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lunedì 30 settembre 2013

IVA: corsa all'adeguamento di scontrini e fatture


Negozianti, professionisti e imprese avranno un solo giorno per aggiornare i listini: registratori di cassa e cartellini vanno adeguati alla nuova aliquota. Lotta contro il tempo per saldare le fatture.

12:04 - Il probabile aumento dell’Iva, previsto per martedì 1 ottobre, obbliga negozianti e professionisti agli straordinari per aggiornare strumentazioni e prezzi. In un solo giorno i cartellini dei prodotti dovranno essere adeguati alla nuova imposta, che passa dal 21 al 22%, e di conseguenza i commercianti dovranno decidere in fretta se accollarsi la perdita o far ricadere sul cliente la maggiorazione. 

Fonte TGCOM24 - Articolo Completo QUI

www.studiostampa.com

venerdì 14 giugno 2013

ULTIME DA PMI

Assunzioni agevolate: sulla strada del Decreto Lavoro

Il pre-vertice Italia-Spagna-Francia-Germamia sul lavoro
Occupazione giovanile al centro del Summit UE a quattro, mentre il Governo prepara un provvedimento di riforme sul lavoro, separato dal decreto del fare: sgravi e assunzioni agevolate, risorse permettendo.
Impresa

Aumento IVA quasi confermato: mancano le risorse

Il ministro dello Sviluppo Economico insiste sulla difficoltà di evitare l'aumento IVA, mentre il Tesoro non esclude uno slittamento: le ipotesi e il dibattito.

lunedì 20 maggio 2013

Partite IVA e Regime dei Minimi: in difficoltà autonomi e ditte individuali

Calo generale delle apertura di Partita Iva, soprattutto fra persone fisiche e società di persone, mentre aumentano le società di capitali e l'opzione Regime dei Minimi.

Barbara Weisz - Fonte: PMI


Partite IVA, le nuove aperture
L’Osservatorio di marzo 2013 mostra l’effetto combinato di Riforma del Lavoro ed Srl a un euro nel mondo delle Partite IVA: in forte calo le nuove aperture di partita IVA (-17,7%), soprattutto  tra persone fisiche (-21,9%) e società di persone (-16,4%), a differenza delle società di capitali (+3,61%). 
=> Confronta con i dati di febbraio
Si conferma inoltre la scelta massiccia del Regime dei Minimi (il 27% delle nuove aperture).
Società di capitali
A modificare il panorama nazionale è stata l’entrata in vigore nell’autunno 2012 delle nuove norme su srl semplificate e a capitale ridotto (leggi come aprire una srl a un euro).
Autonomi e ditte individuali
Viceversa, dopo l’entrata in vigore della Riforma Fornero - che ha introdotto i paletti alle cosiddette “false partite Iva” (leggi i dettagli) - si è registrato un brusco stop alle attività autonome delle persone fisiche, scoraggiate a perseguire questa strada.
Regime dei Minimi
Quanto al nuovo regime fiscale di vantaggio che consente un’imposta sostitutiva del 5% a giovani e disoccupati in presenza di determinate caratteristiche - ad esempio limite annuo di fatturato pari a 30mila euro (leggi come si applica) - in marzo hanno aderito quasi 14mila professionisti, il 50% dei quali giovani under 35.
Nuove partite IVA
A livello territoriale: il 42,9% delle aperture è avvenuto al Nord, il 23,3% al Centro ed il 33,7% al Sud ed Isole. Il confronto con marzo 2012 mostra un calo ovunque: solo il Friuli-Venezia Giulia registra una flessione inferiore al 10%, mentre le punte si registrano in Campania e Valle d’Aosta, rispettivamente -26,8% e -33,8%.
Per settore produttivo: il commercio resta al primo posto (24% del totale) seguito da attività professionali (15%), agricoltura ed edilizia. Rispetto al 2012, flessioni più forti nei trasporti/magazzinaggio ed edilizia (oltre il 30%), mentre è in controtendenza il settore delle attività finanziarie (+26,5%). 

www.studiostampa.com

venerdì 6 gennaio 2012

Partite IVA inattive: la nuova scadenza fiscale del Milleproroghe

Tra le scadenze fiscali rinviate dal Dl Milleproroghe c'è anche la chiusura delle partite IVA inattive, da effettuare tramite modello F24 con il versamento di una mini sanzione.

PMI - Alessandro Vinciarelli -

Partite IVA inattive, con il decreto Milleproroghe (D.L. n. 216/2011) la scadenza fiscale per la loro chiusura è stata rinviata al 31 marzo 2012, invece del 4 ottobre 2011 inizialmente prevista.
Per la precisione, la proroga di 6 mesi è contenuta nell’art. 29 del D.L. MIlleproroghe e in realtà la scadenza fiscale slitterà al 2 aprile 2012, cadendo il 31 marzo di Sabato.
Modello F24 - codice tributo 8110
I titolari di partite IVA inattive sono chiamati a questo adempimento e dovranno versare la cifra di 129 euro tramite modello F24 “Elementi identificativi”, utilizzando il codice tributo 8110.

Si tratta della mini sanzione prevista per coloro che non hanno presentato al fisco la relativa documentazione per almeno tre anni oppure che allo stato attuale non svolgono alcuna attività.

Nessuna documentazione al Fisco

Non è invece richiesta la presentazione all’Agenzia delle Entrate delladichiarazione per la cessazione dell’attività, per effetto delle recenti misure sulla semplificazione di processo. 

martedì 8 novembre 2011

Italia, il Paese delle partite IVA.

500mila nascondono dipendenti.
Averla è spesso la condizione per poter lavorare.
WALTER PASSERINI
Quelle ufficiali sono quasi 9 milioni milioni. Quelle attive sono 6,5 milioni. Ma se togliamo le aziende, i liberi professionisti con Ordini, gli artigiani arriviamo a un esercito di 3,5 milioni di partite Iva, dentro il quale lavorano free lance, collaboratori, consulenti senza albi e almeno 500mila dipendenti di fatto che per avere il lavoro hanno dovuto sottostare alla legge dell’Iva. Ma quando conviene o non conviene aprire una partita Iva?
Inevitabile. La partita Iva è praticamente obbligatoria quando si hanno più committenti. Nella sostanza, avere tre, quattro o cinque clienti, al di là della categoria di appartenenza, rispetto ai quali ci si arrabatta da mattino a sera, rende inapplicabile un contratto di collaborazione coordinata e continuativa (cococo), un contratto a progetto e ovviamente anche un contratto da dipendente. Questa soluzione non è alla portata dei collaboratori pluricomittenti i cui clienti siano famiglie o privati che, non avendo a loro volta la partita Iva, non possono scaricare i costi. Anche la ritenuta d’acconto può essere usata al posto della partita Iva se si tratta però di collaborazioni veramente occasionali. Un altro caso è quello degli iscritti a un albo professionale come quelli delle libere professioni (avvocati, commercialisti, ecc.), per i quali la partita Iva è praticamente obbligatoria.
Quattro conti. L’apertura della partita Iva è conveniente a seconda del reddito. Infatti, l’altra domanda è: ma per chi ha pochi clienti, conviene aprirla? Sotto i 30mila euro l’anno di ricavi, dal punto di vista fiscale, aprirla o non aprirla è indifferente. Tra chi ce l’ha e chi non ce l’ha il carico Irpef è identico. Anche il costo di apertura in questo caso è modesto ed è compensato dalla possibilità di scaricare l’Iva e le spese, che per chi non ha la partita Iva è impossibile. La differenza sta nel carico contributivo. Un cococo o un parasubordinato o anche un occasionale dovranno iscriversi alle gestioni separate, prevalentemente dell’Inps, ma pagheranno solo un terzo dell’aliquota oggi in vigore (26,72%), mentre due terzi li pagherà il datore di lavoro. Questo almeno sulla carta. Il titolare di partita Iva dovrà invece versare di tasca propria tutta l’aliquota, meno, ma non sempre ci riesce, il diritto di rivalsa del 4%. Su un reddito lordo di 30mila euro un lavoratore senza partita sborsa 2.204,40 euro; un lavoratore con partita Iva 6.412,80 euro, con una differenza di oltre 4.200 euro l’anno (tenendo conto che per il 2010 vi è un minimale contributivo esente di 5mila euro che rappresenta una sorta di franchigia).
Ricavi più elevati. L’apertura della partita Iva è quindi meno penalizzante se si hanno redditi più elevati e un livello di spese significativo. Con il reddito infatti sale la quota di spese deducibili, e, mentre la rivalsa del 4% si calcola sul reddito lordo complessivo, l’ammontare dei contributi si calcola in base al reddito netto, dedotte le spese. Per un reddito di 50mila euro e spese di 20mila la rivalsa sarebbe di oltre 5.300 euro e l’imposizione contributiva a suo carico di oltre 6.400 euro.
Dopo la Biagi. Dal 2003, poi, dopo il decreto attuativo 276/03, la partita Iva individuale è praticamente obbligatoria in tutti i casi in cui non sussista vincolo di subordinazione. Per cui o si è cococo, cocopro o dipendenti oppure si deve aprire la partita Iva. E’ anche il caso di dipendenti che aprano un’attività aggiuntiva. Sfuggono alla norma invece per esempio gli artisti o gli occasionali, purché il loro reddito sia modesto, al di sotto dei 10mila euro.
Tra il grigio e il nero. Vi è infine la concorrenza sleale da parte dei funamboli del grigio e del nero. E’ vero che la crisi riduce i volumi sia del chiaro che del nero. Ma la concorrenza sleale tra chi paga regolarmente le tasse con o senza partita Iva e chi non le paga resta una piaga che andrebbe quanto prima stroncata.

IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

venerdì 23 settembre 2011

Partite IVA inattive, arriva la mini sanzione.

La Le partite IVA inattive potranno essere regolarizzate con un semplice versamento senza presentare alcuna documentazione al fisco. In particolare la misura si riferisce a tutti i titolari di una partita Iva che non hanno presentato la relativa dichiarazione almeno negli ultimi tre anni oppure che non svolgono alcuna attività.
Il versamento rappresenta una sorta di mini sanzione del valore di 129 euro, che dovrà essere corrisposta entro il 4 ottobre utilizzando il modello F24 "Elementi identificativi" (codice tributo 8110) compilato in ogni sua parte.
Non sarà più necessario presentare all'Agenzia delle Entrate alcuna dichiarazione per la cessazione dell'attività, e non dovrà essere dimostrato il versamento effettuato.
Questo perchè da un lato i pagamenti pervenuti attraverso l'F24 vengono elaborati direttamente nel sistema informativo dell'Anagrafe tributaria favorendo la semplificazione del processo e dall'altro il pagamento stesso sostituisce la dichiarazione di cessazione attività, con il modello AA7 previsto per i soggetti diversi dalle persone fisiche o il modello AA9 previsto per le imprese individuali e lavoratori autonomi.
Sono questi in sintesi i contenuti della risoluzione 93/E del 21 settembre dell'Agenzia, che alleggerisce gli adempimenti dei titolari di una partita Iva inutilizzata, e fornisce un'ultima opportunità di regolarizzazione prima della chiusura d'ufficio della partita Iva, che può prevedere una sanzione fino a 2.065 euro.

Fonte: Agenzia delle Entrate - risoluzione 93/E

IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

venerdì 16 settembre 2011

Oggetto: nuova aliquota IVA 21%

La Legge n.148/2011 di conversione del D.L. n.138/2011 ha stabilito che a decorrere dal 17 settembre 2011 l’aliquota ordinaria IVA passa dal 20% al 21%.

Ne consegue che tutte le operazioni effettuate dal giorno 17 settembre devono essere assoggettate ad aliquota IVA del 21%.

Si prega di porre la massima attenzione alla corretta effettuazione delle operazioni.

Solo una piccola Nota: non ci sono segnalazioni sui costi extra di questa variazione, ad esempio gli aggiornamenti tecnologici con conseguente chiamata dei tecnici di assistenza, ecc.

IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

venerdì 19 agosto 2011

Nella nuova manovra il riconoscimento dei rapporti di lavoro con Partita Iva. Con quali conseguenze?

Ne parla Dario Di Vico nel Corriere della Sera del 17 agosto 2011, nell’articolo Il fronte del no diviso sull’IVA, che riporta le perplessità di Acta. Si legge nell’articolo:
Una novità contenuta nel decreto e finora rimasta inosservata è l’ espresso riconoscimento – contenuto nell’ articolo 8 secondo comma – dei rapporti di lavoro con partita Iva. È la prima volta che il legislatore ne parla ma la scelta fatta è di rinunciare (almeno per ora) a uno Statuto del lavoro autonomo e demandare la regolamentazione di questo particolare rapporto di lavoro alla contrattazione aziendale/territoriale. «Il governo ha deciso di includere le partite Iva alla pari del lavoro dipendente? – si chiede Anna Soru, presidente di Acta, l’ associazione del terziario avanzato. – Ma come si fa? È possibile solo per le situazioni in cui il lavoratore con partita Iva svolge attività analoghe a quelle dei dipendenti». Ma pensiamo a una consulenza di marketing o di organizzazione aziendale o alla creazione di un sito web, come potrà essere regolata dalla contrattazione aziendale, sulla base di quali parametri? E quali sono le parti sociali che rappresenterebbero le partite Iva? I sindacati confederali, forse? Tutti interrogativi che formulati da Acta riportano però alla più generale difficoltà del governo di ritrovare il bandolo della matassa del rapporto con i ceti medi. Si procede a tentoni nel buio e il rischio di inciampare, non una ma più volte, è altissimo.
E’ un modo per evitare di intervenire fattivamente? Prima un rincorrersi di statuti annunciati e mai realizzati (statuto dei lavori, statuto del lavoro autonomi), ora un rinvio alla contrattazione aziendale/territoriale, che non è chiaro come potrà agire.
Perchè non partire da qualche regola base che, ad esempio, tuteli efficacemente (al pari di quanto avviene coi dipendenti) i diritti del lavoratore autonomo nei confronti del committente che fallisce, che non paga o che ritarda i pagamenti? Anche quando il cliente è la Pubblica Amministrazione.
                                                                                                                               ACTA
IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

lunedì 11 luglio 2011

90 giorni di tempo e 129 euro per chiudere le Partite Iva inattive.

L' Agenzia delle Entrate ha pubblicato oggi sul sito le disposizioni per l'addio agevolato alle partite Iva non utilizzate, con sanzioni ridotte e un percorso semplificato. I contribuenti che, pur essendo titolari di una partita Iva, non presentano la relativa dichiarazione da almeno tre anni oppure non svolgono alcuna attività hanno, dal 6 luglio, novanta giorni per chiudere la propria posizione, pagando solo una sanzione minima di 129 euro. La regolarizzazione potrebbe riguardare, secondo le stime dell'Agenzia, due milioni di partite Iva inattive.
Mettersi in regola è facile: basta pagare con il modello F24 «elementi identificativi», indicando il codice tributo 8110, la partita Iva da chiudere e l'anno di cessazione dell'attività. Chi non adotta questa misura rischia una multa che può arrivare fino a 2.065 euro.
La posizione va regolarizzata entro novanta giorni, calcolati a partire dal 6 luglio 2011, data di entrata in vigore del decreto legge n. 98/2011. Va ricordato che la norma di favore si applica a condizione che la violazione non sia stata già contestata con atto portato a conoscenza del contribuente.
Documenti Agenzia delle Entrate - Risoluzione 72E
Le istruzioni nel dettaglio.
I titolari di partita Iva che, sebbene obbligati, abbiano dimenticato di comunicare la cessazione della propria attività, entro i 30 gg prescritti dalla norma - articolo 35, comma 4, del Dpr 633/1972 - possono ora sanare la violazione versando spontaneamente, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto legge n. 98/2011, un importo pari a 129 Euro, somma che equivale al 25 per cento, cioè 1/4, della sanzione minima dovuta secondo la norma vigente.
In pratica, per aderire alla norma di favore è sufficiente provvedere al versamento tramite F24, entro 90 gg dalla data di entrata in vigore della legge, dell'importo di 129 Euro, indicando il codice tributo 8110, la partita Iva da chiudere, e l'anno di cessazione dell'attività. Nell'ottica della semplificazione non è necessario presentare anche la dichiarazione di cessazione attività, con il mod. AA7 (previsto per i soggetti diversi dalle persone fisiche) o il mod. AA9 (previsto per le imprese individuali e lavoratori autonomi), perché la chiusura della partita Iva verrà effettuata dall'Agenzia sulla base dei dati desunti dal modello F24 presentato.
Per i contribuenti che, benchè obbligati, hanno omesso di presentare a suo tempo la dichiarazione di cessazione attività e non colgono l'opportunità che il decreto legge 98/2011 ora concede, l'Agenzia può procedere alla chiusura d'ufficio della partita Iva, con una sanzione fino al massimo di 2.065 euro.

IL VOSRO UFFICIO STAMPA

martedì 15 marzo 2011

Equitalia contro le Pmi: denuncia Confartigianato.

di Alessandro Vinciarelli
Confartigianato Imprese Crotone chiede un tavolo di confronto su Equitalia, evidenziando gravi criticità nel sistema esattoriale che penalizzano in primo luogo le Pmi.
Confartigianato Imprese Crotone si schiera contro Equitalia - società pubblica (Agenzia delle Entrate e INPS) incaricata di riscuotere tasse e contributi Inps e IVA, multe e canone Rai - per l'accanimento nei confronti delle Pmi. «La nostra Associazione condivide appieno gli sforzi per individuare e punire gli evasori. Tuttavia facciamo rilevare come negli ultimi tempi si è verificato un vero e proprio accanimento contro i contribuenti più piccoli, magari con debiti verso lo Stato di sole poche migliaia di euro».
Il sistema dei pagamenti delle cartelle esattoriali di Equitalia presenta criticità da risolvere per non compromettere la situazione delle imprese del territorio, già minata dalla crisi.
Una persecuzione effettuata da Equitalia nei confronti delle piccole imprese fatta di multe, canoni e Tarsu, che Confartigianato Imprese Crotone denuncia insieme alla percezione che la devastante recessione che le Pmi stanno vivendo sia ancora sottovalutata da molti.
«Non vogliamo arrivare a parlare di "caccia alle streghe". Sappiamo bene che la legge non può accorgersi della differenza tra i debitori, di chi ha evaso con dolo o meno ma certamente tra grandi e piccoli forse farebbe bene a farlo». Tuttavia, tra le criticità evidenziate, non si motiva l'interesse del 9% che intasca Equitalia su ogni debito contestato: «una vera e propria gabella che si calcola sull'importo già maggiorato delle sanzioni e non sul debito reale: in pratica più cartelle spediscono, più fanno incassi».
Per chi ha richiesto la rateizzazione dei debiti contributivi basta saltare anche un solo termine di pagamento, o effettuare un versamento inferiore a quello concordato per vedersi cancellato il beneficio e tutte le facilitazioni connesse; tra i vantaggi che scompaiono con l'inosservanza del piano di rateizzazione c'è anche il rilascio DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva)».
A tutto ciò si aggiunge la necessità dell'Agenzia delle Entrate di «scovare parecchi miliardi di euro che oggi le sfuggono» e per questo da quest'anno Equitalia avrà più potere andando ad agire in campi finora riservati all'Agenzia, quindi direttamente sui contribuenti con delle indagini finanziarie, «avrà poteri superiori perfino alla Guardia di Finanza».

IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

sabato 27 marzo 2010

Rimborso IVA su TARSU (Tassa Rifiuti)

La Cassazione ha finalmente stabilito che la tassa sui rifiuti solidi urbani è di fatto una tassa e non una tariffa; di conseguenza hanno applicato l'iva su un importo dove non doveva essere applicata in quanto appunto "tassa". Pertanto tutti gli utenti hanno diritto al rimborso del 10% dei 10 anni retroattivi; inoltre controllando sul sito "federconsumatori" si evince che chi richiede il rimborso (che come al solito arriverà, lentamente ma arriverà) bloccherà di fatto l'iva sulle prossime fatture. Chi non lo fa si troverà a continuare a pagare tutto come prima perché, come capita solo in Italia, gente come anziani o fasce deboli che non conoscono i loro diritti non ne usufruiscono "in automatico", ma solo se se ne accorgono e fanno richiesta.

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