I neutrini sono più rapidi di circa 60 nanosecondi.
MILANO - E' arrivata la conferma del Cern, la velocità della luce è stata superata. Il successo è stato ottenuto nell'esperimento Cngs (Cern Neutrino to Gran Sasso) nel quale si è operato con un fascio di neutrini che sono risultati più veloci della luce di circa 60 nanosecondi. Il fascio è stato lanciato dal Cern verso i laboratori di Fisica nucleare del Gran Sasso. I dati dell'esperimento, sostengono gli scienziati, che lo hanno dimostrato nei laboratori del Gran Sasso, rivelano che i neutrini impiegano 2,4 millisecondi per coprire la distanza voluta. Mentre dall'analisi dei movimenti viene ancora evidenziato che i neutrini superano i 300.000 chilometri al secondo ai quali viaggia la luce di circa 20 parti per milione.
Omar Palazzani.
IL VOSTRO UFFICIO STAMPA
sabato
venerdì
PMI in crisi nera: ultimatum da Federlazio.
di Redazione PMI.it
Indagine Federlazio:
Pmi sull'orlo del baratro, tra fallimenti, disoccupazione e crediti della PA bloccati.
«Siamo pronti a scendere in campo da oggi e a fare le serrate» ha annunciato il presidente di Federlazio, Maurizio Flammini, commentando i dati dell'indagine congiunturale (primo semestre 2011) sulle Pmi del Lazio. Un ultimatum al governo locale dettato dall'emergenza di poter avere accesso al credito, e soprattutto di incassare i crediti vantati dalle Pmi nei confronti della Pubblica Amministrazione.
Il PIL del Lazio è stimato in calo nel 2011 a 0,9% e, se le Pmi della regione a giugno si dichiaravano pronte a investire, con il precipitare degli eventi (crisi dei mercati e tagli drastici in manovra finanziaria), oggi lo scenario è radicalmente mutato.
Il problema più urgente è quello dell'occupazione. «Nella sola edilizia di Roma le previsioni sono di 3mila esuberi da qui a dicembre, un dato enorme». Il tasso di disoccupazione segue un trend di crescita dal 2008 e non accenna ad arrestarsi. In termini di chiusura aziende, poi, i fallimenti nel Lazio, da gennaio 2011, quasi equiparano nel numero quelli del biennio 2008-2010 (18.547).
L'emergenza individuata da Federlazio, dunque, è quella dei ritardi nei pagamenti della P.A. alle Pmi, «tra le prime lamentele degli imprenditori». La replica di Renata Polverini, governatrice del Lazio, lascia poche speranze: non ci sono i soldi.
«Chiediamo la compensazione tra crediti e debiti verso la pubblica amministrazione. [...] Chiediamo che venga accelerata la vendita del patrimonio immobiliare che potrebbe mettere in moto uno sviluppo virtuoso. [...] Le aziende di rifiuti potrebbero sbloccare un miliardo di investimenti da oggi. Quello che abbiamo chiesto in cambio è l'adeguamento delle tariffe e la stabilità dei pagamenti».
IL VOSTRO UFFICIO STAMPA
Indagine Federlazio:
Pmi sull'orlo del baratro, tra fallimenti, disoccupazione e crediti della PA bloccati.
«Siamo pronti a scendere in campo da oggi e a fare le serrate» ha annunciato il presidente di Federlazio, Maurizio Flammini, commentando i dati dell'indagine congiunturale (primo semestre 2011) sulle Pmi del Lazio. Un ultimatum al governo locale dettato dall'emergenza di poter avere accesso al credito, e soprattutto di incassare i crediti vantati dalle Pmi nei confronti della Pubblica Amministrazione.
Il PIL del Lazio è stimato in calo nel 2011 a 0,9% e, se le Pmi della regione a giugno si dichiaravano pronte a investire, con il precipitare degli eventi (crisi dei mercati e tagli drastici in manovra finanziaria), oggi lo scenario è radicalmente mutato.
Il problema più urgente è quello dell'occupazione. «Nella sola edilizia di Roma le previsioni sono di 3mila esuberi da qui a dicembre, un dato enorme». Il tasso di disoccupazione segue un trend di crescita dal 2008 e non accenna ad arrestarsi. In termini di chiusura aziende, poi, i fallimenti nel Lazio, da gennaio 2011, quasi equiparano nel numero quelli del biennio 2008-2010 (18.547).
L'emergenza individuata da Federlazio, dunque, è quella dei ritardi nei pagamenti della P.A. alle Pmi, «tra le prime lamentele degli imprenditori». La replica di Renata Polverini, governatrice del Lazio, lascia poche speranze: non ci sono i soldi.
«Chiediamo la compensazione tra crediti e debiti verso la pubblica amministrazione. [...] Chiediamo che venga accelerata la vendita del patrimonio immobiliare che potrebbe mettere in moto uno sviluppo virtuoso. [...] Le aziende di rifiuti potrebbero sbloccare un miliardo di investimenti da oggi. Quello che abbiamo chiesto in cambio è l'adeguamento delle tariffe e la stabilità dei pagamenti».
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Partite IVA inattive, arriva la mini sanzione.
La Le partite IVA inattive potranno essere regolarizzate con un semplice versamento senza presentare alcuna documentazione al fisco. In particolare la misura si riferisce a tutti i titolari di una partita Iva che non hanno presentato la relativa dichiarazione almeno negli ultimi tre anni oppure che non svolgono alcuna attività.
Il versamento rappresenta una sorta di mini sanzione del valore di 129 euro, che dovrà essere corrisposta entro il 4 ottobre utilizzando il modello F24 "Elementi identificativi" (codice tributo 8110) compilato in ogni sua parte.
Non sarà più necessario presentare all'Agenzia delle Entrate alcuna dichiarazione per la cessazione dell'attività, e non dovrà essere dimostrato il versamento effettuato.
Questo perchè da un lato i pagamenti pervenuti attraverso l'F24 vengono elaborati direttamente nel sistema informativo dell'Anagrafe tributaria favorendo la semplificazione del processo e dall'altro il pagamento stesso sostituisce la dichiarazione di cessazione attività, con il modello AA7 previsto per i soggetti diversi dalle persone fisiche o il modello AA9 previsto per le imprese individuali e lavoratori autonomi.
Sono questi in sintesi i contenuti della risoluzione 93/E del 21 settembre dell'Agenzia, che alleggerisce gli adempimenti dei titolari di una partita Iva inutilizzata, e fornisce un'ultima opportunità di regolarizzazione prima della chiusura d'ufficio della partita Iva, che può prevedere una sanzione fino a 2.065 euro.
Fonte: Agenzia delle Entrate - risoluzione 93/E
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Il versamento rappresenta una sorta di mini sanzione del valore di 129 euro, che dovrà essere corrisposta entro il 4 ottobre utilizzando il modello F24 "Elementi identificativi" (codice tributo 8110) compilato in ogni sua parte.
Non sarà più necessario presentare all'Agenzia delle Entrate alcuna dichiarazione per la cessazione dell'attività, e non dovrà essere dimostrato il versamento effettuato.
Questo perchè da un lato i pagamenti pervenuti attraverso l'F24 vengono elaborati direttamente nel sistema informativo dell'Anagrafe tributaria favorendo la semplificazione del processo e dall'altro il pagamento stesso sostituisce la dichiarazione di cessazione attività, con il modello AA7 previsto per i soggetti diversi dalle persone fisiche o il modello AA9 previsto per le imprese individuali e lavoratori autonomi.
Sono questi in sintesi i contenuti della risoluzione 93/E del 21 settembre dell'Agenzia, che alleggerisce gli adempimenti dei titolari di una partita Iva inutilizzata, e fornisce un'ultima opportunità di regolarizzazione prima della chiusura d'ufficio della partita Iva, che può prevedere una sanzione fino a 2.065 euro.
Fonte: Agenzia delle Entrate - risoluzione 93/E
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mercoledì
News: futuro radioso o degradato? Di Roberto Vacca.
“Abbonati per avere tutte le ultime notizie dal mondo”. Ricevo tante offerte come questa, ma non mi abbono. Non voglio notizie banali, anche se di fatti appena successi, né che mi inseguano sul cellulare con messaggi carichi di immagini, interviste e grafici. Sono utili le informazioni non stantie su economia, politica, scienza, cultura. Non lo sono le novità su cucina, moda, salute e pettegolezzi. A parte i gusti personali, la qualità delle news offerte dai media degrada ancora se sono seguite da commenti improvvisati. Questi sono redatti spesso da giovani inesperti e poco colti: cercano facili effetti e usano etichette drammatiche ingiustificate: “la peste del secolo”, “una vera minaccia planetaria”, “una catastrofe inimmaginabile”. Anche commentatori più esperti ripetono come giaculatorie moniti a prendere misure drastiche per evitare pericoli inesistenti (come il riscaldamento globale antropogenico).
La qualità delle notizie scelte e la pertinenza delle analisi dipendono dalla cultura e dal gusto di redattori e opinionisti, oltre che dal tempo dedicato a ogni item valutato e dalla possibilità di editare, cioè rivedere i testi nella sostanza e nella forma. L’ossessione di riferire subito quel che succede ovunque (documentato e rilevante o no), limita il tempo disponibile e degrada la qualità del reporting. Questa tendenza si sta rafforzando. Dunque possiamo prevedere che in avvenire riceveremo ancora notizie scelte a caso, espresse con parole inadeguate e spiegate da immagini di bassa qualità media.
Cronisti e opinionisti, poi, non seguono le buone regole. Troppo spesso eccedono nell’uso di astratti così che non si capisce di che cosa parlino e usano formulette verbali standard (“come dire?” – “in qualche modo”) o similitudini trite (“in una manciata di secondi” – “costretti da lacci e lacciuoli”) rendendo la prosa irritante e sfocata. Anche l’uso di termini tecnici, in realtà noti a pochi rende le news comprensibili a pochi e fuorvianti per molti.
Molti riconoscono termini come: PIL Prodotto Interno Lordo - GDP Gross Domestic Product - PVS Paesi in Via di Sviluppo - LDC Less Developed Countries - ma non hanno idea di che significhino davvero.
Le news specializzate sono, talora, ottime. La rassegna Slashdot.com segnala ogni giorno da 10 a 20 notizie di interesse tecnologico, informatico, scientifico. A ciascuna dedica poche righe, ma riporta link con pubblicazioni originali disponibili in rete. È un servizio (gratuito) di alta qualità: lo consiglio e spero che venga duplicato in altri campi. Diffido invece dei servizi a pagamento che propongono notizie aggiornatissime in ogni campo – commentate da grandi esperti.
Infine ci sono i blog e le notizie diffuse PTP (Peer.To-Peer) da privati non addestrati. La qualità è modesta anche quando forniscono immagini e filmati (come Youreporter). Non c’è da sperare che ci aiutino molto - guardiamocene.
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La qualità delle notizie scelte e la pertinenza delle analisi dipendono dalla cultura e dal gusto di redattori e opinionisti, oltre che dal tempo dedicato a ogni item valutato e dalla possibilità di editare, cioè rivedere i testi nella sostanza e nella forma. L’ossessione di riferire subito quel che succede ovunque (documentato e rilevante o no), limita il tempo disponibile e degrada la qualità del reporting. Questa tendenza si sta rafforzando. Dunque possiamo prevedere che in avvenire riceveremo ancora notizie scelte a caso, espresse con parole inadeguate e spiegate da immagini di bassa qualità media.
Cronisti e opinionisti, poi, non seguono le buone regole. Troppo spesso eccedono nell’uso di astratti così che non si capisce di che cosa parlino e usano formulette verbali standard (“come dire?” – “in qualche modo”) o similitudini trite (“in una manciata di secondi” – “costretti da lacci e lacciuoli”) rendendo la prosa irritante e sfocata. Anche l’uso di termini tecnici, in realtà noti a pochi rende le news comprensibili a pochi e fuorvianti per molti.
Molti riconoscono termini come: PIL Prodotto Interno Lordo - GDP Gross Domestic Product - PVS Paesi in Via di Sviluppo - LDC Less Developed Countries - ma non hanno idea di che significhino davvero.
Le news specializzate sono, talora, ottime. La rassegna Slashdot.com segnala ogni giorno da 10 a 20 notizie di interesse tecnologico, informatico, scientifico. A ciascuna dedica poche righe, ma riporta link con pubblicazioni originali disponibili in rete. È un servizio (gratuito) di alta qualità: lo consiglio e spero che venga duplicato in altri campi. Diffido invece dei servizi a pagamento che propongono notizie aggiornatissime in ogni campo – commentate da grandi esperti.
Infine ci sono i blog e le notizie diffuse PTP (Peer.To-Peer) da privati non addestrati. La qualità è modesta anche quando forniscono immagini e filmati (come Youreporter). Non c’è da sperare che ci aiutino molto - guardiamocene.
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martedì
Fotovoltaico: Italia batte Germania, prima al mondo entro fine 2011.
L’Italia sorpassa la rivale tedesca e si avvicina al podio per capacità installata annua di fotovoltaico, superando i 10.000 MW entro il 2011. (Fonte: Virgilio Go Green)
Il Gestore dei Servizi energetici conferma la notizia che gira ormai da qualche settimana tra gli addetti al lavoro: l’Italia supera i 10.000 Mw di potenza fotovoltaica installata su tutto il territorio nazionale. Sembra infatti che entro la fine del 2011 la potenza complessiva in esercizio in Italia possa raggiungere i 12.000 MW, per un numero d’impianti intorno ai 350.000. L’andamento delle installazioni per l’anno in corso proiettano così l’Italia al primo posto nella graduatoria mondiale per potenza entrata in esercizio nel 2011. Il nostro Paese, infatti, messo a confronto con la Germania - da oltre un decennio leader del mercato fotovoltaico mondiale - nel 2011 ha installato il triplo della potenza realizzata sul territorio tedesco.
È sempre il Gse a ricordare come in Italia siano in esercizio più di 270.000 impianti, precisamente:
· con il Quarto Conto Energia, partito lo scorso giugno, sono entrati in esercizio 26.134 impianti per una potenza di 1.700 MW;
· con il Terzo Conto Energia sono entrati in esercizio 38.122 impianti per una potenza di 1.592 MW;
· con il Secondo Conto Energia sono entrati in esercizio 200.693 impianti per una potenza di 6.568 MW;
· con il Primo Conto Energia sono entrati in esercizio 5.734 impianti per 163 MW.
Per quanto riguarda invece la classifica delle regioni, la Puglia, con circa 1.685 MW per 17.812 impianti in esercizio, mantiene il primato della Regione con maggiore potenza installata, mentre la Lombardia resta in testa alla classifica delle Regioni con maggior numero di impianti in esercizio (38.810 per 993 MW), seguita dal Veneto, con 36.066 impianti per 894 MW.
Da evidenziare come solo nel corso del 2011 siano già entrati in esercizio circa 6.500 MW. Di questi oltre 3.700 MW si riferiscono a impianti “salva Alcoa”, che, avendo richiesto i benefici della Legge 129/10 ed essendo entrati in esercizio entro il 30 giugno 2011, hanno presentato domande di ammissione alle tariffe incentivanti fissate dal Secondo Conto Energia.
Una lettura approfondita dell’evoluzione del settore arriva direttamente da PV Rome Mediterranean, il salone internazionale delle tecnologie fotovoltaiche per il Mediterraneo, che si svolge nell'ambito di ZeroEmission Rome, la grande manifestazione in corso alla Fiera di Roma dedicata alle energie rinnovabili, sostenibilità ambientale, lotta ai cambiamenti climatici ed emission trading; appuntamento in cui, Valerio Natalizia, presidente Gifi, gruppo imprese fotovoltaiche italiane, ha commentato: «dati importanti, certamente inferiori alle performance del mercato negli ultimi due anni, ma che permettono di guardare al futuro con un certo ottimismo, nonostante i timori sulla tenuta del comparto dopo la sostanziale riduzione delle tariffe incentivanti introdotta dal Quarto Conto Energia».
«Il nuovo sistema di incentivi provocherà una trasformazione del mercato rispetto a quanto avvenuto in passato: le nuove tariffe penalizzano le grandi installazioni, ma non è detto che il fotovoltaico debba e possa svilupparsi solo grazie a queste - spiega Natalizia. Si aprono infatti nuovi e promettenti scenari rappresentati in primo luogo dalla crescita degli impianti commerciali, quindi di media taglia realizzati sui tetti di strutture si lavorerà molto sul residenziale. La crescita di queste installazioni, inoltre, stimolerà l'innovazione tecnologica, per la necessità di trovare soluzioni che consentano l'integrazione dei sistemi sui tetti e nelle facciate degli edifici, campo nel quale i produttori di moduli italiani possono contare su un bagaglio di conoscenze e un gusto per l'estetica che i nostri competitor non hanno. Insomma – conclude Valerio Natalizia - sebbene sia facile prevedere una certa selezione degli operatori, le opportunità per continuare a fare bene per le aziende».
A sostenere l'ottimismo del presidente Gifi contribuiscono anche le stime di Epia, European photovoltaic industry association, secondo le quali l'Italia sarà il primo Paese europeo a raggiungere la grid parity: «il pareggio del costo del kWh fotovoltaico con quello generato dalle fonti tradizionali sarà raggiunto nel 2015 per gli impianti con 3 kW di potenza, e nel giro dei due anni successivi per tutte altre taglie di installazioni – ha spiegato Ingmar Wilhelm di Epia».
IL VOSTRO UFFICIO STAMPA
Il Gestore dei Servizi energetici conferma la notizia che gira ormai da qualche settimana tra gli addetti al lavoro: l’Italia supera i 10.000 Mw di potenza fotovoltaica installata su tutto il territorio nazionale. Sembra infatti che entro la fine del 2011 la potenza complessiva in esercizio in Italia possa raggiungere i 12.000 MW, per un numero d’impianti intorno ai 350.000. L’andamento delle installazioni per l’anno in corso proiettano così l’Italia al primo posto nella graduatoria mondiale per potenza entrata in esercizio nel 2011. Il nostro Paese, infatti, messo a confronto con la Germania - da oltre un decennio leader del mercato fotovoltaico mondiale - nel 2011 ha installato il triplo della potenza realizzata sul territorio tedesco.
È sempre il Gse a ricordare come in Italia siano in esercizio più di 270.000 impianti, precisamente:
· con il Quarto Conto Energia, partito lo scorso giugno, sono entrati in esercizio 26.134 impianti per una potenza di 1.700 MW;
· con il Terzo Conto Energia sono entrati in esercizio 38.122 impianti per una potenza di 1.592 MW;
· con il Secondo Conto Energia sono entrati in esercizio 200.693 impianti per una potenza di 6.568 MW;
· con il Primo Conto Energia sono entrati in esercizio 5.734 impianti per 163 MW.
Per quanto riguarda invece la classifica delle regioni, la Puglia, con circa 1.685 MW per 17.812 impianti in esercizio, mantiene il primato della Regione con maggiore potenza installata, mentre la Lombardia resta in testa alla classifica delle Regioni con maggior numero di impianti in esercizio (38.810 per 993 MW), seguita dal Veneto, con 36.066 impianti per 894 MW.
Da evidenziare come solo nel corso del 2011 siano già entrati in esercizio circa 6.500 MW. Di questi oltre 3.700 MW si riferiscono a impianti “salva Alcoa”, che, avendo richiesto i benefici della Legge 129/10 ed essendo entrati in esercizio entro il 30 giugno 2011, hanno presentato domande di ammissione alle tariffe incentivanti fissate dal Secondo Conto Energia.
Una lettura approfondita dell’evoluzione del settore arriva direttamente da PV Rome Mediterranean, il salone internazionale delle tecnologie fotovoltaiche per il Mediterraneo, che si svolge nell'ambito di ZeroEmission Rome, la grande manifestazione in corso alla Fiera di Roma dedicata alle energie rinnovabili, sostenibilità ambientale, lotta ai cambiamenti climatici ed emission trading; appuntamento in cui, Valerio Natalizia, presidente Gifi, gruppo imprese fotovoltaiche italiane, ha commentato: «dati importanti, certamente inferiori alle performance del mercato negli ultimi due anni, ma che permettono di guardare al futuro con un certo ottimismo, nonostante i timori sulla tenuta del comparto dopo la sostanziale riduzione delle tariffe incentivanti introdotta dal Quarto Conto Energia».
«Il nuovo sistema di incentivi provocherà una trasformazione del mercato rispetto a quanto avvenuto in passato: le nuove tariffe penalizzano le grandi installazioni, ma non è detto che il fotovoltaico debba e possa svilupparsi solo grazie a queste - spiega Natalizia. Si aprono infatti nuovi e promettenti scenari rappresentati in primo luogo dalla crescita degli impianti commerciali, quindi di media taglia realizzati sui tetti di strutture si lavorerà molto sul residenziale. La crescita di queste installazioni, inoltre, stimolerà l'innovazione tecnologica, per la necessità di trovare soluzioni che consentano l'integrazione dei sistemi sui tetti e nelle facciate degli edifici, campo nel quale i produttori di moduli italiani possono contare su un bagaglio di conoscenze e un gusto per l'estetica che i nostri competitor non hanno. Insomma – conclude Valerio Natalizia - sebbene sia facile prevedere una certa selezione degli operatori, le opportunità per continuare a fare bene per le aziende».
A sostenere l'ottimismo del presidente Gifi contribuiscono anche le stime di Epia, European photovoltaic industry association, secondo le quali l'Italia sarà il primo Paese europeo a raggiungere la grid parity: «il pareggio del costo del kWh fotovoltaico con quello generato dalle fonti tradizionali sarà raggiunto nel 2015 per gli impianti con 3 kW di potenza, e nel giro dei due anni successivi per tutte altre taglie di installazioni – ha spiegato Ingmar Wilhelm di Epia».
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lunedì
Vendemmia 2011, produzione (in calo) di ottima qualità.
Pubblicata da Italian Wines - Vini Italiani il giorno Lunedì 19 settembre 2011 alle ore 15.36.
Le stime provvisorie di Assoenologi ad ottobre: 44 milioni di ettolitri di vino e mosti (-5% sul 2010) per vini di alto profilo. Il Veneto si conferma primo produttore.
Produzione in calo ma con un'ottima qualità delle uve. E' quanto prevede Assoenologi, l'Associazione enologi enotecnici italiani, nelle Prime stime valide fino ad ottobre presentate nei giorni scorsi a Cortina, nell'ambito di VinoVip.
La produzione 2011 è stimata in 44 milioni di ettolitri di vino e mosti, inferiore di poco più del 5% a rispetto al 2010 (46.745 mln, dati Istat).
La qualità delle uve è ottima e pertanto si prevedono vini di alto profilo.
In sintesi.
"Nonostante i cambiamenti climatici che hanno caratterizzato le ultime annate e le bizzarrie del tempo che hanno contraddistinto il ciclo vegetativo 2011 - spiega Giuseppe Martelli, direttore denerale di Assoenologi - la vite manifesta la sua capacità di adattamento, riuscendo a superare i momenti di criticità che hanno compromesso altre colture. Prova ne è l’andamento di questa vendemmia che, seppure abbia alle spalle un'annata con sbalzi di temperatura e livelli di piovosità elevati, si sta orientando verso un risultato che, se il mese di settembre decorrerà nel migliore dei modi, non esclude la possibilità di firmare un millesimo di alto livello in quasi tutte le regioni italiane".
L'abbaglio dell'anticipo di vendemmia. "Sui tempi di vendemmia si è detto di tutto e di più - precisa Martelli -. Alcuni hanno lanciato previsioni a fine luglio rimarcando un anticipo di 20 giorni. E' vero in luglio, in alcune zone del Nord d'Italia, si registrava un anticipo di maturazione ma, come gli esperti ben sanno, sono i mesi di agosto e di settembre quelli che contano. Così l'anticipo di 20 giorni, nel Nord Italia, si è ridotto a una settimana, mentre in alcune regioni del Sud la vendemmia è rimasta nella norma e in alcuni casi addirittura ritardata.
Molti hanno finalizzato la comunicazione sull'inizio di raccolta delle uve precoci (Chardonnay, Pinot, Sauvignon) che sono essenzialmente utilizzate per la produzione degli spumanti e che, in effetti, per mantenere le caratteristiche necessarie vengono vendemmiate prima delle altre. Rappresentano però una minima parte della produzione viticola italiana (poco più del 5%) e se pensiamo che solo in Franciacorta la raccolta è iniziata l'8 agosto mentre nelle altre zone dopo Ferragosto, è stato un assurdo generalizzare.
La quantità.
"Nel 2011 - prosegue Martelli - si produrranno 44 milioni di ettolitri di vino e mosti, un quantitativo inferiore di poco più del 5% a quello del 2010 (46.745.000 dato Istat), a fronte della media quinquennale (2006/2010) di 46.187.000 di ettolitri e di quella decennale (2001/2010) di 47.562.000 di ettolitri".
L’Italia risulta divisa in due parti. Il Centro-Nord (fino alla Toscana) con un'incidenza produttiva omogenea che va da 0 a -5% rispetto allo scorso anno. Il Centro Sud (dalle Marche alla Sicilia) evidenza invece un decremento che oscilla da -5% a -20%.
Unica voce fuori dal coro la Sardegna che, dopo tre anni di decrementi, aumenta del 15%.
Il forte decremento della produzione siciliana è dovuto anche dall’abbandono, nel 2011, di oltre 2 mila ettari di superficie vitata e dalla cosiddetta "vendemmia verde" (rendere improduttivo il vigneto per un anno), per un totale di circa 13.000 ettari.
Il Veneto (8.370.000 ettolitri) si conferma, per il quinto anno consecutivo, la regione italiana più produttiva.
Veneto, Emilia Romagna, Puglia e Sicilia insieme producono circa 26.000.000 ettolitri, ossia quasi il 60% di tutto il vino italiano. Il caldo della seconda quindicina di agosto ha influito sulla resa uva/vino, diminuendola e quindi ridimensionando ulteriormente la produzione.
La qualità.
Lo scorso anno la qualità delle uve e quindi dei vini è stata piuttosto eterogenea: in una stessa regione, il buono si scontrava con l'eccellente e il mediocre con l'ottimo.
Quest'anno si riscontra una certa omogeneità in quasi tutte le regioni, visto che il ciclo vegetativo è decorso in modo altalenante ma con una certa regolarità sia al Nord che al Sud d'Italia. Complessivamente la qualità delle uve è ottima e pertanto si prevedono vini di alto profilo. Se per alcune tipologie di bianchi questo può essere quasi definito, un punto di domanda rimane soprattutto per i vini rossi le cui uve saranno vendemmiate nel mese di settembre con punte anche in quello di ottobre.
Come per la quantità, anche per la qualità Il caldo della seconda quindicina di agosto potrà riservare delle sorprese sia per i vini bianchi sia per quelli rossi, in quanto alcuni vigneti, in particolar modo di collina, potrebbero negativamente risentire delle eccessive temperature.
Quindi sarà l’andamento climatico e meteorico delle prossime settimane a decidere il livello qualitativo della produzione 2011. Settembre riserverà giornate soleggiate ma fresche, con adeguate precipitazioni e con buone escursioni termiche notturne, le possibilità di ottenere vini bianchi profumati, ricchi di finezza e freschezza, e vini rossi ben strutturati, tipici ed equilibrati, ci sono tutte.
Le previsioni di mercato.
"Le vendite all’estero nel 2010, rispetto al 2009 - ha proseguito il direttore - hanno fatto registrare un incremento dell'11,9% in valore e dell'11% in volume. I più recenti dati del 2011 indicano un ulteriore incremento: +15% in valore e +16,5% in volume, sempre rispetto allo stesso periodo del 2010.
La ripresa del settore c'è e si comincia a vedere".
Performance importanti visto che nel 2010 è stato esportato quasi il 50% della produzione nazionale. il che significa che i vini italiani, sia pure con cauto ottimismo, stanno tornando a volare.
Dati che sono confermati anche dall'incremento delle quotazioni all'ingrosso di uve, mosti e vini, in quasi tutte le regioni italiane con incrementi medi che vanno dal 5% al 20% per le tipologie più richieste. Va ricordato che i prezzi all'ingrosso dei vini nel 2010 erano stati uguali a quelli del 2009 che erano scivolati di oltre il 30% rispetto al 2008.
I consumi interni continuano a calare.
Secondo Assoenologi nel 2010 si sono attestati sui 43 litri pro-capite, contro i 47 del 2007. La tendenza è verso un ulteriore decremento, tanto che nel 2015 l’Assoenologi li stima sotto la soglia dei 40 litri con un calo di circa il 70% rispetto agli anni Settanta, quando in Italia si consumavano poco meno di 120 litri a persona per anno. In pratica dai due bicchieri pro-capite bevuti negli anni Settanta, siamo passati a solo mezzo bicchiere di oggi.
L'Italia e il Mondo.
La produzione mondiale di vino è di 300 milioni di ettolitri (40 miliardi di bottiglie) il 60% prodotti nell’Unione europea. Il 17% della produzione mondiale ed il 30% di quella europea “parlano italiano”. Nel 2010 l’Italia ha prodotto 46,7 milioni di ettolitri (media decennale (47,6 milioni). La superficie di uva da vino in Italia nel 1980 era di 1.230.000 ettari, nel 1990 era scesa a 970.000 ettari ed oggi è di 684.000. In vent’anni il nostro Paese ha perso 286.000 ettari quanti ne hanno oggi la Lombardia, la Puglia e la Sicilia insieme. Per alcuni questo è un dramma per altri un bene visto che oggi è inutile produrre quello che il mercato non vuole
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Le stime provvisorie di Assoenologi ad ottobre: 44 milioni di ettolitri di vino e mosti (-5% sul 2010) per vini di alto profilo. Il Veneto si conferma primo produttore.
Produzione in calo ma con un'ottima qualità delle uve. E' quanto prevede Assoenologi, l'Associazione enologi enotecnici italiani, nelle Prime stime valide fino ad ottobre presentate nei giorni scorsi a Cortina, nell'ambito di VinoVip.
La produzione 2011 è stimata in 44 milioni di ettolitri di vino e mosti, inferiore di poco più del 5% a rispetto al 2010 (46.745 mln, dati Istat).
La qualità delle uve è ottima e pertanto si prevedono vini di alto profilo.
In sintesi.
"Nonostante i cambiamenti climatici che hanno caratterizzato le ultime annate e le bizzarrie del tempo che hanno contraddistinto il ciclo vegetativo 2011 - spiega Giuseppe Martelli, direttore denerale di Assoenologi - la vite manifesta la sua capacità di adattamento, riuscendo a superare i momenti di criticità che hanno compromesso altre colture. Prova ne è l’andamento di questa vendemmia che, seppure abbia alle spalle un'annata con sbalzi di temperatura e livelli di piovosità elevati, si sta orientando verso un risultato che, se il mese di settembre decorrerà nel migliore dei modi, non esclude la possibilità di firmare un millesimo di alto livello in quasi tutte le regioni italiane".
L'abbaglio dell'anticipo di vendemmia. "Sui tempi di vendemmia si è detto di tutto e di più - precisa Martelli -. Alcuni hanno lanciato previsioni a fine luglio rimarcando un anticipo di 20 giorni. E' vero in luglio, in alcune zone del Nord d'Italia, si registrava un anticipo di maturazione ma, come gli esperti ben sanno, sono i mesi di agosto e di settembre quelli che contano. Così l'anticipo di 20 giorni, nel Nord Italia, si è ridotto a una settimana, mentre in alcune regioni del Sud la vendemmia è rimasta nella norma e in alcuni casi addirittura ritardata.
Molti hanno finalizzato la comunicazione sull'inizio di raccolta delle uve precoci (Chardonnay, Pinot, Sauvignon) che sono essenzialmente utilizzate per la produzione degli spumanti e che, in effetti, per mantenere le caratteristiche necessarie vengono vendemmiate prima delle altre. Rappresentano però una minima parte della produzione viticola italiana (poco più del 5%) e se pensiamo che solo in Franciacorta la raccolta è iniziata l'8 agosto mentre nelle altre zone dopo Ferragosto, è stato un assurdo generalizzare.
La quantità.
"Nel 2011 - prosegue Martelli - si produrranno 44 milioni di ettolitri di vino e mosti, un quantitativo inferiore di poco più del 5% a quello del 2010 (46.745.000 dato Istat), a fronte della media quinquennale (2006/2010) di 46.187.000 di ettolitri e di quella decennale (2001/2010) di 47.562.000 di ettolitri".
L’Italia risulta divisa in due parti. Il Centro-Nord (fino alla Toscana) con un'incidenza produttiva omogenea che va da 0 a -5% rispetto allo scorso anno. Il Centro Sud (dalle Marche alla Sicilia) evidenza invece un decremento che oscilla da -5% a -20%.
Unica voce fuori dal coro la Sardegna che, dopo tre anni di decrementi, aumenta del 15%.
Il forte decremento della produzione siciliana è dovuto anche dall’abbandono, nel 2011, di oltre 2 mila ettari di superficie vitata e dalla cosiddetta "vendemmia verde" (rendere improduttivo il vigneto per un anno), per un totale di circa 13.000 ettari.
Il Veneto (8.370.000 ettolitri) si conferma, per il quinto anno consecutivo, la regione italiana più produttiva.
Veneto, Emilia Romagna, Puglia e Sicilia insieme producono circa 26.000.000 ettolitri, ossia quasi il 60% di tutto il vino italiano. Il caldo della seconda quindicina di agosto ha influito sulla resa uva/vino, diminuendola e quindi ridimensionando ulteriormente la produzione.
La qualità.
Lo scorso anno la qualità delle uve e quindi dei vini è stata piuttosto eterogenea: in una stessa regione, il buono si scontrava con l'eccellente e il mediocre con l'ottimo.
Quest'anno si riscontra una certa omogeneità in quasi tutte le regioni, visto che il ciclo vegetativo è decorso in modo altalenante ma con una certa regolarità sia al Nord che al Sud d'Italia. Complessivamente la qualità delle uve è ottima e pertanto si prevedono vini di alto profilo. Se per alcune tipologie di bianchi questo può essere quasi definito, un punto di domanda rimane soprattutto per i vini rossi le cui uve saranno vendemmiate nel mese di settembre con punte anche in quello di ottobre.
Come per la quantità, anche per la qualità Il caldo della seconda quindicina di agosto potrà riservare delle sorprese sia per i vini bianchi sia per quelli rossi, in quanto alcuni vigneti, in particolar modo di collina, potrebbero negativamente risentire delle eccessive temperature.
Quindi sarà l’andamento climatico e meteorico delle prossime settimane a decidere il livello qualitativo della produzione 2011. Settembre riserverà giornate soleggiate ma fresche, con adeguate precipitazioni e con buone escursioni termiche notturne, le possibilità di ottenere vini bianchi profumati, ricchi di finezza e freschezza, e vini rossi ben strutturati, tipici ed equilibrati, ci sono tutte.
Le previsioni di mercato.
"Le vendite all’estero nel 2010, rispetto al 2009 - ha proseguito il direttore - hanno fatto registrare un incremento dell'11,9% in valore e dell'11% in volume. I più recenti dati del 2011 indicano un ulteriore incremento: +15% in valore e +16,5% in volume, sempre rispetto allo stesso periodo del 2010.
La ripresa del settore c'è e si comincia a vedere".
Performance importanti visto che nel 2010 è stato esportato quasi il 50% della produzione nazionale. il che significa che i vini italiani, sia pure con cauto ottimismo, stanno tornando a volare.
Dati che sono confermati anche dall'incremento delle quotazioni all'ingrosso di uve, mosti e vini, in quasi tutte le regioni italiane con incrementi medi che vanno dal 5% al 20% per le tipologie più richieste. Va ricordato che i prezzi all'ingrosso dei vini nel 2010 erano stati uguali a quelli del 2009 che erano scivolati di oltre il 30% rispetto al 2008.
I consumi interni continuano a calare.
Secondo Assoenologi nel 2010 si sono attestati sui 43 litri pro-capite, contro i 47 del 2007. La tendenza è verso un ulteriore decremento, tanto che nel 2015 l’Assoenologi li stima sotto la soglia dei 40 litri con un calo di circa il 70% rispetto agli anni Settanta, quando in Italia si consumavano poco meno di 120 litri a persona per anno. In pratica dai due bicchieri pro-capite bevuti negli anni Settanta, siamo passati a solo mezzo bicchiere di oggi.
L'Italia e il Mondo.
La produzione mondiale di vino è di 300 milioni di ettolitri (40 miliardi di bottiglie) il 60% prodotti nell’Unione europea. Il 17% della produzione mondiale ed il 30% di quella europea “parlano italiano”. Nel 2010 l’Italia ha prodotto 46,7 milioni di ettolitri (media decennale (47,6 milioni). La superficie di uva da vino in Italia nel 1980 era di 1.230.000 ettari, nel 1990 era scesa a 970.000 ettari ed oggi è di 684.000. In vent’anni il nostro Paese ha perso 286.000 ettari quanti ne hanno oggi la Lombardia, la Puglia e la Sicilia insieme. Per alcuni questo è un dramma per altri un bene visto che oggi è inutile produrre quello che il mercato non vuole
IL VOSTRO UFFICIO STAMPA
venerdì
Oggetto: nuova aliquota IVA 21%
La Legge n.148/2011 di conversione del D.L. n.138/2011 ha stabilito che a decorrere dal 17 settembre 2011 l’aliquota ordinaria IVA passa dal 20% al 21%.
Ne consegue che tutte le operazioni effettuate dal giorno 17 settembre devono essere assoggettate ad aliquota IVA del 21%.
Si prega di porre la massima attenzione alla corretta effettuazione delle operazioni.
Solo una piccola Nota: non ci sono segnalazioni sui costi extra di questa variazione, ad esempio gli aggiornamenti tecnologici con conseguente chiamata dei tecnici di assistenza, ecc.
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