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giovedì 30 marzo 2023

I ROSACROCE TRA LEGGENDA E REALTA’ .

La profezia di Paracelso

Prima di morire Paracelso aveva profetizzato che nel 1572 sarebbe passata sopra la terra una cometa, annunciatrice di profondi cambiamenti nel mondo. La nuova “riforma magica” sarebbe stata apportatrice di pace e tutti gli uomini saggi avrebbero lavorato insieme per il bene dell’umanità. Sull’onda di questa idea nacquero alcune società iniziatiche, come i “Fratelli della Croce d’Oro”, fondata da Agrippa, e la “Milizia evangelica” di Lunenburg. Ma fu solo nel 1614 che apparve un libretto, la Fama Fraternitatis, cui seguì la Confessio Fraternitatis, che erano il manifesto, comprendente tutti i principi dell’Ordine, della società iniziatica dei Rosacroce.
(Nell’immagine a lato, Paracelso).   
I Rosacroce sono la setta segreta che ha destato il più grande interesse popolare, perché la più misteriosa; il nome deriverebbe dal fondatore dell’ordine, Christian Rosenkreutze, figura mitica che ha fatto discutere a lungo gli storici sulla realtà della sua esistenza.
I Rosacroce si manifestarono al mondo nel 1614, quando nelle città di Kassel e di Strasburgo fu pubblicata la Fama Fraternitatis, che riportava il messaggio di un anonimo adepto di questa fratellanza iniziatica, che cercava il rinnovamento morale per arrivare alla perfezione, ottenibile in concomitanza con una serie di riforme. Vi si narrava la storia di Christian Rosenkreutze, nato nel 1378 da una povera famiglia tedesca ed educato in un convento, che aveva lasciato per viaggiare per il mondo ed in particolare in Oriente; a Damasco aveva ricevuto conoscenze segrete da un gruppo iniziatico che aveva la sede principale nella inaccessibile città di Damcar, in Arabia.
Tornato in Germania, Christian aveva fondato un’associazione con quattro amici, legati da un giuramento di fedeltà e di silenzio, allo scopo di dedicarsi alla cura dei malati. 
Col tempo i membri erano diventati otto; abitavano in varie parti del mondo e si riunivano una volta l’anno in una casa chiamata “Dimora dello Spirito Santo”, per parlare delle proprie esperienze e fare insieme progetti per il futuro. 

Christian era morto nel 1484, alla bella età di centosei anni, ma la sua tomba era stata scoperta solo nel 1604: coloro che vi erano entrati l’avevano vista illuminata di una luce sovrannaturale e piena di libri di magia, alcuni di autori che non erano ancora nati ai tempi della morte di Christian.
Nel frattempo i Rosacroce si erano moltiplicati, costituendo una vera e propria confraternita; essi non vestivano in modo particolare, adattandosi agli usi del paese che li ospitava; avevano in odio la lussuria, erano buoni cittadini, riconoscevano la supremazia dell’Impero Germanico e facevano voto di aiutare tutti coloro che erano degni, servendo Dio e sostenendo il progresso della conoscenza; per loro religione e scienza non erano agli antipodi, ma si completavano a vicenda.
Nel 1615 uscì la Confessio Fraternitatis Rosae Crucis, indirizzata ai sapienti europei, che spiegava i gradi iniziatici e scopriva i suoi netti caratteri protestanti; l’anno seguente uscì l’ultima parte del libello, Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutze, forse il più interessante dei tre, un romanzo iniziatico che descriveva l’illuminazione di Christian Rosenkreutze e illustrava le basi della spiritualità rosacrociana.
Un così straordinario programma di vita creò un incredibile fermento fra gli intellettuali europei, che si divisero in due gruppi, uno di critica ed uno a sostegno delle teorie enunciate. L’ideale dei Rosacroce incarnava benissimo l’inquietudine, le speranze di miglioramento, la voglia di cambiamento e di riforme che agitavano non solo la Germania, ma tutta l’Europa. Affascinò talmente gli ingegni dell’epoca che Cartesio cercò invano degli adepti per farsi iniziare alla setta. Le polemiche sulla confraternita si sprecarono; alcuni affermavano che i Rosacroce non esistevano, altri che esistevano ed erano seguaci di Paracelso; per alcuni era tutta un’invenzione del pastore luterano Giovanni Valentino Andreae; per altri erano falsi Rosacroce, perché quelli veri erano nati a Lunenburg nel 1598, sotto il nome di “Milizia Crucifera Evangelica”. Il massimo della fantasia fu la versione che i Rosacroce, stanchi della incredulità degli Europei, erano emigrati in India ed erano divenuti fondatori di una setta di buddhismo esoterico. 
Da allora molti affermarono di essere iniziati Rosacroce.
Nel 1629 il curato di Gisors, in Normandia, Robert Deyau, scrisse una storia della cittadina e della famiglia de Gisors, affermando categoricamente che la società dei Rosacroce era apparsa al mondo profano da pochi anni, ma in realtà era stata fondata nel 1188 da Jean de Gisors e che era collegata con l’Ordine di Sion, un misterioso ordine iniziatico segreto che avrebbe dato vita anche ai Templari. Se ne è parlato di recente, perché sembrava essere collegato con la notissima vicenda di Rennes-le-Château, prima che si scoprisse che quello di Rennes (il Priorato di Sion) era pura invenzione. L’Ordine di Sion sarebbe stato fondato attorno al 1090 da Goffredo di Buglione, il conquistatore della Terrasanta. Gli adepti avrebbero poi preso il nome dall’abbazia di Nostra Signora di Sion, costruita dopo la conquista di Gerusalemme sul monte Sion, a sud della città, sulle rovine di una chiesa bizantina precedente del IV secolo, chiamata “Madre di tutte le Chiese”. 
Un cronista la descrisse nel 1172 come un luogo molto ben fortificato, organizzato e autosufficiente.
A Goffredo fu offerto il titolo di Re di Gerusalemme, ma egli lo rifiutò umilmente, preferendo accettare quello di “Difensore del Santo Sepolcro“; quando morì, nel 1100, lo stesso titolo fu offerto a Baldovino, suo fratello minore, che divenne Re col nome di Baldovino I. Due dei membri dell’Ordine di Sion, de Payen (De Pagani) e de Montbard, fondarono l’Ordine dei Templari, che lavorò in parallelo con l’altro ordine fino al 1187, quando Gerusalemme cadde ed i due ordini si divisero.
L’Ordine di Sion lasciò la Terrasanta e si trasferì in Francia; prese allora il nome definitivo di Priorato di Sion, assumendo come sottotitolo “Ormus-Ordre de la Rose-Croix“; da qui la teoria che essi fossero i precursori dei Rosacroce. Per quel che riguarda invece l’altro nome, un’antica tradizione parla di un saggio di fede gnostica, Ormus, nato ad Alessandria d’Egitto, che nel 46 d. C. aveva fondato, con altri sei seguaci, una piccola confraternita di iniziati, che aveva come simbolo una croce rossa ed una rosa. Convertitisi al Cristianesimo ad opera di San Marco, questi iniziati avevano poi diffuso idee che erano una mescolanza di gnosticismo e Cristianesimo, oltre che di dottrine iniziatiche ermetiche e pitagoriche, che in quel periodo erano diffusissime ad Alessandria. Il nome Ormus figura anche nella religione di Zoroastro, dove indica il principio della luce e del bene, quindi non era strano che qualcuno lo prendesse come pseudonimo. 
Al momento della divisione dai Templari, il Gran Maestro del Priorato era Jean de Gisors, pronipote di Hugues de Payen o Ugo De’ Pagani. 

Tratto dai Lavori di: Devon Scott 
                                         
Devon Scott 
- Data di Nascita: 1951. Indirizzo: Provincia di Imperia. (residente in Liguria) è studiosa di folklore e tradizioni magico-iniziatiche dell’Europa Occidentale e dell’area mediterranea. 
Ha collaborato con riviste cartacee e telematiche, partecipato a programmi televisivi d’informazione e didattici. 
Suoi articoli sono presenti su vari siti esoterici. Oltre all'edizione dei suoi libri, ha tradotto e curato l'Homme Rouge delle Tuileries di Paul Christian, ©Venexia 2011. 

Ricerche di Giancarlo Bertollini - Ricapitolando:

«Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem - Veram Medicinam».  

Il primo testo attribuito al movimento dei Rosacroce fu pubblicato in Germania nel 1616 a firma di Johann Valentin Andreae. A questo mitico personaggio, del quale gli storici non sono mai riusciti a negare o confermare neppure l'esistenza, è tradizionalmente attribuita la fondazione del più famoso ordine occulto dell'occidente, la Confraternita dei Rosacroce. Negli ultimi tre secoli non vi è scuola esoterica, società segreta o loggia massonica che non si sia avvalsa di riti, leggende e simbolismi di questa inafferrabile confraternita. 
Come molti altri movimenti occulti, anche la storia dei Rosacroce è un susseguirsi di convegni segreti, scismi, plagi e scomuniche. 
Forse per questo è così difficile arrivare a un consenso sulla loro dottrina. 

Christian Rosenkreutz  (1378 - 1484) è stato un esoterista probabilmente tedesco. 

Rappresentazione simbolica

Considerato il fondatore dell'ordine dei Rosacroce (o Rosa+Croce come si trova riportato in molti testi), si pensa che sia vissuto in Germania tra il 1378 e il 1484.

Biografia

Compì viaggi in Medio Oriente, intrapresi per poter approfondire le proprie conoscenze sul mondo dell'occulto, evidenziando anche una forte motivazione mistica e gnoseologica.
Fu proprio al ritorno da questi viaggi che Christian Rosenkreutz (o Cristiano Rosacroce), rientrato in Germania, che è considerata sua patria di origine, fondò l'ordine segreto dei Rosacroce. Secondo quanto viene riportato in alcuni documenti, egli visse fino all'età di 106 anni.
Il suo corpo sarebbe stato rinvenuto, perfettamente intatto, 120 anni dopo, quando alcuni confratelli ritrovarono e aprirono la sua tomba.

Il dibattito sulla figura

La sua storia è narrata in tre documenti fondamentali: 
Fama Fraternitatis (1614), Confessio Fraternitatis (1615) e Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz (1616, quest'ultimo generalmente attribuito a Johann Valentin Andreae).
Da quanto emerge dai documenti, la sua morte (sarebbe meglio dire il ritrovamento del suo corpo ancora integro) dovrebbe essere databile intorno all'anno 1603 (1604 secondo altre fonti). Sarebbe stato proprio il ritrovamento del corpo del Maestro l'evento detonante che portò alla rivelazione dell'Ordine dei Rosacroce agli occhi del mondo.
Una tesi diffusa è che la figura di Christian Rosenkreutz sia probabilmente leggendaria; anche molti degli attuali movimenti che continuano a condividere gli ideali rosacrociani ne danno un'interpretazione figurativa, allegorica. Un'ipotesi è che egli rappresenti la personificazione di alcuni ideali (eroici, gnoseologici, religiosi, sociali, ecc.), che diversi pensatori e circoli mistici dell'epoca volevano diffondere. 
Tuttavia alcuni occultisti ed esoteristi del secolo scorso, come ad esempio Rudolf Steiner, Max Heindel e Jan van Rijckenborgh, pur insistendo sull'alto valore allegorico della figura di Cristiano Rosacroce, intesa a rappresentare il prototipo dell'uomo che rinasce secondo la sua essenza divina, tracciano anche, nei loro scritti, i contorni di alcuni enigmatici adepti e iniziati di alto rango, che avrebbero dato forma attraverso i secoli alle "Scuole dei Misteri Occidentali", presentandosi al mondo anche sotto questo nome simbolico.                    

                                             di Giancarlo Bertollini 

Bibliografia: 
Lavori di Devon Scott 
Enciclopedia Treccani 
Ricerche sul WEB


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mercoledì 1 maggio 2019

Realtà Proposta da un “Sistema”. RIFLETTETE !

Il “mito della caverna”, una famosa metafora di Platone, filosofo greco a cavallo tra il V e il IV secolo a. C., è tra le più interessanti ed attuali della nostra cultura, perché ci mostra come certi messaggi e certe tematiche siano state già affrontate nei tempi antichi, senza che ne cogliessimo alcun insegnamento.

Nel “mito della cavernaPlatone mostra come la maggior parte degli esseri umani viva credendo che ciò che vede sia l’unica realtà possibile, senza rendersi conto che quello che osserviamo e percepiamo è solo un’ombra, ovvero una piccolissima parte di ciò che esiste. Inoltre, non sempre queste ombre rappresentano ciò che davvero esiste, perché, nella maggior parte dei casi, tutto ciò che ci viene riferito come “verità” è frutto delle decisioni di chi vuol far crescere in noi determinate credenze per limitare le nostre capacità. Rendiamoci conto che il mito di cui si sta argomentando è stato scritto 2000 anni fa e sembra essere ancora attuale.
Ciò implica che la storia si ripete da almeno 2000 anni, e questo denota che non abbiamo compreso che metaforicamente stiamo ancora dentro la caverna.

Per capire meglio il concetto potete vedere qui sotto un’immagine: 

A sinistra troviamo degli uomini con la testa, il collo e le braccia incatenate fin dall'infanzia, in modo tale che essi possano vedere solo una parte della caverna posta davanti a loro. Alle spalle dei prigionieri è stato acceso un enorme fuoco, e tra il fuoco ed i prigionieri corre una strada rialzata.
Lungo questa strada è stato eretto un muro, e dietro ad esso si trovano alcuni uomini che portano varie forme di oggetti e animali la cui ombra viene proiettata sul muro davanti ai prigionieri tramite la luce emessa dal fuoco. Se qualcuno degli uomini che portano gli oggetti simbolici emettesse dei suoni o dei versi, i prigionieri, non potendo vedere altro, penserebbero che questi vengano emessi dalle ombre. Ora, si supponga che uno dei prigionieri riesca a liberarsi raggiungendo l’uscita della caverna. Da quell’ altezza egli potrebbe avere un’idea molto più chiara della situazione presente nella caverna, e rendersi conto che le ombre sono solo una proiezione di qualcosa che in realtà non esiste, e che tale visione è stata imposta da qualcuno. A quel punto il fuggivo che ha preso consapevolezza ha due scelte: andare verso la luce o tornare nella caverna.

Dopo aver vissuto anni e anni al buio, la luce può far male, e può accecarlo.

Inizialmente è possibile che possa non vedere e che si senta confuso, e questo potrebbe spaventarlo. Se vorrà andare oltre la caverna e conoscere il mondo esterno, potrà farlo solo con il tempo e la volontà. Il percorso non sarà facile, ma alla fine ricomincerà a vedere e scoprirà suoni e forme che gli daranno gioia e vitalità.

Questo mito vi ricorda qualcosa?

Gli uomini incatenati davanti alle ombre proiettate da alcuni “signori” non ricordano un poco la nostra popolazione seduta davanti al televisore che guarda, ascolta e accetta una realtà proposta da un “sistema” che ci vuole incatenati e vincolati a ciò che ci viene prospettato come unica realtà possibile?

Il fuggitivo Vi non ricorda tutte quelle persone che hanno capito come funziona il “sistema” e provano con volontà e tenacia ad andare oltre quello che sanno, riscoprendo un modo di vivere totalmente diverso?
La luce che acceca il fuggitivo non vi ricorda le difficoltà che incontriamo quando dobbiamo abbandonare la nostra “zona di comfort” e rimboccarci le maniche per pensare diversamente e vivere meglio?

Se questo mito ricorda anche a voi tutto questo, chiedetevi perché dopo 2000 anni siamo ancora dentro una caverna senza rendercene conto.

Ancora oggi proviamo a cambiare le cose e cerchiamo l’uscita, perché dentro di noi non possiamo più credere che sia giusto stare al buio. Sappiamo che esiste un modo diverso e migliore di vivere : 
nella luce ! 

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domenica 31 marzo 2019

IL MITO DELLA CAVERNA !

Il “mito della caverna”, una famosa metafora di Platone, filosofo greco a cavallo tra il V e il IV secolo a. C., è tra le più interessanti ed attuali della nostra cultura, perché ci mostra come certi messaggi e certe tematiche siano state già affrontate nei tempi antichi, senza che ne cogliessimo alcun insegnamento.

Nel “mito della caverna” Platone mostra come la maggior parte degli esseri umani viva credendo che ciò che vede sia l’unica realtà possibile, senza rendersi conto che quello che osserviamo e percepiamo è solo un’ombra, ovvero una piccolissima parte di ciò che esiste. Inoltre, non sempre queste ombre rappresentano ciò che davvero esiste, perché, nella maggior parte dei casi, tutto ciò che ci viene riferito come “verità” è frutto delle decisioni di chi vuol far crescere in noi determinate credenze per limitare le nostre capacità. Rendiamoci conto che il mito di cui si sta argomentando è stato scritto 2000 anni fa e sembra essere ancora attuale.
Ciò implica che la storia si ripete da almeno 2000 anni, e questo denota che non abbiamo compreso che metaforicamente stiamo ancora dentro la caverna.

Per capire meglio il concetto potete vedere qui sotto un’immagine: 
A sinistra troviamo degli uomini con la testa, il collo e le braccia incatenate fin dall'infanzia, in modo tale che essi possano vedere solo una parte della caverna posta davanti a loro. Alle spalle dei prigionieri è stato acceso un enorme fuoco, e tra il fuoco ed i prigionieri corre una strada rialzata.
Lungo questa strada è stato eretto un muro, e dietro ad esso si trovano alcuni uomini che portano varie forme di oggetti e animali la cui ombra viene proiettata sul muro davanti ai prigionieri tramite la luce emessa dal fuoco. Se qualcuno degli uomini che portano gli oggetti simbolici emettesse dei suoni o dei versi, i prigionieri, non potendo vedere altro, penserebbero che questi vengano emessi dalle ombre.

Ora, si supponga che uno dei prigionieri riesca a liberarsi raggiungendo l’uscita della caverna. Da quell'altezza egli potrebbe avere un’idea molto più chiara della situazione presente nella caverna, e rendersi conto che le ombre sono solo una proiezione di qualcosa che in realtà non esiste, e che tale visione è stata imposta da qualcuno.
A quel punto il fuggivo che ha preso consapevolezza ha due scelte: andare verso la luce o tornare nella caverna.

Dopo aver vissuto anni e anni al buio, la luce può far male, e può accecarlo.

Inizialmente è possibile che possa non vedere e che si senta confuso, e questo potrebbe spaventarlo. Se vorrà andare oltre la caverna e conoscere il mondo esterno, potrà farlo solo con il tempo e la volontà. Il percorso non sarà facile, ma alla fine ricomincerà a vedere e scoprirà suoni e forme che gli daranno gioia e vitalità.

Questo mito vi ricorda qualcosa ?

Gli uomini incatenati davanti alle ombre proiettate da alcuni “signori” non ricordano un poco la nostra popolazione seduta davanti al televisore che guarda, ascolta e accetta una realtà proposta da un “sistema” che ci vuole incatenati e vincolati a ciò che ci viene prospettato come unica realtà possibile?

Il fuggitivo Vi non ricorda tutte quelle persone che hanno capito come funziona il “sistema” e provano con volontà e tenacia ad andare oltre quello che sanno, riscoprendo un modo di vivere totalmente diverso ?
La luce che acceca il fuggitivo non vi ricorda le difficoltà che incontriamo quando dobbiamo abbandonare la nostra “zona di comfort” e rimboccarci le maniche per pensare diversamente e vivere meglio?

Se questo mito ricorda anche a Voi tutto questo, chiedetevi perché dopo 2000 anni siamo ancora dentro una caverna senza rendercene conto. Ancora oggi proviamo a cambiare le cose e cerchiamo l’uscita, perché dentro di noi non possiamo più credere che sia giusto stare al buio. Sappiamo che esiste un modo diverso e migliore di vivere:  nella luce !

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domenica 20 ottobre 2013

La Massoneria tra leggenda, falsi miti e realtà

Laura Della Pasqua Sin dalle sue origini, la Massoneria è stata circondata da un alone di mistero e di superstizione. Sulla Libera Muratorìa si sono sviluppate leggende e miti e spesso è stata vista...

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Sin dalle sue origini, la Massoneria è stata circondata da un alone di mistero e di superstizione. Sulla Libera Muratorìa si sono sviluppate leggende e miti e spesso è stata vista come la cabina di regia di oscuri complotti e di eventi storici di difficile interpretazione. Il libro «La Massoneria rivelata. Storie, leggende e segreti» (ed.Mondadori) smonta questa tesi, ripercorrendo tre secoli di storia e rivelando aspetti poco noti di alcuni suoi protagonisti e la parte che ebbero in alcune vicende. Gli autori, Luigi Pruneti e Marco Dolcetta, sono delle autorità nella materia. Il primo è Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia, il secondo è produttore e regista di cinema e tv. Il saggio parte dalle origini, ripercorre il 700 fino alla rivoluzione francese che alcuni pubblicisti interpretarono come un complotto organizzato dalla Massoneria e arriva alla storia recente. Pruneti, spiega i motivi dell'astio verso la confraternita e passa in rassegna i suoi più feroci nemici. Delinea i ritratti di grandi personaggi come Barruel, Garibaldi, Carducci, il generalissimo Franco e Lenin. Rivela che numerosi storici attribuirono a Garibaldi la scomparsa del marito di Anita perché in questo modo volevano colpire la Massoneria di cui il condottiero faceva parte. Pruneti passa in rassegna famosi testi antimassonici, presentati dagli storici come documenti reali per dimostrare l'esistenza di complotti internazionali. «La storia è piena di omicidi che vengono imputati alla Massoneria» spiega Pruneti. Alcuni esempi di come la Massoneria sia tirata in ballo per spiegare eventi importanti, si trovano anche nella storia più recente. Dice Pruneti: «Quando a novembre 2011 il presidente Napolitano diede l’incarico a Monti si disse che dietro c'era la Massoneria e che il premier ne facesse parte. Alcuni si spinsero addirittura ad attribuire valore simbolico alla data dell’evento: 11-11-11, dicendo che 33 è un simbolo massonico». Altro esempio. «Quando esplose il fenomeno del 5Stelle, si disse che Casaleggio era massone». Ma cosa è davvero la Massoneria? «Non è una setta segreta ma è stata costretta alla riservatezza quando fu perseguitata» spiega Pruneti. «È un modo di porsi di fronte alla vita, ha un’impostazione laica molto forte e impone agli aderenti uno stretto vincolo di appartenenza. L’adesione avviene alla luce del sole. Chi vuole aderire può farlo tramite Internet».

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