【無敵快靚正】七分鐘聽落唔係好快,但睇完呢條片,不得不佩服日本人嘅一絲不苟同效率!#7MinuteMiracle #新幹線 #網搜熱話Source: Charli James
Posted by my903.com 商業電台 on Martedì 19 maggio 2015
lunedì 25 maggio 2015
Spiegazione di Dovere, Lavoro, Rispetto e Pulizia !
lunedì 18 maggio 2015
Misure delle ore in Roma antica, Roberto Vacca, L’Orologio.
Gnomone Meridiana di Augusto - Montecitorio - |
“Non ti posso dire un’ora
certa: è più facile mettere d’accordo i filosofi che gli orologi.” Aveva
scritto Seneca. Per molti secoli a Roma si distingueva solo la mattina (quando si
potevano compiere certi atti legali) dal pomeriggio. Tre secoli prima della
nostra era sia la mattina, sia il pomeriggio furono suddivisi ciascuno in due
parti. Ma solo nel 263 a.C .Valerio Corvino Messalla riportò a Roma la
meridiana che aveva preso a Catania da lui conquistata. L’orologio solare fu
installato nel Foro. Era stato costruito per una latitudine di oltre 4 gradi
più meridionale di quella di Roma e per un secolo i Romani lessero l’ora
sbagliata. Solo nel 164 a.C. il censore Marcio Filippo fece installare una
meridiana calcolata per la latitudine di
Roma. La più grande meridiana romana, fatta installare da Augusto, aveva per
gnomone l’obelisco di Piazza Monte Citorio, alto più di 30 metri. Le indicazioni
delle ore erano numeri in ottone incastonati nel pavimento della piazza (alcuni
sono ancora visibili).
Con le meridiane e con gli
gnomoni impiantati su lastre orizzontali. I Romani tracciarono le eclittiche e
misurarono l’insolazione giornaliera, la cui durata divisero in dodici parti
per il giorno e dodici per la notte. Le 24 ore avevano la stessa durata solo
due volte l’anno - agli equinozi di primavera e di autunno. In inverno e
autunno le ore diurne erano corte e quelle notturne erano lunghe. Era vero
l’inverso in primavera ed estate. La tabella seguente mostra le durate delle 12
ore al solstizio di inverno e al solstizio
d’estate. Il 21 dicembre il sole
è visibile a Roma per poco meno di 9 ore; il 21 giugno è visibile per poco più
di 15 ore.
Solstizio
|
d’inverno
|
Solstizio
|
d‘estate
|
|
ORA
|
Da
|
A
|
Da
|
A
|
Prima
|
7:33
|
8:17
|
4:27
|
5:42
|
Secunda
|
8:17
|
9:02
|
5:42
|
6:58
|
Tertia
|
9:02
|
9:46
|
6:58
|
8:13
|
Quarta
|
9:46
|
10:31
|
8:13
|
9:29
|
Quinta
|
10:31
|
11:15
|
9:29
|
10:44
|
Sexta
|
11:15
|
12:00
|
10:44
|
12:00
|
Septima
|
12:00
|
12:44
|
12:00
|
13:15
|
Octava
|
12:44
|
13:29
|
13:15
|
14:31
|
Nona
|
13:29
|
14:13
|
14:31
|
15:46
|
Decima
|
14:13
|
14:58
|
15:46
|
17:02
|
Undecima
|
14:58
|
15:42
|
17:02
|
18:17
|
Duodecima
|
15:42
|
16:27
|
18:17
|
19:33
|
La durata variabile delle ore
era la causa principale delle incertezze citate da Seneca. Per diminuirle si
diffusero gli orologi ad acqua – le clessidre: il cui nome in greco significa
“oggetto che ruba l’acqua”. Nel I e nel II secolo della nostra erano di grande
moda fra i ricchi. Il famoso Trimalcione (quello del pranzo gastronomico
narrato da Petronio) aveva prescritto nel suo testamento che il sepolcro della
sua tomba fosse alto cento piedi e avesse al centro una grande clessidra in
modo che dovessero leggere il suo nome tutti quelli che volevano conoscere
l’ora.
Per avere direttamente
un’indicazione dell’ora secondo la successione citata, furono realizzate
clessidre in cui porzioni della parete erano trasparenti ed erano incise con
graduazioni valide per i vari mesi, da scegliere in base alla selezione
prodotta da una meridiana.
Non risulta che nessun
costruttore moderno di orologi abbia realizzato un misuratore del tempo atto a
mostrare l’ora secondo la convenzione romana. Solo un genio originale e giocherellone
come Claude Shannon (l’inventore della teoria matematica della comunicazione)
poteva prendersi la pena di costruire un computer per eseguire operazioni
aritmetiche fra numeri espressi con l’antico e complicato sistema di
numerazione posizionale romano. I Romani non brillavano nella
metrologia. Un bambino moderno sa calcolare subito che 51 x 63 = 3213. In Roma antica solo chi
aveva fatto lunghi studi era capace di moltiplicare LI per LXIII per ottenere MMMCCXIII.
mercoledì 13 maggio 2015
Rassegna Stampa di Mercoledì 13 maggio 2015
Accredia
|
ITALIA OGGI del 13/05/2015
|
pag. 24
|
|
Ambiente
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IL SOLE 24ORE del 13/05/2015
|
pag. 38
|
|
Agroalimentare
|
ITALIA OGGI del 13/05/2015
|
di ANGELO DI MAMBRO - pag. 23
|
ITALIA OGGI del 13/05/2015
|
di GIUSY PASCUCCI - pag. 24
|
NOVA24 del 13/05/2015
|
di ALESSANDRA VIOLA - pag. 13
|
|
Professioni
|
IL SOLE 24ORE del 13/05/2015
|
pag. 2
|
IL SOLE 24ORE del 13/05/2015
|
di MARCO LO CONTE - pag. 2
|
ITALIA OGGI del 13/05/2015
|
di GABRIELE VENTURA - pag. 34
|
IL SOLE 24ORE del 13/05/2015
|
pag. 36
|
ITALIA OGGI del 13/05/2015
|
di SIMONA D'ALESSIO - pag. 35
|
ITALIA OGGI del 13/05/2015
|
di GABRIELE VENTURA - pag. 35
|
ITALIA OGGI del 13/05/2015
|
di VITTORIO
MAROTTA - pag. 36
|
IL SOLE 24ORE del 13/05/2015
|
di FEDERICA MICARDI - pag. 36
|
IL SOLE 24ORE del 13/05/2015
|
di VIVIANA LANZA - pag. 36
|
IL SOLE 24ORE del 13/05/2015
|
pag. 37
|
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Società e Imprese
|
ITALIA OGGI del 13/05/2015
|
di CINZIA DE STEFANIS - pag. 28
|
IL SOLE 24ORE del 13/05/2015
|
di ANGELO BUSANI - pag. 39
|
IL SOLE 24ORE del 13/05/2015
|
pag. 39
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IL SOLE 24ORE del 13/05/2015
|
pag. 39
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martedì 12 maggio 2015
LA PAGLIUZZA E LA TRAVE ! Dedicato a chi, con IPOCRISIA punta il dito mentre gestisce affari poco puliti, a chi lavora nel sottobosco per ottenere appalti e lavori, a chi "gonfia" le fatture per accontentare qualcuno, a chi se ne frega degli obiettivi sani e comuni ma pensa solo ai propri, diffondendo il male nella Comunità.
Parole di Luce.
"Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?"
(Luca 6,41)
Quanto tempo perdiamo nel fermarci a guardare i difetti degli altri, giudicare i loro errori e poi non ci accorgiamo delle nostre troppe povertà e della tua infinita misericordia nei nostri confronti. Liberaci Signore dal virus mortale del giudizio e donaci un cuore umile che sappia cercare sempre la luce della tua verità per riconoscere che noi siamo niente, tu sei tutto, senza di te non possiamo fare niente.
«Un discepolo si era macchiato di una grave colpa. Tutti gli altri reagirono con durezza condannandolo. Il maestro, invece, taceva e non reagiva. Uno dei discepoli non seppe trattenersi e sbottò: “Non si può far finta di niente dopo quello che è accaduto! Dio ci ha dato gli occhi!” Il maestro, allora, replicò: “Sì, è vero, ma ci ha dato anche le palpebre!”». Siamo partiti da lontano, con questo apologo indiano, per commentare una delle frasi più celebri del Vangelo, dedicata alla falsa correzione fraterna.
Sappiamo, infatti, che lo stesso Gesù suggerisce di «ammonire il fratello se commette una colpa contro di te» (si legga il paragrafo di Matteo 18,15-18). Ma è inesorabile contro gli ipocriti che correggono il prossimo per esaltare sé stessi e, anche in questo caso, è difficile trovare una più incisiva lezione rispetto a quella che ci è offerta dalla parabola del fariseo e del pubblicano (Luca 18,9-14). In tutti gli ambienti, anche in quelli ecclesiali, ci imbattiamo in questi occhiuti e farisaici censori del prossimo, ai quali non sfugge la benché minima pagliuzza altrui, sdegnati forse perché la Chiesa è troppo misericordiosa e, a loro modo di vedere, troppo corriva.
Si ergono altezzosi, convinti di essere investiti da Dio di una missione, consacrati al servizio della verità e della giustizia. In realtà, essi si crogiolano nel gusto sottilmente perverso di sparlare degli altri e si guardano bene dall'esaminare con lo stesso rigore la loro coscienza, inebriati come sono del loro compito di giudici. Ecco, allora, l’accusa netta di Gesù: guarda piuttosto alla trave che ti acceca! «Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello» (6,42). E poche righe prima, in questo che gli studiosi hanno denominato il “Discorso della pianura” (parallelo al “Discorso della montagna” di Matteo), egli aveva ammonito: «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati!» (6,37).
Purtroppo, dobbiamo tutti confessare che questo piacere perverso di spalancare gli occhi sulle colpe del prossimo è una tentazione insuperabile che ci lambisce spesso. Quel racconto indiano che abbiamo citato in apertura è accompagnato da un paio di versi di un celebre e sterminato poema epico indiano, il Mahabharata, che affermano: «L’uomo giusto si addolora nel biasimare gli errori altrui, il malvagio invece ne gode». Bisogna riconoscere – come ribadiva l’umanista mantovano Baldesar Castiglione (1478-1529) nel suo trattato Il Cortegiano - che «tutti di natura siamo pronti più a biasimare gli errori che a laudar le cose bene fatte». Ritorniamo, comunque, a quel discorso di Gesù proposto dal Vangelo di Luca e riprendiamo un’altra frase che sia da suggello a questa nostra riflessione sull’ipocrisia: «Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso» (6,36).
www.studiostampa.com
"Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?"
(Luca 6,41)
Quanto tempo perdiamo nel fermarci a guardare i difetti degli altri, giudicare i loro errori e poi non ci accorgiamo delle nostre troppe povertà e della tua infinita misericordia nei nostri confronti. Liberaci Signore dal virus mortale del giudizio e donaci un cuore umile che sappia cercare sempre la luce della tua verità per riconoscere che noi siamo niente, tu sei tutto, senza di te non possiamo fare niente.
Un fariseo, miniatura. Londra, British Library |
«Un discepolo si era macchiato di una grave colpa. Tutti gli altri reagirono con durezza condannandolo. Il maestro, invece, taceva e non reagiva. Uno dei discepoli non seppe trattenersi e sbottò: “Non si può far finta di niente dopo quello che è accaduto! Dio ci ha dato gli occhi!” Il maestro, allora, replicò: “Sì, è vero, ma ci ha dato anche le palpebre!”». Siamo partiti da lontano, con questo apologo indiano, per commentare una delle frasi più celebri del Vangelo, dedicata alla falsa correzione fraterna.
Sappiamo, infatti, che lo stesso Gesù suggerisce di «ammonire il fratello se commette una colpa contro di te» (si legga il paragrafo di Matteo 18,15-18). Ma è inesorabile contro gli ipocriti che correggono il prossimo per esaltare sé stessi e, anche in questo caso, è difficile trovare una più incisiva lezione rispetto a quella che ci è offerta dalla parabola del fariseo e del pubblicano (Luca 18,9-14). In tutti gli ambienti, anche in quelli ecclesiali, ci imbattiamo in questi occhiuti e farisaici censori del prossimo, ai quali non sfugge la benché minima pagliuzza altrui, sdegnati forse perché la Chiesa è troppo misericordiosa e, a loro modo di vedere, troppo corriva.
Si ergono altezzosi, convinti di essere investiti da Dio di una missione, consacrati al servizio della verità e della giustizia. In realtà, essi si crogiolano nel gusto sottilmente perverso di sparlare degli altri e si guardano bene dall'esaminare con lo stesso rigore la loro coscienza, inebriati come sono del loro compito di giudici. Ecco, allora, l’accusa netta di Gesù: guarda piuttosto alla trave che ti acceca! «Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello» (6,42). E poche righe prima, in questo che gli studiosi hanno denominato il “Discorso della pianura” (parallelo al “Discorso della montagna” di Matteo), egli aveva ammonito: «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati!» (6,37).
Purtroppo, dobbiamo tutti confessare che questo piacere perverso di spalancare gli occhi sulle colpe del prossimo è una tentazione insuperabile che ci lambisce spesso. Quel racconto indiano che abbiamo citato in apertura è accompagnato da un paio di versi di un celebre e sterminato poema epico indiano, il Mahabharata, che affermano: «L’uomo giusto si addolora nel biasimare gli errori altrui, il malvagio invece ne gode». Bisogna riconoscere – come ribadiva l’umanista mantovano Baldesar Castiglione (1478-1529) nel suo trattato Il Cortegiano - che «tutti di natura siamo pronti più a biasimare gli errori che a laudar le cose bene fatte». Ritorniamo, comunque, a quel discorso di Gesù proposto dal Vangelo di Luca e riprendiamo un’altra frase che sia da suggello a questa nostra riflessione sull’ipocrisia: «Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso» (6,36).
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martedì 5 maggio 2015
ROMA: UN INCONTRO-EVENTO DA NON PERDERE !
Venerdì 22 maggio alle ore 18, a Roma, presso la Biblioteca Statale Antonio Baldini, Via di Villa Sacchetti, 5 (Parioli), Luigi Pruneti introdurrà il suo libro:
www.studiostampa.com
" GLI INIZIATI "
" IL LINGUAGGIO SEGRETO DELLA MASSONERIA"
seguirà aperitivo. Ingresso libero.
Per informazioni:
domenica 3 maggio 2015
Berlino:luglio del 1945 (ero nato da 2 mesi).
srdce mi trhá keď vidím Berlín v takomto stave :(/n0rmal
Posted by Wehrmacht CZ/SK on Sabato 2 maggio 2015
ALIMENTAZIONE: siamo tutti pedine di un gioco?
Siamo tutti pedine di un gioco?- guardatelo ... fa riflettere tantissimo
Posted by Vita da Mamma on Mercoledì 22 ottobre 2014
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Eccellenza a Roma - Post in Evidenza
Una informazione che ritengo di dover diffondere.
L'Europa non è uno Stato. È un continente geografico frazionato in Stati. Ognuno dei quali ha la sua storia, cultura, lingua, leggi, us...
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UFFICIO STAMPA Siamo specializzati in servizi di “ Ufficio Stampa On-Line ” con lanci d’Agenzia e cura in Rete. L'abbattimento dei cost...
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Monica Morganti: psicoterapeuta, autrice, artista . Esercita da quasi quarant’anni l’attività di terapeuta a Roma, dove conduce anche labora...
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Ma la vogliamo smettere di riscrivere la storia in base a quello che ci piace pensare. Impegnamoci tutti a migliorare il presente e progetta...