mercoledì 27 gennaio 2021
domenica 10 gennaio 2021
Assalto al Campidoglio, Meloni: «Condanno le violenze ma non accetto lezioni».
La lettera della presidente Fratelli d’Italia al «Corriere» dopo le polemiche politiche sull’assalto a Capitol Hill Mercoledì da parte dei suprematisti bianchi.
di Giorgia Meloni
Gentile direttore,
negli Stati Uniti sono accaduti, in queste ore, eventi clamorosi e gravissimi, culminati in una surreale irruzione nella sede del Congresso americano che ha causato diversi morti. Un quadro scioccante. Eppure per molti, in Italia, sembra tutto semplice. La tesi sostenuta, in sostanza, è: negli Usa c’era un dittatore pazzo che è stato sconfitto, ora ha vinto il bene sul male ma Giorgia Meloni non ha preso sufficientemente le distanze dal mostro Trump. A volte invidio chi ragiona in modo così banale, se non altro perché a fine giornata non rischia l’emicrania per aver fatto lavorare il cervello.
Rispondo per punti alle stupidaggini che ho letto sul mio conto.
1. Non faccio parte in alcun modo dei «condannatori di violenza un tanto al chilo», quelli per i quali la violenza è giustificata se è di sinistra ed è uno scandalo se arriva da chi è contro la sinistra. Non ho mai avuto timidezza nel condannarla, perché la violenza è violenza, ed è sempre una implicita ammissione di inferiorità. È stato così anche stavolta, come le tante altre nelle quali ho denunciato violenze su cui quelli che oggi pontificano tacevano colpevolmente. Davvero sono sfuggite le recenti immagini delle devastazioni prodotte dai Black Lives Matter? E se si considera legittimo che possa pagare con la vita chi assalta le istituzioni— come accaduto a Washington — perché a chi si scagliava con un estintore contro le nostre forze dell’ordine sono state dedicate aule del Parlamento italiano? Non c’è una violenza giusta e una sbagliata, come una sinistra disperata ormai teorizza, e finché su questo non sentirò parole chiare, non accetto lezioni.
2. Ho scritto che le violenze dovevano cessare «come chiesto dal Presidente Trump» perché quando ho pubblicato il post Trump e altri del suo staff avevano già chiesto ai manifestanti di tornare a casa in pace, e mi pareva rilevante che a fare questo invito fossero coloro che più di tutti potevano essere ascoltati dai manifestanti. Ma evidentemente, in Italia, interessa più alzare il livello dello scontro che non placare gli animi. Aggiungo che a parere mio quelle violenze non rafforzavano certo la posizione di Trump e di chi contesta la regolarità delle elezioni. Valutazione forse troppo complessa per chi si limita a dividere il mondo tra buoni e cattivi.
3. «Trump è colpevole perché non vuole accettare il risultato elettorale». Personalmente, sono convinta che la volontà popolare vada rispettata sempre. Io. Ma lo pensa anche la sinistra? Non mi sembra, visto che teorizza da tempo che la quale la democrazia, in fondo, non possa che essere oligarchia, e se il popolo sbaglia e vota «male», allora è un dovere civico adottare delle contromisure. Tipo governare da dieci anni in Italia pur non avendo mai vinto le elezioni. Oppure tentare di rovesciare in qualsiasi modo Trump, richiesta di impeachment compresa.
4. «È un momento grave, è in gioco la democrazia». Su questo sono d’accordo, mi sorprende però che alcuni pericoli per la nostra democrazia siano sistematicamente taciuti, come il fatto che i giganti del web, società private, si arroghino il diritto di sostituirsi alla magistratura, alle istituzioni e alla costituzione americana oscurando e zittendo il Presidente Usa. Veramente non si vedono i rischi che questo comporta?
5. Non mi sono mai definita trumpiana, blairiana, putiniana, macroniana o merkeliana. Non ho mai fatto la cheerleader di nessuno. No, questo lo hanno fatto altri in Italia. Certo, da presidente dei conservatori europei, partito che ha tra i propri affiliati anche i Repubblicani, mi sento vicina alla loro visione politica e non ho fatto mistero di preferire Trump rispetto alla Clinton o a Biden, perché condivido in buona parte la sua visione economica e perché sul piano della difesa dell’interesse nazionale italiano — unico metro con il quale, da patriota, guardo la politica estera — ritengo che la dottrina Obama-Clinton (e dunque Biden) di sostegno alle primavere arabe e al fondamentalismo sunnita abbia prodotto per noi enormi disastri.
6. E veniamo all’aspetto più grottesco di questa vicenda. In queste ore Donald Trump viene dipinto dalla sinistra come un dittatore, un malato di mente, un uomo pericoloso da mettere al bando. Qualcosa mi sfugge. Parliamo dello stesso Trump considerato strategico nella nascita del Governo Conte bis, con il famoso tweet nel quale sperava di continuare a lavorare con «Giuseppi»? Lo stesso Trump che veniva ringraziato da ministri del governo italiano per aver chiesto di investire in Italia, con accanto Conte sorridente, entusiasta di quel supporto? Sono colpita dalla superficialità della nostra classe dirigente. Non è mai prudente entrare nelle questioni interne di uno Stato estero, a maggior ragione quando si parla delle dinamiche democratiche della prima potenza al mondo. Non mi è sfuggito, ad esempio, che il Presidente Mattarella abbia preferito un cauto silenzio sulla vicenda. Ma se proprio si vuole entrare a gamba tesa, allora si deve comprendere il peso delle parole che si pronunciano, e le conseguenze che comportano. La domanda che faccio a tutti i politici italiani che oggi dipingono Trump come un mostro è: se tra quattro anni si dovesse per caso ricandidare, e dovesse vincere le elezioni, quali saranno le vostre contromisure? Chiederete all’Onu che gli Usa siano dichiarati Stato canaglia? Porterete l’Italia fuori dalla Nato per non condividere le scelte con un tale, impresentabile, figuro? E se pensate questo di Trump, perché non avete reagito in questi anni, preferendo un vigliacco silenzio? Serietà signori. Voi dovreste rappresentare gli interessi di una Nazione che agli Stati Uniti è legata a doppio filo, chiunque la guidi, e non potete permettervi di confondere la geopolitica col tifo da stadio. Ci sarebbero molte altre cose da dire direttore, ma non voglio abusare della vostra disponibilità. Posso solo augurarmi che l’Italia torni ad avere quanto prima una classe politica seria e degna.
lunedì 14 dicembre 2020
La Gazzetta Tricolore: Ultima Edizione !
mercoledì 18 novembre 2020
Cosa ci siamo persi con la Pandemia.
Un settore in crisi da anni quello del mondo dello Spettacolo, nel 2019 sembrava aver visto uno spiraglio di luce (così emerge dai dati SIAE). Nel 2019 tutti gli indicatori dell’attività di spettacolo sono stati in terreno positivo rispetto al 2018: aumentati gli eventi proposti (+ 1,10%), oltre 246 milioni di biglietti o abbonamenti acquistati dagli spettatori (+ 5,82%) con una spesa al botteghino che ha sfiorato i 2,8 miliardi di euro (+5,49%). Quest’ultimo dato si avvicina ai 5 miliardi di euro (+ 2,91%) se si aggiungono i servizi accessori offerti agli spettatori dagli organizzatori in connessione o durante gli eventi. Quindi, il 2019 ha segnato una ripresa dell’offerta (+47.420 spettacoli, pari ad una crescita del +1,10%). Bene anche per quanto riguarda la presenza degli spettatori: registrato un aumento di 13.553.122 biglietti e abbonamenti (+5,82%). È la seconda miglior performance degli ultimi 5 anni con 246.383.395 ingressi. Risultavano in crescita anche i valori degli indicatori economici relativi alla spesa al botteghino (+5,49%) e alla spesa del pubblico (+2,91%). Era rimasto stabile soltanto il volume d’affari, con una perdita appena inferiore al punto percentuale. L’aumento sia del numero di ingressi rilasciati che della spesa al botteghino non ha però comportato una variazione del prezzo medio praticato rispetto al 2018. In entrambi gli anni presi in considerazione, un biglietto per accedere all’evento è costato in media agli spettatori sempre 11,28 euro nel 2019. Il 2019 si è chiuso, dunque, con la conferma di una maggiore propensione a destinare una sempre maggior quota di reddito disponibile verso i consumi culturali. Ma tutto questo non servirà perché quando si alzerà di nuovo il Sipario, troveremo un mondo, che non ha più fondi. Dopo mesi sembra nascere un tavolo permanente tra Ministero e Addetto ai lavori. Il tavolo, che è aperto a nuove integrazioni di associazioni e organizzazioni di settore, esamina le problematiche connesse all’emergenza sanitaria e valuta l’adozione delle opportune iniziative relative alle misure di contrasto all’emergenza sanitaria, con particolare attenzione alla tutela dei diritti dei lavoratori. Ma i lavoratori di questo settore hanno bisogno ora di economia, ne hanno bisogno anche quelli con i contratti ad intermittenza, che ora non posso accedere al Fondo. È per questo che dovrebbero intervenire le Regioni, come è successo in Veneto e stipulare un accordo con l’INPS aumentando lo stanziamento per un’indennità integrativa a tutti i lavoratori residenti nella Regione stessa. In questo modo possiamo cercare di sostenere un settore importante del mondo dell’intrattenimento, che vive da inizio pandemia una crisi che ha quasi azzerato le attività professionali.
giovedì 12 novembre 2020
venerdì 6 novembre 2020
RIVA DESTRA DALLA PARTE DELLA CULTURA. QUELLA VERA.
“L’arte è necessaria come il pane e come lo è la salute psicofisica. Il mondo dello spettacolo e della cultura in generale è in crisi da 10 anni”.
Sono stati gli anni di abbandono politico, sociale ed economico a ridurre così il mondo della cultura in generale. La crisi arriva da lontano ora con la pandemia, il tracollo finale. Sentir parlare le istituzioni di cultura, ora ha poco senso, se non hai delle idee sensate e soluzioni immediate. Mentre questo settore moriva cosa facevano loro? Nulla, perché si pensava solo al FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo), senza pensare a tutti i privati (produttori e teatri) che investivano nelle stagione teatrali, nei concerti e negli eventi, il loro patrimonio economico. Il settore privato è sempre stato considerato la Cenerentola di quel mondo, ma è da lì che sono nati gli spettacoli più belli. Nell’ultimo report di FederCulture si nota che negli ultimi 10 anni l’unica curva che è cresciuta è quella dei musei, rispetto alle perdite di cinema e teatro.
Musei + 7%
Cinema – 6,1 %
Teatro – 8,8%
Con la pandemia ed il lockdown la crisi della cultura è ancora più grave. Nel decreto ristori saranno riconosciuta, ai lavoratori iscritti al Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo con almeno 30 contributi giornalieri versati dal 1 gennaio 2019 alla data di entrata in vigore del presente decreto al medesimo Fondo, cui deriva un reddito non superiore a 50.000 euro, e non titolari di pensione, un’indennità, pari a 1000 euro. Questo però non può bastare perché lo spettacolo dal vivo quando si ferma ha lo stesso costo di quando va in scena. Chi risarcirà i produttori? Come potranno riallestire gli spettacoli? Su questo potrebbero esserci degli aiuti istituendo un Fondi Regionali e Comunali :- Aiuti economici per riallestimento spettacoli- Spazi pubblici gratis per prove- Interruzione affitti spazio culturali / Teatri comunali- Aiuti per la digitalizzazione delle società. Il settore dovrà fare i conti con scenari totalmente mutati e con un impossibile ritorno alla “normalità” pre-crisi, almeno nel medio periodo. Per tutta la filiera culturale, dalla produzione legislativa ministeriale alla fruizione individuale, sarà necessario ripensare i modelli e immaginare nuove condizioni di sostenibilità e di offerta.
giovedì 29 ottobre 2020
martedì 27 ottobre 2020
lunedì 5 ottobre 2020
Bagnaia (VT): Islam e Occidente a confronto: cultura e valorizzazione e sviluppo del territorio.
Viterbo, 5 ottobre 2020.
Una ottantina di persone hanno partecipato al convegno di questo pomeriggio "Islam e Occidente a confronto", organizzato da Riva Destra Viterbo, presso il ristorante "Il Borgo" di Bagnaia. Presente tutto l'apicale del movimento federato a Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia. insieme all'on. Mauro Rotelli, con ospite d'onore Thibaut de la Tocnaye, consigliere regionale della Provenza e membro dell'Ufficio Nazionale del R.N. di Marine Le Pen.
Sono intervenuti Magdi Cristiano Allam, giornalista e autore del libro "Stop Islam", Fabio Sabbatani Schiuma, segretario nazionale Riva Destra, Angelo Bertoglio, vicesegretario nazionale Riva Destra, Marco Micacchi, coordinatore regionale Riva Destra. Ha moderato i lavori Loredana Vaccarotti, coordinatrice provinciale Riva Destra. Hanno partecipato anche Daniele Costantini, coordinatore comunale di Viterbo, Enrico Kauffmann, responsabile segreteria politica nazionale, Lorenzo Loiacono, coordinatore Riva Destra Roma capitale, Francesco Prato, coordinatore Riva Destra Area Metropolitana Roma, Marco Zappa, responsabile provinciale dipartimento Cultura, Luzio Zimarino, vice coordinatore provinciale di Viterbo. Il primo ad intervenire è stato Daniele Costantini, che ha detto: "La politica va fatto con le persone e per le persone.
Abbiamo diversi progetti in atto, altri in fase embrionale. Cerchiamo di avvicinare le persone alla politica". Marco Zappa ha sottolineato come l'Italia sia patrimonio di beni culturali, ma come la politica non dia alla cultura un ruolo così determinante. "Eppure potremmo vivere di cultura- ha sottolineato Zappa- Abbiamo progetti significativi. Ci impegniamo a fare qualcosa di nuovo per questa città. Mi sono misurato molto spesso in quella superficialità che per la cultura ha la sinistra. E' ora di cambiare con la destra".
Il vice coordinatore provinciale Zimarino ha evidenziato come ci sia il bisogno di persone di un certo target intellettuale. "Cerchiamo di fare dei grandi progetti affinché si svegli la destra in questa provincia. Abbiamo tanti progetti in cantiere".
Marco Micacchi, coordinatore regionale ha evidenziato come a Frosinone e Latina ci siano buoni coordinamenti. "Ci mancava la provincia di Viterbo - ha affermato- Abbiamo convogliato qui le energie. Ci sono state da poco le elezioni che sono andate molto bene: Fdi è cresciuta dovunque. Come Riva Destra abbiamo fatto un lavoro straordinario grazie al nostro coordinatore Schiuma. Riva Destra continuerà ad essere a fianco di Fdi".
Schiuma è intervenuto dicendo: "In questo convegno ci sono tanti aspetti ed il convegno di oggi racchiude tante riflessioni. In primis cosa vuol dire battersi per le proprie idee per difendere noi stessi, la nostra cultura, la nostra identità e queste battaglie si concretizzano nel coraggio di Magdi Cristiano Allam, il coraggio che lo fa vivere sotto scorta. C'è poi lo spirito romantico per chi viene come me dal Fronte della gioventù. Poi c'è il rapporto tra movimenti e partiti. Il compito dei movimenti è ampliare il partito elettorale del partito. Siamo noi i responsabili se togliamo il Crocifisso ed i presepi nelle scuole. Siamo noi che stiamo rinunciando alla nostra identità".
L'on Mauro Rotelli di Fdi ha evidenziato come Bagnaia sia un ex comune che ha una identità importante perché la destra ha preso sempre percentuali straordinarie. Ha poi ricordato la battaglia fatta alle ultime elezioni a Civita Castellana con la vittoria di Luca Giampieri a sindaco. "Siamo arrivati a una fase di maturità politica, ma c'è il rischio di far diventare un partito un comitato elettorale. Un altro rischio è quello di diventare solo una macchina amministrativa. Il tratto della destra è importante, è un tratto di libertà che ci contraddistingue".
Loredana Vaccarotti ha, quindi, sottolineato come ci sia bisogno di persone che abbiamo voglia di agire sul territorio. "Viterbo non ha nulla da invidiare ad altre province: abbiamo laghi, mare, terme. Questa terra è sacra ed importantissima e non ci rendiamo conto di ciò. Ma c'è tanto da fare". Ha, quindi, elencato alcuni progetti: "Abbiamo presentato all'assessore alla Cultura De Carolis il progetto dei tarocchi, ovvero fare 22 statue degli arcani maggiori ad opera di artisti internazionali. Un altro progetto è anche il gaming, Viterbo potrebbe diventare la città del gaming. Altri progetti riguardano percorsi legati all'ambiente, all'ecologia ed agli Etruschi ed un percorso esoterico. Inoltre, c'è il progetto dell'artista Zappa su un Museo del 1900 con i cimeli comprati negli anni da parte dello stesso che metterà in esposizione. Infine, c'è il progetto di e-commerce per i negozi del centro storico. "Abbiamo fatto un sondaggio nel centro storico ed il 70 % dei negozianti ha aderito a questa iniziativa, che vuole aiutarli creando vetrine virtuali. Mi auguro di poter portare avanti questi progetti".
C'è stato, quindi, l'intervento di Thibaut de la Tocnaye, che ha ricordato il nesso tra Avignone e Viterbo, come città dei Papi. Ha, quindi, evidenziato il pericolo dell'Islam politico, un Islam totalitario di distruzione dei nostri valori. "Bisogna avviare al più presto una destabilizzazione ideologica dell'Islam - ha evidenziato- W le radici cristiane dell'Europa".
E' stata poi la volta di Magdi Cristiano Allam, che ha spiegato come la guerra con l'Islam non sia grave tanto per gli attentati terroristici, ma soprattutto perché scardina la nostra identità, la nostra civiltà, i nostri sistemi di valori. Il problema vero siamo noi nel momento in cui togliamo i Crocifissi, come ha detto Fabio Schiuma. Il problema vero è che abbiamo perso la certezza di chi siamo. Chi ci governa ha trasformato la nazione nella terra di nessuno, dove ognuno può scorrazzare a proprio piacimento. Sul tavolo degli imputati dovrebbero esserci i clandestini, gli scafisti, la rete delle Ong che alimentano tutto ciò, la rete delle cooperative che lucrano su questa cosiddetta ospitalità. Invece, in Italia, sul banco degli imputati ci sono chi difende questa invasione". Magdi Cristiano Allam ha poi spiegato la profonda differenza antropologica: l'Islam mette al centro la comunità, l'Occidente la persona. Il Cristianesimo è la fede nel Dio che si fa uomo e si incarna in Gesù. L'Islam è la fede nel Dio che si fa testo e che si incarta nel Corano. Questo fa sì che manca la dimensione umana della ragione. Da 1400 anni i musulmani ottemperano letteralmente a ciò che Allah prescrive nel Corano. Maometto è stato un conquistatore. Allah è un dio pagano preesistente. Maometto non ha creato una religione folgorato da un Dio nuovo, ma si è limitato a un dio pagano già esistente, affermando che era messaggero di Allah. Il disinteresse nei confronti del tema della fede e della sorte dei cristiani nel mondo sta creando un vuoto colmato sempre di più dall'Islam e la Francia ne è un esempio. Il pericolo maggiore non sono i terroristi, ma il rischio vero è la proliferazione di moschee, scuole coraniche, centri di formazione islamici, la capacità di inserirsi nelle istituzioni, di accedere ai fondi anche dell'UE. Il problema non sono i musulmani come persone, ma l'Islam come religione. I musulmani che vengono definiti moderati sono sostanzialmente laici. L'Islam come religione non è moderata. Nel mio ultimo libro dico che nel più assoluto rispetto dei musulmani come persone, in un contesto di reciproco rispetto, dobbiamo avere l'onestà intellettuale ed il coraggio che per prima ebbe Oriana Fallaci, nel dire che l'Islam è incompatibile con le nostri leggi. Ed ecco perché dobbiamo salvaguardare la nostra civiltà ed il nostro diritto di essere noi stessi a casa nostra".
Eccellenza a Roma - Post in Evidenza
G7: Intervento della nostra Presidente
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