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venerdì

Reti fra professionisti e imprese al via.


I professionisti possono partecipare a gare pubbliche e appalti anche unendosi alle imprese: come funziona la norma prevista dal Jobs Act lavoratori autonomi.

professionisti possono riunirsi in rete con le imprese oppure in consorzi, e partecipare alle gare pubbliche e agli appalti: si tratta della norma contenuta nella legge 81/2017, il cosiddetto Jobs Act per lavoratori autonomi. Il riferimento preciso è l’articolo 12 della legge, che consente la partecipazione dei lavoratori autonomi agli appalti pubblici stabilendone le regole. La norma è in vigore dallo scorso 14 giugno.

=> Contratto di rete, il modello standard

Innanzitutto, i lavoratori autonomi possono accedere ai piani operativi regionali e nazionali a valere sui fondi europei come le PMI, a cui sono equiparati.
Per quanto riguarda invece la partecipazione a bandi e l’assegnazione di incarichi e appalti, la norma prevede che possano accedere i professionisti, indipendentemente dalla forma giuridica, costituendo reti con altri colleghi, o con imprese, sotto forma di reti miste(articolo 3, commi 4-ter e seguenti, del dl 5/2009), consorzi stabili professionali, oppure associazioni temporanee professionali (articolo 48, dlgs 50/2016).

=> Codice Appalti, novità per professionisti e PMI

Si tratta di una novità rilevante, perché consente ai professionisti di partecipare direttamente a gare e appalti, mentre prima potevano farlo solo attraverso un contratto con un’impresa partecipante.
Il contratto di rete consente a più soggetti (in base alla nuova legge, non solo imprenditori, ma anche lavoratori autonomi e professionisti), di unirsi per accrescere la propria capacità innovativa e competitività, sulla base di un programma comune di rete che può prevedere lo scambio di informazioni o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica o l’esercizio di una o più attività rientranti nell’oggetto della propria impresa.
E’ anche possibile fondare un organo di gestione e di un patrimonio comune, non necessariamente dotati di soggettività giuridica.
Le PA sono anche tenute a favorire l’accesso alle informazioni sulle gare pubbliche dei lavoratori autonomi e dei professionisti e la loro partecipazione alle procedure di aggiudicazione.
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NORME: Rassegna Stampa di Venerdì 7 novembre 2014

Accredia
CASA&CLIMA.COM del 05/11/2014
pag. 1

Normativa UNI
ITALIA OGGI del 07/11/2014
di GIOVANNI GALLI - pag. 34

Ambiente
ITALIA OGGI del 07/11/2014
di CARLO VALENTINI - pag. 17
L'ESPRESSO del 07/11/2014
pag. 114, 116, 117

Professioni
ITALIA OGGI del 07/11/2014
di BENEDETTA PACELLI -pag. 34
ITALIA OGGI del 07/11/2014
pag. 38
IL SOLE 24ORE del 07/11/2014
pag. 43
IL SOLE 24ORE del 07/11/2014
di MARCO BELLINAZZO - pag. 44
IL SOLE 24ORE del 07/11/2014
di MAURO PIZZIN - pag. 44
IL SOLE 24ORE del 07/11/2014
pag. 44
ITALIA OGGI del 07/11/2014
pag. 32

Societa' e Imprese
ITALIA OGGI del 07/11/2014
di CINZIA DE STEFANIS - pag. 32
ITALIA OGGI del 07/11/2014
di LOREDANA CAPUOZZO - pag. 40
IL SOLE 24ORE del 07/11/2014
di GIOVANNI NEGRI - pag. 46
IL SOLE 24ORE del 07/11/2014
pag. 46
IL SOLE 24ORE del 07/11/2014
di M. ADELE CERIZZA - pag. 47
IL SOLE 24ORE del 07/11/2014
 di PAOLO BONOLIS - pag. 47
IL SECOLO XIX del 07/11/2014
di EMANUELE ROSSI - pag. 14, 15
IL MESSAGGERO del 07/11/2014
di MICHELE DI BRANCO - pag. 14 

lunedì

Ditte individuali: esenzione bollo su PEC obbligatoria.

Il deposito dell'indirizzo PEC al Registro delle Imprese, obbligatorio anche per ditte individuali, è esente dal bollo come per le imprese societarie: la risoluzione dell'Agenzia delle Entrate.

Fonte: PMI di Barbara Weisz - 8 luglio 2013

Obbligo PEC, niente bollo
per le imprese individuali
Obbligo PEC, niente bollo per le imprese individuali.
Le imprese individuali, per le quali è diventato obbligatorio depositare l’indirizzo PEC al Registro delle Imprese, sono esenti dalla relativa imposta di bollo: lo ha chiarito l’Agenzia delle Entrate, con la risoluzione 45/E del 5 luglio, rispondendo a un quesito de Ministero dello Sviluppo Economico.

=> Vai allo Speciale sulla PEC

Casi di esenzione
In nessun caso l’imposta di bollo va pagata. Per nuove iscrizioni l’impresa individuale è tenuta a versare solo il bollo di immatricolazione (17,50 euro), per ditte già iscritte non è dovuto alcun pagamento di bollo.

Il Decreto Sviluppo bis (articolo 5, commi 1 e 2, Dl 179/2012) ha imposto a quelle già iscritte al Registro di comunicare entro il primo luglio l’indirizzo PEC da pubblicare nell’elenco INI-PEC (leggi qui), mentre a quelle di nuova costituzione di presentarlo unitamente alla domanda di iscrizione, pena la nullità della stessa, con un margine di 45 giorni per integrare il documento.

=>Scopri le sanzioni per mancata comunicazione PEC

Motivi dell’esenzione
L’esenzione è dovuta per due motivi, entrambi riferiti al fatto che le imprese che si constituiscono in forma societaria sono esenti dal bollo PEC, come previsto dall’articolo 16, comma 6, del dl 185 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge 2/2009: «l’iscrizione dell’indirizzo di posta elettronica certificata nel registro delle imprese e le sue successive eventuali variazioni sono esenti dall’imposta di bollo e dai diritti di segreteria».

Ebbene, spiega il Fisco, la formulazione della norma sull’obbligo PEC anche alle imprese individuali estende a queste ultime, testualmente, quanto previsto dal sopra citato articolo 16 del Dl 185/2008, citandolo espressamente. E già questo toglie ogni dubbio sull’estensione anche dell’esenzione dal bollo. In secondo luogo, sottolinea l’Agenzia, una diversa interpretazione comporterebbe «una evidente disparità di
trattamento tra soggetti, imprese individuali e imprese costituite in forma societaria, che sono tenuti all’adempimento del medesimo obbligo».

Fonte: 
la risoluzione 45/E del 5 luglio 2013 dell’Agenzia delle Entrate

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mercoledì

Finanziamenti e Incentivi a Roma e nel LAZIO !


Made in Italy: al via “Excellence in Rome”

Prende il via il progetto “Excellence in Rome", iniziativa finanziata dalla Camera di Commercio di Roma e promossa da Cna, Confcommercio, Confesercenti e Unindustria per migliorare l'offerta turistica della Capitale e rilanciare il Made in Italy. => Leggi: incentivi internazionalizzazione PMI romane Le...

Incentivi internazionalizzazione PMI romane

La Camera di Commercio di Roma sostiene i percorsi di internazionalizzazione delle imprese locali, finanziando gli investimenti volti a potenziare la competitività nei mercati esteri.=> Internazionalizzazione PMI: bando UE per i Cluster Il bando pubblicato dalla CCIAA della Capitale si basa su quattro linee di...

Tassa rifiuti: a Roma +53% in 5 anni

Per le imprese romane la tassa rifiuti ha subito un incremento record negli ultimi 5 anni, tanto da superare abbondantemente sia la media del Lazio sia quella nazionale, con un più 53%. => Rifiuti Roma: differenziata al 40% nel 2013 Una bolletta molto più che salata nonostante, proprio nella Capitale, la quota della raccolta...

Bando “Insieme per Vincere” per le PMI laziali

La Regione Lazio ha pubblicato il bando “Insieme per vincere”, destinato alle aggregazioni di imprese che presenteranno progetti volti a potenziare capacità innovativa, competitività e razionalizzazione dei costi. => Finanziamenti alle start-up innovative in Lazio Il bando prevede la concessione di contributi...

Credito agevolato alle PMI da Confartigianato Latina

Grazie a un accordo siglato tra Confartigianato Latina e Banca Artigiancassa/BNL, le imprese della Provincia potranno beneficiare di finanziamenti agevolati alle mirati a favorire liquidità e contrastare la crisi. => Imprenditori laziali occupano il Pantheon contro la crisi Un protocollo di...

CCIAA Roma: in crisi il 70% delle PMI

Un’indagine condotta dalla Camera di Commercio di Roma mostra dati allarmanti per quanto riguarda la vitalità delle imprese locali: il 70% di queste è in piena crisi, stando ai dati diffusi dalla CCIAA inerenti il primo periodo del 2013=> Leggi perché le PMI chiedono prestiti per pagare IMU e altre tasse Secondo...

Apprendistato: incentivi alle PMI turistiche laziali

La Regione Lazio incentiva le assunzioni con contratto di apprendistato finanziando le PMI del settore turismo. => Leggi tutti gli incentivi per le assunzioni con apprendistato Il bando si rivolge infatti alle imprese del territorio disposte ad assumere apprendisti che abbiano compiuto il quindicesimo anno di età al fine di ottenere la qualifica professionale di operatore della ristorazione e...

Start-up innovative: accordo FILAS- Roma Startup

Grazie all’accordo siglato tra Filas, Finanziaria Laziale di Sviluppo, e l’associazione Roma Startup, si aprono nuove vie per favorire lo sviluppo di nuove idee imprenditoriali nella regione. => Start up innovative: Guida online di Infocamere Grazie agli interventi con Roma Startup si incentiveranno le...

Fotovoltaico: Roma è la città più solare d’Italia

Boom di impianti fotovoltaici nella Capitale, in cima alla classifica delle città italiane per diffusione di installazioni di impianti per la produzione di energia solare. => Green Economy: i nuovi bandi per le imprese Secondo la classifica diffusa dall’ufficio studi del Gruppo Ubisol, e stilata sui dati ufficiali...

Raccolta rifiuti Lazio: rischio paralisi per rinvio Tares

Sono venti i Comuni del Lazio a lanciare l’allarme in merito al rischio paralisi per la raccolta dei rifiuti locali, causata dal rinvio del primo versamento della Tares e, di conseguenza, al mancato pagamento del Consorzio Gaia per carenza di fondi. => Rifiuti Roma: differenziata al 40% nel 2013 Se i Comuni non pagano l’azienda...




                                                     

lunedì

Ddl sovraindebitamento per Pmi, imprenditori e consumatori in crisi

Redazione Pmi.it - Articolo Completo
Approvato in Consiglio dei Ministri un nuovo disegno di legge che estende i vantaggi del concordato per la ristrutturazione dei debiti - già previsto dalla legge 27 gennaio 2012, n. 3 sul sovraindebitamento per Pmi e imprenditori in crisi, che non sono in grado di onorare i propri debiti verso i creditori - anche ai consumatori
IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

venerdì

Crisi del debito in Italia: consigli a Governo e PMI

La ricetta globale anti-spread in dodici azioni, proposta degli analisti finanziari dell'Aiaf, tocca anche l'Italia, e interessa da vicino sia le strategie del nuovo Governo Monti sia le politiche che vedono protagoniste le PMI. 

A pochi giorni dal varo della Manovra Monti (DL recante “Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici“), cerchiamo di capire quanto le misure previste dal pacchetto anti-crisi di fine 2011 trovino corrispondenza con le strategie pensate dagli esperti di settore.
La ricetta anti-spread messa a punto dagli analisti finanziari dell’Aiaf tocca infatti anche anche l’Italia: in relazione alla crisi del debito, premesso che i fondamentali della nostra economia sono «profondamente diversi da quelli della Grecia», i due obiettivi primari sono: rilanciare la crescita e aggredire il debito pubblico. E fin qui ci siamo.


QUI L'ARTICOLO COMPLETO.


IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

lunedì

Contratti di rete tra PMI: Unioncamere e Rete Imprese Italia.

di Noemi Ricci
Protocollo d'intesa tra Unioncamere e ReteImprese Italia per promuovere l'aggregazione di imprese con contratti di rete tra le PMI: per competere sui mercati internazionali e dare nuovo slancio all'economia.
Reti di Imprese: Unioncamere e ReteImprese Italia hanno siglato un accordo per promuovere tra le piccole e medie imprese la cultura dell'aggregazione come scelta strategica per competere sui mercati globali, sfruttando i contratti di rete, le relative agevolazioni fiscali e la minore rischiosità nell'ottenere credito dalle banche e finanziamenti.
Solo puntando alle reti di imprese, mettendo in comune risorse e competenze, le Pmi possono raggiungere la massa critica necessaria per reggere il confronto con le grandi impresi, anche su scala internazionale.
Sostenere le imprese nell'evoluzione volta all'aggregazione in rete: è l'obiettivo congiunto di Camere di Commercio e Rete Imprese Italia. Attraverso lo strumento delle reti di impresa, infatti, anche le piccole imprese possono ottenere forme di credito più convenienti, in termini di accesso, di tassi di interesse e di erogazioni.
Lo hanno già capito le 957 imprese che hanno stipulato i 197 contratti di rete, risultanti ad inizio novembre 2011 in 19 regioni e 84 province italiane.
A preferire l'aggregazione sono soprattutto le società di capitali (676), quindi le società di persone (129), le imprese individuali (104), le società cooperative (33), altre forme di società (15) e le fondazioni (2).
L'accordo siglato dai presidenti di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, e di ReteImprese Italia, Ivan Malavasi prevede un percorso di informazione, mediante seminari sul territorio volti a sensibilizzare le imprese sulle tematiche delle reti di imprese; promozione delle attività di ricerca; analisi degli strumenti giuridici esistenti e delle loro potenzialità; monitoraggio sull'utilizzo del contratto di rete; realizzazione di piattaforme web per favorire il dialogo e agevolare il confronto fra imprese e tra queste e le Confederazioni costituenti ReteImprese Italia e il sistema delle Camere di commercio.

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martedì

Italia, il Paese delle partite IVA.

500mila nascondono dipendenti.
Averla è spesso la condizione per poter lavorare.
WALTER PASSERINI
Quelle ufficiali sono quasi 9 milioni milioni. Quelle attive sono 6,5 milioni. Ma se togliamo le aziende, i liberi professionisti con Ordini, gli artigiani arriviamo a un esercito di 3,5 milioni di partite Iva, dentro il quale lavorano free lance, collaboratori, consulenti senza albi e almeno 500mila dipendenti di fatto che per avere il lavoro hanno dovuto sottostare alla legge dell’Iva. Ma quando conviene o non conviene aprire una partita Iva?
Inevitabile. La partita Iva è praticamente obbligatoria quando si hanno più committenti. Nella sostanza, avere tre, quattro o cinque clienti, al di là della categoria di appartenenza, rispetto ai quali ci si arrabatta da mattino a sera, rende inapplicabile un contratto di collaborazione coordinata e continuativa (cococo), un contratto a progetto e ovviamente anche un contratto da dipendente. Questa soluzione non è alla portata dei collaboratori pluricomittenti i cui clienti siano famiglie o privati che, non avendo a loro volta la partita Iva, non possono scaricare i costi. Anche la ritenuta d’acconto può essere usata al posto della partita Iva se si tratta però di collaborazioni veramente occasionali. Un altro caso è quello degli iscritti a un albo professionale come quelli delle libere professioni (avvocati, commercialisti, ecc.), per i quali la partita Iva è praticamente obbligatoria.
Quattro conti. L’apertura della partita Iva è conveniente a seconda del reddito. Infatti, l’altra domanda è: ma per chi ha pochi clienti, conviene aprirla? Sotto i 30mila euro l’anno di ricavi, dal punto di vista fiscale, aprirla o non aprirla è indifferente. Tra chi ce l’ha e chi non ce l’ha il carico Irpef è identico. Anche il costo di apertura in questo caso è modesto ed è compensato dalla possibilità di scaricare l’Iva e le spese, che per chi non ha la partita Iva è impossibile. La differenza sta nel carico contributivo. Un cococo o un parasubordinato o anche un occasionale dovranno iscriversi alle gestioni separate, prevalentemente dell’Inps, ma pagheranno solo un terzo dell’aliquota oggi in vigore (26,72%), mentre due terzi li pagherà il datore di lavoro. Questo almeno sulla carta. Il titolare di partita Iva dovrà invece versare di tasca propria tutta l’aliquota, meno, ma non sempre ci riesce, il diritto di rivalsa del 4%. Su un reddito lordo di 30mila euro un lavoratore senza partita sborsa 2.204,40 euro; un lavoratore con partita Iva 6.412,80 euro, con una differenza di oltre 4.200 euro l’anno (tenendo conto che per il 2010 vi è un minimale contributivo esente di 5mila euro che rappresenta una sorta di franchigia).
Ricavi più elevati. L’apertura della partita Iva è quindi meno penalizzante se si hanno redditi più elevati e un livello di spese significativo. Con il reddito infatti sale la quota di spese deducibili, e, mentre la rivalsa del 4% si calcola sul reddito lordo complessivo, l’ammontare dei contributi si calcola in base al reddito netto, dedotte le spese. Per un reddito di 50mila euro e spese di 20mila la rivalsa sarebbe di oltre 5.300 euro e l’imposizione contributiva a suo carico di oltre 6.400 euro.
Dopo la Biagi. Dal 2003, poi, dopo il decreto attuativo 276/03, la partita Iva individuale è praticamente obbligatoria in tutti i casi in cui non sussista vincolo di subordinazione. Per cui o si è cococo, cocopro o dipendenti oppure si deve aprire la partita Iva. E’ anche il caso di dipendenti che aprano un’attività aggiuntiva. Sfuggono alla norma invece per esempio gli artisti o gli occasionali, purché il loro reddito sia modesto, al di sotto dei 10mila euro.
Tra il grigio e il nero. Vi è infine la concorrenza sleale da parte dei funamboli del grigio e del nero. E’ vero che la crisi riduce i volumi sia del chiaro che del nero. Ma la concorrenza sleale tra chi paga regolarmente le tasse con o senza partita Iva e chi non le paga resta una piaga che andrebbe quanto prima stroncata.

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