Accredia
|
ITALIA OGGI del 13/05/2015
|
pag. 24
|
|
Ambiente
|
IL SOLE 24ORE del 13/05/2015
|
pag. 38
|
|
Agroalimentare
|
ITALIA OGGI del 13/05/2015
|
di ANGELO DI MAMBRO - pag. 23
|
ITALIA OGGI del 13/05/2015
|
di GIUSY PASCUCCI - pag. 24
|
NOVA24 del 13/05/2015
|
di ALESSANDRA VIOLA - pag. 13
|
|
Professioni
|
IL SOLE 24ORE del 13/05/2015
|
pag. 2
|
IL SOLE 24ORE del 13/05/2015
|
di MARCO LO CONTE - pag. 2
|
ITALIA OGGI del 13/05/2015
|
di GABRIELE VENTURA - pag. 34
|
IL SOLE 24ORE del 13/05/2015
|
pag. 36
|
ITALIA OGGI del 13/05/2015
|
di SIMONA D'ALESSIO - pag. 35
|
ITALIA OGGI del 13/05/2015
|
di GABRIELE VENTURA - pag. 35
|
ITALIA OGGI del 13/05/2015
|
di VITTORIO
MAROTTA - pag. 36
|
IL SOLE 24ORE del 13/05/2015
|
di FEDERICA MICARDI - pag. 36
|
IL SOLE 24ORE del 13/05/2015
|
di VIVIANA LANZA - pag. 36
|
IL SOLE 24ORE del 13/05/2015
|
pag. 37
|
|
Società e Imprese
|
ITALIA OGGI del 13/05/2015
|
di CINZIA DE STEFANIS - pag. 28
|
IL SOLE 24ORE del 13/05/2015
|
di ANGELO BUSANI - pag. 39
|
IL SOLE 24ORE del 13/05/2015
|
pag. 39
|
IL SOLE 24ORE del 13/05/2015
|
pag. 39
|
mercoledì
Rassegna Stampa di Mercoledì 13 maggio 2015
martedì
LA PAGLIUZZA E LA TRAVE ! Dedicato a chi, con IPOCRISIA punta il dito mentre gestisce affari poco puliti, a chi lavora nel sottobosco per ottenere appalti e lavori, a chi "gonfia" le fatture per accontentare qualcuno, a chi se ne frega degli obiettivi sani e comuni ma pensa solo ai propri, diffondendo il male nella Comunità.
Parole di Luce.
"Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?"
(Luca 6,41)
Quanto tempo perdiamo nel fermarci a guardare i difetti degli altri, giudicare i loro errori e poi non ci accorgiamo delle nostre troppe povertà e della tua infinita misericordia nei nostri confronti. Liberaci Signore dal virus mortale del giudizio e donaci un cuore umile che sappia cercare sempre la luce della tua verità per riconoscere che noi siamo niente, tu sei tutto, senza di te non possiamo fare niente.
«Un discepolo si era macchiato di una grave colpa. Tutti gli altri reagirono con durezza condannandolo. Il maestro, invece, taceva e non reagiva. Uno dei discepoli non seppe trattenersi e sbottò: “Non si può far finta di niente dopo quello che è accaduto! Dio ci ha dato gli occhi!” Il maestro, allora, replicò: “Sì, è vero, ma ci ha dato anche le palpebre!”». Siamo partiti da lontano, con questo apologo indiano, per commentare una delle frasi più celebri del Vangelo, dedicata alla falsa correzione fraterna.
Sappiamo, infatti, che lo stesso Gesù suggerisce di «ammonire il fratello se commette una colpa contro di te» (si legga il paragrafo di Matteo 18,15-18). Ma è inesorabile contro gli ipocriti che correggono il prossimo per esaltare sé stessi e, anche in questo caso, è difficile trovare una più incisiva lezione rispetto a quella che ci è offerta dalla parabola del fariseo e del pubblicano (Luca 18,9-14). In tutti gli ambienti, anche in quelli ecclesiali, ci imbattiamo in questi occhiuti e farisaici censori del prossimo, ai quali non sfugge la benché minima pagliuzza altrui, sdegnati forse perché la Chiesa è troppo misericordiosa e, a loro modo di vedere, troppo corriva.
Si ergono altezzosi, convinti di essere investiti da Dio di una missione, consacrati al servizio della verità e della giustizia. In realtà, essi si crogiolano nel gusto sottilmente perverso di sparlare degli altri e si guardano bene dall'esaminare con lo stesso rigore la loro coscienza, inebriati come sono del loro compito di giudici. Ecco, allora, l’accusa netta di Gesù: guarda piuttosto alla trave che ti acceca! «Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello» (6,42). E poche righe prima, in questo che gli studiosi hanno denominato il “Discorso della pianura” (parallelo al “Discorso della montagna” di Matteo), egli aveva ammonito: «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati!» (6,37).
Purtroppo, dobbiamo tutti confessare che questo piacere perverso di spalancare gli occhi sulle colpe del prossimo è una tentazione insuperabile che ci lambisce spesso. Quel racconto indiano che abbiamo citato in apertura è accompagnato da un paio di versi di un celebre e sterminato poema epico indiano, il Mahabharata, che affermano: «L’uomo giusto si addolora nel biasimare gli errori altrui, il malvagio invece ne gode». Bisogna riconoscere – come ribadiva l’umanista mantovano Baldesar Castiglione (1478-1529) nel suo trattato Il Cortegiano - che «tutti di natura siamo pronti più a biasimare gli errori che a laudar le cose bene fatte». Ritorniamo, comunque, a quel discorso di Gesù proposto dal Vangelo di Luca e riprendiamo un’altra frase che sia da suggello a questa nostra riflessione sull’ipocrisia: «Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso» (6,36).
www.studiostampa.com
"Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?"
(Luca 6,41)
Quanto tempo perdiamo nel fermarci a guardare i difetti degli altri, giudicare i loro errori e poi non ci accorgiamo delle nostre troppe povertà e della tua infinita misericordia nei nostri confronti. Liberaci Signore dal virus mortale del giudizio e donaci un cuore umile che sappia cercare sempre la luce della tua verità per riconoscere che noi siamo niente, tu sei tutto, senza di te non possiamo fare niente.
Un fariseo, miniatura. Londra, British Library |
«Un discepolo si era macchiato di una grave colpa. Tutti gli altri reagirono con durezza condannandolo. Il maestro, invece, taceva e non reagiva. Uno dei discepoli non seppe trattenersi e sbottò: “Non si può far finta di niente dopo quello che è accaduto! Dio ci ha dato gli occhi!” Il maestro, allora, replicò: “Sì, è vero, ma ci ha dato anche le palpebre!”». Siamo partiti da lontano, con questo apologo indiano, per commentare una delle frasi più celebri del Vangelo, dedicata alla falsa correzione fraterna.
Sappiamo, infatti, che lo stesso Gesù suggerisce di «ammonire il fratello se commette una colpa contro di te» (si legga il paragrafo di Matteo 18,15-18). Ma è inesorabile contro gli ipocriti che correggono il prossimo per esaltare sé stessi e, anche in questo caso, è difficile trovare una più incisiva lezione rispetto a quella che ci è offerta dalla parabola del fariseo e del pubblicano (Luca 18,9-14). In tutti gli ambienti, anche in quelli ecclesiali, ci imbattiamo in questi occhiuti e farisaici censori del prossimo, ai quali non sfugge la benché minima pagliuzza altrui, sdegnati forse perché la Chiesa è troppo misericordiosa e, a loro modo di vedere, troppo corriva.
Si ergono altezzosi, convinti di essere investiti da Dio di una missione, consacrati al servizio della verità e della giustizia. In realtà, essi si crogiolano nel gusto sottilmente perverso di sparlare degli altri e si guardano bene dall'esaminare con lo stesso rigore la loro coscienza, inebriati come sono del loro compito di giudici. Ecco, allora, l’accusa netta di Gesù: guarda piuttosto alla trave che ti acceca! «Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello» (6,42). E poche righe prima, in questo che gli studiosi hanno denominato il “Discorso della pianura” (parallelo al “Discorso della montagna” di Matteo), egli aveva ammonito: «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati!» (6,37).
Purtroppo, dobbiamo tutti confessare che questo piacere perverso di spalancare gli occhi sulle colpe del prossimo è una tentazione insuperabile che ci lambisce spesso. Quel racconto indiano che abbiamo citato in apertura è accompagnato da un paio di versi di un celebre e sterminato poema epico indiano, il Mahabharata, che affermano: «L’uomo giusto si addolora nel biasimare gli errori altrui, il malvagio invece ne gode». Bisogna riconoscere – come ribadiva l’umanista mantovano Baldesar Castiglione (1478-1529) nel suo trattato Il Cortegiano - che «tutti di natura siamo pronti più a biasimare gli errori che a laudar le cose bene fatte». Ritorniamo, comunque, a quel discorso di Gesù proposto dal Vangelo di Luca e riprendiamo un’altra frase che sia da suggello a questa nostra riflessione sull’ipocrisia: «Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso» (6,36).
www.studiostampa.com
Iscriviti a:
Post (Atom)
Eccellenza a Roma - Post in Evidenza
Ultima Ora: Top News
www.studioservice.com
I POST PIU' SEGUITI
-
UFFICIO STAMPA Siamo specializzati in servizi di “ Ufficio Stampa On-Line ” con lanci d’Agenzia e cura in Rete. L'abbattimento dei cost...
-
L'EUROPA CI STA UCCIDENDO ! Da troppi anni continuo a denunciare la tragedia monetaria ed a proporre soluzioni, purtroppo lasciate senza...
-
Ma la vogliamo smettere di riscrivere la storia in base a quello che ci piace pensare. Impegnamoci tutti a migliorare il presente e progetta...