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Breve biografia estratta dal libro di Guido del Giudice “Giordano Bruno. Il profeta dell’universo infinito”, GBS, Napoli 2015.
Del luogo natio, la gloriosa Nola, che aveva respinto Annibale e accolto l’ultimo respiro di Augusto, aveva ereditato la fierezza e lo spirito combattivo. Vi era nato nei primi mesi del 1548 e, anche quando l’abbandonerà a 14 anni per andare a studiare a Napoli, Filippo Bruno rimarrà per sempre il “Nolano”.
A 17 diventa fra’ Giordano, quando, ammaliato dagli oratori che predicano dal pulpito di S. Domenico Maggiore, entra in convento. Percorre rapidamente tutte le tappe fino al sacerdozio, celebrando a Campagna, nella chiesa di San Bartolomeo, la sua prima messa. Si segnala subito per l’acuto ingegno e la particolare abilità nell’arte della memoria ma anche per l’insaziabile curiosità che lo porta ad interessarsi non solo ai testi canonici, ma anche a quelli eretici, in particolare alle opere di Erasmo da Rotterdam. Tendenza questa che determina l’apertura del primo processo contro di lui, spingendolo a fuggire da Napoli.
Ha inizio così un’incredibile peregrinatio: quasi diecimila chilometri, in giro per le principali corti ed accademie europee. Nell’arco di due anni soggiorna a Roma, Noli, Savona, Torino, Venezia e Padova. Dopo brevi soste a Bergamo e a Brescia, si dirige verso Lione, poi Chambery e di lì a Ginevra, dove riesce a farsi scomunicare anche dai calvinisti. La sua irrequietezza e l’intolleranza ai dogmi gli faranno stabilire un ineguagliato record di scomuniche: alla cattolica e alla calvinista, si aggiungerà più tardi, ad Helmstedt quella luterana. Tappa successiva: Tolosa, dove insegna per circa due anni, prima di dover cambiare aria per la recrudescenza delle lotte religiose. Giunge così a Parigi, dove gode un periodo di fulgida fortuna. Enrico III ne ammira l’arte della memoria, lo nomina lettore reale e lo invia a Londra al seguito dell’ambasciatore Michel de Castelnau.
Il soggiorno inglese, iniziato nell’aprile 1583, lo introduce alla corte della “diva Elisabetta” e gli consente di portare a termine la maggior parte delle opere italiane. Nel mirino della sua insaziabile ambizione finisce naturalmente Oxford: troppo ghiotta l’occasione di affermare l’infinità dell’universo nella roccaforte della pedanteria accademica! Tanto ardire gli costa l’allontanamento, con l’accusa di plagio, tanto fedelmente la mnemotecnica gli consentiva di citare i suoi maestri.
Al rientro in Francia, il tentativo di tornare ad insegnare è frustrato dall’opposizione degli aristotelici, ai quali rinfaccia la cieca abitudine a credere. Dopo una drammatica disputa, svoltasi nel Collegio di Cambrai, è costretto a lasciare la Francia, dando inizio alla fase tedesca della sua peregrinatio. Nonostante critichi ferocemente la dottrina dei luterani, sono proprio questi a trattarlo con più ospitalità e considerazione. Insegna a Wittenberg e ad Helmstedt, esperienze esaltate nelle “Due Orazioni”, lasciando dietro di sé uno stuolo di fedeli e riconoscenti discepoli. Tenta la carta Praga, alla corte dell’imperatore Rodolfo II, ma il ruolo di mago o ciarlatano non fa per lui. Fa rotta quindi su Francoforte, per curare la pubblicazione della summa del suo pensiero: i tre poemi latini. Il soggiorno è interrotto da un periodo di sei mesi in Svizzera, durante il quale entra in contatto con l’ambiente Rosacrociano.
Attirato in Italia dalla doppia utopia di contendere a Galileo la cattedra di matematica a Padova e di ottenere il perdono papale, vincolandolo alle sue idee, accetta l’invito-trappola del patrizio veneziano Giovanni Mocenigo, che gli sarà fatale. Questo tristo personaggio, deluso per non aver ricevuto gli insegnamenti magici che si aspettava, lo fa rinchiudere dai servi e lo consegna agli sgherri dell’Inquisizione. Il “Mercurio in terra”, finisce così in una buia cella, dalla quale non uscirà più. In verità, a Venezia le cose sembrano mettersi bene ma, proprio quando Bruno pensa di potersela cavare, rinnegando gli eccessi verbali commessi e promettendo di tenere a freno il suo ingegno, arriva l’avocazione del processo da parte del Santo Uffizio Romano, che non aveva mai cessato di tenerlo d’occhio. Venezia abbozza una resistenza, in nome della propria autonomia legislativa, ma infine cede alle richieste del Vaticano e, nel febbraio del 1593, il filosofo viene trasferito nelle carceri di Roma. Bruno tiene testa ai suoi accusatori per sette lunghi anni, con una tattica fatta di parziali ammissioni e orgogliose rivendicazioni, ma l’ingresso nel collegio giudicante del cardinale Bellarmino imprime al processo una brusca sterzata. La difesa del Nolano, incentrata sulla distinzione della verità filosofica da quella teologica, vacilla. Messo di fronte all’obbligo di abiurare 24 proposizioni ritenute eretiche, si dice disposto per quelle di natura teologica ma, messo di fronte alle affermazioni filosofiche, che rappresentano l’essenza del suo pensiero, si irrigidisce e grida di non aver nulla di cui pentirsi. Le ultime parole, prima che gli impongano la mordacchia per inchiodargli la lingua, sono sprezzanti: “Avete più paura voi nel pronunciare questa sentenza, che io nell’ascoltarla!” Giovedì 17 febbraio 1600, legato nudo a un palo in piazza Campo de’ fiori, il filosofo degli infiniti mondi viene bruciato vivo.
Un contributo sulla Storia della Massoneria
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Concerto all'isola di Wight. 😘
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Onore a Giuseppe Garibaldi !
giovedì
I ROSACROCE TRA LEGGENDA E REALTA’ .
Biografia - Agartha e Shamballah
mercoledì
In Difesa delle Grandi Aziende Italiane, spesso denigrate con Stupidità e/o Malafede. Proseguiamo con I GRANDI STILISTI ITALIANI
Domenico Dolce e Stefano Gabbana
I fondatori del noto brand Dolce&Gabbana che dal 1982 propone modelli per collezioni femminili e maschili, linee di biancheria intima, costumi, occhiali da sole, scarpe e borse, tutto all’insegna dello stile e della creatività italiana.
Giorgio Armani
Un nome, uno stile: una delle firme più celebri in tutto il mondo, il cui design ha segnato una vera e propria rivoluzione nella moda, a partire dalle sue celebri giacche dal taglio maschile disegnate per la donna alle sue note collezioni in jeans.
Laura Biagiotti
La stilista da poco scomparsa che ha portato lo stile femminile italiano nella moda di tutto il mondo con la casa che porta il suo nome. Eleganza nelle sue creazioni dalla linea ampia, ed anche accessori, cappelli e scarpe.
Roberto Cavalli
Grandi sperimentazioni per lo stilista fiorentino che negli anni Settanta ha portato nella moda l’estro e la creatività, realizzando ad arte capi di vari materiali e colori con tecniche innovative. Abbigliamento uomo e donna, occhiali da sole, orologi, profumi, costumi, intimo, borse, gioielli, scarpe, il tutto con un tratto unico e inconfondibile.
Gianfranco Ferré
Nato come creatore di bijoux e accessori negli anni Settanta, Gianfranco Ferré si afferma nel mondo della moda con abbigliamento e accessori da uomo e da donna, diventando ben presto uno dei maggiori esponenti del made in Italy nel mondo.
Valentino Garavani
Valentino: la maison italiana più nota in tutto il mondo e di certo tra le più amate dalle celebrità, con collezioni uomo e donna all’insegna dell’eleganza, della perfezione e della qualità dei tessuti. Abiti da sera, scarpe, borse, gioielli: uno stile inconfondibile per uno degli stilisti più innovativi, a partire dal suo amore per il rosso che lo ha reso famoso in tutto il mondo.
Guccio Gucci
Inizia nel 1921 a Firenze la storia di uno di uno dei più importanti marchi della moda italiana: Gucci. E’ nel capoluogo toscano che Guccio Gucci, al ritorno da Parigi, apre i primi piccoli negozi di moda. Sono dei negozi di pelletteria in gran parte legati al mondo dell’equitazione. L’originalità dei materiali e dello stile proposto, oltre all’abilità imprenditoriale di Gucci, permettono al brand di diffondersi rapidamente. Prima a Milano e Roma, poi in tutto il mondo.
Ottavio Missoni
Uno stile unico quello della casa di moda fondata da Ottavio Missoni e da sua moglie, con creazioni colorate e leggere che vengono presentate negli anni Sessanta e che ancora oggi rappresentano l’eccellenza della creatività e qualità italiana nella moda. Trame, colori, fantasie e combinazioni diventati ormai un’icona in tutto il mondo.
Franco Moschino
Una moda “divertente”, “spiritosa”, per le creazioni firmate dalla casa di moda Moschino Couture, fondata nel 1983. Casual e jeans inizialmente, poi anche abiti da sera, intimo, scarpe, borse e anche profumi. Una rielaborazione di modelli classici in stile originale e spesso inusuale.
Miuccia Prada
Considerata una delle donne più potenti nel mondo della moda, Miuccia Prada alla fine degli anni Settanta porta alla ribalta la casa di moda di famiglia facendola diventare una delle più importanti a livello internazionale. Oggi Prada è simbolo di eccellenza italiana in tutto il mondo, con capi ed accessori di lusso, eleganti e allo stesso tempo innovativi. Nel 1993 fonda e disegna le linee per il brand Miu Miu, nato come linea giovane di Prada.
Nicola Trussardi
Negli anni Settanta ha trasformato il piccolo laboratorio di famiglia per la produzione di guanti in una casa di moda di accessori di lusso, poi, dagli anni Ottanta, ha allargato la sua produzione anche alla moda, rendendo l’azienda un brand di fama internazionale per la creazione di abiti, borse, gioielli, orologi, scarpe ed altri accessori.
Gianni Versace
Il nome di Gianni Versace è ancora oggi, dopo la sua tragica morte nel 1997, uno dei più importanti nel campo della moda mondiale. Creatore di collezioni per case di moda quali Genny, Complice e Callaghan, inizia a firmare le sue collezioni dal 1978. Uno stile elegante ma anche anticonformista sia per uomo sia per donna, apprezzato da tutti i personaggi più famosi.
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