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mercoledì 16 ottobre 2019

Rassegne Stampa: situazione ad oggi !

DIRITTO D’AUTORE NON APPLICABILE 
ALLE RASSEGNE STAMPA
Il 12 giugno 2019, con sentenza n. 3931/2019, la Corte d’Appello di Roma, rigettando l’appello di Fieg e Promopress contro la sentenza n. 816/2017 del 18 gennaio 2017, ha legittimato l’attività svolta da Data Stampa fin dal 1981. La richiesta di Fieg era di inibire l’attività dei rassegnatori, chiedendo loro inoltre un risarcimento danni per l’uso che i rassegnatori fanno dei loro articoli, ritenendo che anche alle rassegne stampa dovesse essere applicato il principio del diritto d’autore. La Corte d’Appello di Roma, pronunciandosi in favore di Data Stampa, ha confermato “con forza” il principio della libera riproducibilità degli articoli di giornale nelle rassegne stampa. Ora le aspettative di Data Stampa sono riposte nel Parlamento, che potrebbe regolare la materia nell’ambito del riordino del settore dell’editoria affidato agli Stati Generali, il termine dei cui lavori è previsto intorno alla metà del prossimo mese di ottobre. Una vittoria che, dopo il successo ottenuto due anni e mezzo fa da Data Stampa nel primo grado di giudizio, ci spinge a guardare al futuro con rinnovata fiducia, nella ferma convinzione che la libertà d’impresa e d’informazione vada difesa sempre, contro ogni azione arbitraria posta in essere al di fuori di un quadro normativo certo. La posizione di Data Stampa al riguardo, giova ricordarlo, è sempre rimasta immutata: Data Stampa auspica che venga approvato un quadro normativo fatto di regole certe e rispettose delle legittime esigenze di tutti gli operatori del settore, e non imposte unilateralmente.

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sabato 9 dicembre 2017

Ingiustizie e Servizi Sociali !


Associazione DONNE PER LA SICUREZZA ONLUS
C.F. 97600100586  -  Tel. 388/1797411

COMUNICATO STAMPA
Se non stessimo parlando di persone e di mesi di vita sconvolti, potremmo liquidare la questione come nelle favole: tutto è bene quel che finisce bene, e vissero tutti felici e contenti.
Invece no.
Il Tribunale per i Minorenni di Trieste, grazie anche all’appassionata difesa dell’avv. Carla Panizzi di Pordenone e al sostegno dell’Associazione Donne per la Sicurezza Onlus di Roma con l'intervento costante e incisivo della vice presidente Roberta Sibaud che ha garantito la legalità nei rapporti istituzionali, ha finalmente ricongiunto una famiglia di San Vito al Tagliamento, composta da una mamma, un papà e due bambini, che i Servizi sociali coinvolti avevano troppo frettolosamente diviso.
Il Tribunale non può conoscere direttamente volti e situazioni e agisce, almeno in prima battuta, su segnalazione dei servizi sociali del territorio.
Così, un pomeriggio d’inverno, con un blitz degno di un set cinematografico, mamma e bimbi di 5 e 2 anni vengono caricati in auto e portati in una comunità lontano da casa, perché il padre risultava ai loro occhi pericoloso.
C’è voluto quasi un anno perché il Tribunale si convincesse che i bambini stavano bene a casa loro, non erano né abbandonati né maltrattati, avevano genitori fragili, ma perfettamente in grado di rispondere ai loro bisogni, se adeguatamente sostenuti.
E qui sta il punto: i servizi sociali devono sostenere, non sgretolare i nuclei familiari.
Già più di duemila anni fa, Qualcuno ricordava che sono i malati ad aver bisogno del medico, non i sani!
Le persone devono potersi rivolgere con fiducia ai servizi sociali, e se pure hanno qualche intemperanza, devono poter trovare qualcuno più “sano” di loro disposto a farsene carico.
Oggi a questa famiglia, e ai servizi territoriali, con la Sentenza esecutiva del Tribunale dei Minorenni di Trieste ha decretato il rientro a casa dei minori e della loro mamma, offrendo una occasione di riscatto. Speriamo la usino tutti al meglio.
Con l’augurio di non dover più essere spettatori impotenti di fronte ad azioni di questo genere, ci chiediamo chi ripaga i bambini per tutto questo?

Studio Legale Avvocato Carla Panizzi Cell. 335.8118561
Roberta Sibaud
Vice Presidente Associazione Donne per la Sicurezza Onlus Cell. 338.9916138

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venerdì 19 luglio 2013

Fede e Mora condannati a 7 anni Cinque anni a Nicole Minetti

Interdizione perpetua dai pubblici uffici per Fede e Mora, 
per 5 anni per l'ex consigliera regionale.
A 26 giorni esatti dalla condanna di Silvio Berlusconi a sette anni per concussione e prostituzione minorile e all'interdizione dai pubblici uffici, anche le tre persone che per la Procura di Milano erano gli organizzatori delle feste di Arcore hanno ricevuto una condanna simile: Emilio Fede e Lele Mora sono stati condannati a 7 anni di reclusione, Nicole Minetti a 5 per favoreggiamento della prostituzione. I tre sono stati assolti dall'accusa di induzione alla prostituzione. Il tribunale di Milano ha inoltre disposto l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per Fede e Mora, e l'interdizione per 5 anni per la Minetti. Il giudice ha stabilito la trasmissione degli atti al Pm per valutare eventuali ipotesi di reato di falsa testimonianza in relazione alle indagini difensive, nei confronti di Silvio Berlusconi, dei legali Niccolò Ghedini e Piero Longo e di Karima El Mahroug alias Ruby.

Fonte: Corriere della Sera - Articolo Completo QUI

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martedì 11 giugno 2013

GIUSTIZIA: Processi sempre più lunghi e, in tempi di crisi, aumentano le cause di lavoro.

Presentato il IV Rapporto PIT Giustizia di Cittadinanzattiva
Otto anni e tre mesi la durata media di un processo penale, il doppio rispetto al 2010 e con punte di oltre 15 anni nel 17% dei casi. Ancora peggio in ambito civile dove, ad esempio, il 20% dei procedimenti si protrae dai 16 ai 20 anni. 
La crisi economica si riflette sulle cause avviate: nel civile si impennano le controversie in ambito lavorativo e previdenziale (dal 13% nel 2010 al 21,5% nel 2011) e quelle relative ai diritti reali (+6,5%). Nel penale, crescono i reati contro il patrimonio (34% rispetto al 19% del 2010).
E’ quanto emerge dal IV Rapporto PIT Giustizia presentato il 23 maggio al Senato della Repubblica da Giustizia per i diritti-Cittadinanzattiva. Il Rapporto nasce da un anno di ascolto dei cittadini che si sono rivolti al servizio di informazione, assistenza ed intervento PIT Giustizia (06.36718484, pit.giustizia@cittadinanzattiva.it
In testa alle segnalazioni dei cittadini le problematiche in ambito civile (con il 72%, nel 2010 erano il 78%), crescono le azioni giudiziarie avviate in ambito penale: si passa dal 16% del 2010 al 24% nel 2011. Ultime quelle che riguardano il settore amministrativo: 4% nel 2011, l’anno precedente erano il 6%.
E in tempi di crisi, non decolla nemmeno la giustizia low cost. Ad esempio, il gratuito patrocinio è accessibile solo al 2% di chi si è rivolto a Cittadinanzattiva (nel 2010 era l’11%), lo stesso Ministero della Giustizia conferma che tra 2008 e 2010 le richieste di accesso sono aumentate (da 113.384 a 115.237) ma le persone ammesse sono leggermente diminuite (da 98.541 a 98.018). La mediazione civile facoltativa è sfruttata solo nel 10% dei casi e quella obbligatoria risulta inefficace nel 65% dei casi, sostanzialmente per la mancata presenza della controparte.
 “La giustizia italiana rischia di restare prigioniera di interessi particolari, mentre i cittadini continuano a pagare lo scotto dell’inefficienza del sistema giudiziario”, afferma Mimma Modica Alberti, coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti-Cittadinanzattiva. “Le storie che i cittadini hanno raccontato al nostro servizio PIT sono accomunate da disorientamento e sconforto. Per questo crediamo che alcune riforme vadano fatte anche per liberare risorse a favore dei cittadini: innanzitutto, la revisione degli uffici giudiziari; la costituzione di apposite sezioni dei tribunali civili che gestiscano l’arretrato, anche richiamando magistrati ed avvocati in pensione; la depenalizzazione di alcuni reati penali che possono essere sanzionati con l’azione amministrativa, ad esempio gli illeciti edilizi di scarsa rilevanza; una azione per dare impulso alla mediazione, informando correttamente i cittadini e sanzionando Asl e strutture ospedaliere che non si presentano al tavolo. Fra le tante problematiche relative ai consulenti tecnici di ufficio (CTU, ad esempio i medici legali nei casi di cause per responsabilità medica, ingegneri o geometri nelle cause di proprietà) sicuramente vi è la necessità di fissare in 60 giorni i tempi massimi per la consegna dell’elaborato che serve al giudice per emettere sentenza ”.
Il Rapporto e le proposte sono disponibili sul sito web http://www.cittadinanzattiva.it/.
Rapporto fra cittadini ed avvocati. I cittadini che ci contattano richiedono per lo più informazioni su perché un processo dura troppo a lungo, su quali possono essere le strade per ottenere un giusto risarcimento per i danni subiti dal ritardo ingiustificato, o per segnalarci problemi con i legali. Su quest’ultimo punto, in particolare ci chiedono info su congruità delle parcelle, stato della pratica, decorrenza termini per denunce e ricorsi. 

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sabato 13 ottobre 2012

Sindrome di alienazione genitoriale.

Comunicato Stampa da Roberta Sibaud
del difensore di Federica Puma a proposito del caso del piccolo Leonardo di Padova
Dr Richard Alan Gardner
Quando quella giornata fatale del 25 maggio del 2003 il Dr. Richard Alan Gardner, inventore della famosa “Sindrome di alienazione genitoriale” si suicidò, infliggendosi ben sette ferite con un coltello da cucina, avrà dovuto lanciare una tremenda maledizione, desiderando che tutti i bambini coinvolti nelle cause di contesa genitoriale soffrissero dei simili dolori atroci.
Ormai era sicuro, dove appariva il medico americano, difensore dei padri ricchi e problematici, appariva la Sindrome, detta PAS.
Dove non poteva partecipare nella veste di un consulente di parte (ctp) si tendeva ancora al buon senso: quale l’ascolto del minore e l’indagare perché il bambino teme e rifiuta un genitore, non necessariamente un padre.
Di questo fenomeno, chiamiamolo pure “la Sindrome che non c’è” (la richiesta di inserire la PAS nell’ultimo manuale dei disturbi psichiatrici DSM-V è stata di nuovo respinta) e che costò la vita a diversi bambini ancora durante la triste carriera di impostore di Gardner, continuano a servirsi tutt’ora alcuni sedicenti “professionisti della salute mentale” che hanno abilmente copiato il ricco business del loro collega americano.
L’ultimo esempio eclatante, dopo il caso Puma, che ha riguardato Federica Puma mamma di una bambina di sette anni rinchiusa in casa famiglia, e che stavolta ha coinvolto pure i media nazionali importanti è il caso disperato del piccolo Leonardo di Padova, un caso noto e documentato.
Quello che forse sfugge ancora è l’agghiacciante somiglianza con le modalità e terapie proposte da Richard Gardner:
Il bambino viene prelevato contro la sua volontà e con la forza per essere tolto ad un genitore protettivo che viene accusato della PAS. Nessuno si chiede perché il bambino rifiuta il padre e perché la madre lo stia proteggendo, l’unica spiegazione è l’ostruzionismo della madre.
Viene usata la terapia della minaccia. Il bambino è destinato ad una struttura per essere “deprogrammato” (o scollegato come hanno detto recentemente due assistenti sociali del Comune di Roma nel corso del procedimento riguardante la figlia di Federica Puma).
Nessuno dei mandanti incluso il padre si chiedono a quali risultati e quali conseguenze portano la terapia della minaccia e il trattamento della PAS nei confronti di un bambino.
Non resterà l’unico fatto traumatico il modo in cui è stato prelevato il povero Leonardo purtroppo.
Il trattamento della PAS e la “terapia della minaccia” in una struttura per la deprogrammazione possono portare a tre risultati peggiori (fatti collaudati dallo stesso Gardner) quali: suicidio, parricidio e la Sindrome di Stoccolma, in ogni caso non possono recuperare un affetto che già con questa esecuzione traumatica sul proprio figlio è andato perso...
Ma tanto come disse Goebbels: “Ripetete una bugia, cento, mille, un milione di volte è diventerà una verità.”
Autopsia di Gardner
http://cincinnatipas.com/dr-richardgardnerautopsy.html
Avv. Giuseppe Lipera
IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

giovedì 16 agosto 2012

Nuova geografia giudiziaria: ok definitivo dal CdM

Soppressi 31 tribunali, salvi quelli in zone di mafia
Palazzo Chigi. Via libera definitivo del Consiglio dei ministri al decreto legislativo di revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Il Governo, tenuto conto dei pareri delle Commissioni giustizia di Camera e Senato nonché di quello reso dal Consiglio superiore della magistratura, ha licenziato il testo finale del provvedimento, dando così attuazione alla delega conferita con la legge per la stabilizzazione finanziaria n. 148/2011 del precedente esecutivo.

La versione definitiva del decreto prevede:

1) la soppressione di tutte le 220 sedi distaccate di tribunale, confermando così l'iniziale previsione;

2) la riduzione e l'accorpamento di 31 tribunali e di 31 procure. Rispetto allo schema di decreto approvato il 6 luglio scorso, il Governo ha deciso di mantenere i presidi giudiziari nelle aree ad alta infiltrazione di criminalità organizzata (Caltagirone e Sciacca in Sicilia; Castrovillari, cui sarà accorpato il tribunale di Rossano, Lamezia Terme e Paola in Calabria; Cassino, cui sarà accorpata la sezione distaccata di Gaeta nel Lazio) e di dotare di un ufficio di Procura anche il Tribunale di Napoli nord;

3) la soppressione di 667 uffici di giudici di pace, mantenendo - rispetto alla previsione iniziale - un giudice di prossimità in sette isole (Ischia, Capri, Lipari, Elba, La Maddalena, Procida, Pantelleria) in modo da consentire anche l'eventuale deposito di atti urgenti in casi di irraggiungibilità dalla terraferma;

4) la ridistribuzione sul territorio del personale amministrativo e dei magistrati restanti, per i quali non sono previsti nè esuberi nè messa in mobilità.

"Ho letto con grande attenzione il parere del CSM, prevalentemente incentrato su aspetti organizzativi, e delle commissioni parlamentari, analizzando tutti i profili emersi” - commenta la ministro Paola Severino. “Ho registrato posizioni tra di loro diversificate e, in piena sintonia col Consiglio dei ministri, abbiamo deciso di valorizzare quella che risulta essere invece una comune linea direttrice: il mantenimento di un forte presidio giudiziario nei territori caratterizzati da una significativa presenza della criminalità organizzata".

"Avevo più volte espresso - prosegue la guardasigilli - la mia apertura ad approfondimenti su questo punto: le audizioni parlamentari dei procuratori distrettuali, le indicazioni sia pure generali espresse dal CSM nel proprio parere, le richieste delle commissioni giustizia di camera e senato hanno segnalato la preoccupazione che la soppressione di tribunali in quelle aree potesse comportare rischi sul fronte della lotta alle mafie. Un terreno questo - sottolinea la ministro Severino - su cui il Governo non intende in alcun modo arretrare, neanche sul piano simbolico".

"Per queste ragioni, sono state espunte, dall'iniziale elenco di 37 tribunali e relative procure, le sedi in zone ad alta concentrazione di criminalità organizzata, con l'unica eccezione di Rossano il cui accorpamento a Castrovillari è giustificato dalla presenza di una criminalità mafiosa omogenea, dalla contiguità territoriale dei due circondari e dalla facilità di comunicazione tra i territori". È stata invece confermata - conclude la guardasigilli - la soppressione di tutte le sezioni distaccate, nonostante le richieste di mantenimento di alcune di esse, poiché l'esperienza sin qui fatta dimostra che si tratta di un modello organizzativo precario ed inefficiente sotto il profilo della produttività e della carenza di specializzazione con un impiego di risorse spropositato rispetto alle esigenze".

Allegati
Elenco completo relativo alle 220 sezioni distaccate abolite e alle 31 sedi di tribunale e relative procure soppresse.
Elenco delle 31 sedi di tribunale e relative procure che sono state abolite dal dlgs in attuazione della delega.

IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

venerdì 20 luglio 2012

Sciopero della Fame di Federica Puma !


Da oggi 20 luglio  sciopero della fame ad oltranza. 
Io sottoscritta Federica Puma madre della minore Beatrice G. incarcerata il 14.12.2011 in una casa famiglia di Roma su ordinanza a firma del Giudice Dott.ssa Melita Cavallo, Presidente del  Tribunale per i Minorenni, comunico di iniziare da oggi 20 luglio davanti al Tribunale per i Minorenni di Roma, sito in via Dei Bresciani, lo sciopero della fame ad oltranza finché non mi verrà restituita la mia bambina. La motivazione di detta scelta è dettata dal fatto che la situazione non accenna a sbloccarsi ed i giudici continuano a perseverare nel trattenere ingiustamente la mia bambina.
La ragione per la quale Beatrice mi è stata allontanata è, a dir poco bizzarra, incredibile, assurda nonché priva di alcun fondamento giuridico - “conflittualità genitoriale” - come dimostra lo stesso orientamento della Corte Suprema di Cassazione in tema di conflittualità. La conflittualità, infatti, è inesistente ed infondata atteso che il padre non desidera con sé la bambina ma la vuole in adozione a terzi.

Roma 20 luglio 2012  -  Federica Puma
Barbara Cerusico
Presidente
Associazione Donne Per La Sicurezza Onlus

IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

lunedì 13 febbraio 2012

16 anni più i risarcimenti. Sentenza Eternit, 3mila vittime accertate. Il più grande processo per morti sul lavoro.



Il più grande processo mai celebrato per morti sul lavoro e ambientali, quello di Torino contro i vertici della Eternit. Oltre 1.500 persone hanno seguito l'ultima udienza di un dibattimento iniziato nel dicembre 2009. Una settantina le udienze del processo, circa 6mila le parti civili costituite: tra loro i familiari delle vittime, i malati di mesotelioma, gli ex lavoratori dello stabilimento più grande d'Europa, quello di Casale Monferrato, accanto agli ex di altri tre siti: Rubiera, Cavagnolo, Bagnoli. E poi, ancora, associazioni, sindacati, enti locali, istituzioni, Inail e Inps in testa. 


Fonte - IL Sole 24 ORE Articolo Completo.


IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

giovedì 14 aprile 2011

Processo breve, nessun rischio.

Nonostante le terroristiche affermazioni di alcuni esponenti dell’opposizione, le nuove norme sul processo breve e sulla prescrizione breve non incideranno sui procedimenti per il disastro di Viareggio, il terremoto dell’Aquila o per il crack Parmalat.
Per il primo i Pm stanno procedendo per reati gravissimi, come l’omicidio colposo plurimo e il disastro ferroviario, puniti con pene molto severe e che si prescriveranno, quindi, in un tempo lontanissimo; se il processo breve verrà approvato la prescrizione del disastro ferroviario di Viareggio maturerebbe in 23 anni e quattro mesi, quindi nel 2032, e la prescrizione dell’omicidio colposo plurimo addirittura dopo, fino a un massimo di 35 anni dai fatti, quindi nel 2044.
Lo stesso vale per i processi per il terremoto dell’Aquila, dove il termine di prescrizione si ridurrebbe di soli dieci mesi. E anche su Parmalat non ci sarebbe nulla da temere, visto che per il reato di bancarotta fraudolenta ed aggravata si passa dai 18 anni e nove mesi a 17 anni e sei mesi.

IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

mercoledì 8 settembre 2010

Linea dura della Cassazione

Linea dura della Cassazione per chi perseguita il proprio ex con messaggi minacciosi anche su Facebook. La Sesta Sezione Penale ha confermato una custodia cautelare ai domiciliari, disposta dal Tribunale di Potenza, nei confronti di un ragazzo accusato di 'atti persecutori' (stalking) nei confronti della ex fidanzata, perchè, non rassegnato alla fine della relazione, le aveva scritto messaggi minacciosi sulla bacheca del social network, arrivando a postare anche un video di un rapporto sessuale avuto con lei. 

"Continui episodi di molestie, consistiti in telefonate, invii di sms, messaggi di posta elettronica e tramite Facebook, anche nell'ufficio dove lei lavorava" avevano portato il Tribunale di Lagonegro nel febbraio 2010 a disporre la custodia cautelare in carcere per l'uomo dopo la denuncia della ragazza.
In riforma del provvedimento, poi, il Tribunale di Potenza aveva tramutato il carcere in arresti domiciliari. L'amante, non rassegnato, aveva anche minacciato il nuovo compagno della ex spedendogli fotografie di rapporti sessuali della sua precedente relazione.
Invano l'indagato ha fatto ricorso in Cassazione contro l'ordinanza del Tribunale di Potenza: i Supremi Giudici, infatti, con la sentenza n. 32404, hanno confermato il provvedimento ritenendo tali comportamenti "minacciosi e molesti" e "gravi indizi di colpevolezza" anche i messaggi su Facebook, che avevano creato nella vittima "uno stato d'animo di profondo disagio e paura in conseguenza delle vessazioni patite".
Qualche settimana fa la Cassazione si era pronunciata su un caso di molestie avvenute tramite mail. In questa sentenza, la Corte aveva articolato una distinzione tra molestie avvenute via telefono, da quelle avvenute attraverso la posta elettronica, ritenute meno gravi, mancando l'immediata interazione.

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