sabato 2 aprile 2011

IL VINO SI CONFERMA PRIMA VOCE DELLA BILANCIA AGROALIMENTARE ITALIANA

BEVERFOOD NEWS - Con un export 2010 di 3,9 miliardi di euro, oltre 20 milioni di HL e più di 2,5 miliardi di bottiglie stappate nel mondo, il vino italiano si conferma prima voce dell’export agroalimentare nazionale, spingendo il settore oltre la crisi globale dell’ultimo anno. Un vero e proprio boom che registra una performance positiva anche in termini di valore: +11,7% sul 2009. A trainare l’export è il mercato americano, dove l’Italia è il primo esportatore di vino sia a valore che a quantità: circa il 33% del vino consumato negli Usa, per un valore di circa 827,3 milioni di euro, è made in Italy. Buoni risultati anche in Russia (+59,6% l'export nel 2010) dove il valore delle nostre esportazioni ha superato i 100 milioni di euro, in Canada e in Svizzera (rispettivamente +28,6% e +12,5%), anche se la Germania rimane il nostro primo importatore con quasi 850,6 milioni di euro

È questo lo scenario del mercato che preannuncia la 45^ edizione di Vinitaly (Veronafiere, 7-11 aprile; www.vinitaly.com ), il Salone internazionale del vino e dei distillati che, con i suoi 4.000 espositori provenienti da tutto il mondo, richiama in media ogni anno oltre 150 mila visitatori specializzati, di cui più di un terzo da 114 Paesi. In mostra a Vinitaly tutto l’universo enologico, in rappresentanza di un settore che vale complessivamente per il nostro Paese 13,5 miliardi di euro di fatturato (2010), a cui si aggiungono ulteriori 2 miliardi di indotto, e che occupa 1,2 milioni di addetti nelle 770 mila aziende sparse su tutto il territorio nazionale. La promozione e la valorizzazione del ‘sistema Italia’ nel mondo è tra i punti cardine della manifestazione che, con il Vinitaly in the World, porta il meglio dell’enologia nazionale nei principali Paesi esteri, soprattutto extra Ue, che condensano il 23% dell’esportazioni nazionali. Tra i mercati emergenti, soprattutto quello cinese che ha registrato un +109% lo scorso anno, con un raddoppio del valore del vino italiano, facendo diventare la città di Hong Kong il centro per la distribuzione e il commercio del vino in Asia. Proprio a questo importante hub del mercato asiatico, Vinitaly dedica uno dei suoi focus internazionali in calendario durante la rassegna.
Servizio Stampa Veronafiere Tel.: + 39.045.829.82.42  pressoffice@veronafiere.it  - http://www.vinitaly.com/

IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

giovedì 31 marzo 2011

Dovremmo smettere di scappare dalle radiazioni.

Scritto da Giuseppe Filipponi e pubblicato su: "il legno storto"

Mercoledì 30 marzo 2011.
Wade Allison dell'Università di Oxford.

Più di 10.000 persone sono morte nello tsunami giapponese e i sopravvissuti patiscono il freddo e la fame. Ma i media si concentrano sulle radiazioni nucleari per le quali non è morto nessuno ed è improbabile che ne muoiano in futuro.
Le radiazioni nucleari a livelli molto alti sono pericolose, ma le preoccupazioni che evocano sono esagerate. La tecnologia nucleare è usata per curare molti malati di cancro ogni giorno e la dose di radiazioni utilizzata nella radioterapia in ospedale non è diversa in linea di principio da una dose della stessa entità che si riceve nell'ambiente.
E Three Mile Island? Non ci sono stati morti accertati a causa delle radiazioni. E Chernobyl? L'ultimo rapporto delle Nazioni Unite pubblicato il 28 febbraio conferma il numero dei morti: 28 tra gli operatori della prima emergenza, altri 15 casi mortali di cancro infantile alla tiroide; questi ultimi si sarebbero potuti evitare se fossero state somministrate le compresse di iodio (come è stato fatto in Giappone). In ogni caso i numeri sono minuti se paragonati ad incidenti come quello di Bhopal del 1984 dove morirono 3.800 persone a causa di una fuoriuscita di sostanze chimiche provenienti da un'impianto per la produzione di pesticidi della Union Carbide.
Quanta radioattività è stata allora rilasciata nell'incidente di Fukushima rispetto all'incidente di Chernobyl? Diamo un'occhiata alle misure effettuate. Il più alto tasso riportato il 22 marzo, tra tutte le prefetture giapponesi è stato di 12 kBq al mq (per l'isotopo radioattivo del cesio, il cesio-137).
In una mappa di Chernobyl che si trova in un rapporto delle Nazioni Unite sono state ombreggiate le aree con una radioattività fino a 3.700 kBq al mq, mentre le aree con meno di 37 kBq per mq non sono ombreggiate affatto. Ciò ci suggerisce che il fallout radioattivo di Fukushima è inferiore all'1% di quella di Chernobyl.
L'altro importante radioisotopo del fallout radioattivo è lo iodio 131 che può causare il cancro infantile alla tiroide.
Questo elemento è prodotto quando il reattore è in funzione e decade rapidamente una volta che il reattore viene spento (ha una emivita di otto giorni). Le vecchie barre di combustibile a Fukushima, sebbene radioattive, non contenevano iodio 131.
A Chernobyl tutto lo iodio e il cesio furono rilasciati nell'esplosione iniziale, a Fukushima quindi, dove i reattori si sono spenti immediatamente dopo lo tsunami, l'emissione di iodio 131 dovrebbe essere molto minore dell'1% di quella di Chernobyl e inoltre i suoi effetti sono stati ulteriormente ridotti dalla assunzione delle compresse di iodio.
Le autorità pubbliche reagiscono a questo tipo di incidenti con eccessiva prudenza, il che intensifica le preoccupazioni del pubblico.
Il problema di una reazione eccessiva.
Nel 16 ° anniversario di Chernobyl, le autorità svedesi della protezione civile, su un quotidiano di Stoccolma, il Dagens Nyheter, ammisero che c'era stata una reazione spropositata all'indicente nucleare avvenuto in Ucraina, fu infatti distrutto, senza un reale motivo, il 78% di tutta la carne di renna, con grandi danni agli operatori del settore.
Purtroppo, i giapponesi sembrano ripetere lo stesso errore. Il 23 marzo le autorità giapponesi hanno comunicato che i bambini non dovevano bere acqua del rubinetto a Tokyo perché era stata misurata, il giorno prima, una radioattività di 200 Bq/l. Per fare un paragone, l'attuale radioattività naturale di ogni corpo umano è di 50 Bq/l: 200 Bq/l non sono poi così pericolosi.
Le normali acque minerali che si bevono nei centri termali contengono molto più di 200 Bq/l - NdR)
Nel periodo della Guerra Fredda la maggior parte delle persone furono portate a credere che le radiazioni nucleari fossero un pericolo grave. Comprensibile solo da scienziati e "teste d'uovo" che lavoravano in segreto nelle installazioni militari.
Sull'onda di questa propaganda nucleare sul fronte interno furono adottate politiche che avevano allora il fine di mantenere il contatto con le radiazioni "il più ragionevolmente basso possibile" (As Low As Reasonably Achievable ALARA).
Il limite massimo per il pubblico fu allora definito a 1 mSv all'anno al di sopra dei livelli naturali.
Questa quantità è molto bassa: 1 mSv in più all'anno non può essere considerato un pericolo ma piuttosto una piccola aggiunta ai livelli che già assorbiamo in natura e che variano da luogo a luogo, da attività ad attività, di quantità ben maggiori di 1mS per anno. Un cittadino britannico è esposto mediamente a 2,7 mSv all'anno. Nel mio libro "Radiation and Reason" sostengo che un livello di pericolo responsabile, fissato sulla base delle attuali conoscenze scientifiche, sarebbe di 100 mSv pe mese, con un limite per tutta la vita di 5.000 mSv, non 1 mSv per anno.
Un nuovo atteggiamento verso le radiazioni.
La gente ha paura delle radiazioni, perché non le può né sentire né vedere. Tuttavia, la natura sa come trattarle: in questi ultimi anni si è scoperto che le cellule viventi si sostituiscono e riparano in vari modi se vengono danneggiate dalle radiazioni ionizzanti.
Questi meccanismi intelligenti agiscono nel giro di poche ore e raramente falliscono, tranne quando sono sovraccarichi, come nel caso di Chernobyl, dove la maggior parte degli operatori del primo soccorso ricevettero una dose maggiore di 4.000 mSv nell'arco di poche ore e la loro morte avvenne in qualche settimana.
I pazienti che ricevono un ciclo di radioterapia di solito ricevono una dose maggiore di 20.000 mSv anche sui tessuti sani e vitali vicini al tumore trattato. Questi tessuti sani sopravvivono perché il trattamento si sviluppa lentamente, su molti giorni, dando il tempo alle cellule di svolgere le operazioni di riparazione e sostituzione.
In questo modo, molti pazienti arrivano a guarire e a godere di ulteriori e gratificanti anni di vita, anche dopo che diversi loro organi organi vitali hanno ricevuto dosi 20.000 volte maggiore di quella che i regolamenti prescrivono essere la dose massima annuale assorbibile oltre il fondo naturale(1mSv/anno). Il che ovviamente rende questo limite irragionevole.
E' necessario un cambiamento nel nostro atteggiamento verso le radiazioni, a cominciare con l'educazione e l'informazione pubblica.
Devono essere stabilite nuove norme sulla sicurezza per le radiazioni ionizzanti. Non basate su come le radiazioni possono essere escluse dalla nostra vita, ma su quante possano essere assorbite senza subire danni. Forse un nuovo acronimo è necessario per capire come proteggersi dalle radiazioni: As High As Relatively Safe (AHARS)?
I reattori moderni sono progettati meglio di quelli di Fukushima e domani saranno ancora migliori, ma non dobbiamo aspettare. I rifiuti radioattivi fanno paura, ma la loro quantità è piccola e soprattutto se riprocessati diventano un problema piccolo e risolvibile. Non rappresentano il problema intrattabile che molti immaginano.
Qualcuno potrebbe chiedersi se io accetterei la costituzione di un deposito per scorie nucleari a 100 metri dalla casa dove abito? La mia risposta sarebbe: "Sì, perché no?" Più in generale, dovremmo smettere di scappare dalle radiazioni.

IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

Clandestini e Profughi.

Sto pensando a Clandestini e Profughi. Ricordo che il Mare non è una Autostrada, dove risulta facile mettere un posto di blocco e che l'Unico sistema (a parte l'opzione di sterminarli) credo sia quello di accoglierli, selezionarli, aiutare i profughi e rispedire indietro, a calci, i clandestini. Oppure, meglio ancora, accompagnarli in questa Europa, Anglo-Francese-Germanica, capace di bombardare ma non di unirsi per risolvere i problemi. 

IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

mercoledì 30 marzo 2011

I respingimenti di massa.

...C’è un “giocattolo per psicologi morali”, chiamato “Il problema del tram”, inventato da Philippa Foot e Judith Jarvis Thomson. Un tram precipita a valle col conducente svenuto sui comandi. Sul binario del tram ci sono cinque uomini che lavorano e non si accorgono del pericolo. Voi potete tirare una leva che salverà i cinque uomini, purtroppo uccidendo un singolo operaio che sta lavorando sull’altro binario. È permesso azionare lo scambio, uccidendo un uomo ma salvandone cinque (1)? Il problema è interessante perché tutti siamo stati allevati seguendo il principio secondo cui “non bisogna uccidere, quali che siano i motivi, salvo la legittima difesa”. E invece ci sono casi in cui si può decidere a sangue freddo di uccidere un innocente. Fra l’altro, coloro che dicessero “io non tirerei la leva”, sarebbero poi perplessi se uno insistesse: “Non si tratta più di uccidere un uomo per salvarne cinque, ma di uccidere un uomo per salvarne cinquecento: siete ancora sicuri che non tirereste la leva ?” Questo “giocattolo etico” può servire per un’osservazione generale riguardo alla differenza fra l’obbedienza ai principi “quando non costa molto” e l’obbedienza ai principi “quando costa moltissimo”.
Per gli immigranti i principi morali, fino ad oggi, sono stati: “Non si possono non soccorrere i naviganti in difficoltà” (legge del mare); “non si possono respingere gli immigranti perché, essendo senza documenti, non si saprebbe a quale Paese avviarli”; “non si possono respingere gli immigranti perché alcuni di loro richiedono asilo politico, ai sensi della Costituzione”; “non si possono respingere gli immigranti perché, anche se non sfuggono ad una guerra o a un’oppressione politica, sono emigranti come noi lo fummo agli inizi del secolo scorso”; infine, “non si possono respingere gli immigranti perché comunque qualche migliaio di persone non creerà un serio problema in Italia”. E ci sono ancora altre motivazioni tali che, chi si oppone risolutamente (la Lega Nord, per esempio), passa per xenofobo, incivile e senza cuore. Per immorale, insomma.
Dinanzi ad un barcone che ha rischiato di affondare, le persone buone si commuovono; ma la crisi libica ha cambiato la situazione e dinanzi a cento barconi anche i buoni cambiano atteggiamento: “Avranno dei problemi, ma non possiamo risolverli noi”. Fino ad ora si doveva attivare la leva per salvare un paio di operai uccidendone un altro, ora invece quelli da salvare siamo noi.
Il nuovo stato d’animo è certificato dal Corriere della Sera di oggi, sul quale fa effetto leggere: “Il piano: respingimenti di massa”. Sono cose che fino a poco tempo fa tutti (e ancora oggi, irritualmente, il Presidente della Repubblica) avrebbero preso per fantasie vagamente immorali. Invece, quando l’obbedienza ai principi diviene troppo costosa, si cambiano i principi.
Il problema ricorda un analogo problema scolastico. Un ragazzino fa pena - perché poco intelligente, perché ha una famiglia problematica, perché è malato, perché spende molto del suo tempo per aiutare la famiglia e non può studiare - e in consiglio i professori buoni propongono di aiutarlo. Cioè di promuoverlo. Il professore cattivo chiede: “Dovremmo promuovere tutti gli alunni il cui profitto è insufficiente per una ragione che ci commuove? E se sì, il giorno in cui, a forza di promozioni regalate, questo giovane divenisse un medico, vi fareste curare da lui?”
Ecco un’argomentazione irresistibile, per chi abbia una mentalità logica. Ma i buoni, in concreto, risponderebbero: “Ma lo bocceranno all’università, eventualmente” (i cattivi sono sempre gli altri). “E poi chi dice che vorrà divenire un medico?” (come se fosse lecito essere pessimi ingegneri o pessimi avvocati). “E comunque ci vorranno ancora tanti anni” (come se il problema, in seguito, fosse diverso)… Essendo pronti tuttavia, se sentono dire di un medico che non è bravo ad andare da un altro. Quand’anche quello fosse un uomo buono che deve mantenere una famiglia.
La logica non è lo strumento adatto per convincere il prossimo. Nel caso degli immigranti clandestini, è solo il loro numero che potrebbe farlo. Diversamente neppure il buon Presidente Giorgio Napolitano, andando ad Ellis Island, si ricorderà mai che gli emigranti italiani negli Stati Uniti non erano clandestini. Erano al contrario in possesso di regolari documenti; subivano una visita medica, per essere ammessi nel nuovo Paese e a volte, dopo settimane di viaggio in mare, erano respinti verso l’Italia.
Gianni Pardo

IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

Importante Azione dell'ADUC

ADUC - Abbiamo inviato una segnalazione a Bankitalia e al Dipartimento Tesoro del Ministero dell'Economia in merito all'apertura di credito in conto corrente. Alcune importanti banche prevedono che quando si sconfini rispetto ad un credito concesso, questo sconfinamento non solo (come sarebbe giusto) venga gravato di interessi piu' alti rispetto a quelli concordati per il credito, ma che tutto lo scoperto di credito sia gravato di questi interessi maggiori rispetto a quelli concordati. Un metodo diffuso e furbesco che compromette la stabilita' di chi, dovendo gia' ricorrere ad un credito per difficolta' nella gestione dei propri affari, viene penalizzato due volte (per l’extra fido e per il fido). Applicare la maggiorazione di tasso nell’ambito del fido è una contraddizione in termini. Fino a tale limite il correntista ha tutto il diritto di vedersi applicate le condizioni contrattuali più favorevoli perché soltanto a quel punto ha inizio il suo utilizzo scorretto. Una situazione che appare piu' chiara se si pensa che uno sconfinamento estremamente modesto - al limite un solo centesimo - finisce per generare interessi, a debito del correntista, molto maggiori del capitale eccedente. QUI TUTTO IL DOCUMENTO !

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lunedì 28 marzo 2011

Primo Ministro di Australia, JOHN HOWARD.

Dall' Australia...una lettera importante per una vera presa di posizione.
Ai musulmani che vogliono vivere secondo la legge della Sharia Islamica, recentemente è stato detto di lasciare l'Australia, questo allo scopo di prevenire e evitare eventuali attacchi terroristici.
Sembra che il primo ministro John Howard abbia scioccato alcuni musulmani australiani dichiarando:
"GLI IMMIGRATI NON AUSTRALIANI DEVONO ADATTARSI! Prendere o lasciare, sono stanco che questa nazione debba preoccuparsi di sapere se offendiamo alcuni individui o la loro cultura.
La nostra cultura si è sviluppata attraverso lotte, vittorie, conquiste portate avanti da milioni di uomini e donne che hanno ricercato la libertà.
La nostra lingua ufficiale è l'INGLESE, non lo spagnolo, il libanese, l'arabo, il cinese, il giapponese, o qualsiasi altra lingua. Di conseguenza, se desiderate far parte della nostra società, imparatene la lingua!
La maggior parte degli Australiani crede in Dio. Non si tratta di obbligo di cristianesimo, d'influenza della destra o di pressione politica, ma è un fatto, perché degli uomini e delle donne hanno fondato questa nazione su dei principi cristiani e questo è ufficialmente insegnato. E' quindi appropriato che questo si veda sui muri delle nostre scuole. Se Dio vi offende, vi suggerisco allora di prendere in considerazione un'altra parte del mondo come vostro paese di accoglienza, perché Dio fa parte delle nostra cultura.
Noi accetteremo le vostre credenze senza fare domande. Tutto ciò che vi domandiamo è di accettare le nostre e di vivere in armonia pacificamente con noi.
Questo è il NOSTRO PAESE; la NOSTRA TERRA e il NOSTRO STILE DI VITA. E vi offriamo la possibilità di approfittare di tutto questo. Ma se non fate altro che lamentarvi, prendervela con la nostra bandiera, il nostro impegno, le nostre credenze cristiane o il nostro stile di vita, allora vi incoraggio fortemente ad approfittare di un'altra grande libertà australiana: IL DIRITTO AD ANDARVENE. Se non siete felici qui, allora PARTITE. Non vi abbiamo forzati a venire qui, siete voi che avete chiesto di essere qui.
"Allora rispettate il paese che Vi ha accettati."

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