarie e a distruggere mediante il web la vostra reputazione. Ma avete dimostrato a voi stessi di essere estremamente coraggiosi. E ci avete ispirato mentre ci prepariamo tutti e sei a inviare lettere contro il matrimonio gay alla Corte Suprema degli Stati Uniti .
Vogliamo lodare il vostro coraggio e ringraziarvi per l’ispirazione che siete. Ma vi imploriamo anche di non arrendervi quando la reazione crescerà d’intensità. Se tornerete indietro e vi scuserete per quanto avete detto, renderete ancora più vulnerabili e discreditati i bambini che vivono nelle case gay. Per il nostro bene, così come per quello di tutti i bambini italiani, è importante che non vi scusiate né che vi arrendiate. Sostenente invece l’idea che tutti i bambini hanno bisogno di crescere uniti alle proprie madri e i propri padri. Si tratta di un diritto umano.
Se in qualsiasi modo possiamo aiutarvi, per favore, fatecelo sapere. Non siamo tutti cristiani ma vogliamo inviarvi la nostra benedizione, promettendovi che d’ora in poi saremo acquirenti di Dolce&Gabbana.
Heather Barwick, collaboratrice del Federalist
Rivka Edelman, coautrice of “Jephthah’s Daughters: Innocent Casualties in the War for Family Equality”
Katy Faust, scrittrice di asktheBigot
Robert Oscar Lopez, coautore di “Jephthah’s Daughters: Innocent Casualties in the War for Family Equality”
Denise Shick, autrice di “My Daddy’s Secret”
Dawn Stefanowicz, autrice di “Fuori dal buio: La mia vita con un padre gay”

Fonte: TEMPI - Foto Gay Pride Roma da Shutterstock

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mercoledì 11 marzo 2015

BERLUSCONI:ASSOLTO UN CORNO !

La soddisfazione per la sentenza della Cassazione che ha confermato l’assoluzione di Silvio Berlusconi è durata solo pochi secondi. 
Che appagamento ci può dare una sentenza che, pur riconoscendo l’inconsistenza delle teorie accusatorie, sostenute dalla pubblica accusa, lascia comunque inalterati i danni che cinque anni di calvario mediatico-istituzionale hanno generato all’accusato e a un’intera Nazione?
Abbiamo mandato in giro per il mondo un leader oscurato dall’accusa infamante di essere un maniaco sessuale a caccia di bambine, abbiamo messo alla berlina un’intera Nazione, abbiamo reso talmente debole, la nostra figura internazionale da essere travolti da qualunque speculazione economica e diplomatica.
Mentre la speculazione mondiale si apprestava ad approfittare di questo momento di sbandamento, molti Italiani brindavano a ogni notizia che indeboliva la posizione di Silvio Berlusconi, alcuni perché al sicuro da conseguenze economiche altri semplicemente per superficialità o faziosa ignoranza.
In effetti, per molti la crisi non era un grande problema, durante le crisi c’è sempre chi si arricchisce, gli speculatori, i protetti, delinquenti, strozzini e banche.
I problemi sorgono per le persone oneste, per quelli che non vivono di accoglienza pelosa, di cooperative fittizie, di prebende politiche e appalti truccati, e per gli onesti è stata una tragedia, case senza più valore ma super tassate, cartelle esattoriali impazzite, servizi pubblici sempre più scadenti o assenti e su tutto, la mano nera di Equitalia che mira ormai ai beni immobili, dei volgari eurini non gliene frega niente.
Assolto un corno.
Purtroppo per troppi Italiani, più interessati alla lotta politica, con qualunque mezzo, piuttosto che all’interesse primario della Nazione, sputtanare l’odiato cavaliere nero non aveva prezzo, peccato, però, che tutti gli Italiani, anche i peggiori nemici di Berlusconi, hanno pagato, insieme con lui, le conseguenze di questo ben architettato castello accusatorio … a dire il vero proprio tutti, tutti, no.
In realtà gli unici vincitori di questa storia, tutta Italiota, sono coloro che hanno contribuito, animosamente, alla costruzione del castello accusatorio dal quale sono scaturiti gli anni di barbarie ai quali abbiamo assistito.
Qualche magistrato ha fatto carriera, qualche giornale ha aumentato la tiratura, qualche giornalista è diventato direttore, qualche saltimbanco si è potuto spacciare per comico di grande levatura, senza considerare l’audience dei programmi spargi spazzatura.
Assolto un corno !
Le accuse indirizzate contro l’ultimo Presidente del Consiglio, eletto con elezioni democratiche, la condanna l’avevano già prodotta, una condanna che Berlusconi ha pagato in solido con la parte sana del Paese.
Tra la gioia dei detrattori dell’odiato cavaliere, siamo stati pian piano emarginati dalle decisioni dell’eurozona, siamo stati, di fatto, commissariati e con il “giochino” dello spread costretti a consegnare il Paese a Napolitano e compagni, lasciando decidere alla Troika chi doveva governarci.
Assolto un corno.
Che assolto e assolto, ha subito la peggiore condanna: ha dovuto consegnarsi e consegnarci a Mario Monti, ha dovuto assecondare il piano Merkel-Napolitano.
Assolto un corno !
Qui gli unici assolti sono i Giudici che hanno incardinato il processo e che come al solito, non solo non avranno alcuna conseguenza, ma continueranno indisturbati a fare carriera.

Giorgio Terzo Catalano

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lunedì 23 febbraio 2015

Carabiniere vessato per 25 anni. La sua colpa? Denunciare l'illegalità.

Per avere denunciato le illegalità di alcuni colleghi e superiori si era ritrovato lui stesso sul banco degli imputati. Agostino De Pasquale, appuntato dei Carabinieri, ha vissuto sulla sua pelle 25 anni di mobbing, vessazioni e ritorsioni per aver tentato di fare in modo onesto il suo lavoro. Ed anche quando, recentemente, sembrava aver ottenuto una tardiva giustizia, il calvario è puntualmente ricominciato.

UN DUPLICATO DI TROPPO - Tutto inizia nel 1985 quando De Pasquale, originario di Marsala, svolgeva servizio di vigilanza presso la Banca d'Italia di Trapani «Durante i cambi di servizio – racconta ad Affari – dovevano presenziare obbligatoriamente i nostri sottufficiali che avevano il compito di aprire ad i militari che entravano ed a quelli che smontavano dal servizio. Poi dovevano riportare le chiavi al comando provinciale. Una mattina noi ci ritroviamo con un duplicato di queste chiavi all'interno della Banca d'Italia, probabilmente fatto fare da due marescialli e da un brigadiere. In sostanza era un escamotage con cui i nostri superiori evitavano di dover venire a sorvegliare le nostre uscite e le nostre entrate: noi militari dunque avevamo il possesso indiscriminato di questo duplicato con il rischio che qualcuno potesse farne altre copie e metterle nelle mani di qualche sconosciuto. Così ho avvertito il mio capitano ma lui fece finta di nulla. Allora decisi di mettere le chiavi al sicuro portandole al direttore della banca. Nei confronti di due marescialli inizierà in seguito un processo penale che li porterà nel 1998 ad una condanna quando non erano più in servizio. Altri invece furono graziati e continuarono a lavorare. Nei miei confronti invece scatterà una soffocante serie di ritorsioni».

MORSA ASFISSIANTE - L'appuntato inizia a subire una serie di provvedimenti disciplinari per i motivi più disparati. Viene più volte trasferito come quella volta che lo mandano a Palermo nel nucleo di scorta ai magistrati, in un periodo in cui gli attacchi mafiosi erano all'ordine del giorno. De Pasquale ha la scomoda etichetta di carabiniere scomodo. Nel 1987 viene trasferito a Mazara del Vallo dove si scontra di nuovo con il muro di gomma. Subisce altri procedimenti disciplinari che in alcuni casi sfociano in azioni penali. Viene ad esempio accusato di aver abusato di una signora durante un'operazione di servizio. Da quella come da altre accuse verrà in seguito sempre assolto per non aver commesso il fatto. Durante il periodo a Mazara viene anche denunciato per calunnia nei confronti di alcuni superiori. Agostino aveva infatti denunciato alcuni colleghi per collusioni con la criminalità Sospetti che si riveleranno confermati quando un brigadiere verrà sorpreso mentre commetteva estorsioni insieme ad un noto personaggio della malavita. Nonostante questo, la morsa dei suoi superiori si stringe sempre di più su di lui. Subisce altri trasferimenti, anche particolarmente onerosi per l'Arma dei Carabinieri.

RIFAREI TUTTO - Viene spedito in Sardegna per tenerlo “sotto controllo” perché considerato non idoneo. Dopo ulteriori cambi di mansione nel 1997 decide di chiedere il pensionamento: «Mi volevano far dichiarare pazzo, sottoponendomi anche a visite psichiatriche. Non ce la facevo più. In questi anni ho speso più di mille euro in raccomandate inviate alle varie istituzioni senza ricevere mai una risposta. Ho manifestato anche davanti al Quirinale. Dopo che tutti i procedimenti penali a cui ero stato sottoposto ingiustamente si sono chiusi con la mia assoluzione, ho chiesto di rientrasre in servizio anche perché c'è una legge che me lo consentiva. A Roma sono riuscito a incontrare l'ex ministro La Russa e così nel 2011 sono entrato in servizio. Ma purtroppo il clima non è cambiato: continuano a farmela pagare per quello che avevo denunciato nel 1985. Subisco continuamente mobbing, trasferimenti lontano da casa e il mio stipendio non arriva neanche 800 euro. Inoltre per il impedirmi il passaggio al grado superiore c'è una valutazione assurda di un vicecomandante che mi considera non idoneo a far parte dell'Arma dal 1998 al 2011: come hanno fatto a redigere questo parere se io non ero nemmeno in servizio in quel periodo? Se ripenso a tutto quello che ho passato ed alle sofferenze personali ed economiche subite da me e dalla mia famiglia non so dire come sarebbe stato meglio agire. Probabilmente, seguendo il cuore, rifarei tutto». 

di Fabio Frabetti - Affari Italiani 

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