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mercoledì

Il Ritorno alle Relazioni Umane al di là delle Concezioni Tecnologiche Moderne di Giancarlo Bertollini

Fin da piccoli, attraverso i media siamo colpiti soprattutto dalle straordinarie potenzialità legate alla Tecnologia, al Marketing, alla Comunicazione e dagli enormi vantaggi che dalla “Mercatistica o Scienza del Mercato”  le aziende e le associazioni ne traggono. Le finalità di questa disciplina sono e debbono essere quelle di garantire il più efficace impiego delle risorse, per ottenere risultati concreti su fronti critici quali l'incremento delle vendite, delle iscrizioni, il contenimento dei costi, ecc. 
In un mondo che corre sempre più velocemente in equilibrio precario, cresce anche l’esigenza di soluzioni sempre più vantaggiose per lo sviluppo ma  allargate al contesto in cui si opera: l’ambiente. 
La nostra, infatti, è la prima generazione della storia, con il compito di decidere se la specie  di cui facciamo parte, dovrà o meno continuare ad esistere: 
l’Uomo potrà salvarsi solo se impiegherà le risorse disponibili per tentare di riparare i danni provocati all'ambiente. Nei nuovi insediamenti ed in quelli doverosamente rinnovati, si profilano periodi di grande dinamismo e di una sempre più spietata concorrenza, dove sarà determinante il profilo della correttezza nello sfruttamento delle risorse.
Il nostro paradigma deve essere : 
le "Aziende" non esistono, esistono 
gli Uomini che le compongono!
(Il fattore umano è tornato ad essere determinante). 
Come fare ?   Inizierei con l’applicare questi miei pensieri !

Vision - La Visione.
Un Mondo migliore dal Nord al Sud, dall’Oriente all’Occidente, dallo Zenit al Nadir, con EcoManager impegnati verso uno sviluppo sostenibile.

Mission - La Missione.
Collaborare al miglioramento, tenendo continuamente presente che:
le Aziende non esistono ma esistono gli Uomini che le compongono.

Behavior - Il Comportamento.
Muoversi sempre con correttezza, ricordando che tutte le DIFFICOLTÀ sono benvenute, esaltano le QUALITÀ di chi le affronta e si chiamano OPPORTUNITÀ. 



Tecnologia: è bene o è male? 

Oggi viviamo, almeno nei paesi sviluppati economicamente, all’interno di ‘società tecnologiche’, così chiamate per evidenziare il fatto che il progresso tecnologico rappresenta un aspetto fondamentale della vita dei cittadini. Diversi sono gli atteggiamenti rispetto al continuo cambiamento imposto dalla tecnologia: da quello catastrofista di chi l’accusa di essere alla radice di molti, se non tutti, i mali del mondo moderno, a quello di chi invece entusiasticamente pensa che comunque la tecnologia migliori la vita di tutti. Entrambi gli atteggiamenti portano a esagerazioni, come quelle di chi vede la scienza come ‘buona’, in quanto ricerca disinteressata, da contrapporre a una tecnologia ‘cattiva’, volta solo al profitto, che rende meno ‘naturale’ la nostra vita. C’è poi un atteggiamento, anch'esso pessimista, che vede il progresso tecnologico come la causa di una crescente perdita di umanizzazione della vita quotidiana, o addirittura come una micidiale arma in mano ai governi per controllare, fin nel più minuto dettaglio, la vita dei cittadini. 
Esempi chiari di questo atteggiamento sono il film Tempi moderni (1936), di Charlie Chaplin, e il romanzo “1984”, scritto da George Orwell nel 1949, quando il dibattito sulle conseguenze del progresso tecnologico era agli inizi. 


Certamente ci sono aspetti della tecnologia che creano problemi per l’ambiente e la nostra salute. Lo sviluppo di nuove tecnologie provoca l’obsolescenza di quelle precedenti, con immense quantità di rifiuti da smaltire; altre tecnologie, come quella del motore a scoppio delle automobili, sono molto inquinanti e diffusissime in tutto il globo. 
Esiste però un diverso approccio a questo importante problema che si sta facendo strada: quello dello sviluppo sostenibile. Da una parte si riconosce che la tecnologia da sempre migliora le condizioni di vita, dall'altra si porta in primo piano la necessità di coniugare lo sviluppo di un mondo sempre più popolato ed esigente in termini di risorse naturali con il minore impatto possibile sull'ambiente.

Nuove tecnologie dunque, ma più rispettose dell’ambiente. Questo atteggiamento consapevole dipende molto anche dalla volontà di tutti i cittadini, che sono gli utilizzatori finali di tanti prodotti della tecnologia. 

Scienza e tecnologia: un legame molto stretto. 

Esiste oggi una certa difficoltà a distinguere cosa sia scienza e cosa tecnologia. Un’idea molto diffusa è che la scienza si interessi alle leggi generali della natura, studiandola tramite discipline come la biologia, la chimica, la fisica. Questa opinione privilegia l’aspetto, indubbiamente molto importante, della speculazione scientifica, spesso vista come una ricerca senza scopi immediati e completamente libera, ma relega la tecnologia a un ruolo soprattutto ‘pratico’ di applicazione delle leggi generali scoperte dalla scienza. È un’opinione piuttosto semplicistica e può portare alla pessima conclusione, anch'essa piuttosto diffusa, che la tecnologia ‘serve’, è utile, mentre la scienza è inutile e difficile.
La storia insegna invece che le cose sono più complesse e che scienza e tecnologia sono strettamente legate. Nel passato, molto più di ora, lo scienziato era anche un tecnologo raffinato, dato che spesso doveva costruire da sé i propri strumenti. 
Inoltre molte invenzioni, come per esempio la macchina a vapore, precedettero anche di molto tempo la corrispondente teoria fisica, in questo caso la termodinamica, che ne spiegava il funzionamento.
Altre invenzioni fondamentali, oggi diremmo applicazioni tecnologiche, furono invece scoperte ‘per caso’ nel corso di ricerche scientifiche svolte per tutt'altro scopo, come la lampadina, il cui principio di funzionamento fu scoperto nel corso delle prime misurazioni sulle conseguenze del passaggio della corrente elettrica in vari materiali. Non si sarebbe, in altre parole, mai arrivati alla lampadina (Thomas Alva Edison), semplicemente sviluppando e perfezionando le tecnologie di illuminazione già esistenti, come la candela.
Un altro esempio, simile ma ben più recente, potrebbe essere il web, sviluppato negli anni Novanta dello scorso secolo da scienziati e militari che si occupavano anche di fisica nucleare, semplicemente per scambiarsi documenti. Reso disponibile, in pochi mesi il web si diffuse in tutto il mondo.
Non sempre dalla scienza ‘pura’ discende il progresso tecnologico, anzi spesso avviene il contrario. La tecnologia, oggi come in passato, crea infatti nuovi strumenti che offrono ulteriori possibilità, a volte incredibilmente potenti, alla ricerca di base. Per restare nel passato pensiamo all'invenzione del cannocchiale, che dette a Galileo Galilei la possibilità di iniziare lo studio moderno dell’Universo. Oppure, per tornare ai nostri tempi, pensiamo a uno dei maggiori avanzamenti nelle scienze biologiche, la mappatura del DNA umano, possibile solo grazie alla disponibilità di strumentazione elettronica, computer e software molto evoluti. 

Il Futuro: le Relazioni umane. 

Forse non sempre ce ne rendiamo conto ma il fulcro attorno al quale ruota l'esistenza umana sta nella capacità di relazionarsi, di comunicare, di far passare il proprio pensiero così come vive dentro di noi e nel contempo comprendere quale sia il vero pensare altrui. 
I bambini iniziano a sentire le piccole difficoltà del vivere quando perdono la sicurezza di essere compresi dai genitori. La difficoltà relazionale "principe" è il pensare che gli altri o semplicemente l'altro non ci comprenda. E' qui che nascono i problemi di relazione, le sensazioni di solitudine, alcuni disagi e persino molte depressioni. Agli umani non manca la capacità intrinseca di socializzare e di vivere in società; non mancano nemmeno i linguaggi per comunicare, con la parola, con i gesti, gli sguardi, le posture. 
Tutto ciò però si impiglia nel decodificatore che ogni singola persona ha incorporato nel proprio io. E nei mezzi di comunicazione che ci stanno imponendo modelli su cui riflettere.
Le relazioni umane sono il centro di tutto. L'essenza ultima di ogni ansia umana finisce sempre col manifestarsi come un problema di relazione: 
con i genitori, con i figli, con i colleghi, con gli amici, con il partner, con i vicini, i concittadini, le diverse culture, etnie e via dicendo. 
Comincio a pensare che la risoluzione di alcuni conflitti che appaiono ormai senza via d'uscita dovrà un giorno passare da un'analisi della capacità relazionale che hanno le persone, a livello di singolo, di comunità, di etnia o di popolo. 
Non può esserci compromesso possibile laddove persone non vogliono categoricamente relazionarsi: non è percorribile alcuna strada diplomatica se non quella di cercare in qualche maniera di ricostruire una linea relazionale. 
Per questo sono sostanzialmente contro ogni tipo di pregiudizio verso chiunque. 
La base per comprendere l'altro è sempre la relazione, il parlarsi, il comunicare. 
Nella chiusura a priori non può evolvere nulla se non l'esasperazione delle inconciliabilità, che alla fine si alimentano di loro stesse. 
Lasciando i massimi sistemi e osservando il nostro piccolo mondo che ci circonda, la capacità di relazionarsi assume un'importanza cruciale nella qualità della nostra vita. 
Una linea di pensiero affermatasi da qualche decennio, ha imposto il modello dell'autostima come la risoluzione della maggior parte dei crucci esistenziali. Per una serie di ragioni l'iniziazione all'autostima è stata fondamentale per alcune persone: penso alle donne che attraverso il riposizionamento del loro ruolo allo stesso livello del maschio hanno smascherato secoli di predominio maschilista, ipocrita quanto nefasto. Ma penso anche ai giovani che dal '68 in poi hanno, a fatica, comunicato al mondo che c'erano, sebbene poi ancora oggi il potere sia in mano ad una gerontocrazia troppo spesso inetta.
Potrei fare riferimento anche alle conquiste sindacali e ad altro, ma c'è un'altra faccia della medaglia. Il culto un po' narcisista dell'autostima ha creato fratture relazionali fra chi riesce a stimarsi davvero e chi invece, per un mucchio di motivi che nulla hanno a che vedere con il potenziale della persona, non ci riesce. Il sicuro di se', il brillante ha buon gioco nelle relazioni spicce (meno su quelle e medio/lungo termine), mentre il timido, l'umile, l'introverso si richiude in una solitudine che si autorigenera continuamente.
Tutto ciò è sempre accaduto ma oggi ha un effetto deflagrante per il tipo di comunicazione che si sta affermando sempre più giorno per giorno: la comunicazione liquida, volatile, che si compone di piccole frasi e pochi ragionamenti, che si esprime via messaggi o attraverso alcuni strumenti controversi tipo Facebook. Il tutto si mescola fra quantità e masse variabili. 

La selezione è esercitata senza scrupoli, 
con dinamiche che solo vent'anni fa erano inconcepibili. 

Il telefono. Io sono nato in un'epoca dove il telefono suonava e uno per sapere chi stava dietro doveva alzare la cornetta e rispondere. Se c'eri bene; se non c'eri non rispondevi, se non volevi rispondere potevi farlo ma ti rimaneva il dubbio di chi ci fosse dalla parte di là della cornetta. Adesso si può vedere chi ti chiama e non rispondere. Sembra una faccenda da nulla ma è un modo di fare che spezza in maniera drastica il modello relazionale del "cercarsi". Le relazioni non comportano infatti il solo parlarsi ma nascono prima, nel cercarsi, nel ricordarsi di una persona, sia per un bisogno, sia per affetto, sia per il semplice sentire quella persona.
La selezione che i nuovi media comunicazionali consentono soffoca spesso alla fonte la possibilità di parlare, di ascoltare e farsi ascoltare, di spiegarsi. Alcune teorie un po' "snob" e vecchiotte, continuano a dire che la comunicazione attuale può contare su centinaia di canali ed è perciò molto facilitata. Anch'io la pensavo così fino ad un po' di tempo fa'. Ora mi chiedo se la quantità dei canali corrisponda davvero ad un miglioramento delle relazioni umane. Invece gioca un ruolo importante la qualità dei media, e su questo punto si sta progredendo verso una via che a me francamente preoccupa.
Ho paura che il relazionarsi si stia facendo sempre più a misura di "software" e sempre meno a misura d'uomo. Io, per esempio, non amo Facebook, anche se lo frequento molto, e mi spiace per i tanti amici che tendono a “viverci”.  
Sembra di viaggiare fra tonnellate di titoli di giornale, ognuno con la propria testata e i propri titoletti. Niente di davvero interessante. 

Ma questa è una mia opinione. 

Ciò che volevo dire è che c'è una mutazione delle relazioni umane che si sta sempre più codificando in "icone", frasi isolate, a me piace questo, a te quest'altro. Chi ha buon gioco è la persona estroversa, che si stima, che riesce a dominare più comunicazioni contemporaneamente e nella massa produce molte microrelazioni. Chi invece è di indole più riflessiva, meno esplosiva soccombe e rinuncia ripiegandosi su un disagio che probabilmente dimostrerebbe il contrario. Le relazioni umane dovrebbero, col tempo, recuperare una sostanza fatta di pensiero e non solo di contatti. 


Relazionarsi è il grande ed unico scopo che ha l'uomo nel vivere: confrontarsi, vivere in società, collaborare, costruire amicizie, conoscenze, amori; tutto è condizionato dalla potenzialità e dalla capacità di relazionarsi.
Un bel futuro non può prescindere da un buon relazionarsi. 

                                          Giancarlo Bertollini 


Bibliografia:
Articoli dalle ricerche universitarie.
Lavori per Siti WEB di Giancarlo Bertollini.
Consultazione della Enciclopedia Italiana (Treccani). 

lunedì

Sarà questo il prossimo futuro ? di Roberto Vacca

2056: nuova società digitale - complessa, informata, positiva, 

 CLASS - 18 Dicembre 2021.

Oggi 7 Dicembre 2056 sono tornato al lavoro: integrare dati, pianificare, organizzare, controllare. Questi 30 giorni di vacanza mi hanno fatto bene. La vita nella Riserva è lenta: un tuffo all’indietro di mezzo secolo. I tre milioni di abitanti – i Semplici – stanno bene. Vivono all’antica, ma hanno auto, telefoni, televisione e antichi computer stand alone. La Riserva è popolata poco densamente, tranquilla, senza novità. Non fanno previsioni. Coltivano la terra e producono oggetti anche a mano. Risolvono con fatica problemi semplici. Sanno poco. Non sfruttano strumenti moderni, né reti telematiche. Si curano con mezzi antiquati e in media vivono solo 80 anni. Amano il loro ambiente protetto da noi. Non fanno ragionamenti complessi. Fra loro ci sono bravi artisti: ho anche comprato quadri e sculture. Non ci invidiano e ci chiamano “cervelloni”. Alcuni di noi - Normali - li chiamano “bisnonni”.

Ora sono tornato nelle vaste aree del mondo Normale. Usiamo tecnologie avanzate con alti rendimenti. Minimizziamo l’impiego di materiali. Ciascuno di noi ha un suo Polo personale connesso al sistema telematico (milioni di volte più potente e veloce del vecchio Internet) che copre il globo e permette a ogni utente di scambiare parole, immagini, dati, voce, musica con chiunque altro e con i Centri Intelligenti. Accediamo a tutta la conoscenza accumulata nella storia e aggiornata continuamente da sistemi automatici e dai Grandi Maestri. Seguiamo programmi interattivi di intrattenimento e di insegnamento e corsi di scienza, arte, storia, tecnologia, psicologia, letteratura. I Centri Intelligenti assicurano anche l’assistenza sanitaria. Diagnosticano le malattie, prescrivono le cure e, se necessario, organizzano interventi di medici e paramedici umani. Stiamo in buona forma e viviamo in media fino a 95 anni.

Molti di noi usano un Memento, un robot personale conversazionale che conserva idee e conoscenze private – la propria storia. Alcuni di noi considerano il Memento come un amico virtuale e perfino come uno psicoterapeuta. Ci parlano tanto a lungo e in modi così distorti che per loro è come una droga. Queste deviazioni inebrianti sono rare e scoraggiate. Sono tenute nascoste dagli ingenui che cadono in questi eccessi.

Ora il Polo nella mia stanza, crea immagini in 3D dei membri del mio gruppo che lavorano nelle loro case – vicine o in altri continenti. Sono in piccola scala. Quando uno parla, l’immagine ingrandisce, così apprezzo l’espressione del volto. Parliamo chinglish, cinese, cinitaliano. Ci scambiamo testi, basi dati, formule, diagrammi.

Ora seguiamo (e ottimizziamo) le procedure della rete interconnessa dell’energia mondiale gestita dal software della Grande Rete. Valutiamo i rendimenti. Decidiamo modifiche e innovazioni. L’energia è prodotta da eolico, idroelettrico, geotermico, maree, nucleare [piccole centrali sicure], termoelettrico gas e carbone. L’anidride carbonica prodotta viene scissa di nuovo in carbonio e ossigeno e in parte compressa e portata alle serre iperproduttive che producono alimenti per tutto il mondo. Non ci sono più esseri umani che soffrano la fame.

La Grande Rete contiene database con dati aggiornati di continuo su tutti i valori delle variabili, oltre che per l’energia, per trasporti, comunicazioni, commercio, miniere, stato delle popolazioni [concentrazioni, salute, attività]

Nel 2056 la famiglia, base della società, è un gruppo di persone in simbiosi con lo stesso supercomputer. Non sono significativi i vincoli di sangue, non ci sono rapporti gerarchici. Il loro numero è arbitrario e la distribuzione fra i sessi è casuale. I rapporti sessuali sono altrettanto frequenti fra membri di una stessa famiglia e di famiglie diverse.. Tutti i membri di una famiglia si considerano figli del computer. I bambini sono allevati da tutti, ma il computer svolge parte essenziale della loro educazione.

Il supercomputer registra in memoria: informazioni scientifiche e testi letterari, storia, tradizioni e aneddoti familiari, contabilità del patrimonio familiare e dati che i familiari gli affidano. È biblioteca, libro di testo, libro dei conti, consigliere e guida. Comunica con testi su carta o schermo e anche con le voci dei membri presenti e passati. Ha una personalità composta da quelle dei figli vivi e morti.

Alcune famiglie hanno orientamento scientifico, altre letterario. Altre esercitano attività commerciali, tecniche o manifatturiere. Le società industriali e commerciali non esistono più. Ogni struttura economica è una famiglia. Alcune famiglie, che producono automobili, aeroplani o computer hanno migliaia di figli. Fra loro non ci sono lotte di classe, né di potere. La società è stabile. Non esistono più razze umane diverse. La facilità delle migrazioni ha favorito la miscegenazione: le caratteristiche somatiche degli esseri umani in tutto il mondo sono uniformi. L'economia non ha più cicli di variazione. Le aziende familiari sono stabili, il tenore di vita è alto. Facciamo ricerca. Continuiamo a migliorare. 


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giovedì

2020: ripartiamo con grinta e fiducia W L'ITALIA !

EXPO 2020: tirocini a Dubai

Bando per attivazione di tirocini curriculari trimestrali nell’ambito della partecipazione italiana a EXPO 2020 Dubai.
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venerdì

AMBIENTE - IMPRESA - MARKETING.

di Giancarlo Bertollini
Fin da piccoli, attraverso i media siamo colpiti soprattutto dalle straordinarie potenzialità legate al Marketing e dagli enormi vantaggi che dalla “Mercatistica o Scienza del Mercato” le Aziende ne traggono, affiancate dal Merchandising o "Supportistica con tutte le attività di supporto al prodotto", dall'oggettistica all'immagine, anche in abbinamento con prodotti di altri settori. 
Le finalità di questa disciplina sono e debbono essere quelle di garantire il più efficace impiego delle risorse, per ottenere risultati concreti su fronti critici quali l'incremento delle vendite, il contenimento dei costi, ecc. 
In un mondo che corre sempre più velocemente in equilibrio precario, cresce anche l’esigenza di soluzioni sempre più vantaggiose per l’impresa allargata al contesto in cui opera: l’Ambiente. 
La nostra, infatti, è la prima generazione della storia, con il compito di decidere se la specie di cui facciamo parte, dovrà o meno continuare ad esistere: l’Uomo potrà salvarsi solo se impiegherà le risorse disponibili per tentare di riparare i danni provocati all'Ambiente. Nei nuovi insediamenti ed in quelli doverosamente rinnovati, si profilano periodi di grande dinamismo e di una sempre più spietata concorrenza, dove sarà determinante il profilo della correttezza nello sfruttamento delle risorse.
Il nostro paradigma deve essere: 
le "Aziende" non esistono, esistono gli Uomini che le compongono!
(Il fattore umano è tornato ad essere determinante).
















Ricordiamoci sempre che... 

Più di 40 anni fa Michele Ferrero scrisse le 17 regole per la corretta gestione dei collaboratori.

Ancora la parola leadership non si usava eppure le regole che hanno aiutato la Ferrero a diventare grande non risentono dell’età.

  1. Nei vostri contatti mettete i vostri collaboratori a loro agio:

 - Dedicate loro il tempo necessario e non le “briciole”
 - Preoccupatevi di ascoltare ciò che hanno da dirvi
 - Non date loro l’impressione che siate sulle spine
 - Non fateli mai sentire “piccoli”
 - La sedia più comoda del vostro ufficio sia destinata a loro

  2. Prendete decisioni chiare e fatevi aiutare dai vostri collaboratori, essi crederanno nelle scelte a cui hanno concorso.

  3. Rendete partecipi i collaboratori dei cambiamenti e discutetene prima della loro attuazione con gli interessati.

  4. Comunicate gli apprezzamenti favorevoli ai lavoratori, quelli sfavorevoli comunicateli solo quando necessario, in quest’ultimo caso non limitatevi a una critica, ma indicate ciò che dovrà essere fatto nell’avvenire perché serva a imparare.

  5. I vostri interventi siano sempre tempestivi: “Troppo tardi” è pericoloso quanto “Troppo presto”.

  6. Agite sulle cause più che sul comportamento.

  7. Considerate i problemi nel loro aspetto generale e non perdetevi nei dettagli, lasciate ai dipendenti un certo margine di tolleranza.

  8. Siate sempre umani.

  9. Non chiedete cose impossibili.

10. Ammettete serenamente i vostri errori, vi aiuterà a non ripeterli.

11. Preoccupatevi di quello che pensano di voi i vostri collaboratori.

12. Non pretendete di essere tutto per i vostri collaboratori, in questo caso finireste per essere niente.

13. Diffidate di quelli che vi adulano, a lungo andare sono più controproducenti di quelli che vi contraddicono.

14. Date sempre quanto dovete e ricordate che spesso non è questione di quanto, ma di come e di quando.

15. Non prendete mai decisioni sotto l’influsso dell’ira, della premura, della delusione, della preoccupazione, ma demandatele a quando il vostro giudizio potrà essere più sereno.

16. Ricordate che un buon capo può far sentire un gigante un uomo normale, ma un capo cattivo può trasformare un gigante in un nano.

17. Se non credete in questi principi, rinunciate ad essere capi.

Anche grazie a questo storico manoscritto, Ferrero è diventata una delle aziende più importanti al Mondo.
 



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martedì

INTRODUZIONE ALLA STUPIDITA' - di Roberto VACCA

Se non stiamo attenti, siamo tutti stupidi, almeno ogni tanto. Alcuni di noi sbagliano spesso. A cose fatte, riconosciamo gli stupidi errori altrui più facilmente dei nostri. E' un primo passo per evitarli. L'argomento è importante, ma i pareri si dividono subito. Quindi è difficile formulare teorie sulla stupidità. Ci provò Carlo M. Cipolla, grande storico di economia industriale, innovazione, creazione e declino degli imperi. Nel suo Allegro, ma non troppo (Il Mulino 1988) propose "Leggi fondamentali della stupidità umana". La prima legge è: "Ognuno di noi sottovaluta sempre il  numero di stupidi in circolazione". La seconda: "La probabilità che una persona sia stupida è indipendente da ogni altra sua caratteristica". Si sente che l'approccio è in parte giocoso. Il testo è meno felice degli altri di Cipolla. Ha discusso queste tesi Giancarlo Livraghi in una serie di saggi acuti, disponibili su www.gandalf.it/stupid ma è opinabile se certe persone siano stupide o no, quindi teorizzare in merito è stancante.
Meno serio, talora assurdo, ma più divertente perché pieno di esempi, è il libro di Walter B. Pitkin: "Una breve introduzione alla storia della stupidità umana" (1932): una rassegna di errori e follie famose di oltre 500 pagine. E' un minestrone di informazioni storiche e culturali, citazioni, classificazioni improvvisate, notizie insolite. E' scritto con passione e sfocia spesso in invettive, a volte felici, a volte infondate. I difetti di Pitkin vengono redenti nelle ultime pagine del libro da folgorazioni profetiche sorprendenti e poco note di cui cito qui passi salienti.
Pitkin insegnava alla Columbia University. Pubblicò "L'arte di imparare" (un manuale pieno di efficace buon senso) e "La vita comincia a 40 anni", che diventò una battuta standard che si sente ripetere anche oggi.
Con la sua foga Pitkin prese per buone anche teorie assurde, o molto criticabili. Ad esempio, accetta come assodata la teoria che i negri siano meno intelligenti dei bianchi. Poi specifica che il problema non esiste in USA - perchè non ci sono quasi negri. Sarebbero quelli di razza pura ad essere stupidi: basta che abbiano un po' di sangue bianco per essere intelligenti come gli altri. Poi specifica: anche i bianchi non sono proprio intelligenti - in stragrande maggioranza sono stupidi.
Sono gradevoli i passi in cui Pitkin attacca personaggi famosi. Troviamo, quindi, elenchi delle stupidaggini fatte o dette da: Alessandro Magno, dagli scienziati greci (incapaci a formulare l'algebra), dagli antichi Romani, da Napoleone, dai banchieri, dagli inglesi, dal Presidente Hoover (che dichiarò salda e prospera l'economia USA due giorni prima del crollo di Wall Street del 1929), da Mussolini (che voleva ricreare l'impero e far crescere di 20 milioni la popolazione italiana), da Hitler che (un anno prima di andare al potere) si proponeva già di uccidere gli ebrei fra cui Einstein. Un posto speciale spetta a W.N. Doak, Secretary of Labor nel 1931, che attribuiva i suoi successi a una patata magica che si portava sempre dietro. Fanno la figura degli stupidi i militari: gli ammiragli tedeschi che costruirono pochi U-boot nella prima guerra mondiale, gli inglesi che fallirono a Gallipoli e tanti altri.
Pitkin fustiga la stupidità di papa Pio XI che nell'enciclica Quadragesimo Anno propugna giustizia sociale ed equa ripartizione della ricchezza. Scrive: "Non capisce che la prosperità non si raggiunge a meno che si diffonda il controllo delle nascite", commento inatteso - nel 1932. Curioso: apprezza Lenin "che cercò di liberare i russi dall'oppressione della religione capitalistica e del capitalismo religioso". Gli trovava la scusante di aver guardato il mondo attraverso gli sfocati occhiali della metafisica marxista e ne ignorava le estreme violenze. Stranamente fustiga Walt Whitman (pigro e ignorante), poeta che era invece civile e che molti di noi amano molto. Non combatte apertamente la religione, ma critica duramente le credenze gratuite nelle leggende. E fustiga gli scienziati che eccellono nel loro settore e poi sostengono gratuitamente che le loro scoperte confermano le credenze religiose che, quando erano bambini, impararono da preti e governanti.
Come rimediare alla stupidità? Qui Pitkin diventa profetico.  Dice: "Abbiamo avuto grandi successi nel produrre energia meccanica, luce e suoni. Riusciremo presto a migliorare i nostri sensi." E preconizza l'invenzione di sensori infrarossi per vedere al buio e di radar per guidare aerei nella notte a 120 km/h. Ma, dopo i super-sensi avremo la Super-macchina: Pitkin intuì l'avvento dei computer ben 5 anni prima che Claude Shannon inventasse la teoria della commutazione su cui si fonda il progetto dei circuiti digitali. La cosa è straordinaria perché Pitkin non conosceva nemmeno l'algebra di Boole (usata da Shannon), né i tentativi di Charles Babbage, cita solo una macchinetta logica realizzata da W.S. Jevons (venuto dopo Boole e più noto come economista).
Ecco alcune citazioni dal libro: "La meccanizzazione della memoria sarà lo stadio finale della guerra dell'uomo contro la stupidità. Comincerà l'era della Super-Mente. ... La Super-Mente sarà costituita da centinaia di apparecchiature capaci di eseguire su grande scala tutte le operazioni di associazione, analisi, inferenza e sintesi che la nostra mente svolge su scala minima.  ....  Dopo Jevons, uomini che combinano i doni del matematico e l'abilità dell'inventore meccanico hanno fatto progressi sorprendenti verso questa macchina suprema. Hanno costruito l'integrafo che risolve problemi di matematica superiore non solubili nemmeno dai matematici più abili - tanto da superare lo stesso Einstein. .... Il pensiero meccanizzato è cominciato: entro un secolo sarà tanto usuale quanto lo è oggi l'automobile. In questa imminente era felice, nessuna persona colta sarà tanto sciocca da riflettere solo col suo cervello su come investire i suoi soldi, migliorare la propria azienda o destinare i fondi pubblici. .... Credo fermamente che affidando l'amministrazione di una città a un gruppo di economisti e matematici, in grado di meccanizzarla, si potrà risolvere almeno la metà dei problemi  con alta precisione. ... Entro il 2500 le macchine risolveranno tutti i nostri problemi economici. L'inquilino della Casa Bianca sarà, allora, soltanto ufficialmente addetto a premere bottoni - grazie a Dio! .... Verrà, quindi, l'era finale, la sola che meriterà il nome di civilizzazione. "La stupidità umana sarà minimizzata. Gli errori rimarranno solo nell'uso e nel progetto delle macchine. L'uomo finalmente emergerà dalla giungla."
Erano i problemi economici che più assillavano Pitkin, in tempo di profonda depressione economica. Notevole che indicasse gli errori nell'uso dei computer come rischio futuro e grave. Alcuni di noi ne sono ben consci - più di 80 anni dopo.

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