Gnomone Meridiana di Augusto - Montecitorio - |
“Non ti posso dire un’ora
certa: è più facile mettere d’accordo i filosofi che gli orologi.” Aveva
scritto Seneca. Per molti secoli a Roma si distingueva solo la mattina (quando si
potevano compiere certi atti legali) dal pomeriggio. Tre secoli prima della
nostra era sia la mattina, sia il pomeriggio furono suddivisi ciascuno in due
parti. Ma solo nel 263 a.C .Valerio Corvino Messalla riportò a Roma la
meridiana che aveva preso a Catania da lui conquistata. L’orologio solare fu
installato nel Foro. Era stato costruito per una latitudine di oltre 4 gradi
più meridionale di quella di Roma e per un secolo i Romani lessero l’ora
sbagliata. Solo nel 164 a.C. il censore Marcio Filippo fece installare una
meridiana calcolata per la latitudine di
Roma. La più grande meridiana romana, fatta installare da Augusto, aveva per
gnomone l’obelisco di Piazza Monte Citorio, alto più di 30 metri. Le indicazioni
delle ore erano numeri in ottone incastonati nel pavimento della piazza (alcuni
sono ancora visibili).
Con le meridiane e con gli
gnomoni impiantati su lastre orizzontali. I Romani tracciarono le eclittiche e
misurarono l’insolazione giornaliera, la cui durata divisero in dodici parti
per il giorno e dodici per la notte. Le 24 ore avevano la stessa durata solo
due volte l’anno - agli equinozi di primavera e di autunno. In inverno e
autunno le ore diurne erano corte e quelle notturne erano lunghe. Era vero
l’inverso in primavera ed estate. La tabella seguente mostra le durate delle 12
ore al solstizio di inverno e al solstizio
d’estate. Il 21 dicembre il sole
è visibile a Roma per poco meno di 9 ore; il 21 giugno è visibile per poco più
di 15 ore.
Solstizio
|
d’inverno
|
Solstizio
|
d‘estate
|
|
ORA
|
Da
|
A
|
Da
|
A
|
Prima
|
7:33
|
8:17
|
4:27
|
5:42
|
Secunda
|
8:17
|
9:02
|
5:42
|
6:58
|
Tertia
|
9:02
|
9:46
|
6:58
|
8:13
|
Quarta
|
9:46
|
10:31
|
8:13
|
9:29
|
Quinta
|
10:31
|
11:15
|
9:29
|
10:44
|
Sexta
|
11:15
|
12:00
|
10:44
|
12:00
|
Septima
|
12:00
|
12:44
|
12:00
|
13:15
|
Octava
|
12:44
|
13:29
|
13:15
|
14:31
|
Nona
|
13:29
|
14:13
|
14:31
|
15:46
|
Decima
|
14:13
|
14:58
|
15:46
|
17:02
|
Undecima
|
14:58
|
15:42
|
17:02
|
18:17
|
Duodecima
|
15:42
|
16:27
|
18:17
|
19:33
|
La durata variabile delle ore
era la causa principale delle incertezze citate da Seneca. Per diminuirle si
diffusero gli orologi ad acqua – le clessidre: il cui nome in greco significa
“oggetto che ruba l’acqua”. Nel I e nel II secolo della nostra erano di grande
moda fra i ricchi. Il famoso Trimalcione (quello del pranzo gastronomico
narrato da Petronio) aveva prescritto nel suo testamento che il sepolcro della
sua tomba fosse alto cento piedi e avesse al centro una grande clessidra in
modo che dovessero leggere il suo nome tutti quelli che volevano conoscere
l’ora.
Per avere direttamente
un’indicazione dell’ora secondo la successione citata, furono realizzate
clessidre in cui porzioni della parete erano trasparenti ed erano incise con
graduazioni valide per i vari mesi, da scegliere in base alla selezione
prodotta da una meridiana.
Non risulta che nessun
costruttore moderno di orologi abbia realizzato un misuratore del tempo atto a
mostrare l’ora secondo la convenzione romana. Solo un genio originale e giocherellone
come Claude Shannon (l’inventore della teoria matematica della comunicazione)
poteva prendersi la pena di costruire un computer per eseguire operazioni
aritmetiche fra numeri espressi con l’antico e complicato sistema di
numerazione posizionale romano. I Romani non brillavano nella
metrologia. Un bambino moderno sa calcolare subito che 51 x 63 = 3213. In Roma antica solo chi
aveva fatto lunghi studi era capace di moltiplicare LI per LXIII per ottenere MMMCCXIII.