mercoledì 5 gennaio 2011

Al Presidente del Brasile

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IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

Dilma Rousseff, Presidente del Brasile

Dilma Rousseff ha vinto al ballottaggio con il 55,5 percento dei voti.
Era la candidata scelta da Lula, che l'ha sostenuta durante tutta la campagna elettorale.
Figlia di un esule, poeta e militante comunista bulgaro, nacque a Belo Horizonte nel 1947 e durante gli anni della dittatura militare in Brasile - quando aveva soltanto diciassette anni - si unì alla resistenza dandosi alla macchia e diventando una guerrigliera della Vanguarda Armada Revolucionária Palmares. Catturata dai militari, fu imprigionata e torturata per tre anni. Quando uscì di prigione riprese l’attività politica e completò i suoi studi in economia. Il suo impegno politico per il Partido Trabalhista Brasileiro la portò a diventare segretaria delle Risorse Energetiche e Minerarie dello stato di Rio Grande nel 1993.
Oltre alla passione da guerrigliera si è dedicata anche a vari assalti di banche con annessi omicidi.
Ora deve esprimersi sul caso di Cesare Battisti condannato quale rapinatore pluriomicida. Sotto trovate chi lo difende.

IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

martedì 4 gennaio 2011

Ambasciata Brasile


La negata estradizione di Cesare Battisti da parte di Lula ha suscitato un'ondata di sdegno e rabbia e nel contempo una sempre maggiore solidarietà alla vittime e ai loro parenti. Presenti Alberto Torregiani, figlio del gioielliere ucciso dal terrorista e anch'egli vittima della sua barbarie, condannato sulla sedia a rotelle fin da ragazzo. Tra le personalità politiche: Daniela Santanchè, Maurizio Gasparri, Giorgia Meloni, Domenico Gramazio, Fabrizio Cicchitto e tanti altri....tutti insieme per dire BASTA ai soprusi e prevaricazioni...
 

lunedì 3 gennaio 2011

Utilizzo software pirata senza licenza: professionista assolto in Cassazione. Precedente importante?

La Suprema Corte non ha rinvenuto nella condotta dell’imputato, che ha fatto uso di software piratati, alcuno scopo commerciale o imprenditoriale. E la mancanza del bollino SIAE, nel caso specifico, è irrilevante.
La Corte di Cassazione è stata chiamata a pronunciarsi in materia di diritto d’autore, in particolare su quanto previsto e punito dall’articolo 171 bis della legge 633/41. Il comma 1 dell’articolo prevede la reclusione da sei a tre anni e una multa da 2.582 a 15.493 euro per chiunque duplichi programmi per elaboratore abusivamente e per trarne profitto. E per chi, allo stesso scopo, importa, distribuisce, detiene a scopo commerciale o imprenditoriale o concede in locazione programmi contenuti in supporti non contrassegnati dalla SIAE.
Sentenza della CassazioneLa Suprema Corte ha annullato la condanna a quattro mesi di reclusione e 2.000 euro di multa comminata in sede di merito nei confronti di un avvocato titolare e rappresentante di uno studio associato, accusato di detenzione di software privo del marchio SIAE. Secondo la sentenza n. 42429/10 emessa dalla terza sezione penale della Corte di Cassazione, la detenzione di programmi senza licenza da parte del professionista non integra la fattispecie criminosa perché manca lo scopo commerciale o imprenditoriale sanzionato dalla norma, spiega il quotidiano di informazione giuridica DirittoeGiustizi@.
In base alla giurisprudenza comunitaria, inoltre, il giudice italiano deve disapplicare la norma che prevede la mancata apposizione del contrassegno SIAE come elemento costitutivo del reato per le condotte antecedenti al Dpcm 31/2009, prosegue la spiegazione. Il contrassegno SIAE è una specificazione tecnica della direttiva 98/38 CE in fatto di etichettatura dei prodotti. E quanto contestato al professionista è antecedente all’entrata in vigore del decreto.
L’unica ipotesi punita dall’articolo 171 bis della legge 633/41 per cui la mancanza del bollino SIAE risulta irrilevante, conclude DirittoeGiustizi@, è la condotta di chi duplica abusivamente i programmi per trarne profitto. Ma al legale rappresentate dello studio associato era contestata la mera detenzione a scopo imprenditoriale.
Autore: Andrea Galassi

IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

Wi-Fi libero dal primo gennaio 2011: fine dei limiti del decreto Pisanu.

Dalle parole ai fatti: sulla Gazzetta Ufficiale sono state pubblicate le nuove disposizioni sul Wi-Fi libero. Cade l’obbligo per bar, alberghi, ristoranti e locali pubblici di identificare gli utenti. Nuove regole per gli Internet point.
Leggere per credere. Sulla Gazzetta Ufficiale viene messa nero su bianco la decisione di rendere libero il Wi-Fi. Una svolta dopo mesi e mesi di dibattito intorno all’opportunità di modificare il decreto Pisanu che, elaborato all’indomani degli attenti terroristici di matrice islamica, imponeva serrati controlli nella gestione degli hotspot Wi-Fi pubblici. Il decreto Milleproroghe 1 mette fine a cinque anni di critiche (da parte degli utenti) e di musi lunghi (dei gestori dei punti Internet di bar e locali pubblici) costretti a una noiosa e continua identificazione degli utenti (con tanto di moduli da compilare).
Uno spot Wi-Fi - L’unica imposizione rimasta in vigore (fino al 31 dicembre 2011) riguarda gli esercenti degli Internet point (“gli esercizi pubblici che forniscono l’accesso ad Internet in via principale”): chiunque vorrà aprire questo tipo di attività dovrà richiedere l’autorizzazione alla questura. Tutti gli altri (alberghi e ristoranti, ad esempio) potranno fornire la connessione wireless (o con qualunque altro tipo di tecnologia) a proprio uso e consumo e in maniera completamente discrezionale.

Si tratta di un cambiamento di rotta che ha messo tutti d’accordo: il popolo della Rete e le istituzioni, la maggioranza e l’opposizione.
Una voce fuori dal coro è stata invece quella del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso che, neanche due mesi fa, aveva puntato l’indice contro il Wi-Fi libero: “Bisogna rendersi conto - erano state le sue dure parole che, a dirla tutta, non avevano raccolto un grande seguito - che dietro queste reti, Wi-Fi e Internet point, ci si può nascondere benissimo nella massa degli utenti, non più identificabili. Si possono anche trovare terroristi, pedofili, mafiosi”.
Autore: Fabio Lepre

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venerdì 31 dicembre 2010

IL BRASILE NON MERITA RAPPORTI CON L'ITALIA

Caso Battisti.
Chiediamo fermamente che il nostro Governo si attivi con tutte le industrie Italiane, ad iniziare da Finmeccanica e Fiat, per dare il via alla smobilitazione dal Brasile, col progressivo scioglimento dei contratti ed il ritiro di ogni attività Italiana in quel Paese che non merita nessun tipo di collaborazione. Inoltre confidiamo in un "pesante" intervento Italiano in sede Comunitaria per far prendere all'Europa una chiara, netta, precisa ed autorevole posizione di condanna.

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lunedì 27 dicembre 2010

Evviva ancora non hanno mandato un Killer ad uccidermi !

AceaElectrabel - Giancarlo Bertollini.
Questo pomeriggio ho trovato l'avviso di Mora con la diffida ad effettuare il pagamento entro cinque giorni, di una bolletta "FOLLE" (che ho provveduto a contestare per tempo) pena il distacco della fornitura. La lettera è datata 14/12/2010 ed è pervenuta oggi 27/12/2010 con la busta, come per tutti gli Enti, priva di Timbro Postale; ho provveduto, ricorrendo a ... ... ... , a pagare immediatamente per evitare ulteriori aggravi ed inviando Fax della Ricevuta, nonostante avessi richiesto spiegazioni reiteratamente ed in subordine la rateizzazione, tutto senza risposta. A quando un controllo SERIO su: ACEA - TELECOM - ecc. Tutti gli Enti Fornitori scrivono DA SEMPRE ! agli Utenti, che prendono in giro da anni chiamandoli Clienti (sic), in busta priva di data e Timbro Postale e spesso la comunicazione contenuta è datata anche mesi prima. Basta ! Basta ! Basta !

Qui trovate la Comunicazione Iniziale !

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sabato 25 dicembre 2010

Comunicati Stampa: Un sincero Augurio di Buone Feste

Comunicati Stampa: Un sincero Augurio di Buone Feste

Comunicati Stampa: Amore, Odio, Rispetto !

Comunicati Stampa: Amore, Odio, Rispetto !

Giustizia: troppo lenta, Strasburgo condanna l'Italia

ANSA.it - Cronaca - News -

Corte chiede fondo per legge Pinto, rimborsi entro sei mesi.
L'Italia e' stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo per i ritardi nel risarcimento di 475 cittadini che hanno subito una giustizia troppo lenta, denunciando cosi' ancora una volta l'inefficacia della legge Pinto, che nel 2001 ha introdotto l'equa riparazione per le vittime di processi lumaca. La Corte ha accusato l'Italia di mettere ''in pericolo l'efficacia dell'intero sistema di protezione dei diritti dell'uomo, ingolfandolo con ricorsi ripetitivi'' e l'ha invitata a istituire un fondo speciale che consenta di pagare gli indennizzi entro sei mesi dalla sentenza. Per la prima volta, la Corte ha quindi indicato le misure che l'Italia deve prendere per risolvere la questione dei ritardi nei pagamenti degli indennizzi, che costringono migliaia di cittadini italiani a ricorrere a Strasburgo.
Secondo i giudici, quello dei ritardi nei pagamenti degli indennizzi e' un problema ''su grande scala'', come dimostrano non solo gli oltre 3900 ricorsi ad oggi pendenti a Strasburgo, ma anche i dati relativi all'anno giudiziario 2009, da cui emerge che a fine 2008 l'Italia doveva ancora pagare circa 36 milioni di euro in indennizzi per la legge Pinto. La sentenza emessa oggi riguarda 475 cittadini italiani provenienti da tutte le regioni, rappresentati dall'avvocato Alfonso Luigi Marra di Napoli, che dopo aver ottenuto dalle Corti d'Appello un indennizzo per la durata eccessiva del processo che li vedeva coinvolti, hanno atteso tra i 9 mesi e i 4 anni per ottenere le somme che gli erano dovute: da 200 a quasi 14mila euro. I giudici di Strasburgo hanno stabilito che il governo italiano dovra' versare a ciascun ricorrente 200 euro, in tutto 95mila euro.
Questa decisione non e' stata condivisa da due dei giudici che componevano la Camera di Consiglio, che hanno ritenuto l'importo troppo modesto. Secondo calcoli basati sulla equa riparazione finora accordata dalla Corte (tra i 300 e i 400 euro per ogni mese di ritardo nel pagamento degli indennizzi dovuti per la legge Pinto), l'Italia potrebbe risparmiare fino a un milione e mezzo di euro. Il Governo Italiano aveva pero' chiesto di far dichiarare questi ricorsi irricevibili, affermando che i ricorrenti non hanno subito un danno rilevante. La Corte ha invece rigettato questa argomentazione sostenendo che visto l'ammontare delle somme dovute come indennizzo e quello del ritardo nel pagamento non si puo' sostenere che i ricorrenti non abbiano subito alcun danno. Inoltre i giudici hanno sottolineato che chiedere a un cittadino di ricorrere nuovamente alla procedura Pinto equivale a ''ingabbiarlo in un circolo vizioso''.

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venerdì 24 dicembre 2010

giovedì 23 dicembre 2010

Attentato all'Ambasciata Svizzera a Roma

BOMBE SOTTO L’ALBERO - UN PACCO ESPLOSIVO FA UN FERITO GRAVE ALL’AMBASCIATA SVIZZERA A ROMA - L’IMPIEGATO RISCHIA L’AMPUTAZIONE DELLE MANI - CARABINIERI SUL POSTO…
(Ansa) - Un pacco esplosivo recapitato presso l'ambasciata svizzera a Roma ha provocato il ferimento di un addetto della sede diplomatica. Sul posto i carabinieri. L'uomo, ferito gravemente, è stato trasportato in ospedale da personale del 118.
Ambasciata svizzera a Roma.
Secondo i primi accertamenti l'addetto alla sede diplomatica svizzera sarebbe stato investito dall'esplosione subito dopo avere aperto il pacco. L'impiegato é stato portato in codice rosso all'ospedale Umberto I ed è gravemente ferito ad entrambe le mani. Alla sede dell'ambasciata, in via Barnaba Oriani ai Parioli, sono arrivati i carabineri per effettuare i rilievi.

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