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giovedì 8 luglio 2010

Niente più D.O.C. ed I.G.T. ma solo D.O.P. ed I.G.P.

Come, giustamente, avevano preannunciato.


CITTA’ DEL VINO E OCM: NIENTE PIU’ DOCG, DOC E IGT MA SOLO DOP E IGP. “FORSE UNA CONDANNA A MORTE” PER NUMEROSE ED IMPORTANTI DENOMINAZIONI DEL BEL PAESE ENOICO, CON L’ENTRATA IN VIGORE DEL SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE DEI VINI PREVISTO DALLA COMMISSIONE EUROPEA.

“Di fronte all’allarmante silenzio da parte di Istituzioni nazionali, Regioni, Associazioni di categoria e Consorzi, ancora una volta sono le Città del Vino a chiedere l’apertura di un dibattito per salvare la nostra storica geografia enologica” era questo l’allarme lanciato dal Presidente delle Città del Vino Valentino Valentini, che aveva chiesto al Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia di intervenire sulla Commissione Europea per ritardare l’entrata in vigore della nuova classificazione, che è divenuta realtà dal 1° agosto 2009.

N.B.
La legge è operativa e siamo ormai a luglio 2010 e già si vedono, su molti scaffali, vini a marchio DOC ed a marchio DOP.

W LA CONFUSIONE !

La discussione è aperta per le possibili variazioni nell’elenco delle DOC, DOCG ed IGT che stanno confluendo (Tutte ?) delle nuove DOP ed IGP.
                                           
Studio Service
di G.Bertollini

giovedì 13 maggio 2010

E se il Vinitaly cominciasse la domenica? Il mondo del vino comincia a dire sì

Una interessante proposta ha animato il dibattito sul dopo Vinitaly 2010.

Il sito Internet Gourmet del giornalista gardesano Angelo Peretti ha difatti proposto, proposta che potete leggere qui, un'intelligente e semplicissima riforma da realizzare, basta volerlo, una modifica della classica formula del Vinitaly che prevede l'apertura il giovedì e la chiusura, in sordina e tono minore, il lunedì.
Come ha scritto, "ora che è all'apice del suo successo di pubblico, credo che il Vinitaly possa e debba cambiare. Senza tradire la propria anima costantemente in equilibrio precario fra evento nazional-popolare e momento di business. Anzi, rafforzando entrambe le proprie caratteristiche. ma dandovi nel contempo maggiore coerenza interna. Intendo semplicemente - ma anche complicatamente, per gli organizzatori - questo: perché invece che continuare a fare la fiera dal giovedì al lunedì non spostare l'appuntamento dalla domenica al mercoledì?"

(Corso Vini a Gallicano nel Lazio - Giancarlo Bertollini)

Secondo Peretti, "l'attuale formula funziona, ma scricchiola. Per più ordini di motivi. Il primo: la stampa e i buyer internazionali sono a Vinitaly dal giovedì al sabato. Poi rientrano, anche per questioni di voli (la domenica è più complicato). Poi: il sabato la fiera resta in balìa di troppi visitatori che col business e con la passione del vino non c'entrano niente (dice niente il numero degli sbronzi in giro per i padiglioni la sera?) La domenica è un bagno di folla, il che è positivo in termini di fidelizzazione del consumatore finale, ma non consente di fare affari: costo puro per i produttori (che tra l'altro la domenica, dopo tre giorni di fiera, sono già "cotti"). Il lunedì è il giorno della stanchezza e dell'oblio, mentre dovrebbe essere la giornata dei ristoratori, che invece - con buona ragione, essendo gli espositori in smobilitazione disertano".
L'analisi del giornalista prosegue con questo ragionamento: "Mettiamo invece il caso che si apra la domenica per chiudere il mercoledì. Il sabato potrebbero agevolmente arrivare gli operatori esteri e per loro - così come per la stampa di settore - si potrebbero allestire serate promozionali in città e nelle province vicine: un'occasione di business extra fiera in più". L'animatore di Internet Gourmet prosegue osservando che "la domenica - con gli espositori ancora "freschissimi" - ci sarebbe il consueto bagno di gente, ma senza i caciaroni-ubriaconi del sabato. La domenica costituirebbe poi un'occasione d'oro per i media generalisti, che troverebbero pane per la loro smania di folla e di gossip, con corrispondente visibilità della fiera.
Dal lunedì al mercoledì si farebbe effettivamente business, oltretutto con la ristorazione che potrebbe "riappropriarsi" della fiera. I vantaggi per gli espositori: maggior ordine, maggior possibilità di fare affari, costi minori (un giorno in meno di fiera). Le prospettive per la fiera: possibili minori incassi (un giorno in meno), minori costi (un giorno in meno, anche in questo caso, ovviamente), miglior soddisfazione dei clienti.
Le prospettive per l'economia veronese: week end pieno (gli espositori e gli operatori arrivano il venerdì o il sabato, e occupano le stanza al completo anche la domenica, mentre ora ci sono partenze già dal sabato) e prolungamento degli affari fino al mercoledì, non perdendo dunque neppure un giorno di "tutto esaurito" rispetto ad oggi. Le prospettive per gli allestitori: maggior numero di giorni disponibili nella settimana pre-Vinitaly".
Personalmente considero quella di Peretti una proposta di grande ragionevolezza, che penso anche l'A.I.S. possa fare propria e magari rilanciarla.
Tanto più che si tratta di un'idea tutt'altro che bizzarra o marginale, ma che comincia ad essere presa seriamente in considerazione anche dal mondo del vino.
Lo dimostra, ad esempio, il Consorzio Chianti Rufina che in data 22 aprile ha indirizzato all'Ente Autonomo per le Fiere di Verona e alla dottoressa Elena Amadini, Brand manager wine and food, una "Richiesta variazione date Fiera VINITALY". Ecco il testo della lettera: "Gentile Dott.ssa Amadini, con questa lettera il nostro Consorzio Chianti Rufina intende farsi portavoce delle sempre più pressanti richieste che ci stanno pervenendo dai nostri associati relativamente alla questione delle date nelle quali si svolge la fiera VINITALY presso la Vostra struttura. Nello specifico ci viene richiesto di sondare la vostra disponibilità a variare il giorno di inizio e fine della fiera dagli usuali giovedì / lunedì ad una più congeniale dislocazione delle giornate, con inizio fiera alla domenica e giorno finale il giovedì.
Questa nuova disposizione delle giornate fieristiche porterebbe, a nostro parere, ad una maggiore e più incisiva presenza degli operatori esteri, i quali si troverebbero ad avere una giornata infrasettimanale in più per visitare gli stand senza incappare nella solita ressa che si registra nei giorni di sabato e domenica, quindi offrirebbe loro anche la possibilità di poter estendere il loro soggiorno per turismo in Verona o nelle zone limitrofe anche nel week end, con evidenti ricadute positive anche sull'economia locale. Sarebbe comunque mantenuta la giornata del lunedì, tradizionalmente appannaggio di ristoratori ed enotecari, quindi non si dovrebbero riscontrare grossi sconvolgimenti sia per il pubblico di appassionati che visita la fiera che per gli operatori del settore.
Ci auguriamo che la nostra richiesta possa essere presa in esame e restiamo in attesa di un Vostro gentile cenno di riscontro. Distinti saluti Il Presidente Giovanni Busi".
Questa la posizione del Consorzio del Chianti Rufina, pubblicheremo molto presto il punto di vista, in merito, di altri importanti Consorzi vinicoli italiani.

http://www.studiostampa.com/

martedì 11 maggio 2010

Nuovo Corso di EnoMarketing

        Gentili Signori,

Vi segnaliamo questo interessantissimo corso che apre un nuovo filone nella Formazione Professionale.

1° Corso di EnoMarketing a Roma.

Questo nuovissimo Corso di EnoMarketing è stato strutturato su due livelli per facilitare il miglior apprendimento. Il primo livello, composto dalle iniziali 3 lezioni, è particolarmente indicato ai profani ed a quanti vogliono “rinfrescare” le loro conoscenze; il secondo, imperniato sulle successive 6 lezioni, è dedicato agli addetti ai lavori; Commerciali, Impiegati e Quadri aziendali che debbono occuparsi di Abbigliaggio, Confezionamento, Promozione e Vendita del Prodotto Vino. Possibile la partecipazione per neofiti ed appassionati che intendono valutare l'opportunità di intraprendere l'attività professionale di addetti Commerciali e Marketing degli Intermediari e delle Aziende Enologiche. Ovviamente si rende necessaria la Conoscenza di Base del Prodotto Vino, Passione e Voglia di Crescere.

Si tratta di un vero e proprio "AVVENIMENTO"; con la Pro Loco di Roma si dà copertura ad una sentitissima esigenza di una Formazione "MIRATA".

Il corso di EnoMarketing entrerà nel merito degli elementi costitutivi il Marketing, indagando nel dettaglio le leve (Prodotto, Prezzo, Distribuzione, Promozione) da muovere, nello scenario di mercato in cui oggi si trova il VINO, spingendosi fino a discutere delle forme di comunicazione più avanzate.


Si svolge (con un minimo di 17 iscritti) nella Sede della Pro Loco di Roma in Via Giorgio Scalia,10b - 00136
A richiesta presso la Sede delle Aziende, appositamente tarato per i dipendenti-collaboratori.

Costo convenzionato, incluso di Dispense ed Attestati, €. 540,00 + IVA (Più spese per eventuali trasferte).
(Previsto un Bonus di €.25,00 cad. per convenzioni ed iscrizioni multiple).
Informazioni ed Iscrizioni c/o Studio Service di G.Bertollini
Telefono e Fax : 06.3972.1551 - e-Mail : info@studioservice.com

martedì 13 aprile 2010

1° Corso di EnoMarketing

ATTENZIONE !
Si tratta di un vero e proprio "AVVENIMENTO", lo Studio Service di G.Bertollini con la Pro Loco di Roma coprono la sentitissima esigenza di una Formazione "MIRATA".
Il corso di EnoMarketing entrerà nel merito degli elementi costitutivi il Marketing, indagando nel dettaglio le leve (Prodotto, Prezzo, Distribuzione, Promozione) da muovere, nello scenario di mercato in cui oggi si trova il VINO, spingendosi fino a discutere delle forme di comunicazione più avanzate.
Parte nella Sede della Pro Loco di Roma in Via Giorgio Scalia,10b - 00136 Giovedì 6 maggio 2010 dalle ore 20 alle 22 per 9 Giovedì - termina Giovedì 1° luglio 2010.
Costo convenzionato, incluso di Dispense ed Attestati, €. 540,00 + IVA
Informazioni ed Iscrizioni entro Venerdì 30 aprile 2010 c/o Studio Service di G.Bertollini
Tel&Fax : 06.3972.1551 - e-Mail : info@studioservice.com

domenica 11 aprile 2010

EnoMarketing e Situazione Vino

Roma, 9 apr. (Labitalia) - Mentre i consumi di vino aumentano nel mondo ma diminuiscono in Europa, l'Italia si conferma leader mondiale nella produzione e commercializzazione del vino, alle spalle della Francia che però, nell'arco di 10 anni, ha subito con maggior vigore l'arrivo sul mercato delle produzioni dei Paesi 'emergenti' (Nuova Zelanda, Australia, Cile, Argentina). Il risultato è che se nel 1996 il vino francese rappresentava il 42% delle esportazioni mondiali in valore (e quello italiano il 18,5%), dopo dieci anni Bordeaux&C. rappresentano il 34,9% delle vendite mondiali, mentre il vino italiano il 18%. E’ quanto rivela il Rapporto nazionale sul settore vitivinicolo 2009, realizzato da Unioncamere e Istituto Tagliacarne.

"La produzione vitivinicola - evidenzia il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello - rappresenta un asset molto importante dell’economia nazionale. Il vino è uno degli ambasciatori del made in Italy e le nostre imprese stanno dimostrando grandi capacità nell'affrontare le difficoltà del mercato, la concorrenza che viene da Paesi che solo di recente si stanno cimentando con questa arte antichissima e le modifiche degli stili di consumo. I nostri dati dimostrano che il Meridione sta puntando sul vino per una crescita del territorio".
Quasi un quinto del vino commercializzato nel mondo è made in Italy. L'Italia, infatti, secondo esportatore di vino con una quota del 18% a livello internazionale e detentore, insieme a Francia e Spagna, del 61,7% della quota di mercato globale, conferma la sua leadership mondiale nelle vendite estere del settore vitivinicolo. Ammonta infatti a circa 3,6 miliardi di euro nel 2008 il valore dell'export italiano, con una crescita del 45,3% tra il 2000-2008 in linea con lo sviluppo del commercio mondiale.
Se quindi il vino made in Italy ha mantenuto le sue posizioni, ciò dipende non soltanto dal consistente numero di imprese diffuse nelle regioni del Nord e del Centro, storicamente vocate alla produzione di questa pregiata bevanda, ma anche a un incremento importante delle aziende e delle quantità prodotte nel meridione. A fine 2008, a questo settore facevano riferimento 165.923 imprese (il 99% delle quali attive). Il Sud e le isole concentrano circa 90mila aziende, pari al 55% del totale delle imprese del settore. Le regioni in cui risulta la maggiore densità di imprese sono la Puglia (con più di 30mila unità) e la Sicilia (con più di 27mila unità); seguono il Piemonte, il Veneto, l'Emilia Romagna, la Campania e l'Abruzzo con un numero di imprese compreso tra le 14mila e le 11mila.
Vino, quindi, fonte di guadagno ma anche fatto di costume ed elemento caratterizzante i diversi territori. Ben lo mostra il dato relativo alla diffusione delle imprese rapportato al numero degli abitanti. In Abruzzo, ad esempio, ci sono 8,9 imprese vitivinicole ogni 1.000 abitanti. E' questa, infatti, la regione dove si concentra il maggior numero di produttori di questa pregiata 'bevanda', a fronte di una media di 2,7 aziende vitivinicole ogni mille residenti. In questa classifica, alle spalle dell'Abruzzo si incontrano Puglia e Trentino Alto Adige (7,6), quindi la Sicilia (5,4), la Basilicata (3,8), il Piemonte (3,1) e l'Emilia Romagna (2,9). Si tratta di un insieme di regioni caratterizzate, a differenza delle altre, da una vocazione imprenditoriale vitivinicola superiore alla media nazionale (2,7 imprese per 1.000 abitanti).
Anche la qualità rimane un elemento determinante per il vino italiano. Il nostro Paese contava nel 2008, infatti, 477 certificazioni (o denominazioni) di qualità. Dal momento che 8 Doc e 4 Igt risultano essere interregionali, il totale delle certificazioni regionali raggiunge quota 490. Le Docg, che rappresentano l'8,6% del totale, sono passate da 36 nel 2007 a 41 nel 2008 grazie al contributo di Veneto, Piemonte e Lazio. Le Doc rimangono 316 e rappresentano il 66,3% del totale delle denominazioni, mentre le Igt sono divenute 120 (25,2% del totale).

martedì 9 marzo 2010

Rapporto sul consumo di alcol.

Presentazione.
Il 9,4% della popolazione in Italia consuma quotidianamente alcol in quantità non moderate e il 15,9% non rispetta le indicazioni di consumo proposte dagli organi di tutela della salute, pari a più di nove milioni di persone considerate a rischio. Età media sempre più bassa tra i giovani, poco più di 12 anni con una prevalenza tra le più alte in Europa. Questi alcuni dei dati forniti dal ministro della Salute, Ferruccio Fazio, nella sesta Relazione al Parlamento sugli interventi realizzati da Ministero e Regioni in attuazione della Legge 30 marzo 2001, n. 125 “Legge quadro in materia di alcol e problemi alcolcorrelati”.
Nei confronti dell'Europa l'Italia presenta una minore prevalenza di consumatori di bevande alcoliche e una minore diffusione del binge drinking, l'alcolico fuori pasto; tuttavia, fra coloro che consumano alcol, ben il 26% lo fa quotidianamente (il doppio della media europea), il 14% lo fa da 4 a 5 volte a settimana (valore più alto in Europa) e il 34% pratica il binge drinking almeno una volta a settimana (contro il 28% della media europea).
Il binge drinking è diffuso soprattutto nella popolazione maschile di 18-24 anni (22,1%) e di 25-44 (16,9% ). Cresce la prevalenza delle donne consumatrici. Nei ricoveri ospedalieri risulta in aumento anche la percentuale di diagnosi ospedaliere per cirrosi epatica alcolica in rapporto alle altre diagnosi (+ 6,5 punti percentuali dal 2000 al 2006).
Nel 2008, il 17,6% dei giovani di 11-15 anni ha consumato bevande alcoliche, in un'età al di sotto di quella legale per la somministrazione e per la quale il consumo consigliato è pari a zero. Tra i giovani di 18-24 anni di entrambi i sessi, il 70,7% ha consumato bevande alcoliche, con una prevalenza superiore alla media nazionale.
La tipologia di consumo a rischio prevalente tra i giovani è il consumo fuori pasto, che ha riguardato, nel 2008, il 31,7% dei maschi e il 21,3% delle femmine di età compresa fra gli 11 e i 24 anni. Nella stessa fascia di età, il 13,2% dei maschi e il 4,4% delle femmine ha praticato il binge drinking nel corso dell'anno.
Tra i giovani conducenti si riscontra il più alto numero di feriti e morti negli incidenti stradali (29.672 feriti di 30-34 anni e 432 morti di 25-29 anni nel 2007) e l'ebbrezza da alcol ha rappresentato nel 2007 il 2,09 % del totale di tutte le cause di incidente stradale rilevate.
Tra gli anziani di oltre 65 anni, il 48,1% dei maschi e il 13,1% delle femmine consuma alcolici, e in particolare vino, senza attenersi alle linee guida proposte dagli organi di tutela della salute.
La Relazione rileva peraltro che nell'ultimo triennio, in maniera più o meno marcata e diffusa tra le diverse categorie di popolazione e fasce di età, si intravede una positiva tendenza alla diminuzione di alcuni indicatori di rischio, quali la prevalenza dei consumatori quotidiani non moderati, dei binge drinkers, dei consumatori fuori pasto. Si conferma inoltre nel 2006 la positiva tendenza al calo nel tempo del tasso nazionale di mortalità per cirrosi epatica (9,61 per 100.0000 ab. nel 2006) e del tasso nazionale di ospedalizzazione per diagnosi totalmente alcolcorrelata (154,9 per 100.000 ab. nel 2006). Tra il 2006 e il 2007 si è registrata anche una diminuzione del numero degli utenti alcoldipendenti in trattamento nei servizi alcologici del SSN (-3000 circa) e, tra essi, della percentuale di giovani di 20-29 anni, interrompendo una tendenza all'aumento in atto fin dal 1996.
Per il consolidamento di questi dati positivi occorre lavorare, in linea con gli orientamenti della legge 125/2001 e tenendo conto della grande importanza della prevenzione. In questa direzione, Ministero e Regioni sono attualmente impegnati attivamente per inserire il tema alcol e salute nell'ambito del prossimo Piano Nazionale triennale di Prevenzione, con la previsione di interventi regionali e di azioni centrali finalizzati a promuovere stili di vita sani anche in relazione al consumo di alcol.

Fonte: Ministero della salute

Redazione internet - Beatrice Casini

giovedì 25 febbraio 2010

Vino Biologico Italia

In Commissione Europea si anima il dibattito legato alle colture biologiche. L'attenzione è rivolta alla produzione del vino biologico.
La Coldiretti riferisce come l‘attuale legislazione comunitaria preveda come limiti massimi di anidride solforosa (SO2) 150 mg/l per per i vini convenzionali rossi e 200 mg/l per i vini bianchi.
Obiettivo della Coldiretti invece puntare ad abbassare questi valori, per garantire il minore impiego possibile dei solfiti nel vino biologico, sino ad arrivare un giorno all'eliminazione completa.
Il vino biologico inoltre dovrebbe essere prodotto solo in quelle aree, specifica sempre la Coldiretti, realmente vocate alle tecniche di produzione, vinificazione e sperimentazione biologica. In questo modo si garantirebbe la qualità del prodotto.
Mentre l'Associazione si fa portavoce di uno sviluppo del biologico il più possibile purificato da aggiunte di sostanze chimiche, paesi come Austria e Germania si oppongono a queste rischieste. Questi paesi infatti vorrebbero vedere applicati gli stessi parametri per l'aggiunta di solfiiti previsti per il vino tradizionale. La spiegazione di questa opposizione può essere ravvisata nelle condizioni climatiche e ambientali avverse a questa tipologie di colture, rispetto a quelle più tipicamente mediterranee, che non consentirebbero ad Austria e Germania di ottenere una produzione dalle elevate performance qualitative.
Mentre si dibatte in Commissione Europea su questi temi vale la pena ricordare alcuni numeri che la Coldiretti presenta in relazione al mercato del biologico, sia rispetto alle produzione vinicole sia rispetto a quelle alimentari.

Produzione vino biologico Italia

30.000 ettari coltivati
10.000 aziende

Questi ettari sono per lo più dislocati nelle regioni Sicilia, Puglia e Campania con alcune produzioni importanti nel Veneto orientale, che presenta un interessante distretto per il biologico nazionale.

Biologico e consumatori

In base a due ricerche Ismea ACNielsen e Coldiretti/Swg nel 2009 la vendita di prodotti alimentari domestici si è incrementata:
6,9% ad oggi considerato un incremento record per questo settore alimentare [fonte Ismea AcNielsen]
56% degli italiani ha acquistato dei prodotti biologici durante il 2009 [fonte Coldiretti/Swg]
La produzione biologica nazionale, secondo le stime della Coldiretti, presenta un giro di affari di circa 3 miliardi a fronte di 45 mila aziende per un totale di 1 milione di ettari coltivati.
Se questi dati si confrontano da un lato con le nuove abitudini di consumo degli italiani e dall'altro con il boom dell'offerta di nuovi mercati:
32% aziende dove acquistare diretamente
22% aumento agriturismi e boom dei mercati degli agricoltori [fonte Biobank]
emerge chiaramente un quadro che mostra come ai consumi sia legata l'importanza della conoscenza della provonienza dei prodotti.
Per questa ragione la Coldiretti oltre a battersi per una produzione vinicola biologica senza l'intervento di prodotti chimici, come sempre è in prima linea per l'attuazione di misure di trasparenza che fanno bene da un lato ai produttori degli indotti biologici e dall'altro ai consumatori.
Diventa sempre più necessaria l'introduzione, come previsto dal regolamento comunitario, del marchio del biologico italiano, come garanzia per tutti i consumatori sull'origine del prodotto.
Per quanto riguarda invece l'impiego dei solfiti nel vino tradizionale a questo argomento vale la pena dedicare un post a parte visto il forte dibattito in rete e tra gli esperti sugli effetti che l'aggiunta di queste sostanze avrebbero sull'organismo umano.

giovedì 17 dicembre 2009

IL VINO DI ROMA - 3000 anni di storia, tradizioni e cultura.

Domus Talenti, via delle Quattro Fontane, 113 - Roma

17 dicembre 2009 – 10 gennaio 2010

L’inestimabile fortuna del vino di Roma è determinata da fattori territoriali e climatici ed ha una sua storia: si incentra nelle Colline Romane, ha punti di forza nella zona del “Cesanese” e del litorale Nord, nella zona di Cerveteri. Da queste parti il vino e la lavorazione dell’uva hanno radici anti­che: già tremila anni fa le città e le corti più pre­stigiose del mondo erano inondate dal nostro vino, in particolare quello di Frascati abbondava sulle tavole più ricercate della nobiltà romana, ostentando una certa rivalità nei confronti dei vini francesi. Ideata dal Comune di Roma, in collaborazione con il Sistema Colline Romane, l’esposizione Il vino di Roma – 3000 anni di storia, tradizioni e cultura vuole sostenere questa grande vocazione produttiva, esaltando gli aspetti qualitativi del prodotto odierno, quale frutto di un patrimonio di esperienze millenarie e fattore fortemente caratterizzante ed identificativo del territorio e della sua offerta.

L’inaugurazione è pre­vista per giovedì 17 dicembre alle ore 19.00 alla Domus Talenti di Roma, in via delle Quattro Fontane 113, dove la mostra resterà aperta ad ingresso libero fino alla cerimonia di chiusura di domenica 10 gennaio 2010. Un percorso articolato in quattro periodi storici attraverso reperti archeologici, testimonianze letterarie, ricostruzioni d’epoca, pannelli, elementi multimediali, per far conoscere un territorio ed il suo prodotto più celebre: il vino nell’epoca pre­romana e romana, il vino delle abbazie e dei monasteri, il vino dei principi, la viticoltura moderna e i vini del III millennio. Il 22 e il 29 dicembre e il 10 gennaio sono pre­viste degustazioni gratuite per permettere ai visitatori di assaporare il vino di Roma.

“Il vino di Roma può rappresentare un grande biglietto da visita per la nostra città - ha detto Pietro Di Paolo, delegato del sindaco di Roma alle Politiche agricole, durante la conferenza stampa di pre­sentazione, stamani in Campidoglio - è neces­sario lavorare su due direttrici: l’eccellenza e la promozione del marchio. Occorre quindi ripartire da una tradizione, quella del vino, per conquistare ampie e nuove fette di mercato”.

IL VINO DI ROMA - 3000 anni di storia, tradizioni e cultura
Domus Talenti, via delle Quattro Fontane, 113 - Roma
17 dicembre 2009 - 10 gennaio 2010
Aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00 - 24 e 31 dicembre fino alle ore 15.00
Chiuso 25 e 26 dicembre, 1 gennaio

martedì 10 novembre 2009

VINO E SALUTE: L'INTERVENTO DEL PROF ATTILIO GIACOSA

07/11/2009

VINO E SALUTE: L'INTERVENTO DEL PROF ATTILIO GIACOSA / Da Studio Bertollini
Il professor Attilio Giacosa è Direttore del Dipartimento di Gastroenterologia del Policlinico di Monza

Che il bere un buon bicchiere di vino sia un piacere, tutti sono d’accordo. Per contro, pochi sanno che bere vino con moderazione non solo non fa male, ma addirittura allunga la vita e riduce il rischio di sviluppare varie malattie. Quindi bere vino in modo corretto e consapevole rappresenta un vantaggio salutistico rispetto all’essere astemi.

Appare doveroso sottolineare questi concetti proprio adesso, epoca nella quale si assiste ad una criminalizzazione indiscriminata di tutte le bevande alcoliche in virtù degli effetti nocivi sulla salute e sulla guida automobilistica. A questo riguardo occorre effettuare un duplice distinguo.

In primo luogo bisogna sottolineare che l’abuso di alcolici, indistintamente dalla loro natura, è sempre nocivo, sia per i danni dell’assunzione acuta (ebbrezza, torpore, incoerenza logica) sia per quelli correlati all’eccesso cronico (etilismo, malattie del fegato e altri organi). In seconda istanza è bene ricordare la differenza tra vino e altre bevande alcoliche: tutti sappiamo infatti che le stragi del sabato sera non sono certo dovute ad un buon bicchiere di vino consumato durante la cena! Il messaggio nuovo è legato a molti studi scientifici e osservazioni epidemiologiche sugli effetti benefici del consumo abituale e moderato di vino. Il vino è stato studiato sia come bevanda che mediante analisi dettagliata dei molti composti bioattivi ivi contenuti.

Fra i vari principi attivi identificati nel vino, quello più noto è il resveratrolo. Questa sostanza è un antiossidante presente soprattutto nel vino rosso, che avrebbe la capacità di migliorare l’efficienza cellulare attraverso il potenziamento dell’attività mitocondriale, la “centralina” energetica delle cellule. Alcune ricerche sugli animali sembrano dimostrare che il resveratrolo favorisce la longevità, migliora il controllo del diabete, ritarda la comparsa del morbo di Alzheimer e produce un effetto protettivo su cuore e circolazione. A Newcastle, in Inghilterra, è in corso uno studio sperimentale volto proprio a verificare l’effetto del resveratrolo in pillola su pazienti affetti da gravi disturbi mitocondiali, ma altri studi sono all’orizzonte per valutare la possibilità di rallentamento dell’invecchiamento umano.

Sul tema dell’invecchiamento, grande scalpore fece la pubblicazione di un importante studio realizzato nel 1995 a Copenhagen. Questa ricerca, conosciuta come “studio danese”, è stata effettuata su più di 6000 maschi e 7000 femmine in età adulta ed ha dimostrato che il rischio di morire si abbassa fra chi consumava vino con moderazione, rispetto agli astemi e ai forti bevitori. Ma ciò che è altrettanto importante è che questo vantaggio non si verifica fra chi consumava birra o superalcolici.

La ricchezza del vino in polifenoli, dotati di spiccata azione antiossidante (ovvero della capacità di bloccare i radicali liberi nocivi che si formano nell’organismo), costituisce una importante barriera di difesa nei confronti dei danni cardiovascolari. Gli effetti sono rappresentati innanzitutto dalla riduzione della formazione di placche arteriosclerotiche nelle arterie e di conseguenza minor rischio di malattia delle coronarie e infarto cardiaco. Fra i vari polifenoli, sono le procianidine i primattori presenti nel vino. Il loro effetto è talmente significativo che questi composti sono oggi utilizzati dalla industria farmaceutica per la preparazione di farmaci attivi nelle malattie vascolari, sia venose che arteriose.

A questo risultato benefico partecipa anche l’aumento della produzione di ossido nitrico osservata in chi beve abitualmente vino. L’ossido nitrico riduce l’aggregazione delle piastrine, rendendo difficile la formazione di trombi e l’“occlusione” delle arterie. Il vino poi aumenta la formazione di colesterolo buono (Hdl) e riduce la presenza e la attività del colesterolo Ldl (quello “cattivo”), con innegabili effetti benefici in campo cardiovascolare. Un’altra area di grande interesse è rappresentata dalle problematiche neurologiche. Il consumo corretto e abituale di vino appare statisticamente correlato ad una riduzione del rischio di sviluppare ictus, cioè infarto cerebrale, e Tia (episodi di ischemia cerebrale transitoria, con perdita per tempo molto breve di alcune funzioni motorie o della capacità di parlare correttamente). Altri interessanti dati in corso di analisi sono quelli legati alla possibilità di ridurre il rischio di gravi degenerazioni cerebrali (morbo di Alzheimer, demenza senile). Numerose ricerche documentano che il regolare consumo di vino ha effetti favorevoli sia sulla frequenza con cui il morbo di Alzheimer si manifesta, sia sull’età di insorgenza, che viene ritardata di almeno tre anni (in un importante studio condotto sull’argomento).

Il vino, quindi, non per curare le malattie, ma per prevenire e ridurre il rischio di sviluppare molti gravi disturbi cardiovascolari e neurologici. Per ottenere questi effetti, certo è che il consumo abituale e corretto di vino è ampiamente da preferire al ricorso ad una pillola contenente principi attivi derivati dal vino. Resta il problema della giusta dose di vino, volta a garantire gli effetti ora menzionati. A questo riguardo i ricercatori impegnati nel settore hanno identificato in due bicchieri al giorno la quantità ottimale per la popolazione di sesso maschile. Il vino, coniugato al femminile, prevede invece una dose leggermente inferiore (un bicchiere), in virtù di differenze metaboliche ed epidemiologiche.

Il vino dunque non solo come bevanda ricca di gusto e piacere, ma anche come fonte di salute e di potenzialità preventiva. Il vino che non solo non fa male, ma addirittura fa bene. Bere vino, dunque, anziché essere astemi, se si vuole proteggere la salute. Ed è proprio questo si deve valorizzare e diffondere fra produttori e consumatori di vino. Infatti soltanto l’informazione precisa e puntuale e l’educazione al consumo consapevole di vino possono promuovere serenità e fiducia fra vignaioli e produttori e soprattutto tranquillità e salute fra i consumatori.

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