giovedì

Registrare un Marchio, iniziando dal Copyright.

 

Possono costituire marchi d'impresa tutti i segni, in particolare le parole, compresi i nomi di persone, o i disegni, le lettere, le cifre, i colori, la forma del prodotto o del suo confezionamento, oppure i suoni, a condizione che tali segni siano adatti a distinguere i prodotti o i servizi di un'impresa  da  quelli di altre imprese; e ad  essere  rappresentati  nel  registro  in  modo  chiaro tale da determinare con chiarezza e precisione l'oggetto della  protezione  conferita  al titolare.

Il codice indica che il marchio deve:

  • Avere capacità distintiva: non può limitarsi a parole che facciano capire unicamente il tipo di attività svolta o di prodotto (art. 13 CPI) - ad esempio non è possibile registrare Accademia Danza Roma se la mia attività è una scuola di danza a Roma.
  • Essere lecito: non può essere in contrasto all’ordine pubblico e non deve violare le disposizioni di legge (14 CPI) - ad esempio non è possibile depositare un marchio che istighi alla violenza.

In base agli elementi che lo compongono il marchio può distinguersi in :

  • marchio denominativo, che è costituito solo da parole
  • marchio figurativo, che consiste in una figura o in una riproduzione di oggetti reali o di fantasia. Ai fini del deposito si considera figurativo anche il marchio misto (composto da parole e elementi figurativi)
  • marchio di forma o tridimensionale, che è costituito da una forma tridimensionale e che può comprendere i contenitori, gli imballaggi, il prodotto stesso o il loro aspetto
  • marchio sonoro che è costituito esclusivamente da un suono o da una combinazione di suoni
  • marchio di movimento, caratterizzato da un cambiamento di posizione degli elementi del marchio
  • marchio multimediale è costituito dalla combinazione di immagine e di suono
  • marchio a motivi ripetuti,
  • marchio di posizione,
  • marchio olografico, costituito da elementi con caratteristiche olografiche.

I marchi sonoro, di movimento, multimediale e olografico sono di recente introduzione nella disciplina nazionale; apposite circolari esplicative di prossima emanazione forniranno le informazioni necessarie per un loro corretto deposito. 

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Nassiriya: il grido di dolore dei superstiti.

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lunedì

RIVA DESTRA, 'CADUTA SIMBOLO DI RINASCITA, ORA ABBATTERE MURO GLOBALISMO'.

Roma, 9 nov. (Adnkronos) - "Il 9 Novembre è una data simbolo non solo per la Germania, ma per tutta l'Europa, simbolo della liberazione e dall'oppressione del comunismo. Purtroppo dobbiamo riscontrare che nessuno ne parla, sia nelle scuole, che nelle istituzioni. Riva Destra, movimento nato nel 1993 e anticomunista da sempre, si mobilita per parlarne e ricordarlo sui social, per ricordare che la caduta del muro di Berlino, era la rinascita dell'Europa e del suo popolo. Il 9 Novembre è la data della rivolta popolare Europea, una data che arriva dopo altre importanti tappe di forza e di rappresentanza di popolo. Si era partiti nel 1956 a Budapest, il 1968 a Praga, il 1980 a Danzica per come ricordato sopra, il 1989 a Berlino. Purtroppo oggi l'Europa intera governata da logiche di capitalismo globalizzato, dalla finanza quella a sostegno delle multinazionali sta dimostrando di aver fallito. Nel ribadire una storica richiesta di Fratelli d'Italia, ossia l'istituzione di una giornata europea per non dimenticare questa data importante, crediamo che sia giunta l'ora di abbattere il muro del globalismo, quello dell'ideologia globalista -prendendo in prestito le parole di Giorgia Meloni oggi in un'intervista- 'quella delle frontiere aperte, della finanza che vince sull'economia reale, del politicamente corretto, lontana dalla gente'". 

Questa una nota del movimento Riva Destra

Martedì 10 alle ore 21:00 ci sarà una VideoConferenza, per partecipare basterà cliccare QUI !

(Pol/Adnkronos) ISSN 2465 - 1222 09-NOV-20 13:56 

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venerdì

RIVA DESTRA DALLA PARTE DELLA CULTURA. QUELLA VERA.

di Francesca Proietti Cosimi

“L’arte è necessaria come il pane e come lo è la salute psicofisica. Il mondo dello spettacolo e della cultura in generale è in crisi da 10 anni”.

Sono stati gli anni di abbandono politico, sociale ed economico a ridurre così il mondo della cultura in generale. La crisi arriva da lontano ora con la pandemia, il tracollo finale. Sentir parlare le istituzioni di cultura, ora ha poco senso, se non hai delle idee sensate e soluzioni immediate. Mentre questo settore moriva cosa facevano loro? Nulla, perché si pensava solo al FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo), senza pensare a tutti i privati (produttori e teatri) che investivano nelle stagione teatrali, nei concerti e negli eventi, il loro patrimonio economico. Il settore privato è sempre stato considerato la Cenerentola di quel mondo, ma è da lì che sono nati gli spettacoli più belli. Nell’ultimo report di FederCulture si nota che negli ultimi 10 anni l’unica curva che è cresciuta è quella dei musei, rispetto alle perdite di cinema e teatro.

Musei + 7%

Cinema – 6,1 %

Teatro – 8,8%

Con la pandemia ed il lockdown la crisi della cultura è ancora più grave. Nel decreto ristori saranno riconosciuta, ai lavoratori iscritti al Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo con almeno 30 contributi giornalieri versati dal 1 gennaio 2019 alla data di entrata in vigore del presente decreto al medesimo Fondo, cui deriva un reddito non superiore a 50.000 euro, e non titolari di pensione, un’indennità, pari a 1000 euro. Questo però non può bastare perché lo spettacolo dal vivo quando si ferma ha lo stesso costo di quando va in scena. Chi risarcirà i produttori? Come potranno riallestire gli spettacoli? Su questo potrebbero esserci degli aiuti istituendo un Fondi Regionali e Comunali :- Aiuti economici per riallestimento spettacoli- Spazi pubblici gratis per prove- Interruzione affitti spazio culturali / Teatri comunali- Aiuti per la digitalizzazione delle società. Il settore dovrà fare i conti con scenari totalmente mutati e con un impossibile ritorno alla “normalità” pre-crisi, almeno nel medio periodo. Per tutta la filiera culturale, dalla produzione legislativa ministeriale alla fruizione individuale, sarà necessario ripensare i modelli e immaginare nuove condizioni di sostenibilità e di offerta.

Fonte: l'informazione.info 

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lunedì

Gigi... che dispiacere, ho avuto la fortuna di conversare con Te, seduti al Bar del "Globe" ed è un ricordo che porterò sempre con me. Abbiamo perso un insostituibile Gigante. Sono certo che ci guarderai da lassù. 😘

Gigi Proietti

Con la classe dell'eclettico

 
Gigi Proietti

La sua comicità, i suoi spettacoli-fiume, i suoi personaggi, le sue macchiette "petroliniane"; e ancora gli scioglilingua, le canzoni, le irriverenti risate, le parodie, le barzellette mimate: tutto ciò rende Gigi Proietti un genio e un maestro del teatro.

Luigi Proietti nasce a Roma il 2 novembre 1940; sente la vocazione per lo spettacolo molto presto.

Durante gli anni dell'università, mentre si dedica agli studi in Giurisprudenza, si esibisce con la chitarra nei locali notturni della capitale e, fin dagli esordi, si divide tra il teatro (recitando talvolta anche nelle cantine, poi arriverà al teatro Stabile di Roma e dell'Aquila), il cabaret, il gruppo di avanguardia 101, il cinema e la televisione.

I primi successi arrivano nel 1968 quando sostituisce Domenico Modugno nello spettacolo di Garinei e Giovannini "Alleluia Brava Gente" accanto a Renato Rascel. Da quel momento in poi ha inizio un susseguirsi di spettacoli di successo.

Nel 1973 interpreta Cavaradossi, protagonista insieme a Monica Vitti del film musicale "La Tosca", di Luigi Magni.

"A me gli occhi please" è lo spettacolo-cult nato nel 1976 nel Teatro Tenda di Roma, dove l'istrionico attore traeva oggetti dimenticati? spesso appartenenti al passato, come nel caso della paglietta di Petrolini - da un baule, attribuendo loro la funzione di evocare i temi dello spettacolo. Ricordiamo anche "Caro Petrolini", "Cirano", "I sette re di Roma" oltre a molti altri.

Grazie al suo grande successo Gigi Proietti è diventato anche direttore artistico del Teatro Brancaccio di Roma, non limitandosi mai ad una pura e burocratica gestione, bensì firmando negli anni anche una serie di regie di pregio, spesso affidate a giovani attori nati dalla sua fucina.

All'inizio della carriera, anche per mantenersi tra una tournée e l'altra, Gigi Proietti si dedica al doppiaggio: ha prestato la voce a Gatto Silvestro, in compagnia di Loretta Goggi (Tweety), a Richard Burton, Richard Harris, Marlon Brando, Robert de Niro e Dustin Hoffman. Sua è la voce del famoso grido "Adriana!", del primo "Rocky".

Famose inoltre sono le sue innumerevoli interpretazioni cinematografiche (ricordiamo "Febbre da cavallo") e quelle televisive ("Il Maresciallo Rocca", o "Preferisco il Paradiso", dove interpreta San Filippo Neri).

Ha interpretato il cardinale Romeo Colombo da Priverno in "L'ultimo papa re", il misterioso generale Nicola Persico in "Il signore della truffa", e lo stravagante giornalista Bruno Palmieri in "Una pallottola nel cuore".

L'istrionico Gigi proietti ha avuto anche esperienze come cantante, facendo parte del gruppo musicale Trio Melody, insieme a Stefano Palatresi e Peppino Di Capri, oltre che come poeta e scrittore.

Nel 2012 sostituisce il compianto Gianni Musy nel doppiaggio del personaggio di Gandalf (interpretato sullo schermo da Ian McKellen) nella trilogia de Lo Hobbit.

Nel 2014 pubblica la sua autobiografia dal titolo "Tutto sommato (VINTAGE): Qualcosa mi ricordo".

Dopo vent'anni dall'ultima esperienza televisiva del genere, nel 2017, torna sugli schermi come protagonista assoluto del programma Cavalli di battaglia, tratto dall'omonima tournée celebrativa dei suoi 50 anni di carriera.

Negli anni successivi è narratore/ospite nei programmi-documentari di Alberto Angela (Ulisse - Il piacere della scoperta, Meraviglie - La penisola dei tesori).

L'ultima interpretazione al cinema è il personaggio di Mangiafuoco nel Pinocchio di Matteo Garrone (dicembre 2019).

Gigi Proietti si è spento a Roma il 2 novembre 2020, nel giorno del suo 80° compleanno.

ultimo aggiornamento: 02/11/2020


Fotografie di Gigi Proietti


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lunedì

Malattie e spunti di riflessione.

Le istituzioni torneranno ad essere credibili e supportate appena smetteranno di dare gli inutili numeri di positivi e inizieranno a dare i numeri reali di malati e morti mensili raffrontati a quelli degli ultimi 5 anni.
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Commenti

  • Fonte Prof. Matteo Bassetti- Infettivologo.
    "Ho chiesto per mesi di attrezzarci.
    Il mio timore era che la gente, allarmata da una comunicazione schizofrenica fatta di terrorismo e di sensazionalismo, in autunno/inverno potesse riversarsi negli ospedali al primo sintomo influenzale per la paura che gli era stata trasmessa.
    Sapevo che questo avrebbe comportato un grave rischio ai fini della propagazione del virus e del sovraccarico per gli ospedali.
    Oltre ad attrezzarsi, infatti nei mesi estivi andava spiegato alla gente che l'infezione da Covid, nella stragrande maggioranza dei casi, decorre in maniera lieve e si poteva gestire a casa. Questo non è stato fatto e i risultati si vedono nei nostri ospedali. Si è detto alle persone che il Covid era sempre una malattia devastante, che dava sempre complicazioni perpetue e che buona parte dei contagiati sarebbe finito intubato o morto, così, non appena qualcuno ha un sintomo, corre in ospedale a farsi curare e ricoverare per paura di non avere cure adeguate a casa.
    Altro che dirmi (come fa qualcuno in malafede...e sono tanti) che non dovevo dire che la malattia era più gestibile.
    Che siano loro a farsi un esame di coscienza e a pensare che disastro hanno combinato.
    I danni rischiano di essere devastanti.
    La politica della paura non serve a nessuno.
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  • Gli ospedali vanno in crisi perché la popolazione viene terrorizzata e, al minimo malessere, invece di parlare col proprio medico, si precipitano al Pronto Soccorso chiedendo di fare il tampone e se hanno il raffreddore di essere ricoverati per patologie che potrebbero essere curate a casa, seguiti dal medico.
    Quando ci faranno vedere i dati con gli attuali malati e morti raffrontati a quelli degli ultimi 5 anni potranno anche essere credibili. Ora gli unici dati che "urlano" su tutti i mezzi sono il numero di tamponi e il numero di positivi, CHE NON SONO MALATI, Infine ci dicono che muoiono circa 150/200 persone al giorno, senza mai specificare di cosa muoiono.
    LA NORMALITÀ DEGLI ULTIMI ANNI, NEL PERIODO INFLUENZALE, È DI OLTRE 300 MORTI AL GIORNO PER UN TOTALE DI CIRCA 60.000 MORTI. Su una media totale Italia di 700.000 morti anno. 

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