mercoledì

Dimenticare Hegel, di Roberto Vacca, pubblicato da SKORPIO il 25/2/2019

Prof. Roberto Vacca
“Hegel, il Grande Filosofo, era un ciarlatano testa-piatta, insipido, nauseante, illetterato. Raggiunse il sommo dell’audacia scribacchiando pagine folli e prive di senso.”
Se questa opinione di Schopenhauer fosse stata ascoltata, molte scuole e accademie non sarebbero state tristemente dominate da tanti hegeliani. Benedetto Croce (hegeliano) concludeva un suo saggio del 1907 sostenendo che prima di criticare Hegel bisogna leggere i suoi libri. Aveva ragione. Io, invece, commisi il grave errore, di pubblicare più di una volta le righe seguenti (che avevo tratto da vari siti in rete) di cui ignoro l’autore originale:
Hegel nel 1801 scrisse una dissertazione dottorale in cui dimostrava che - per ragioni logiche - nel sistema solare ci dovevano essere 7, e solo 7, pianeti: intanto l’astronomo Piazzi a Catania ne scopriva un ottavo:  il piccolo pianeta  Cerere.
Non avevo letto quella dissertazione di Hegel. Ora ne ho letto gli oltre 20.000 caratteri e faccio ammenda. Nella Parte III Hegel scrive che le distanze dei pianeti dal sole suggeriscono una progressione aritmetica “di cui la filosofia non si interessa” e nota che nella successione manca un pianeta che dovrebbe esserne il quinto membro sito fra Marte e Giove - come Cerere. Dunque la scoperta di Piazzi non dovette sorprenderlo. Aveva trovato quella progressione -approssimativa: 1, 2, 3, 4, 9, 8, 27 - nel dialogo di Platone “Timeo” - e aveva sostituito 16 a 8  per far tornare i conti. Si rendeva conto del fatto che i conti del Timeo non si riferivano affatto ai pianeti. Sosteneva, però, che quelle regolarità non possano essere solo un dato sperimentale: “i numeri della natura non possono  essere alieni dalla ragione”. Questa sua frase è priva di senso ed era insensato anche cercare razionalità nel vecchio testo platonico - pieno di assurdità come “gli uccelli discendono da uomini i cui capelli sono diventati penne”; “i quadrupedi discendono da uomini non filosofi”.
La dissertazione contiene asserzioni folli, come “la filosofia può dedurre a priori ciò che il metodo sperimentale cerca di scoprire da esperimenti con successi falsi e infruttuosi.”
Hegel, dunque, ha fatto ben di peggio di quanto gli attribuiva quel disinformato critico anonimo. Prendeva in giro Newton, senza averne capito le innovazioni logico-sperimentali con cui creò la scienza moderna. Usava i termini “forze centrifughe e centripete”, “potenziale”, “linea”, “magnetismo”, “materia morta”, “attrazione”, “impulso”, “coesione” - senza aver capito le definizioni dei fisici di alcuni termini, e senza definirne altre. 
Le rare affermazioni comprensibili che scrive, sono false. Esempio: “la forza di gravità è maggiore all'equatore e alle basse latitudini”. Invece è minore a causa della maggior distanza dal centro della  terra e della maggior forza centrifuga. Hegel sostiene che alle alte latitudini “c’è meno materia” - come se la forza di gravità fosse perpendicolare all'asse terrestre e non diretta verso il baricentro. Altro esempio: “il peso di un corpo dipende dalla sua forma oltre che dalla sua massa”.
Non si può parlare di falsità, quando le frasi della dissertazione sono prive di senso comune come le seguenti:
“Il tempo quando riferisce la sua propria produzione allo spazio, genera una linea: è lo spirito che genera sé stesso - anche se in forma soggettiva - e si rivela in sé stesso, assumendo forma completa e naturale, transitando nel proprio opposto, lo spazio e generando il piano, privo di ogni altra differenza, dato che non ne abbiamo asserita alcuna, a parte l’estensione e la mente, ed è un quadrato”.
“Un  corpo, dopo tutto, non è altro che la manifestazione di una forza fisica o di un’idea vera.”
“La scienza  della meccanica non offre altro concetto di base della materia, se non la morte che chiama “inerzia” o indifferenza sia al moto, sia alla quiete.”
Hegel è stato annientato da V. Pareto, nella “Sociologia Generale”, da K. Popper in “La società aperta e i suoi nemici”. 
Quanto scrivo sopra aggiunge chiodi alla sua cassa da morto. Ho riletto passi della sua “Enciclopedia  delle scienze filosofiche”. In centinaia di pagine le frasi prive di senso sono molte. Non vale la pena di individuarle e citarle. Meglio ignorarle.
Alcuni studiosi  di fama hanno analizzato analogie e derivazioni degli scritti di Hegel da testi ermetici. Sono risaliti a Giordano Bruno e ad altri. Mettere in luce le antiche ispirazioni di queste assurdità potrà essere divertente per qualcuno. È più utile combattere le insensatezze che continuano a essere proposte. Procedere sulla via della ragione è arduo e crea avversari e nemici. Io ed altri riteniamo sia l’unica possibile.

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martedì

Principe Enrico Giuliano di Sant'Andrea.

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In seguito a talune azioni calunniose, riconducibili a quanti i miei legali hanno provveduto a querelare, mi è d’obbligo chiarire quanto segue:

Nel lontano 1999 vengo indagato insieme all'intero consiglio di amministrazione della Spa partecipata dallo Stato, One comm, nell’ambito di una spontanea verifica della Guardia di Finanza.

Al temine dell’istruttoria, il Pubblico Ministero competente, richiede l’archiviazione per  prescrizione. L’ipotesi di reato -dopo 3 mesi di intensa indagine- è costituita dall'ipotesi di truffa, in quanto in un impianto, un componente (segnatamente una tastiera), risultava non essere nuova e del valore rendicontato, bensì di qualità inferiore e per di più usata.

Vero è quanto asserito dall'accusa, ma ancor più vero è che l’oggetto di tanta attenzione, è solo una tastiera sostitutiva -nei termini di garanzia ed assistenza del produttore- in quanto quella effettiva, si trovava in manutenzione, presso lo stabilimento del fornitore.
Strano appare  da subito, che a cotanta attenzione, sia sfuggita la bolla di consegna e la ricevuta del carico in garanzia.

Consapevole che la prescrizione non è l’assoluzione, che ci si deve difendere nel processo e non dal processo e che ai diritti è possibile rinunciare, con estrema e giustificata fiducia nella Giustizia ed in chi la amministra, mi reco dal signor Pubblico Ministero, chiedendo la rinuncia alla prescrizione ed il processo in tempi brevi.

Dopo attenta riflessione, è lo stesso signor Pubblico Ministero a dichiarare che “comunque sarebbe intervenuta la prescrizione per l’ipotesi di reato ascritta, ma soprattutto che non vi sarebbero elementi per poter sostenere l’accusa”. Fuori dal “legalese”:  il reato non esiste, dunque non è stato commesso.

A riprova di ciò, allego la richiesta di archiviazione con l’affermazione sostanziale su citata ed il dispositivo di archiviazione.

Stupisce che intelligenze varie, non siano state in grado di comprendere quanto sintetizzato e si siano avventurate in azioni delatorie e diffamatorie, per le quali saranno chiamate in giudizio.

Lugano, 26.01.2019

Enrico Giuliano di Sant'Andrea

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