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martedì

Breve biografia estratta dal libro di Guido del Giudice “Giordano Bruno. Il profeta dell’universo infinito”, GBS, Napoli 2015.

Vita Bruno

Del luogo natio, la gloriosa Nola, che aveva respinto Annibale e accolto l’ultimo respiro di Augusto, aveva ereditato la fierezza e lo spirito combattivo. Vi era nato nei primi mesi del 1548 e, anche quando l’abbandonerà a 14 anni per andare a studiare a Napoli, Filippo Bruno rimarrà per sempre il “Nolano”.

A 17 diventa fra’ Giordano, quando, ammaliato dagli oratori che predicano dal pulpito di S. Domenico Maggiore, entra in convento. Percorre rapidamente tutte le tappe fino al sacerdozio, celebrando a Campagna, nella chiesa di San Bartolomeo, la sua prima messa. Si segnala subito per l’acuto ingegno e la particolare abilità nell’arte della memoria ma anche per l’insaziabile curiosità che lo porta ad interessarsi non solo ai testi canonici, ma anche a quelli eretici, in particolare alle opere di Erasmo da Rotterdam. Tendenza questa che determina l’apertura del primo processo contro di lui, spingendolo a fuggire da Napoli.

Ha inizio così un’incredibile peregrinatio: quasi diecimila chilometri, in giro per le principali corti ed accademie europee. Nell’arco di due anni soggiorna a Roma, Noli, Savona, Torino, Venezia e Padova. Dopo brevi soste a Bergamo e a Brescia, si dirige verso Lione, poi Chambery e di lì a Ginevra, dove riesce a farsi scomunicare anche dai calvinisti. La sua irrequietezza e l’intolleranza ai dogmi gli faranno stabilire un ineguagliato record di scomuniche: alla cattolica e alla calvinista, si aggiungerà più tardi, ad Helmstedt quella luterana. Tappa successiva: Tolosa, dove insegna per circa due anni, prima di dover cambiare aria per la recrudescenza delle lotte religiose. Giunge così a Parigi, dove gode un periodo di fulgida fortuna. Enrico III ne ammira l’arte della memoria, lo nomina lettore reale e lo invia a Londra al seguito dell’ambasciatore Michel de Castelnau.

Il soggiorno inglese, iniziato nell’aprile 1583, lo introduce alla corte della “diva Elisabetta” e gli consente di portare a termine la maggior parte delle opere italiane. Nel mirino della sua insaziabile ambizione finisce naturalmente Oxford: troppo ghiotta l’occasione di affermare l’infinità dell’universo nella roccaforte della pedanteria accademica! Tanto ardire gli costa l’allontanamento, con l’accusa di plagio, tanto fedelmente la mnemotecnica gli consentiva di citare i suoi maestri.

Al rientro in Francia, il tentativo di tornare ad insegnare è frustrato dall’opposizione degli aristotelici, ai quali rinfaccia la cieca abitudine a credere. Dopo una drammatica disputa, svoltasi nel Collegio di Cambrai, è costretto a lasciare la Francia, dando inizio alla fase tedesca della sua peregrinatio. Nonostante critichi ferocemente la dottrina dei luterani, sono proprio questi a trattarlo con più ospitalità e considerazione. Insegna a Wittenberg e ad Helmstedt, esperienze esaltate nelle “Due Orazioni”, lasciando dietro di sé uno stuolo di fedeli e riconoscenti discepoli. Tenta la carta Praga, alla corte dell’imperatore Rodolfo II, ma il ruolo di mago o ciarlatano non fa per lui. Fa rotta quindi su Francoforte, per curare la pubblicazione della summa del suo pensiero: i tre poemi latini. Il soggiorno è interrotto da un periodo di sei mesi in Svizzera, durante il quale entra in contatto con l’ambiente Rosacrociano.

fotostemmaAttirato in Italia dalla doppia utopia di contendere a Galileo la cattedra di matematica a Padova e di ottenere il perdono papale, vincolandolo alle sue idee, accetta l’invito-trappola del patrizio veneziano Giovanni Mocenigo, che gli sarà fatale. Questo tristo personaggio, deluso per non aver ricevuto gli insegnamenti magici che si aspettava, lo fa rinchiudere dai servi e lo consegna agli sgherri dell’Inquisizione. Il “Mercurio in terra”, finisce così in una buia cella, dalla quale non uscirà più. In verità, a Venezia le cose sembrano mettersi bene ma, proprio quando Bruno pensa di potersela cavare, rinnegando gli eccessi verbali commessi e promettendo di tenere a freno il suo ingegno, arriva l’avocazione del processo da parte del Santo Uffizio Romano, che non aveva mai cessato di tenerlo bellarminocold’occhio. Venezia abbozza una resistenza, in nome della propria autonomia legislativa, ma infine cede alle richieste del Vaticano e, nel febbraio del 1593, il filosofo viene trasferito nelle carceri di Roma. Bruno tiene testa ai suoi accusatori per sette lunghi anni, con una tattica fatta di parziali ammissioni e orgogliose rivendicazioni, ma l’ingresso nel collegio giudicante del cardinale Bellarmino imprime al processo una brusca sterzata. La difesa del Nolano, incentrata sulla distinzione della verità filosofica da quella teologica, vacilla. Messo di fronte all’obbligo di abiurare 24 proposizioni ritenute eretiche, si dice disposto per quelle di natura teologica ma, messo di fronte alle affermazioni  filosofiche, che rappresentano l’essenza del suo pensiero, si irrigidisce e grida di non aver nulla di cui pentirsi. Le ultime parole, prima che gli impongano la mordacchia per inchiodargli la lingua, sono sprezzanti: “Avete più paura voi nel pronunciare questa sentenza, che io nell’ascoltarla!” Giovedì 17 febbraio 1600, legato nudo a un palo in piazza Campo de’ fiori, il filosofo degli infiniti mondi viene bruciato vivo.


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Un contributo sulla Storia della Massoneria

Giustamente una Sorella ha chiesto delucidazioni sulla scissione del 1908. Ho ritenuto opportuno integrare ricordando le iniziazioni femminili. 
Giancarlo Bertollini. 

Le origini della Gran Loggia d'Italia traggono le mosse dallo scisma col Grande Oriente d'Italia (24 giugno 1908) di un notevole numero di Massoni, appartenenti al Rito Scozzese Antico e Accettato, guidati dall'allora Sovrano Gran Commendatore Saverio Fera.

Le ragioni dello scisma sono state essenzialmente di natura politica, anche se, da tempo, esistevano divergenze di particolare importanza (pensiamo alle prime iniziazioni femminili fatte da Garibaldi con gran parte del GOI che le riteneva inaccettabili) dopo l'elezione a Gran maestro di Ettore Ferrari, si perseguiva un orientamento di carattere radicale ed anticlericale mentre molti altri di Piazza del Gesù, sostenevano la parità con le Donne e avevano un approccio più conciliante con la Chiesa cattolica e, in genere, più aperto e liberale. Il casus belli fu una proposta di censura, avanzata da Ettore Ferrari nel corso della Gran Loggia annuale del GOI, all'indirizzo di quei parlamentari aderenti alla massoneria che si erano rifiutati di votare alla Camera dei deputati la mozione del socialista gradualista Leonida Bissolati, anch'egli massone, volta ad abolire l'insegnamento della religione o di storia delle religioni nella scuola elementare. Il Sovrano gran commendatore in pectore del Rito scozzese, Saverio Fera, forte oppositore della politicizzazione forzata perseguita da Ferrari all'interno dell'obbedienza, pose il veto formale contro la proposta di censura. La frattura che ne seguì all'interno dell'obbedienza fu insanabile, e il 26 giugno 1908, a seguito dell'elezione di Achille Ballori, membro del Supremo consiglio vicino a Ferrari, a Sovrano Gran Commendatore del Rito scozzese, Saverio Fera dichiarò risolte le costituzioni del 1906 e sciolto il rapporto con Grande Oriente d'Italia. Il 13 luglio il Gran maestro del GOI, Ettore Ferrari, espulse Fera e tutti i massoni del Supremo consiglio a lui vicini. Molte logge del GOI seguirono Saverio Fera nella costituzione della Serenissima Gran Loggia d'Italia e nel giro di un anno la nuova obbedienza ne contava già oltre cinquanta. Questa tendenza proseguì negli anni successivi, soprattutto al sud, dove la Gran Loggia d'Italia superò, per numero di aderenti, il Grande Oriente. 
Nel 1912 la Gran Loggia d'Italia ottenne, inoltre, il riconoscimento internazionale della Conferenza mondiale dei supremi consigli di Rito scozzese antico ed accettato, che ne accrebbe il prestigio e la credibilità in Italia e all'estero.

Giancarlo Bertollini 
Un contributo sulla nostra storia. 

🌿🌿🌿 

Lucio Giunio Bruto. Primo Console Romano e Fondatore della Repubblica Vi augura un meraviglioso 2024 !

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sabato

Concerto all'isola di Wight. 😘

La prima edizione del festival si tenne il 31 agosto 1968, con un concerto dei Jefferson Airplane seguito da circa 10.000 persone. L'anno seguente il festival durò due giorni, il 30 e il 31 agosto 1969, e vide la presenza di Bob Dylan, The Band, Joe Cocker, e gli Who. 
Con la partecipazione di Giancarlo Bertollini ❤.

L'edizione più nota fu sicuramente quella del 1970, che si svolse dal 26 al 30 agosto. Seguita da 600.000 persone e documentata dal film di Murray Lerner Message to Love: The Isle of Wight festival, l'edizione del 1970 è rimasta famosa per essere stata l'ultima grande esibizione pubblica di Jimi Hendrix prima della sua morte, ma anche quale ultima apparizione del gruppo dei Doors con Jim Morrison in Europa, nonché per la partecipazione degli Who, Joni Mitchell, Miles Davis, Jethro Tull, Free, Ten Years After, Joan Baez, The Moody Blues, Donovan, Emerson, Lake & Palmer, Leonard Cohen, Taste e molti altri. 

(La foto dovrebbe essere del 1970).

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venerdì

Onore a Giuseppe Garibaldi !

Ma la vogliamo smettere di riscrivere la storia in base a quello che ci piace pensare. Impegnamoci tutti a migliorare il presente e progettare un futuro degno di essere vissuto. Grazie.
ADELAIDE BONO CAIROLI -- che offrì alla Causa Risorgimentale due figli "l' amore di una madre per i figli non può nemmeno esser compreso dagli uomini… Con Donne simili una Nazione non può morire !" di Lei (novella Niobe) dirà più tardi Garibaldi… La "Madonna amabilissima alla Quale, da Caprera addi 7 settembre 1868, il Generale scrisse una lettera… "… non rifarei la via dell' Italia meridionale, temendo di esser preso a sassate da popoli che mi tengono complice della spregevole genia (Casa Savoia, nota mia) che disgraziatamente regge l' Italia e che semino' l' odio e lo squallore là dove noi avevamo gettato le fondamenta di un Avvenire… ".
Era lo sfogo, composto e doloroso di un Uomo (Camillo Benso di Cavour lo definiva "l'onesto babbeo") che aveva dato Se Stesso alla gloria di una dinastia che si era, con pervicacia, disposta ad occupare il Meridone per IMPADRONIRSI delle Sue ricchezze e dei benefici naturali offerte dalle terre dei Borbone…
Si rilegga:
"Amore mio, uccidi Garibaldi" di Isabella Bossi Fedrigotti…
"Maledetti Savoia !" di Lorenzo Del Boca…

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giovedì

I ROSACROCE TRA LEGGENDA E REALTA’ .

La profezia di Paracelso

Prima di morire Paracelso aveva profetizzato che nel 1572 sarebbe passata sopra la terra una cometa, annunciatrice di profondi cambiamenti nel mondo. La nuova “riforma magica” sarebbe stata apportatrice di pace e tutti gli uomini saggi avrebbero lavorato insieme per il bene dell’umanità. Sull’onda di questa idea nacquero alcune società iniziatiche, come i “Fratelli della Croce d’Oro”, fondata da Agrippa, e la “Milizia evangelica” di Lunenburg. Ma fu solo nel 1614 che apparve un libretto, la Fama Fraternitatis, cui seguì la Confessio Fraternitatis, che erano il manifesto, comprendente tutti i principi dell’Ordine, della società iniziatica dei Rosacroce.
(Nell’immagine a lato, Paracelso).   
I Rosacroce sono la setta segreta che ha destato il più grande interesse popolare, perché la più misteriosa; il nome deriverebbe dal fondatore dell’ordine, Christian Rosenkreutze, figura mitica che ha fatto discutere a lungo gli storici sulla realtà della sua esistenza.
I Rosacroce si manifestarono al mondo nel 1614, quando nelle città di Kassel e di Strasburgo fu pubblicata la Fama Fraternitatis, che riportava il messaggio di un anonimo adepto di questa fratellanza iniziatica, che cercava il rinnovamento morale per arrivare alla perfezione, ottenibile in concomitanza con una serie di riforme. Vi si narrava la storia di Christian Rosenkreutze, nato nel 1378 da una povera famiglia tedesca ed educato in un convento, che aveva lasciato per viaggiare per il mondo ed in particolare in Oriente; a Damasco aveva ricevuto conoscenze segrete da un gruppo iniziatico che aveva la sede principale nella inaccessibile città di Damcar, in Arabia.
Tornato in Germania, Christian aveva fondato un’associazione con quattro amici, legati da un giuramento di fedeltà e di silenzio, allo scopo di dedicarsi alla cura dei malati. 
Col tempo i membri erano diventati otto; abitavano in varie parti del mondo e si riunivano una volta l’anno in una casa chiamata “Dimora dello Spirito Santo”, per parlare delle proprie esperienze e fare insieme progetti per il futuro. 

Christian era morto nel 1484, alla bella età di centosei anni, ma la sua tomba era stata scoperta solo nel 1604: coloro che vi erano entrati l’avevano vista illuminata di una luce sovrannaturale e piena di libri di magia, alcuni di autori che non erano ancora nati ai tempi della morte di Christian.
Nel frattempo i Rosacroce si erano moltiplicati, costituendo una vera e propria confraternita; essi non vestivano in modo particolare, adattandosi agli usi del paese che li ospitava; avevano in odio la lussuria, erano buoni cittadini, riconoscevano la supremazia dell’Impero Germanico e facevano voto di aiutare tutti coloro che erano degni, servendo Dio e sostenendo il progresso della conoscenza; per loro religione e scienza non erano agli antipodi, ma si completavano a vicenda.
Nel 1615 uscì la Confessio Fraternitatis Rosae Crucis, indirizzata ai sapienti europei, che spiegava i gradi iniziatici e scopriva i suoi netti caratteri protestanti; l’anno seguente uscì l’ultima parte del libello, Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutze, forse il più interessante dei tre, un romanzo iniziatico che descriveva l’illuminazione di Christian Rosenkreutze e illustrava le basi della spiritualità rosacrociana.
Un così straordinario programma di vita creò un incredibile fermento fra gli intellettuali europei, che si divisero in due gruppi, uno di critica ed uno a sostegno delle teorie enunciate. L’ideale dei Rosacroce incarnava benissimo l’inquietudine, le speranze di miglioramento, la voglia di cambiamento e di riforme che agitavano non solo la Germania, ma tutta l’Europa. Affascinò talmente gli ingegni dell’epoca che Cartesio cercò invano degli adepti per farsi iniziare alla setta. Le polemiche sulla confraternita si sprecarono; alcuni affermavano che i Rosacroce non esistevano, altri che esistevano ed erano seguaci di Paracelso; per alcuni era tutta un’invenzione del pastore luterano Giovanni Valentino Andreae; per altri erano falsi Rosacroce, perché quelli veri erano nati a Lunenburg nel 1598, sotto il nome di “Milizia Crucifera Evangelica”. Il massimo della fantasia fu la versione che i Rosacroce, stanchi della incredulità degli Europei, erano emigrati in India ed erano divenuti fondatori di una setta di buddhismo esoterico. 
Da allora molti affermarono di essere iniziati Rosacroce.
Nel 1629 il curato di Gisors, in Normandia, Robert Deyau, scrisse una storia della cittadina e della famiglia de Gisors, affermando categoricamente che la società dei Rosacroce era apparsa al mondo profano da pochi anni, ma in realtà era stata fondata nel 1188 da Jean de Gisors e che era collegata con l’Ordine di Sion, un misterioso ordine iniziatico segreto che avrebbe dato vita anche ai Templari. Se ne è parlato di recente, perché sembrava essere collegato con la notissima vicenda di Rennes-le-Château, prima che si scoprisse che quello di Rennes (il Priorato di Sion) era pura invenzione. L’Ordine di Sion sarebbe stato fondato attorno al 1090 da Goffredo di Buglione, il conquistatore della Terrasanta. Gli adepti avrebbero poi preso il nome dall’abbazia di Nostra Signora di Sion, costruita dopo la conquista di Gerusalemme sul monte Sion, a sud della città, sulle rovine di una chiesa bizantina precedente del IV secolo, chiamata “Madre di tutte le Chiese”. 
Un cronista la descrisse nel 1172 come un luogo molto ben fortificato, organizzato e autosufficiente.
A Goffredo fu offerto il titolo di Re di Gerusalemme, ma egli lo rifiutò umilmente, preferendo accettare quello di “Difensore del Santo Sepolcro“; quando morì, nel 1100, lo stesso titolo fu offerto a Baldovino, suo fratello minore, che divenne Re col nome di Baldovino I. Due dei membri dell’Ordine di Sion, de Payen (De Pagani) e de Montbard, fondarono l’Ordine dei Templari, che lavorò in parallelo con l’altro ordine fino al 1187, quando Gerusalemme cadde ed i due ordini si divisero.
L’Ordine di Sion lasciò la Terrasanta e si trasferì in Francia; prese allora il nome definitivo di Priorato di Sion, assumendo come sottotitolo “Ormus-Ordre de la Rose-Croix“; da qui la teoria che essi fossero i precursori dei Rosacroce. Per quel che riguarda invece l’altro nome, un’antica tradizione parla di un saggio di fede gnostica, Ormus, nato ad Alessandria d’Egitto, che nel 46 d. C. aveva fondato, con altri sei seguaci, una piccola confraternita di iniziati, che aveva come simbolo una croce rossa ed una rosa. Convertitisi al Cristianesimo ad opera di San Marco, questi iniziati avevano poi diffuso idee che erano una mescolanza di gnosticismo e Cristianesimo, oltre che di dottrine iniziatiche ermetiche e pitagoriche, che in quel periodo erano diffusissime ad Alessandria. Il nome Ormus figura anche nella religione di Zoroastro, dove indica il principio della luce e del bene, quindi non era strano che qualcuno lo prendesse come pseudonimo. 
Al momento della divisione dai Templari, il Gran Maestro del Priorato era Jean de Gisors, pronipote di Hugues de Payen o Ugo De’ Pagani. 

Tratto dai Lavori di: Devon Scott 
                                         
Devon Scott 
- Data di Nascita: 1951. Indirizzo: Provincia di Imperia. (residente in Liguria) è studiosa di folklore e tradizioni magico-iniziatiche dell’Europa Occidentale e dell’area mediterranea. 
Ha collaborato con riviste cartacee e telematiche, partecipato a programmi televisivi d’informazione e didattici. 
Suoi articoli sono presenti su vari siti esoterici. Oltre all'edizione dei suoi libri, ha tradotto e curato l'Homme Rouge delle Tuileries di Paul Christian, ©Venexia 2011. 

Ricerche di Giancarlo Bertollini - Ricapitolando:

«Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem - Veram Medicinam».  

Il primo testo attribuito al movimento dei Rosacroce fu pubblicato in Germania nel 1616 a firma di Johann Valentin Andreae. A questo mitico personaggio, del quale gli storici non sono mai riusciti a negare o confermare neppure l'esistenza, è tradizionalmente attribuita la fondazione del più famoso ordine occulto dell'occidente, la Confraternita dei Rosacroce. Negli ultimi tre secoli non vi è scuola esoterica, società segreta o loggia massonica che non si sia avvalsa di riti, leggende e simbolismi di questa inafferrabile confraternita. 
Come molti altri movimenti occulti, anche la storia dei Rosacroce è un susseguirsi di convegni segreti, scismi, plagi e scomuniche. 
Forse per questo è così difficile arrivare a un consenso sulla loro dottrina. 

Christian Rosenkreutz  (1378 - 1484) è stato un esoterista probabilmente tedesco. 

Rappresentazione simbolica

Considerato il fondatore dell'ordine dei Rosacroce (o Rosa+Croce come si trova riportato in molti testi), si pensa che sia vissuto in Germania tra il 1378 e il 1484.

Biografia

Compì viaggi in Medio Oriente, intrapresi per poter approfondire le proprie conoscenze sul mondo dell'occulto, evidenziando anche una forte motivazione mistica e gnoseologica.
Fu proprio al ritorno da questi viaggi che Christian Rosenkreutz (o Cristiano Rosacroce), rientrato in Germania, che è considerata sua patria di origine, fondò l'ordine segreto dei Rosacroce. Secondo quanto viene riportato in alcuni documenti, egli visse fino all'età di 106 anni.
Il suo corpo sarebbe stato rinvenuto, perfettamente intatto, 120 anni dopo, quando alcuni confratelli ritrovarono e aprirono la sua tomba.

Il dibattito sulla figura

La sua storia è narrata in tre documenti fondamentali: 
Fama Fraternitatis (1614), Confessio Fraternitatis (1615) e Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz (1616, quest'ultimo generalmente attribuito a Johann Valentin Andreae).
Da quanto emerge dai documenti, la sua morte (sarebbe meglio dire il ritrovamento del suo corpo ancora integro) dovrebbe essere databile intorno all'anno 1603 (1604 secondo altre fonti). Sarebbe stato proprio il ritrovamento del corpo del Maestro l'evento detonante che portò alla rivelazione dell'Ordine dei Rosacroce agli occhi del mondo.
Una tesi diffusa è che la figura di Christian Rosenkreutz sia probabilmente leggendaria; anche molti degli attuali movimenti che continuano a condividere gli ideali rosacrociani ne danno un'interpretazione figurativa, allegorica. Un'ipotesi è che egli rappresenti la personificazione di alcuni ideali (eroici, gnoseologici, religiosi, sociali, ecc.), che diversi pensatori e circoli mistici dell'epoca volevano diffondere. 
Tuttavia alcuni occultisti ed esoteristi del secolo scorso, come ad esempio Rudolf Steiner, Max Heindel e Jan van Rijckenborgh, pur insistendo sull'alto valore allegorico della figura di Cristiano Rosacroce, intesa a rappresentare il prototipo dell'uomo che rinasce secondo la sua essenza divina, tracciano anche, nei loro scritti, i contorni di alcuni enigmatici adepti e iniziati di alto rango, che avrebbero dato forma attraverso i secoli alle "Scuole dei Misteri Occidentali", presentandosi al mondo anche sotto questo nome simbolico.                    

                                             di Giancarlo Bertollini 

Bibliografia: 
Lavori di Devon Scott 
Enciclopedia Treccani 
Ricerche sul WEB


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Biografia - Agartha e Shamballah

Agarthi (detto anche Aghartta o Agartha o Agharti, "l'inaccessibile") è un regno leggendario che si troverebbe all'interno della terra, descritto nelle opere dello scrittore Willis George Emerson (1856 - 1918). La favolosa Agarthi è legata alla teoria della Terra cava ed è un soggetto popolare nell'esoterismo.

Nascita della leggenda 

Agarthi è uno dei nomi più comuni usati per definire una civiltà nascosta all'interno dell'Asia centrale, come anche la sua capitale, Shambala (Shamballah), nome di un regno mitico descritto nel tantra Kalachakra del buddhismo tibetano. 
Una delle prime fonti del mito dei regni sotterranei è Il Dio fumoso (The Smokey God or A Voyage to the Inner World, 1908), di Willis George Emerson, pretesa autobiografia di un marinaio norvegese chiamato Olaf Jansen. 
Emerson racconta di come Jansen abbia navigato all'interno della Terra attraverso un'apertura presso il Polo Nord. Per due anni sarebbe vissuto con gli abitanti di questo regno il cui mondo sarebbe illuminato da un "Sole centrale fumoso". Il padre sarebbe rimasto ucciso durante il ritorno, il figlio ricoverato come pazzo. Il resoconto sarebbe stato dato dal figlio, che dopo la dimissione dal sanatorio si sarebbe stabilito in California, e che novantenne avrebbe deciso di rendere pubblica la vicenda.
Malgrado nel racconto di Emerson non si faccia il nome di Agarthi, esso vi è stato associato in opere successive. Shambala "la Minore", una delle colonie di Agarthi, era la sede del governo del regno. Mentre Shambala consiste in un continente interno, le altre colonie satelliti sono degli agglomerati più piccoli situati all'interno della crosta terrestre o dentro le montagne. I cataclismi e le guerre avvenute sulla superficie spinsero il popolo di Agarthi a stabilirsi sottoterra.

Analogie 

Il leggendario paradiso di Shambala ha varie analogie con altri luoghi mitici, come la Terra Proibita, la Terra delle Acque Candide, la Terra degli Spiriti Raggianti, la Terra del Fuoco Vivente, la Terra degli Dei Viventi, la Terra delle Meraviglie. Gli indù parlano di Aryavartha, terra d'origine dei Veda; i Cinesi di Hsi Tien, il Paradiso Occidentale di Hsi Wang Mu, la Madre Regale dell'Ovest; La setta cristiana russa dei vecchi credenti la chiamava Belovodye e i Kirghizi Janaidar.

Influenza culturale 

Il racconto di Emerson è considerato una delle prime fonti della credenza sulle civiltà sotterranee.

L'esistenza di Agarthi è stata considerata seriamente da numerosi europei, come i seguaci della teosofia di Madame Blavatsky, la medium fondatrice della Società Teosofica Internazionale, che sosteneva di essere in contatto telepatico con gli antichi "Maestri sconosciuti", i sopravvissuti di una razza eletta vissuta tra Tibet e Nepal, i quali si sarebbero rifugiati in seguito a una spaventosa catastrofe nelle viscere della terra, dove avrebbero fondato la mitica Agarthi. 
Dalle dottrine esoteriche della Blavatsky trasse ispirazione, tra gli altri, la Società Thule, la società segreta di estrema destra che costituì il nucleo originale del Partito nazista di Hitler.

Entrata

Tra gli ipotetici ingressi di Agarthi vi sono: 

     Deserto del Gobi, Mongolia 
     Polo Nord 
     Polo Sud 
     Piramide di Giza, Egitto 
     Monte Epomeo, isola d'Ischia, Italia 


Bibliografia 

Willis George Emerson. Il Dio fumoso o il Viaggio nella Terra Cava (The Smokey God or A Voyage to the Inner World, Forbes & Company, Chicago, 1908) (testo originale inglese - testo in italiano).
Raymond W. Bernard, Agharta - The Subterranean World, Fieldcrest Publishing / Carol Publishing Group, 1960, ISBN 0-7873-0099-3. 
Robert Ernst Dickhoff. Agharta, 1951, ISBN 0-7873-1239-8. 
Mauro Paoletti. Il segno di Shamballa, Edicolaweb. 
IL RE del Mondo di René Guénon 1958 Librarie Gallimard Pais ed.italiana Adelphi.
Da Atlantide a Shamballah di Alec MacEllan 2001 editore Pocket Piemme. 

Ricerca effettuata da: Giancarlo Bertollini  

mercoledì

In Difesa delle Grandi Aziende Italiane, spesso denigrate con Stupidità e/o Malafede. Proseguiamo con I GRANDI STILISTI ITALIANI

Domenico Dolce e Stefano Gabbana

I fondatori del noto brand Dolce&Gabbana che dal 1982 propone modelli per collezioni femminili e maschili, linee di biancheria intima, costumi, occhiali da sole, scarpe e borse, tutto all’insegna dello stile e della creatività italiana.

Giorgio Armani

Un nome, uno stile: una delle firme più celebri in tutto il mondo, il cui design ha segnato una vera e propria rivoluzione nella moda, a partire dalle sue celebri giacche dal taglio maschile disegnate per la donna alle sue note collezioni in jeans.

Laura Biagiotti

La stilista da poco scomparsa che ha portato lo stile femminile italiano nella moda di tutto il mondo con la casa che porta il suo nome. Eleganza nelle sue creazioni dalla linea ampia, ed anche accessori, cappelli e scarpe.

Roberto Cavalli

Grandi sperimentazioni per lo stilista fiorentino che negli anni Settanta ha portato nella moda l’estro e la creatività, realizzando ad arte capi di vari materiali e colori con tecniche innovative. Abbigliamento uomo e donna, occhiali da sole, orologi, profumi, costumi, intimo, borse, gioielli, scarpe, il tutto con un tratto unico e inconfondibile.

Gianfranco Ferré

Nato come creatore di bijoux e accessori negli anni Settanta, Gianfranco Ferré si afferma nel mondo della moda con abbigliamento e accessori da uomo e da donna, diventando ben presto uno dei maggiori esponenti del made in Italy nel mondo.

Valentino Garavani

Valentino: la maison italiana più nota in tutto il mondo e di certo tra le più amate dalle celebrità, con collezioni uomo e donna all’insegna dell’eleganza, della perfezione e della qualità dei tessuti. Abiti da sera, scarpe, borse, gioielli: uno stile inconfondibile per uno degli stilisti più innovativi, a partire dal suo amore per il rosso che lo ha reso famoso in tutto il mondo.

Guccio Gucci

Inizia nel 1921 a Firenze la storia di uno di uno dei più importanti marchi della moda italiana: Gucci. E’ nel capoluogo toscano che Guccio Gucci, al ritorno da Parigi, apre i primi piccoli negozi di moda. Sono dei negozi di pelletteria in gran parte legati al mondo dell’equitazione. L’originalità dei materiali e dello stile proposto, oltre all’abilità imprenditoriale di Gucci, permettono al brand di diffondersi rapidamente. Prima a Milano e Roma, poi in tutto il mondo.

Ottavio Missoni

Uno stile unico quello della casa di moda fondata da Ottavio Missoni e da sua moglie, con creazioni colorate e leggere che vengono presentate negli anni Sessanta e che ancora oggi rappresentano l’eccellenza della creatività e qualità italiana nella moda. Trame, colori, fantasie e combinazioni diventati ormai un’icona in tutto il mondo.

Franco Moschino

Una moda “divertente”, “spiritosa”, per le creazioni firmate dalla casa di moda Moschino Couture, fondata nel 1983. Casual e jeans inizialmente, poi anche abiti da sera, intimo, scarpe, borse e anche profumi. Una rielaborazione di modelli classici in stile originale e spesso inusuale.

Miuccia Prada

Considerata una delle donne più potenti nel mondo della moda, Miuccia Prada alla fine degli anni Settanta porta alla ribalta la casa di moda di famiglia facendola diventare una delle più importanti a livello internazionale. Oggi Prada è simbolo di eccellenza italiana in tutto il mondo, con capi ed accessori di lusso, eleganti e allo stesso tempo innovativi. Nel 1993 fonda e disegna le linee per il brand Miu Miu, nato come linea giovane di Prada.

Nicola Trussardi

Negli anni Settanta ha trasformato il piccolo laboratorio di famiglia per la produzione di guanti in una casa di moda di accessori di lusso, poi, dagli anni Ottanta, ha allargato la sua produzione anche alla moda, rendendo l’azienda un brand di fama internazionale per la creazione di abiti, borse, gioielli, orologi, scarpe ed altri accessori.

Gianni Versace

Il nome di Gianni Versace è ancora oggi, dopo la sua tragica morte nel 1997, uno dei più importanti nel campo della moda mondiale. Creatore di collezioni per case di moda quali Genny, Complice e Callaghan, inizia a firmare le sue collezioni dal 1978. Uno stile elegante ma anche anticonformista sia per uomo sia per donna, apprezzato da tutti i personaggi più famosi.

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giovedì

In Difesa delle Grandi Aziende Italiane, spesso denigrate con Stupidità e/o Malafede. Proseguiamo con la Storia di Poste Italiane dal 1862

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In Difesa delle Grandi Aziende Italiane, spesso denigrate con Stupidità e/o Malafede. Proseguiamo parlando di ORO con la Storia di ITALPREZIOSI

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In Difesa delle Grandi Aziende Italiane, spesso denigrate con Stupidità e/o Malafede. Proseguiamo con la Storia delle Ferrovie dello Stato dal 1905


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In Difesa delle Grandi Aziende Italiane, spesso denigrate con Stupidità e/o Malafede. Proseguiamo con la Storia dei Cavi "Prysmian" (Pirelli dal 1879)


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In Difesa delle Grandi Aziende Italiane, spesso denigrate con Stupidità e/o Malafede. Proseguiamo con la Storia di "EDIZIONE" (Benetton)


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