NON È POSSIBILE CHE SI POSSA VENDERE IMPUNEMENTE QUESTO VELENO SCHIFOSO
Pubblicato da Maurizio Camilleri su Sabato 24 ottobre 2015
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lunedì
ECCO COSA C'E' DENTRO IL KEBAB !
Carabiniere vessato per 25 anni. La sua colpa? Denunciare l'illegalità.
Per avere denunciato le illegalità di alcuni colleghi e superiori si era ritrovato lui stesso sul banco degli imputati. Agostino De Pasquale, appuntato dei Carabinieri, ha vissuto sulla sua pelle 25 anni di mobbing, vessazioni e ritorsioni per aver tentato di fare in modo onesto il suo lavoro. Ed anche quando, recentemente, sembrava aver ottenuto una tardiva giustizia, il calvario è puntualmente ricominciato.
UN DUPLICATO DI TROPPO - Tutto inizia nel 1985 quando De Pasquale, originario di Marsala, svolgeva servizio di vigilanza presso la Banca d'Italia di Trapani «Durante i cambi di servizio – racconta ad Affari – dovevano presenziare obbligatoriamente i nostri sottufficiali che avevano il compito di aprire ad i militari che entravano ed a quelli che smontavano dal servizio. Poi dovevano riportare le chiavi al comando provinciale. Una mattina noi ci ritroviamo con un duplicato di queste chiavi all'interno della Banca d'Italia, probabilmente fatto fare da due marescialli e da un brigadiere. In sostanza era un escamotage con cui i nostri superiori evitavano di dover venire a sorvegliare le nostre uscite e le nostre entrate: noi militari dunque avevamo il possesso indiscriminato di questo duplicato con il rischio che qualcuno potesse farne altre copie e metterle nelle mani di qualche sconosciuto. Così ho avvertito il mio capitano ma lui fece finta di nulla. Allora decisi di mettere le chiavi al sicuro portandole al direttore della banca. Nei confronti di due marescialli inizierà in seguito un processo penale che li porterà nel 1998 ad una condanna quando non erano più in servizio. Altri invece furono graziati e continuarono a lavorare. Nei miei confronti invece scatterà una soffocante serie di ritorsioni».
MORSA ASFISSIANTE - L'appuntato inizia a subire una serie di provvedimenti disciplinari per i motivi più disparati. Viene più volte trasferito come quella volta che lo mandano a Palermo nel nucleo di scorta ai magistrati, in un periodo in cui gli attacchi mafiosi erano all'ordine del giorno. De Pasquale ha la scomoda etichetta di carabiniere scomodo. Nel 1987 viene trasferito a Mazara del Vallo dove si scontra di nuovo con il muro di gomma. Subisce altri procedimenti disciplinari che in alcuni casi sfociano in azioni penali. Viene ad esempio accusato di aver abusato di una signora durante un'operazione di servizio. Da quella come da altre accuse verrà in seguito sempre assolto per non aver commesso il fatto. Durante il periodo a Mazara viene anche denunciato per calunnia nei confronti di alcuni superiori. Agostino aveva infatti denunciato alcuni colleghi per collusioni con la criminalità Sospetti che si riveleranno confermati quando un brigadiere verrà sorpreso mentre commetteva estorsioni insieme ad un noto personaggio della malavita. Nonostante questo, la morsa dei suoi superiori si stringe sempre di più su di lui. Subisce altri trasferimenti, anche particolarmente onerosi per l'Arma dei Carabinieri.
RIFAREI TUTTO - Viene spedito in Sardegna per tenerlo “sotto controllo” perché considerato non idoneo. Dopo ulteriori cambi di mansione nel 1997 decide di chiedere il pensionamento: «Mi volevano far dichiarare pazzo, sottoponendomi anche a visite psichiatriche. Non ce la facevo più. In questi anni ho speso più di mille euro in raccomandate inviate alle varie istituzioni senza ricevere mai una risposta. Ho manifestato anche davanti al Quirinale. Dopo che tutti i procedimenti penali a cui ero stato sottoposto ingiustamente si sono chiusi con la mia assoluzione, ho chiesto di rientrasre in servizio anche perché c'è una legge che me lo consentiva. A Roma sono riuscito a incontrare l'ex ministro La Russa e così nel 2011 sono entrato in servizio. Ma purtroppo il clima non è cambiato: continuano a farmela pagare per quello che avevo denunciato nel 1985. Subisco continuamente mobbing, trasferimenti lontano da casa e il mio stipendio non arriva neanche 800 euro. Inoltre per il impedirmi il passaggio al grado superiore c'è una valutazione assurda di un vicecomandante che mi considera non idoneo a far parte dell'Arma dal 1998 al 2011: come hanno fatto a redigere questo parere se io non ero nemmeno in servizio in quel periodo? Se ripenso a tutto quello che ho passato ed alle sofferenze personali ed economiche subite da me e dalla mia famiglia non so dire come sarebbe stato meglio agire. Probabilmente, seguendo il cuore, rifarei tutto».
di Fabio Frabetti - Affari Italiani
www.studiostampa.com
UN DUPLICATO DI TROPPO - Tutto inizia nel 1985 quando De Pasquale, originario di Marsala, svolgeva servizio di vigilanza presso la Banca d'Italia di Trapani «Durante i cambi di servizio – racconta ad Affari – dovevano presenziare obbligatoriamente i nostri sottufficiali che avevano il compito di aprire ad i militari che entravano ed a quelli che smontavano dal servizio. Poi dovevano riportare le chiavi al comando provinciale. Una mattina noi ci ritroviamo con un duplicato di queste chiavi all'interno della Banca d'Italia, probabilmente fatto fare da due marescialli e da un brigadiere. In sostanza era un escamotage con cui i nostri superiori evitavano di dover venire a sorvegliare le nostre uscite e le nostre entrate: noi militari dunque avevamo il possesso indiscriminato di questo duplicato con il rischio che qualcuno potesse farne altre copie e metterle nelle mani di qualche sconosciuto. Così ho avvertito il mio capitano ma lui fece finta di nulla. Allora decisi di mettere le chiavi al sicuro portandole al direttore della banca. Nei confronti di due marescialli inizierà in seguito un processo penale che li porterà nel 1998 ad una condanna quando non erano più in servizio. Altri invece furono graziati e continuarono a lavorare. Nei miei confronti invece scatterà una soffocante serie di ritorsioni».
MORSA ASFISSIANTE - L'appuntato inizia a subire una serie di provvedimenti disciplinari per i motivi più disparati. Viene più volte trasferito come quella volta che lo mandano a Palermo nel nucleo di scorta ai magistrati, in un periodo in cui gli attacchi mafiosi erano all'ordine del giorno. De Pasquale ha la scomoda etichetta di carabiniere scomodo. Nel 1987 viene trasferito a Mazara del Vallo dove si scontra di nuovo con il muro di gomma. Subisce altri procedimenti disciplinari che in alcuni casi sfociano in azioni penali. Viene ad esempio accusato di aver abusato di una signora durante un'operazione di servizio. Da quella come da altre accuse verrà in seguito sempre assolto per non aver commesso il fatto. Durante il periodo a Mazara viene anche denunciato per calunnia nei confronti di alcuni superiori. Agostino aveva infatti denunciato alcuni colleghi per collusioni con la criminalità Sospetti che si riveleranno confermati quando un brigadiere verrà sorpreso mentre commetteva estorsioni insieme ad un noto personaggio della malavita. Nonostante questo, la morsa dei suoi superiori si stringe sempre di più su di lui. Subisce altri trasferimenti, anche particolarmente onerosi per l'Arma dei Carabinieri.
RIFAREI TUTTO - Viene spedito in Sardegna per tenerlo “sotto controllo” perché considerato non idoneo. Dopo ulteriori cambi di mansione nel 1997 decide di chiedere il pensionamento: «Mi volevano far dichiarare pazzo, sottoponendomi anche a visite psichiatriche. Non ce la facevo più. In questi anni ho speso più di mille euro in raccomandate inviate alle varie istituzioni senza ricevere mai una risposta. Ho manifestato anche davanti al Quirinale. Dopo che tutti i procedimenti penali a cui ero stato sottoposto ingiustamente si sono chiusi con la mia assoluzione, ho chiesto di rientrasre in servizio anche perché c'è una legge che me lo consentiva. A Roma sono riuscito a incontrare l'ex ministro La Russa e così nel 2011 sono entrato in servizio. Ma purtroppo il clima non è cambiato: continuano a farmela pagare per quello che avevo denunciato nel 1985. Subisco continuamente mobbing, trasferimenti lontano da casa e il mio stipendio non arriva neanche 800 euro. Inoltre per il impedirmi il passaggio al grado superiore c'è una valutazione assurda di un vicecomandante che mi considera non idoneo a far parte dell'Arma dal 1998 al 2011: come hanno fatto a redigere questo parere se io non ero nemmeno in servizio in quel periodo? Se ripenso a tutto quello che ho passato ed alle sofferenze personali ed economiche subite da me e dalla mia famiglia non so dire come sarebbe stato meglio agire. Probabilmente, seguendo il cuore, rifarei tutto».
di Fabio Frabetti - Affari Italiani
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sabato
Comunicato Stampa Polieco - IV Forum Internazionale sull’Economia dei Rifiuti
Proseguono i lavori della quarta edizione del Forum
Internazionale sull’Economia dei Rifiuti, organizzato anche quest’anno ad
Ischia. Gli interventi dei relatori che hanno preso la parola nell’arco della
mattinata si sono incentrati sul tema dell’etica della legalità per vincere le nuove
sfide economiche.
In
merito all’allarmante espandersi dei fenomeni criminali legati al traffico
illegale dei rifiuti, Rosario
Trefiletti, presidente Federconsumatori, ha esordito parlando della “situazione drammatica attuale, determinata
da una crisi economica, morale e istituzionale. E quando i singoli cittadini e
le famiglie sono attraversati da una crisi profonda, inevitabilmente c’è una
ricaduta negativa sui loro comportamenti virtuosi. Bisogna puntare su uno
sviluppo culturale rispetto alla legalità, educare all’economia verde. È
necessario mettere in campo iniziative di contrasto all’illegalità e alla
contraffazione”.
Roberto Pennisi, sostituto procuratore
Direzione nazionale Antimafia, impegnato in prima fila nella lotta
allacriminalità ha sottolineato l’interesse delle organizzazioni mafiose
nell’espandere i propri interessi in ambito ambientale: “La criminalità organizzata non si è
impadronita solo dell’’economy’ ma anche del ‘green’, intuendo fin da subito la
prospettiva di guadagni enormi connessi alla realizzazione dell’economia
verde. È possibile che in Italia oggi
non si riesca a realizzare qualcosa senza minare l’ambiente? All’Aquila del
post-terremoto esiste la più alta concentrazione di reati contro l’ambiente.
Dibattiti come questo - ha concluso il dottor Pennisi - devono servire in primo luogo a riacquistare
la dignità della persona, laddove unasola prospettiva economica ha finito per
determinare un eccessivo valore delle cose rispetto alle
persone”.
Maurizio Santoloci, magistrato di
Cassazione, si è soffermato su alcune scorrette prassi interpretative delle
norme vigenti in campo ambientale. Ha parlato del concetto ibrido dello
“stoccadeposito temporaneo”, che coniuga i benefici dello stoccaggio e del
deposito temporaneo: “Grazie a questo
concetto del ‘Codice Così fan tutti’ – ha detto - è possibile stoccare i rifiuti fuori
dall’azienda e farli rimanere invisibili. La criminalità sfrutta questa
invisibilità per far viaggiare illecitamente alte quantità di
rifiuti”.
L’On. Francesco Paolo Sisto, Vicepresidente
per la Giunta delle autorizzazioni a procedere, ha invitato tutta la platea
ad evitare le generalizzazioni e le demonizzazioni del mondo imprenditoriale
impegnato nella gestione dei rifiuti: “Oggi il diritto è dominato dall’economia e
dalle sue ragioni. Ma non possiamo demonizzare la categoria degli imprenditori.
Attenzione a non fare del mondo dei rifiuti un mondo di
criminali”.
L’On. Gaetano Pecorella, presidente della
Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo
dei rifiuti, nel suo intervento ha evidenziato l’importanza di mantenere
alto il livello di attenzione rispetto alle ingerenze criminali: “Dalla Lombardia alla Sicilia abbiamo
scoperto che il livello di criminalità che si collega al traffico dei rifiuti è
altissimo. Si vive nell’idea miope che mandare all’estero i rifiuti significhi
liberarsi del problema. Questi rifiuti invece tornano nel mercato sotto forma di
manufatti pericolosi. È necessario sensibilizzare l’opinione pubblica sugli
enormi rischi ambientali che provengono dal traffico illecito dei rifiuti. In
questo la PolieCo svolge un’opera preziosissima ed è sempre in prima
linea”.
Donato Ceglie, magistrato di Cassazione con
funzioni di sostituto procuratore aggiunto di Napoli, si è soffermato sul
tema dei controlli: “Questa due giorni ha
dato un grande segnale di rete possibile sul tema dei controlli e della
legalità. Se si pensa che la partita contro la mafia spa si vinca con le retate,
abbiamo perso. La partita deve vedere tutti quanti protagonisti e, dai
consumatori, al legislatore, passando per il sistema industriale, deve
necessariamente rinnovarsi l’etica di approccio alle implicazioni ambientali di
ogni azione umana”.
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