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venerdì 27 dicembre 2013

MARO':SU FACEBOOK MANIFESTAZIONI VIRTUALI SOTTO AMBASCIATE INDIANE NEL MONDO.




martedì 24 dicembre 2013

"Sui marò il Colle ha dimenticato l'orgoglio nazionale"

La lettera di un ufficiale al presidente della Repubblica in merito al suo colloquio con i due marò.
Classe 1940, carrista e lagu­nare, il generale Alberto Fi­cuciello è sempre stato un uf­ficiale con la «U» maiusco­la.
Nato nella Venezia Giulia che non c’è più, è stato addetto militare a Londra e ha coordinato le missioni italiane in Albania, nell'ex Jugoslavia e in Afghanistan. Amante della scherma ha ri­coperto il ruolo di coman­dante Nato per il Sud Euro­pa. Il 12 novembre 2003 ha perso il figlio Massimo nella strage di Nassiriya reagen­do con grande dignità. Non è più in servizio, ma sui marò ha scritto quello che molti al­ti ufficiali sotto le armi pen­sano e non possono dire.
FBil

Illustre direttore,
mi riferisco all'articolo di Fausto Biloslavo su il Giornale di sabato 21 dicembre. Non credo che siamo pochi pazzi sognatori a voler credere nell'Italia in maiuscolo, quindi la vergogna per la vicenda dei marò dovrebbe essere una triste condizione diffusa, sulla quale doveva (e dovrà) ben riflettere chi ha consigliato quel collegamento certamente imbarazzante per il presidente della Repubblica (quello di Napolitano in teleconferenza con Massimiliano Latorre e Salvatore Girone per gli auguri di Natale, ndr), per la manifesta umiliante ammissione di impotenza nazionale. Sarebbe stato un rigurgito di orgoglio troppo ardito suggerire, invece, di apostrofare l'ambasciatore indiano magari durante l'incontro con il corpo diplomatico? Senza infrangere troppo pesantemente l'etichetta si sarebbe potuto dire, per esempio, che se si riesce a trattare con i peggiori terroristi il rilascio di connazionali rapiti, non dovrebbe risultare tanto difficile convincere una nazione dalla civiltà millenaria paladina della non violenza ad applicare il diritto internazionale... Ma forse i valorosi fucilieri del San Marco sentiranno invece propria la colpa principale, nel fatto di non essere temerari giornalisti o turisti irrispettosi degli avvisi di sicurezza, bensì soldati disciplinati e leali, difensori ammirevoli dell'onore residuo di uno Stato imbelle. 

Fonte: Il Giornale

www.studiostampa.com

giovedì 19 dicembre 2013

Comunismo-Nazismo - Pace e Dialogo a Cervello Inserito !

I CRIMINI DEL COMUNISMO
Se un tempo erano pagati per disinformare, oggi a sinistra si segnalano professori per la loro imbarazzante ignoranza. E' di pochi giorni fa un articolo pubblicato sul quotidiano La Repubblica di Tabucchi, autore tanto in voga e pompato dall'intellighenzia di sinistra, che tranquillamente si è preso il lusso di dichiarare che Gramsci fosse morto in carcere.
E' evidente che dinanzi a simili mistificazioni si comprende anche perché sia abilmente taciuto da questi "professionisti della menzogna" la vera essenza del patto Molotov-Ribbentrop che nel 1939 ha sancito la nascita dell'asse nazi-comunista e che diede il via libera a Hitler per l'eliminazione degli ebrei. Fu in quel frangente che Stalin, in segno di concordia, si permise di offrire in "regalo" ad Hitler tutti gli ebrei internati nei gulag. Questo è un dato storico, provato, inconfutabile: la persecuzione degli ebrei partì con il benestare di Stalin, dei comunisti. Innegabile a tal punto che nei libri di storia non v'è menzione alcuna. All'epoca, inoltre, Hitler non doveva di certo apparire come un mostro dai "benpensanti rossi", visto che esiste un saggio vergognoso di Palmiro Togliatti per il quale il patto fu la conseguenza dell'aggressione ai danni della Germania compiuta da Francia e Gran Bretagna. 

Fonte: LA STORIA NEGATA - Articolo Completo QUI !

IL FASCISMO e IL NAZISMO
Una delle mistificazioni introdotte negli ultimi sessant’anni e diventata una realtà accettata da tutti, come del resto la seconda grande mistificazione, la Resistenza, mostra il comunismo come antitetico e opposto al fascismo.
Il fascismo è descritto come l’ideologia del male, mentre il comunismo, suo antagonista, viene presentato come un’ideologia positiva, anche se con qualche ombra dovuta a però a deviazioni sul luminoso sentiero, con l’unico scopo di migliorare le condizioni di vita dei più deboli.
Queste due mistificazioni, ideate ed imposte dal PCI servivano a legittimare quest’ultimo e a facilitarne la presa del potere. Per i più svariati motivi (inizialmente la paura, successivamente il tornaconto) a tali tesi si sottomisero intere generazioni di intellettuali, anche non di osservanza comunista. D’altronde chi si fosse staccato dal coro era messo immediatamente al bando con conseguenze negative per la sua carriera.
In realtà comunismo e fascismo nascono dallo stesso ceppo, il fascismo non fu solo negativo e la Resistenza non fu una resistenza, ma un insieme di guerre civili.
Esamineremo tutte e tre le cose, cominciando appunto dalle radici comuni ai due movimenti politici.
A parte la provenienza politica di Mussolini (che da emigrante in Svizzera … (arrestato nel 1903 come agitatore socialista), torna in Italia e conquista in pochi anni la leadership dell’ala rivoluzionaria del PSI e poi la direzione dell’Avanti, prima di essere espulso dal partito per la sua decisione di appoggiare l’entrata in guerra dell’Italia nel primo conflitto mondiale), la considerazione che rende affini i due partiti è la concezione che entrambi hanno dello Stato.
Entrambi i partiti, infatti, pongono lo Stato al di sopra dei cittadini e investono lo Stato stesso del compito di formare una nuova società ‘rieducando’ il popolo ai nuovi compiti cui è chiamato.
Il partito comunista punta alla classe operaia, scelta come modello della nuova società, il partito fascista alla media borghesia, individuandola come il motore della nazione.
Le analogie tra i due movimenti sono impressionanti.
Riporto alcune considerazioni, che condivido in tutto per tutto di Sergio Romano:
Entrambi non vogliono semplicemente conquistare voti o simpatie, come è nella natura di qualsiasi partito politico. Vogliono rifare la società, creare l’«uomo nuovo», impartirgli una solida educazione ideologica, inquadrarlo nelle organizzazioni del partito e trasformarlo in cittadino militante, pronto a mobilitarsi ogni qualvolta la casa madre decida di riempire le piazze e mostrare i muscoli della propria forza.
Vi è una evidente affinità tra le oceaniche adunate di piazza Venezia e i giganteschi comizi di piazza San Giovanni. Le parole pronunciate in quelle occasioni erano diverse, ma le liturgie e la regia erano straordinariamente simili: le «cartoline precetto» in un caso, gli autobus predisposti dai sindacati per gli operai delle fabbriche nell’altro.
Entrambi veneravano il loro capo: il ‘Duce’ per i fascisti, il ‘Migliore’ per i comunisti.
Ciascuno di questi due grandi partiti di massa dovette fare i conti con la realtà e venire a patti con le tradizioni e le abitudini della società italiana. Il fascismo conquistò il potere, ma fu costretto a spartirlo con la monarchia e con la Chiesa. Il comunismo conquistò una parte della società civile e delle grandi istituzioni culturali, ma si rese conto che gli italiani sarebbero rimasti, nonostante tutto, cattolici, familisti e profondamente legati ai beni che erano riusciti ad accumulare nel corso della loro esistenza. Questo successo parziale ebbe l’effetto di provocare nei militanti dei due movimenti l’attesa di un evento che avrebbe completato l’opera e soddisfatto pienamente le loro attese.
Nel partito di Mussolini vi fu sino alla fine una componente che non smise mai di attendere la «seconda ondata» della rivoluzione fascista. Nel partito di Togliatti vi furono coloro che auspicavano una nuova Resistenza, più radicale e decisiva di quella che veniva celebrata come pietra di fondazione della Repubblica.
Nella prefazione degli scritti di Eugenio Reale, un comunista che uscì dal partito dopo la rivoluzione ungherese, Antonio Carioti ricorda che i militanti, dopo la repressione sovietica a Budapest, fecero quadrato intorno a Togliatti e scrive: «Condizionati da un antico retaggio storico e dalla recente esperienza del regime fascista, molti italiani preferiscono avere con la politica un rapporto fideistico, chiedono di riconoscersi in un’autorità che offra loro certezze indiscutibili». Ecco perché fascismo e comunismo furono, come osserva ancora Carioti, «partiti chiesa». Si odiarono e si combatterono perché avevano straordinarie somiglianze, operavano su uno stesso terreno e cercavano di conquistare lo stesso popolo.
Questo spiega il travaso massiccio di fascisti nel PCI dopo il 1945.
E il fatto che gli intellettuali del partito comunista avevano quasi tutti iniziato la loro carriera nelle riviste fasciste o conquistato i loro primi allori nei Littoriali organizzati dal regime.
E lascia anche comprendere come fu possibile l’alleanza militare, nella seconda guerra mondiale, tra Hitler e Stalin, Nazismo e Comunismo. 

Fonte: RICORDARE - Articolo Completo QUI !

Fino a quando non capiremo che lo schierarsi tra Comunisti e Fascisti, Colpevolisti e Innocentisti è come (accantonando l'immane tragedia) dividersi tra Roma e Lazio o tra Coppi e Bartali; così facendo tutto continuerà a basarsi sul preconcetto e sul pregiudizio, dimenticando che le persone sciocche sono piene di certezze e le persone intelligenti sono piene di dubbi e che l’unica certezza che può avere l’Uomo è IL DUBBIO ! 

www.studiostampa.com

mercoledì 18 dicembre 2013

La Vita e il Rispetto !

Quando salite le scale della Vita, ricordate sempre di rispettare le persone che superate, perché segnano il passo o perché non riescono a superare il gradino che hanno di fronte, sono le stesse persone che incontrerete scendendo!

venerdì 6 dicembre 2013

Sudafrica: é morto Nelson Mandela

Funerali Stato e lutto nazionale. 'Mondo gli sarà sempre grato'
(ANSA) - ROMA, 5 DIC - Nelson Mandela e' morto a 95 anni. Lo ha annunciato in tv il presidente del Sudafrica, Jacob Zuma, aggiungendo che il suo predecessore, eroe della lotta all'apartheid, si è spento serenamente in casa a Johannesburg. 

venerdì 22 novembre 2013

"Per salvare le nostre piccole imprese dobbiamo uscire dall'Euro"

"Per salvare le nostre piccole imprese dobbiamo uscire dall'Euro" 
(Magdi Cristiano Allam, Intervento nell'Aula del Parlamento Europeo, Strasburgo, 20/11/2013). 
In Italia su circa 4 milioni e mezzo di imprese il 95% sono micro, il 4,5% sono piccole, lo 0,5% sono medie. Producono il 57,7% del Pil e creano il 64% dei posti di lavoro.
Nei primi nove mesi del 2013 sono fallite quasi 9 mila aziende. Chiudono circa 1.000 partite iva al giorno. Il paradosso è che le aziende muoiono perché vantano dei crediti e il principale debitore insolvente è lo Stato che deve 130 miliardi alle imprese. 
Per un verso c’è la scure delle tasse che arrivano al 70% dall’altro la ghigliottina della stretta creditizia. Come si può parlare di moneta unica se in Germania l’imprenditore ha il denaro all’1% mentre in Italia il tasso praticato dalle banche oscilla dal 5 fino al 20%? 
L’euro ha devastato i piccoli imprenditori che hanno fatto grande l’Italia. 

sabato 26 ottobre 2013

FIRMATE TUTTI PER FAVORE E PER DOVERE !!!




mercoledì 23 ottobre 2013

SOLO LA CONOSCENZA RENDE LIBERI !




domenica 20 ottobre 2013

La Massoneria tra leggenda, falsi miti e realtà

Laura Della Pasqua Sin dalle sue origini, la Massoneria è stata circondata da un alone di mistero e di superstizione. Sulla Libera Muratorìa si sono sviluppate leggende e miti e spesso è stata vista...

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Sin dalle sue origini, la Massoneria è stata circondata da un alone di mistero e di superstizione. Sulla Libera Muratorìa si sono sviluppate leggende e miti e spesso è stata vista come la cabina di regia di oscuri complotti e di eventi storici di difficile interpretazione. Il libro «La Massoneria rivelata. Storie, leggende e segreti» (ed.Mondadori) smonta questa tesi, ripercorrendo tre secoli di storia e rivelando aspetti poco noti di alcuni suoi protagonisti e la parte che ebbero in alcune vicende. Gli autori, Luigi Pruneti e Marco Dolcetta, sono delle autorità nella materia. Il primo è Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia, il secondo è produttore e regista di cinema e tv. Il saggio parte dalle origini, ripercorre il 700 fino alla rivoluzione francese che alcuni pubblicisti interpretarono come un complotto organizzato dalla Massoneria e arriva alla storia recente. Pruneti, spiega i motivi dell'astio verso la confraternita e passa in rassegna i suoi più feroci nemici. Delinea i ritratti di grandi personaggi come Barruel, Garibaldi, Carducci, il generalissimo Franco e Lenin. Rivela che numerosi storici attribuirono a Garibaldi la scomparsa del marito di Anita perché in questo modo volevano colpire la Massoneria di cui il condottiero faceva parte. Pruneti passa in rassegna famosi testi antimassonici, presentati dagli storici come documenti reali per dimostrare l'esistenza di complotti internazionali. «La storia è piena di omicidi che vengono imputati alla Massoneria» spiega Pruneti. Alcuni esempi di come la Massoneria sia tirata in ballo per spiegare eventi importanti, si trovano anche nella storia più recente. Dice Pruneti: «Quando a novembre 2011 il presidente Napolitano diede l’incarico a Monti si disse che dietro c'era la Massoneria e che il premier ne facesse parte. Alcuni si spinsero addirittura ad attribuire valore simbolico alla data dell’evento: 11-11-11, dicendo che 33 è un simbolo massonico». Altro esempio. «Quando esplose il fenomeno del 5Stelle, si disse che Casaleggio era massone». Ma cosa è davvero la Massoneria? «Non è una setta segreta ma è stata costretta alla riservatezza quando fu perseguitata» spiega Pruneti. «È un modo di porsi di fronte alla vita, ha un’impostazione laica molto forte e impone agli aderenti uno stretto vincolo di appartenenza. L’adesione avviene alla luce del sole. Chi vuole aderire può farlo tramite Internet».

venerdì 11 ottobre 2013

La fine di una Pagina Orribile !




I NOSTRI MARO' SONO INNOCENTI E SEQUESTRATI !




venerdì 27 settembre 2013

Per chi l'avesse perso, questo è un intervento fondamentale su Garibaldi e la Massoneria !

La Massoneria di Garibaldi è una istituzione che esalta i valori della fratellanza e della solidarietà. Nel 1862 Garibaldi torna in Sicilia per organizzare una spedizione con l’obiettivo di prendere Roma, ma la spedizione è osteggiata da Napoleone III. Per evitare l’intervento dell'imperatore francese in difesa dello Stato pontificio, la spedizione viene contrastata dall’esercito del Regno d’Italia. 

mercoledì 14 agosto 2013

L'imbroglio delle liberalizzazioni all'italiana

Un titolo per dire che le liberalizzazioni non fanno bene al mercato ed e' meglio una sorta di monopolio, oligopolio o comunque un qualcosa dove il controllo dello Stato potrebbe garantire qualita', economicita' e disponibilita' per il consumatore finale? No! Noi crediamo proprio il contrario. E cioe' che qualita', economicita' e disponibilita' non possono essere figlie di mercati statali, ma solo del libero mercato. Per cui c'e' solo da capire che cosa sia questo libero mercato. Una cosa e' certa: non e' quello attualmente vigente in Italia dove, la liberta' economica si e' al momento tradotta solo nella liberta' di una imprenditoria statale, parastatale, privata ma con capitale pubblico, di fare gli interessi delle varie caste e corporazioni da difendere, facendo pagare il tutto al consumatore finale. Un contesto in cui le piccole realta' realmente private annaspano, per il semplice motivo che il complesso delle regole per la partecipazione fiscale e normativa alla comunita' civica, non sono concepite perche' ognuno abbia un suo rispettabile posto conquistato a suon di qualita', ma solo per chi fa finta di esser privato o ruba ad altri o allo Stato.

Editoriale di Vincenzo Donvito

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Eccellenza a Roma - Post in Evidenza

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