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venerdì 3 gennaio 2020

Si sa che gli italiani hanno un rapporto del tutto speciale con il caffè. La conferma è data anche dalle invenzioni italiane in questo campo, dalla moka alla macchina del caffè espresso.

Fu Angelo Moriondo, un imprenditore torinese vissuto a cavallo tra ottocento e novecento, a inventare la prima macchina automatica per fare una bevanda il cui nome si sarebbe poi diffuso dall’Italia al resto del mondo: il caffè espresso.
Progetto della prima macchina del caffè espresso di A. Moriondo. Fonte: Wikipedia
Moriondo gestiva diversi alberghi e ristoranti nella bellissima ed elegante Torino, e fu proprio quest’attività a fargli venire l’idea di realizzare un apparecchio meccanico che gli permettesse si servire alla clientela dei propri bar un caffè istantaneo, per limitare i tempi di attesa e servire più clienti nello stesso momento.

La macchina del caffè espresso venne realizzata in collaborazione con il meccanico Martina, e venne ufficialmente presentata per la prima volta all'Expo Generale di Torino del 1884.

Il primo brevetto fu registrato il 16 maggio 1884,  con la denominazione “Nuovi apparecchi a vapore per la confezione economica ed istantanea del caffè in bevanda. Sistema A. Moriondo”.

L’innovativo sistema  del Moriondo permetteva di ottenere, tramite un complesso apparato di serpentine, una fuoriuscita di acqua bollente a forte pressione che, attraversando di getto il contenitore con la polvere di caffè, faceva uscire la bevanda molto velocemente.

Oltre ad avere tempi di preparazione ridottissimi, il nuovo caffè espresso aveva anche la caratteristica di essere altamente concentrato e quindi dal gusto forte e dall'aroma deciso.

Moriondo non sfruttò mai industrialmente questa straordinaria invenzione italiana, e si limitò a utilizzare i prototipi artigianali delle sue macchine da caffè nei bar dei suoi alberghi.

Successivamente fu Luigi Bezzera a brevettare dei miglioramenti apportati al progetto originale, per poi cederne i diritti a Desiderio Pavoni, che inaugurò nel 1905 la prima produzione in serie di macchine da caffè espresso, in una piccola officina di Milano.

Quando Pier Teresio Arduino fondò nel capoluogo piemontese la storica ditta “Victoria Arduino”, il brevetto tornò a Torino, e da lì inizio a diffondersi in tutto il mondo, grazie a un nuovo ciclo di produzione industriale delle macchine automatiche per il caffè su ampia scala. (Oggi Nuova Simonelli)

Achille Gaggia, titolare dell’omonima azienda, introdusse un ulteriore miglioramento nel 1947, ovvero il cosiddetto gruppo a leva, grazie al quale oggi le macchine da espresso sono in grado di produrre quella deliziosa cremina che tanto apprezziamo nei nostri caffè al bar. (Oggi Gruppo SAECO)

Fonte: Italia Culturale

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giovedì 27 giugno 2019

SS PIETRO E PAOLO: L’INFIORATA STORICA DI ROMA.


Al via Sabato 29 la IX Edizione della manifestazione che attrae a San Pietro migliaia di visitatori.

In occasione della festa patronale dei SS. Pietro e Paolo, la ProLoco Roma Capitale promuove la manifestazione che vedrà la realizzazione di opere d’arte sacra con petali di fiori e tecniche miste su Piazza Pio XII (Piazza San Pietro) e lungo via della Conciliazione.

Dal tramonto di Venerdì 28 giugno, maestri infioratori di tutta Italia e squadre di volontari lavoreranno per tutta la notte, per presentare ai visitatori queste vere e proprie opere d’arte floreale che verranno ultimate entro le ore 9 del mattino, quando la manifestazione verrà ufficialmente inaugurata.

Quest’anno verranno allestiti 15 quadri, caratterizzati per le grandi dimensioni, ognuno di circa 50 metri quadrati. La tecnica tradizionale è quella dei fiori freschi (eventualmente essiccati in maniera naturale al sole) ma dagli infioratori presenti saranno utilizzati anche trucioli, segatura naturale colorata, sale, sabbia colorata, zucchero e lava vulcanica.

"Abbiamo il dovere come ProLoco di Roma di riportare alla luce e far rivivere antichissime tradizioni della cultura Romana. E’ per questo che dal 2011 abbiamo recuperato e valorizzato l’antica usanza della realizzazione di quadri floreali, proprio in occasione della festa dei Santi Patroni e del Santo Padre - afferma Lucia Rosi Presidente della ProLoco di Roma Capitale -"

"La tradizione dell’Infiorata è antichissima ed è nata a Roma nel 1625 dal fiorista Benedetto Drei - afferma Mauro Abbondanza, Direttore della  ProLoco di Roma Capitale -  ed è stata poi ripresa da Gian Lorenzo Bernini, maestro delle feste barocche. Diffusa tra i Castelli Romani e altre località del Lazio è però scomparsa proprio a Roma. Questa antica tradizione è stata poi riscoperta e valorizzata dalla ProLoco di Roma Capitale".

Quest’anno partecipa anche l’Unpli con la seconda edizione della Infiorata delle ProLoco.
"Con tale iniziativa vogliamo valorizzare una tradizione sentita e rievocata in molte regioni d’Italia, legata in alcuni casi alla celebrazione del Corpus Domini, in altre al solstizio di primavera: eventi che spesso diventano momenti di attrazione turistica" sottolinea il Presidente dell’Unione Nazionale delle ProLoco d’Italia, Antonino La Spina. 

In questa edizione saranno 15 i quadri realizzati dalle Pro Loco di: Roma Capitale (Lazio), Granze (Veneto), Patù (Puglia), Acquaviva Platani (Sicilia), Pontelongo (Veneto), Fucecchio (Toscana), Acireale (Sicilia), Tramutola (Basilicata), Rotonda (Basilicata), Gallese (Lazio), Aprilia (Lazio), Castelraimondo (Marche), Torricella Sicura (Abruzzo), da Unpli Lombardia (Curtatone, Guidizzolo, Casalmaiocco) e dalla Pro Loco Guspini - Ass. Culturale Infioratori Santa Maria (Sardegna).

L’iniziativa, patrocinata dalla Regione Lazio e dal I Municipio di Roma Capitale, ha l’intento di mostrare le diversificate esperienze artistiche di tappeti di Arte Effimera, di difenderne la secolare tradizione e promuoverne la peculiarità nel mondo. Una meravigliosa kermesse da non perdere.

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giovedì 14 febbraio 2019

La Verità e la Menzogna !

Secondo una leggenda del XIX secolo, la verità e la menzogna un giorno si incontrarono.
La Menzogna dice alla Verità:
"Oggi è una giornata meravigliosa"!
La Verità guarda verso il cielo e sospira, perché la giornata è davvero bella. Trascorrono molto tempo insieme, arrivando infine accanto a un pozzo.
La Menzogna dice alla Verità:
"L'acqua è molto bella, facciamo un bagno insieme!"
La Verità, ancora una volta sospettosa, mette alla prova l'acqua e scopre che è davvero molto bella.
Si spogliano e iniziano a fare il bagno.
Improvvisamente, la Menzogna esce dall'acqua, indossa i vestiti della Verità e fugge via.
La Verità furiosa, esce dal pozzo e rincorre la Menzogna per riprendersi i vestiti.
il dipinto "La verità che esce dal pozzo" Jean-Léon Gérôme, 1896.

Ma il Mondo, vedendo la verità nuda, distoglie lo sguardo, con rabbia e disprezzo.
La povera Verità ritorna al pozzo e scompare per sempre, nascondendo la sua vergogna. 
Da allora, la Menzogna gira per il mondo, vestita come la Verità, soddisfacendo i bisogni della Società ... perché il Mondo, in ogni caso, non nutre alcun desiderio di incontrare la Verità Nuda

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martedì 4 settembre 2018

L'anno del ”Centenario della Grande Unione” per la Romania.

I rumeni rappresentano una delle comunità le più importanti dell’Italia. Per loro, come anche per i rumeni di tutto il mondo, quest’anno ha un significato particolare. Cento anni fa è stata compiuta l’unificazione di tutte le province storiche rumene in uno stato unico. Per questo, per la Romania, l’anno 2018 significa l’anno del ”centenario della Grande Unione”. 

Come si già sa, alla fine della Prima Guerra Mondiale, il mondo e l’Europa hanno affrontato cambiamenti maggiori. La maggior parte dei paesi europei intendevano liberare i loro territori, occupati dagli imperi multinazionali: Austro-Ungherese, Zarista e Ottomano. In tale circostanza si trovava anche il Regno della Romania che, nell’anno 1916, entrava in guerra accanto all’Antanta, al fine di liberare i rumeni della Transilvania dall’occupazione dell’Imperio Austro-Ungherese. L’esercito rumeno ha avuto un apporto molto importante allo sforzo di guerra dell’Antanta, sul fronte orientale, con ingenti sacrifici umani . 
Il contributo rumeno agli sforzi di guerra dell’Antanta è stato significativo sul fronte orientale, anche i sacrifici di vite umane sono stati considerevoli: centinaia di migliaia di soldati rumeni hanno perso la vita per la causa nazionale. Da questo punto di vista, si può ritenere che, come anche altre nazioni, quali, ad esempio, quella italiana, i rumeni hanno raggiunto l’unione nazione con ingenti sacrifici. I sacrifici ed il contributo alla victoria dell’Antanta hanno costituito argomenti maggiori nel riconoscere, da parte delle Grandi Poteri – Stati Unitesi, Inghilterra, Francia e Italia – l’unificazione dei territori rumeni, compiuta nell’anno 1918.
Animati dall’ideale identitario, i rumeni dei territori occupati hanno intensificato l’attività nazionale alla fine della Prima Guerra Mondiale. Contribuendovi, in maniera rilevante, anche i principi di riorganizzazione del mondo postbellico, lanciati dal presidente americano Wilson, nel mese di gennaio dell’anno 1918. Per i rumeni, come anche per le altre nazioni dell’Europa Centrale e Orientale, il più importante di essi è stato quello che stipulava il diritto delle nazioni all’autodeterminazione.
Secondo il suddetto principio, i leader politici e intellettuali dei rumeni della Transilvania, Bucovina e Basarabia hanno avviato un processo storico fondamentale attraverso cui, dall’autodeterminazione nazionale, è stata compiuta l’unione delle suddette province con il Regno della Romania. Da sottolineare il carattere rappresentativo e plebiscitario delle decisioni e risoluzioni di unificazione, queste essendo l’esito della voglia liberamente espressa dalla maggior parte della popolazione. Queste decisioni fondamentali per la nazione rumena hanno ricevuto il riconoscimento internazionale al Congresso di Pace di Parigi degli anni 1919-1920, quando lo stato nazionale unitario rumeno è stato convalidato sul piano esterno, attraverso un sistema di trattati.
Gli ingenti sacrifici fatti dalla Romania durante la guerra, nonché la legittimità degli obiettivi nazionali rumeni hanno inclinato decisivamente la bilancia a favore del riconoscimento della Grande Romania da parte dei grandi poteri dell’epoca: Stati Unitesi, Inghilterra, Francia ed Italia.
Da sottolineare che l’esito di questo processo storico interno, nonché del riconoscimento internazionale, è stato la Romania interbellica, uno degli stati importanti dell’Europa Centrale e Orientale. La Romania, quale membro di grande portata della Società delle Nazioni, è stata un sostenitore costante della pace e della conciliazione tra le nazioni, del rispetto del diritto internazionale. Sul piano interno, la Romania ha attuato profonde riforme democratico – agrarie ed elettorali – avendo una delle più avanzate costituzioni dell’Europa, in cui i diritti e libertà civiche erano ben garantiti. 
                 Antoniu Martin, storico, Romania

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lunedì 12 giugno 2017

Massoneria, una vicenda tra storia e leggenda.

Simone Morichini di Simone Morichini, in Blog, del 
In periodi storici di incertezza e confusione nascono e si sviluppano le più bizzarre speculazioni su chi governa il mondo e su come vengano organizzati complotti per conquistare e mantenere il potere. E, come un fiume carsico, riemergono le teorie sulla Massoneria come una sorta di “grande vecchio” che tira i fili dell’economia e della politica. Eppure le origini dei Liberi Muratori affondano le radici in ideali condivisibili come la fratellanza universale, la tolleranza e il rispetto per il libero arbitrio. Come mai allora questa sinistra fama acquisita dalla Massoneria nel corso dei secoli?

La Massoneria moderna, nascita e miti fondativi.

È allora opportuno ripercorrere i momenti fondativi e le tradizioni storiche della Loggia dei Liberi Muratori. Per ricostruire le vicende della Massoneria moderna, non si può non fare riferimento alla data del 24 giugno 1717, giorno della festività di san Giovanni Battista, quando quattro logge di Londra si riuniscono sotto la presidenza di Christopher Wren e mettono a punto l’unificazione di un’unica organizzazione, la Gran Loggia di Londra, alla cui gran maestranza viene posto Antony Sayer. Come scrive Christian Jacq in La Massoneria: storia e iniziazione: “Gli avvenimenti del 1717 segnano l’attesa nascita di una Massoneria che s’eleva verso le cime intellettuali, abbandonando il vecchio condizionamento manuale e incolto. Tutti gli storici sono comunque d’accordo sul fatto che gli intellettuali hanno finito col rimpiazzare gli artigiani. Il processo ebbe inizio nel secolo XVII, quando principiarono a formarsi le logge dei Massoni detti ‘accettati’, perché non praticavano professioni artigianali. È per tale motivo che si designa l’antica comunità con l’espressione ‘Massoneria operativa’ e la nuova comunità con quella di ‘Massoneria speculativa’”. Pertanto, il 24 giugno 1717 viene assunta come l’inizio di una nuova dinamica della Massoneria in cui le logge dei liberi muratori vengono a esser composte quasi esclusivamente di “accettati”. Da sempre, la corporazione dei liberi muratori ha ispirato misteri e leggende in quanto erano loro, i lavoratori delle costruzioni, dai muratori agli architetti, ad aver costruito, sin dall’antichità, strutture come l’arca di Noè e il tempio di Salomone e si riteneva, quindi, fossero in possesso di chissà quali poteri e segreti. Soprattutto in epoca moderna, appassionati di esoterismo appartenenti all’aristocrazia e alla borghesia cercavano di accedere a queste “logge” pagando un certo corrispettivo non essendo dei “liberi muratori”. Vi sono alcuni punti da tenere ben presenti quando si ricostruiscono le origini della massoneria moderna. In primo luogo, proprio la fusione delle quattro logge nella Gran Loggia di Londra diede modo di elaborare una sorta di Costituzione del neonato organismo. Essa fu delineata nel 1721 dal pastore presbiteriano James Anderson, rivista da un comitato di massoni con a capo Jean-Théophile Desaguliers e pubblicata nel 1723. Essa consta di quattro parti: storia leggendaria dell’ordine, “arte” massonica, “doveri” e regolamento per le logge. In secondo luogo è bene evidenziare che esistono alcuni momenti essenziali per la costruzione del rituale “speculativo” della Massoneria. E sono essenzialmente due: un insieme di leggende e i segni di riconoscimento. Per quanto riguarda il primo punto, i principali testi di riferimento sono i due manoscritti Halliwell (o anche detto Regio, scritto in forma di poema) e Cooke (redatto in prosa), risalenti ai secoli XIV e XV e dove si fa esplicito riferimento al viaggio di Euclide in Egitto, alla figura del mastro costruttore Jabal fino a inserire i temi dell’arca di Noè, al tempio di Salomone e del suo leggendario architetto Hiram Abiff. Sul secondo elemento, si può senz'altro dire che le parole o i segni di riconoscimento costituiscono i tratti “speculativi” della Massoneria moderna. L’obiettivo è puramente pratico e riguarda una sorta di iter da seguire per quanto riguarda i lavoratori dell’industria della costruzione. La “parola massonica” toccava tutti coloro che avevano attraversato un regolare apprendistato corporativo e, grazie a ciò, ci si distingueva da tutti gli altri lavoratori che, pur in grado di svolgere quella professione, non avevano seguito questo particolare percorso. In tal maniera, capimastri e imprenditori legati alla Massoneria riconoscevano i lavoratori “validi” da quelli “non validi” proteggendo così la corporazione.

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martedì 30 maggio 2017

IL VINO...La mia Vita da oltre 50anni !

Vorrei sottolineare che nelle Gallie i primi impianti dovrebbero essere stati fatti da alcuni coloni Greci, poi dagli antichi Romani che, quando montavano il "Castrum" avevano una priorità nel piantare i Vitigni e l'Insalata Romana (''questo ci dice che già sapevano che il Campo sarebbe durato anni, la Vite inizia a dare i primi frutti dopo tre anni''). 
I Vitigni piantati, che originano sui colli della Toscana Centrale, possono essere così inquadrati:
  • ''Predicato di Biturica'' (Cabernet Sauvignon). 
  • ''Predicato di Muschio'' (Chardonnay) 
  • ''Predicato del Selvante'' (Sauvignon)
  • ''Predicato di Cardisco'' (Sangiovese)
Questo per dovere di chiarezza sulle origini non "Francesi". 

                 Giancarlo Bertollini





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giovedì 29 dicembre 2016

Capodanno: storia, origini, riti, usanze e leggende.

IL PRIMO GIORNO DELL’ANNO NEL MONDO
Lenticchie, botti, frutta e tradizioni dei diversi Paesi del Globo.
In tutto il mondo si festeggia il Capodanno: per ogni Paese esistono diverse usanze, pagane o religiose, a cui occorre far fede per portare fortuna al nuovo anno che arriva. La mezzanotte segna un momento di passaggio che ricorda al mondo la fine di qualcosa e l'inizio di un nuovo percorso da fare. Tutti i simboli e le usanze di Capodanno hanno radici storiche molto antiche e radicate che spesso non sono conosciute. Perché ci si veste di rosso? Perché ci si bacia sotto il vischio? Perché porta bene mangiare le lenticchie o il melograno? Perché si sparano i botti? Perché si gettano le cose vecchie? Andiamo a scoprirlo...

IL CAPODANNO. Capodanno è il primo giorno dell'anno. Nel mondo moderno il Capodanno cade il 1º gennaio del Calendario Gregoriano in uso ai fini civili in tutto il globo. Nella larghissima maggioranza degli Stati è un giorno di festa. Il 1 gennaio cade anche la festa solenne dedicata alla Madre di Dio.

ORIGINI E STORIA DEL CAPODANNO. Il Capodanno risale alla festa del dio romano Giano. Nel VII secolo i pagani delle Fiandre, seguaci dei druidi, avevano il costume di festeggiare il passaggio al nuovo anno. Per i Babilonesi il nuovo anno cominciava con la rinascita della Terra, cioè con la primavera. Ecco come si è arrivati a festeggiare il nuovo anno il 1 gennaio: fu Giulio Cesare, nel 46 a.c., a creare il "Calendario Giuliano" che stabiliva che l'anno nuovo iniziasse il primo gennaio. Il primo di gennaio i Romani usavano invitare a pranzo gli amici e scambiarsi il dono di un vaso bianco con miele, datteri e fichi, il tutto accompagnato da ramoscelli d'alloro, detti strenne, come augurio di fortuna e felicità. Il nome strenna derivava dal fatto che i rami venivano staccati da un boschetto della via sacra ad una dea di origine sabina: Strenia, che aveva uno spazio verde a lei dedicato sul Monte Velia. La dea era apportatrice di fortuna e felicità; il termine latino "strenna", presagio fortunato, deriva probabilmente proprio dalla dea. Nel Medioevo molti Paesi europei usavano il Calendario Giuliano, ma vi era un'ampia varietà di date che indicavano il momento iniziale dell'anno. Tra queste per esempio il 1 marzo (capodanno nella Roma repubblicana), il 25 marzo (Annunciazione del Signore) o il 25 dicembre (Natale). Solo con l'adozione universale del Calendario Gregoriano (dal nome di papa Gregorio XIII, che lo ideò nel  1582), la data del 1 gennaio come inizio dell'anno divenne infine comune. 

LENTICCHIE A MEZZANOTTE. Uno dei riti più conosciuti in tutta Italia è quello di mangiare le lenticchie allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre. Questa usanza sembra che favorisca l'abbondanza e la ricchezza: i legumi, infatti, sono considerati un cibo in grado di nutrire e di opporsi alla fine del tempo in vista di una generazione di prospettive valide per il futuro. In sostanza l'affermazione della vita contro quella che sembra essere una fine che suscita paure ataviche.

I BOTTI DI CAPODANNO. Anche i "botti" di Capodanno sono la manifestazione della volontà di allontanare le forze del male e gli spiriti maligni che si scatenano in un momento di passaggio dal vecchio al nuovo anno, dalla fine all'inizio del tempo. I "botti" oggi rappresentano anche l'allegria per l'arrivo del nuovo anno.

LANCIARE I COCCI A MEZZANOTTE. L'usanza più caratteristica come rito di eliminazione del male, fisico e morale, che si è accumulato nell'anno trascorso è quella di lanciare i cocci a mezzanotte. Questa usanza è diffusa in diverse parti d'Italia ed è ancora viva nelle grandi città come Napoli e Roma.

L'UVA PASSA. La tradizione vuol che oltre alle lenticchie anche la scelta di mangiare dell'uva passa nel corso della notte di Capodanno porti soldi in abbondanza nel nuovo anno.

LE STRENNE. Un altro elemento propiziatorio è dato dalle strenne: ricevere molti regali, infatti, accumulerà l'abbondanza per tutto l'anno. L'uso presso i romani si chiamava "streniarum commercium". In varie regioni, durante la notte di Capodanno, gruppi di giovani vanno per le strade a cantare la "strenna", con gli auguri di un felice anno nuovo e la richiesta di doni.

I "PRODIGI". Durante il Capodanno, in diverse regioni d'Italia, vengono rievocati i prodigi. A Pettorano sul Gizio, in Abruzzo, vi è la credenza che, nel preciso momento in cui scocca la mezzanotte di Capodanno, l'acqua del fiume si arresti e diventi d'oro, e subito dopo torni a scorrere come prima. Una donna ignara del prodigio, si trovò ad attingere proprio in quell'attimo e invece dell'acqua portò a casa la conca piena d'oro.

LA PRIMA PERSONA CHE SI INCONTRA PER STRADA. Allo scoccare della mezzanotte è importantissima la prima persona che si incontra per strada. È di buon augurio, infatti, incontrare un vecchio o un gobbo, mentre se si incontrerà un bambino o un prete si avrà disgrazia. La ragione di queste credenze è nel principio dell'analogia: il vecchio vuol dire che si vivrà a lungo; il gobbo porta bene sempre, tanto più nel giorno in cui tutte le forze hanno il massimo potere. In Piemonte, invece, porta fortuna incontrare un carro di fieno o un cavallo bianco.

LAVORO O RIPOSO? In Abruzzo porta bene che le donne diano inizio a quante più faccende è possibile fare, mentre in altre regioni il primo dell'anno deve trascorrere in riposo, altrimenti si lavorerà per tutto l'anno. 

I PRIMI 12 GIORNI DEL NUOVO ANNO. Un'altra tradizione diffusa è legata alle "calende": si ritiene, infatti, che dal tempo che farà nei primi dodici giorni dell'anno si possa prevedere quello che farà nei dodici mesi. In alcune regioni, come il Friuli Venezia Giulia, si cerca una conferma estendendo l'osservazione ai successivi dodici giorni, ossia fino a San Paolo, facendo però riferimento ai corrispondenti dodici mesi in senso inverso. Delle calende si hanno testimonianze bizantine fin dal secolo X d.c.

PREVISIONE DEL PREZZO DEL GRANO. Un altro pronostico è quello dei contadini per prevedere quale sarà il prezzo del grano. I contadini, infatti, prendono dal pagliaio una spiga, di cui scelgono dodici chicchi e li pongono sul focolare entro un cerchio di brace. Se il chicco abbinato a un mese salta in avanti, il prezzo del grano in quel mese aumenterà: se all'indietro, diminuirà.

BACIARSI SOTTO IL VISCHIO. Un'altra tradizione ancora molto seguita è quella di baciarsi sotto il vischio in segno di buon auspicio. A mezzanotte, come brindisi speciale, il bacio sotto al vischio con la persona amata vi porterà amore per tutto l'anno. Il vischio è una pianta benaugurale che dona prolificità sia materiale che spirituale. Sacro ai popoli antichi, i Druidi lo usavano nei sacri cerimoniali e nelle celebrazioni di purificazione, mentre i Celti ritenevano che quest'arboscello nascesse dove era scesa una folgore e che una bevanda particolare composta di questa pianta fosse un potente elisir contro la sterilità.

VESTIRE BIANCHERIA INTIMA ROSSA. La tradizione italiana segue anche l'usanza di vestire della biancheria intima rossa la sera di Capodanno. Si tratta di un modo per attirare i buoni auspici per il nuovo anno. Per il cenone dunque è d'obbligo un intimo color rosso sia per gli uomini che per le donne. Gli antichi romani lo indossavano come simbolo di sangue e guerra per allontanare la paura. Oggi è diventato un auspicio di fortuna per il nuovo anno.

MANGIARE 12 CHICCHI D'UVA. In Spagna c'è la tradizione di mangiare alla mezzanotte dodici chicchi d'uva, uno per ogni rintocco dei dodici scoccati da un orologio (il principale è quello di Puerta del Sol a Madrid).

APRIRE LA PORTA DI CASA. In Russia, dopo il dodicesimo rintocco, si apre la porta di casa per far entrare l'anno nuovo.

I MELOGRANI E L'UVA. Sono i frutti che non devono mancare sulla tavola del cenone di Capodanno. Sembra che portino fortuna...anche solo a guardarli. Il melograno simboleggia la fedeltà coniugale ed è di buon auspicio mangiarne per Capodanno. La leggenda narra che Proserpina, dopo aver mangiato questo frutto, sia stata condannata a passare il resto della vita nell'Ade, insieme a Plutone suo sposo.

GETTARE LE COSE VECCHIE. In segno di cambiamento con l'arrivo del nuovo anno è di buon augurio gettare le cose vecchie.

IL CAPODANNO IN ECUADOR ED IN PERU'. In Ecuador ed in Perù si esibiscono fuori la propria abitazione dei manichini di cartapesta, ed a mezzanotte vengono bruciati per le strade.

IL CAPODANNO IN GIAPPONE. In Giappone, prima della mezzanotte, le famiglie si recano nei templi per bere sakè ed ascoltare 108 colpi di gong che annunciano l'arrivo di un nuovo anno (si ritiene che il numero dei peccati che una persona commette in un anno sia questo ed in questo modo ci si purifichi).

IL CAPODANNO IN GERMANIA. In Germania il Capodanno si festeggia in maschera come a Carnevale.

IL CAPODANNO IN INDIA. In India il Capodanno non può essere festeggiato in casa: è obbligatorio uscire in strada.

IL CAPODANNO IN ROMANIA. A Capodanno in Romania si fanno gli auguri agli animali. In questo Paese sono ancora vive antiche usanze e credenze popolari, ad esempio in alcune zone si crede ai folletti e alle fate, si seguono riti propiziatori con pane, acqua o elementi semplici. In molti casi la tradizione è legata alla natura, come nel caso della notte di San Silvestro. A Capodanno in Romania è infatti buona usanza parlare con gli animali che si incontrano facendo loro gli auguri per il nuovo anno.

IL CAPODANNO IN GRECIA. In Grecia c'è l'usanza che il primo ad entrare in casa deve rompere un melograno a terra.

IL CAPODANNO IN SUDAMERICA. In Sudamerica c'è l'usanza di mangiare chicchi d'uva e di esprimere dodici desideri: uno per ogni mese dell'anno. In Brasile invece è d'obbligo indossare vestiti bianchi o dorati.

di Gioia Maria Tozzi

N.B.
Trattandosi di un articolo di particolare interesse per una migliore informazione, lo abbiamo semplicemente ripubblicato ai sensi delle normative vigenti:

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