Italia e Irlanda hanno più motivo di lasciare la zona euro rispetto alla
Grecia. Le rispettive economie ne beneficerebbero. Questa la conclusione cui è
giunta Bank of America (BofA) Merrill Lynch. Un ritorno alla lira salverebbe il
paese.
L’ITALIA,
il cui rating sovrano è stato declassato di due tacche de Moody’s,
potrebbe trovare la salvezza fuori dalla zona euro? Il paese, secondo
l'agenzia di rating statunitense, è esposta al pericolo di contagio di
Grecia e Spagna, e al rischio di non essere in grado di
ottenere finanziamenti dai mercati dei capitali a causa di una crescita
debole e di un tasso di disoccupazione elevato. Eppure
Venerdì, l'Italia non ha avuto difficoltà a collocare 5,25 miliardi di euro sui
mercati obbligazionari nel corso dell'asta Btp.
MENTRE molti esperti si aspettano una "Grexit", "gli investitori sottovalutano la volontà di un paese di uscire dalla zona euro. David Woo e Athanasios Vamvakidis, due strateghi esperti di mercato dei cambi presso Bank of America Merrill Lynch hanno concluso che l'Italia sarebbe il paese che maggiormente beneficerebbe di una simile operazione tra gli i 11 paesi che hanno adottato la moneta unica.
APPLICANDO una analisi costi-benefici, gli analisti hanno stabilito una classifica rispondendo a quattro domande.
- Quali sono le possibilità di uscire in maniera ordinata?
- Quali sono gli effetti di un'uscita sulla crescita economica?
- Quali sono gli effetti sui tassi di prestito?
- Qual è l'impatto sul bilancio economico del paese?
NEL PRIMO CASO, in cui sono considerati lo stato del bilancio pubblico e di quello corrente come misure del rischio di uscita senza una grave crisi nel settore, l'Italia occupa il terzo posto. Il paese è in effetti l'unico a realizzare un avanzo primario insieme alla Germania, che si colloca al primo posto mentre la Francia è nona, come l'Irlanda.
PER LA SECONDA DOMANDA, che si basa sull'evoluzione delle esportazioni in caso di un effetto di cambio più favorevole, l'Irlanda potrebbe trarre i maggiori benefici con un incremento del 7% della sua produzione, l'Italia seguirebbe con il 3%. La Germania sarebbe particolarmente penalizzata con una riduzione dell'11% della sua produzione. La Francia si colloca al quinto posto con un guadagno dell'1%.
SUL TERZO PUNTO, relativo ai rendimenti dei titoli, la Grecia si prende una rivincita: il paese trarrebbe infatti vantaggio da un'uscita, con una diminuzione del tasso di ben 2.200 punti base (bps), logicamente seguita da Portogallo e Irlanda, i tre paesi che hanno più accesso ai mercati dei capitali. L'Italia è al quinto posto (- 20 bp) davanti alla Spagna (-80 bps). La Germania avrebbe molto da perdere, con un aumento dei tassi di interesse di 80 bps.
INFINE, per quanto riguarda il bilancio del paese, stabilito tenendo conto della posizione netta d’investimento estero e applicando un deprezzamento della valuta, l'Irlanda si collocherebbe al primo posto, mentre la Germania all'ultimo.
COMBINANDO questi quattro criteri, Italia e Irlanda si classificano al primo posto, mentre la maglia nera spetta alla Germania. In altre parole, la Germania, che potrebbe facilmente uscire dalla zona euro, non avrebbe alcun interesse a farlo, perché si troverebbe ad affrontare una crescita più debole, oneri finanziari più elevati mentre i suoi bilanci accuserebbero un duro colpo. Al contrario, per l'Italia un ritorno alla lira sarebbe persino auspicabile in quanto si tradurrebbe in maggiore competitività, più crescita e migliori finanze pubbliche L’ANALISI mette inoltre in luce come “mentre la Germania potrebbe ‘corrompere’ l’Italia a rimanere nella zona euro ed evitare le conseguenze di una uscita, la possibilità che ciò accada è limitata. Questo perché l’Italia ha più motivi rispetto alla Grecia di uscire e ogni compensazione potrebbe divenire troppo costosa per la Germania oltre al fatto che gli italiani potrebbero essere più riluttanti dei greci ad accettare le condizioni per rimanere”.
PRIMA di riflettere su un possibile abbandono di un paese si dovrebbe forse pensare a ciò che si vuole fare a (e con) questa moneta unica. Serve una maggiore integrazione europea (Italia compresa) o il crollo di Eurolandia potrebbe risolvere i problemi di molti paesi?
MENTRE molti esperti si aspettano una "Grexit", "gli investitori sottovalutano la volontà di un paese di uscire dalla zona euro. David Woo e Athanasios Vamvakidis, due strateghi esperti di mercato dei cambi presso Bank of America Merrill Lynch hanno concluso che l'Italia sarebbe il paese che maggiormente beneficerebbe di una simile operazione tra gli i 11 paesi che hanno adottato la moneta unica.
APPLICANDO una analisi costi-benefici, gli analisti hanno stabilito una classifica rispondendo a quattro domande.
- Quali sono le possibilità di uscire in maniera ordinata?
- Quali sono gli effetti di un'uscita sulla crescita economica?
- Quali sono gli effetti sui tassi di prestito?
- Qual è l'impatto sul bilancio economico del paese?
NEL PRIMO CASO, in cui sono considerati lo stato del bilancio pubblico e di quello corrente come misure del rischio di uscita senza una grave crisi nel settore, l'Italia occupa il terzo posto. Il paese è in effetti l'unico a realizzare un avanzo primario insieme alla Germania, che si colloca al primo posto mentre la Francia è nona, come l'Irlanda.
PER LA SECONDA DOMANDA, che si basa sull'evoluzione delle esportazioni in caso di un effetto di cambio più favorevole, l'Irlanda potrebbe trarre i maggiori benefici con un incremento del 7% della sua produzione, l'Italia seguirebbe con il 3%. La Germania sarebbe particolarmente penalizzata con una riduzione dell'11% della sua produzione. La Francia si colloca al quinto posto con un guadagno dell'1%.
SUL TERZO PUNTO, relativo ai rendimenti dei titoli, la Grecia si prende una rivincita: il paese trarrebbe infatti vantaggio da un'uscita, con una diminuzione del tasso di ben 2.200 punti base (bps), logicamente seguita da Portogallo e Irlanda, i tre paesi che hanno più accesso ai mercati dei capitali. L'Italia è al quinto posto (- 20 bp) davanti alla Spagna (-80 bps). La Germania avrebbe molto da perdere, con un aumento dei tassi di interesse di 80 bps.
INFINE, per quanto riguarda il bilancio del paese, stabilito tenendo conto della posizione netta d’investimento estero e applicando un deprezzamento della valuta, l'Irlanda si collocherebbe al primo posto, mentre la Germania all'ultimo.
COMBINANDO questi quattro criteri, Italia e Irlanda si classificano al primo posto, mentre la maglia nera spetta alla Germania. In altre parole, la Germania, che potrebbe facilmente uscire dalla zona euro, non avrebbe alcun interesse a farlo, perché si troverebbe ad affrontare una crescita più debole, oneri finanziari più elevati mentre i suoi bilanci accuserebbero un duro colpo. Al contrario, per l'Italia un ritorno alla lira sarebbe persino auspicabile in quanto si tradurrebbe in maggiore competitività, più crescita e migliori finanze pubbliche L’ANALISI mette inoltre in luce come “mentre la Germania potrebbe ‘corrompere’ l’Italia a rimanere nella zona euro ed evitare le conseguenze di una uscita, la possibilità che ciò accada è limitata. Questo perché l’Italia ha più motivi rispetto alla Grecia di uscire e ogni compensazione potrebbe divenire troppo costosa per la Germania oltre al fatto che gli italiani potrebbero essere più riluttanti dei greci ad accettare le condizioni per rimanere”.
PRIMA di riflettere su un possibile abbandono di un paese si dovrebbe forse pensare a ciò che si vuole fare a (e con) questa moneta unica. Serve una maggiore integrazione europea (Italia compresa) o il crollo di Eurolandia potrebbe risolvere i problemi di molti paesi?