giovedì 23 settembre 2010

La rivincita del Brunello

Il "Castello Romitorio" vince l'Internation Wine Challenge.
Cuoio, note di tabacco e viole con frutti rossi che dominano sul palato. I giudici dell'International Wine Challenge, prestigiosa competizione britannica, hanno dovuto assaggiare - rigorosamente alla cieca - oltre diecimila bottiglie prima di conferire al Brunello di Montalcino Riserva 2004 del Castello Romitorio il titolo di miglior rosso del mondo.
Un vino letteralmente d'artista, visto che nasce da terreni di prprietà di proprietà del pittore e scultore Sandro Chia, che nel 1984 tornò da New York per acquistare - nelle campagne del Senese - una tenuta di 180 ettari dominata dalle rovine di un castello, oggi restaurato pazientemente usando solo materiali di recupero.
L'International Wine Challenge ha premiato anche il Concerto Lambrusco Reggiano Doc, come miglior spumante per il rapporto qualità prezzo. Un altro segnale incoraggiante per un settore chiamato a confrontarsi con un mercato internazionale sempre più aggressivo. (Fonte: Regione Toscana).

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mercoledì 22 settembre 2010

Dio esiste? Risponde Albert Einstein.

Durante una lezione, un professore lanciò una sfida ai suoi alunni con la seguente domanda: “Dio creò tutto quello che esiste? “ Un alunno rispose con coraggio: ”Sì, Lui creò tutto…“ “Realmente Dio creò tutto quello che esiste?” domandò di nuovo il maestro. Sì signore, rispose il giovane. Il professore rispose: “Se Dio ha creato tutto quello che esiste, Dio ha fatto anche il male, visto che esiste il male! E se stabiliamo che le nostre azioni sono un riflesso di noi stessi, Dio è cattivo!” Il giovane ammutolì di fronte alla risposta del maestro, inorgoglito per aver dimostrato, ancora un volta, che la fede era un mito. Un altro studente alzò la mano e disse: “Posso farle una domanda, professore?” “Logico”, fu la risposta del professore. Il giovane si alzò e chiese: ”Professore, il freddo esiste?” “Però! Che domanda è questa?… Logico che esiste, o per caso non hai mai sentito freddo?” Il ragazzo rispose: “In realtà, signore, il freddo non esiste. Secondo le leggi della Fisica, quello che consideriamo freddo, in realtà è l’assenza di calore. Ogni corpo o oggetto lo si può studiare quando possiede o trasmette energia; il calore è quello che permette al corpo di trattenere o trasmettere energia. Lo zero assoluto è l’assenza totale di calore; tutti i corpi rimangono inerti, incapaci di reagire, però il freddo non esiste. Abbiamo creato questa definizione per descrivere come ci sentiamo quando non abbiamo calore. E ditemi, esiste l’oscurità?”, continuò lo studente. Il professore rispose: “Esiste”. Il ragazzo rispose: “Neppure l’oscurità esiste. L’oscurità, in realtà, è l’assenza di luce. La luce la possiamo studiare, l’oscurità, no! Attraverso il prisma di Nichols, si può scomporre la luce bianca nei suoi vari colori, con le sue differenti lunghezze d’onda. L’oscurità, no!… Come si può conoscere il grado di oscurità in un determinato spazio? In base alla quantità di luce presente in quello spazio. L’oscurità è una definizione usata dall’uomo per descrivere il grado di buio quando non c’è luce”. Per concludere, il giovane chiese al professore: “Signore, il male esiste?” E il professore rispose: “Come ho affermato all’inizio, vediamo stupri, crimini, violenza in tutto il mondo. Quelle cose sono del male” Lo studente rispose: “Il male non esiste, Professore, o per lo meno non esiste da se stesso. Il male è semplicemente l’assenza di bene… Conformemente ai casi anteriori, il male è una definizione che l’uomo ha inventato per descrivere l’assenza di Dio. Dio non creò il male... Il male è il risultato dell’assenza di Dio nel cuore degli esseri umani. Lo stesso succede con il freddo, quando non c’è calore, o con l’oscurità, quando non c’è luce“. Il giovane fu applaudito da tutti in piedi, e il maestro, scuotendo la testa, rimase in silenzio. Il rettore dell’Università, che era presente, si diresse verso il giovane studente e gli domandò: “Qual è il tuo nome?” La risposta fu: “Mi chiamo Albert Einstein”.
Dio è una realtà "non tangibile" ma abita nel nostro cuore. Impariamo ad ascoltarlo.

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martedì 21 settembre 2010

Le Comunità montane del Lazio contro la chiusura.

Incontro alla Pisana.
Assemblea sul futuro degli enti promosso da Reset, Uncem e Anci
Redazione
Le Comunità montane del Lazio contro la chiusura
(Roma - Appuntamenti) - Grande mobilitazione domani per i piccoli Comuni e gli Enti Montani del Lazio, convocati in Regione per un lungo incontro con dibattito e tavola rotonda, dal titolo "Il futuro dei piccoli comuni, delle comunità montane e delle unioni di comuni", che si terrà in via della Pisana, presso la sede del Consiglio regionale. L'iniziativa è organizzata dalla Fondazione regionale Reset in collaborazione con l'Associazione Nazionale Comuni Italiani - e l'Unione nazionale comunità ed enti montani - presso la sala Mechelli dalle 10:30 di martedì 21 settembre, dove si sono dati appuntamento molti operatori del settore, tra cui la Giunta della Comunità Montana Castelli R.e P.,con una ventina di dipendenti. La tavola rotonda, partecipata da onorevoli regionali, presidenti di Comunità Montane e di Unioni di Comuni e altre Autorità, intende entrare a testa bassa su un problema aperto come una piaga, che affligge i piccoli enti del Lazio sulla sorte che li attende e che pende sulla testa dei lavoratori, in attesa di un atto politico chiaro e definitivo sulla chiusura o meno di tali enti, in ballo ormai dal 2007. Da allora, infatti, la questione dell'abolizione dei piccoli enti locali e montani, ritenuti inutili dal Governo, è passata di mano in mano fino alle Regioni, senza trovare una attenzione seria in merito da parte delle Istituzioni preposte. Intanto, il Governo nell'ultima finanziaria, ha tagliato di netto le risorse, affidando di fatto la sopravvivenza di questi Enti ai residui di bilancio e alle capacità di outsourcing, ovvero di ricerca fondi in esterno attraverso la partecipazione ai bandi.
«Questo lo facciamo da tempo e con successo, - ha garantito il Presidente Giuseppe de Righi della 11esima Comunità Montana - Castelli Romani e Prenestini, di cui è atteso un intervento in scaletta per domani pomeriggio –, ma va a coprire solo i costi delle attività e dei progetti. Per lavorare, però, c' è bisogno di una sede da mantenere e di personale efficiente che ha diritto ad uno stipendio» ha precisato De Righi, che peraltro da qualche mese sta ricoprendo la carica a puro titolo onorifico. «La nostra non è una difesa della poltrona – ha tenuto a precisare il Direttore generale Rodolfo Salvatori – ma un atto di dignità umana e istituzionale, per un lavoro che stiamo svolgendo con passione e risultati tangibili, creando un forte spirito di coesione tra i nostri tredici comuni intorno a obiettivi condivisi! Se decideranno di chiudere, noi dipendenti troveremo una nuova collocazione per legge presso la pubblica amministrazione, ma questo territorio perderà un sostegno importante allo sviluppo socio-economico». Anche la Regione Lazio infatti, dall'insediamento della nuova Giunta Polverini, ha bloccato tutti i trasferimenti già disposti sulla base di progetti approvati e convezioni definite, che mettono in grave difficoltà l'Ente, così come molti altri nel Lazio, costringendo a sospendere i pagamenti dei fornitori e a contrarre al massimo le spese, a danno anche dei Comuni appartenenti e delle Gestioni Associate che si fanno sempre più sofferenti.
Tutte queste problematiche saranno esposte domani nell'incontro, con una lunga serie di interventi, tra cui spiccano quelli di Francesco Chiucchiurlotto presidente di Reset, Enrico Borghi presidente dell'Uncem nazionale, Fabio Florillo presidente Anci Lazio, insieme a esponenti regionali di questo territorio come gli onorevoli Bruno Astorre e Carlo Ponzo e alcuni professori universitari, che affronteranno la questione sul piano tecnico- legislativo.

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L'etilometro è inaffidabile (ma allora bisogna cambiare prospettiva).

di Angelo Peretti L’etilometro è inaffidabile. Lo dice la Fivi, la Federazione italiana dei vignaioli indipendenti. L’ha annunciato a Milano, ieri. In una conferenza stampa. Parole pronunciate da Costantino Charrère, presidente dei vigneron italici (lui è quello de Les Crêtes: io che non bevo chardonnay e che non amo il legno, ma talvolta faccio un’eccezione per la sua Cuvée Bois).
Il fondamento della perentoria affermazione sta negli studi di un professore americano, Michael Hlastala, dell’Università dello Stato di Washington, che in contributo in video (foto qui in fianco) ha dichiarato che “l’etilometro non è da ritenersi attendibile perché dovrebbe essere perfezionato tenendo conto dei fattori che incidono in modo rilevante sul respiro”.
Può darsi, non so, posso crederci, ma non sono competente. Però i temi, a mio avviso, sono altri. E sono due.
Il primo: la Fivi fa bene a rompere gli schemi, vivaddìo. Fin più o meno tutti, nel mondo del vino, hanno mostrato una sorta di sacro timore a dire le cose che vanno dette. Ossia che dalla campagna proibizionistica, troppo spesso concentrata sul vino, c’è qualcuno che ci guadagna. “Oggi la nostra filiera – ha spiegato Charrère – vive una delle più grosse crisi strutturali che mai si siano verificate. Cala il consumo del vino per dare spazio ad altre bevande industriali anche eccitanti.

Questo si somma a una campagna di denigrazione del vino che va a colpire quei consumatori moderati per i quali il vino è alimento”. E poi: “Combattere il consumo di alcol con il proibizionismo abbatte il consumo di vino, ma non delle altre bevande alcoliche più pericolose, che i giovani continuano a consumare”. Finalmente qualcuno che lo dice, fra i produttori. Perché, se c’è qualcuno che ci guadagna, ci sono altri che ci rimettono. Ci rimettono i vignaioli, i ristoratori, certo. Ma anche i bevitori moderati, che siccome son moderati in tutto, quando è venuto fuori l’incubo del ritiro della patente hanno smesso di ordinare vino al ristorante. Perché niente e nessuno li tutela e li aiuta a verificare se sono in regola o no. Perché sono coscienziosi, fin troppo. E intanto che loro fanno astinenza, i ragazzotti in discoteca e i delinquenti a piede libero si sballano di superalcolici e pasticche e polverine bianche e altro, e del wine in moderation ed altre formule del genere non gliene frega proprio niente, perché col vino non si sballa, o fa meno fashion farlo.
Seconda questione. Questa la dico io, e me ne assumo la responsabilità. Che l’etilometro sia attendibile o meno è interessante - anzi, è giusto - saperlo, ma insistere ha un rischio. Nel senso che anche se si dimostrasse che è una patacca, si troverebbe un altro strumento, e quando si dimostrasse (e lo si dimostrerebbe, prima o poi) che anche questo non va bene, allora non resterebbe che una soluzione: tolleranza zero. Esattamente il contrario di quel che occorrerebbe. Intendo dire che ritengo non utile combattere la campagna di demonizzazione del vino cercando di demonizzare lo strumento di controllo. Serve altro. Serve far cultura.
Sposo dunque le idee di Giancarlo Trentini, presidente dell’Osservatorio permanente su giovani e alcol, pure presente a Milano: bisogna cercare di capire “che cosa fare non in difesa, ma pro il consumo intelligente del vino”. E poi: “Per i produttori di vino sarebbe meglio puntare su una strategia più difficile: una battaglia a favore del vino si può sostenere se è nel nome dei valori piuttosto che sulla confutazione delle idee scientifiche”.
Come tradurre in pratica una simile indicazione? Non lo so. Ma credo che prima di tutto sia necessario un salto di mentalità da parte di chi fa vino e di chi ama berlo: suvvia, lavoriamo “per” e non “contro”. Allora, cambiando prospettiva, la soluzione la troveremo.
Intanto, brava Fivi, che comincia ad esser presente nella società. Senza peli sulla lingua, senza sudditanze. Magari un po’ artigianalmente (come si fa a lasciar dire al moderatore che “non si è mai visto un alcolizzato bere Sassicaia o Tignanello”?), ma ci si deve pur fare le ossa.
Avanti: la strada giusta, quella della consapevolezza, è stata imboccata.

sabato 18 settembre 2010

Roma è Capitale: da Comune a "ente speciale". Le celebrazioni per i 140 anni

Roma, 18 settembre - Firmato dal Presidente del Consiglio, dopo il via libera unanime del Consiglio dei Ministri, il decreto che trasforma in modo sostanziale lo status giuridico della città: non più Comune ma "ente speciale Roma Capitale", con più autonomia e più funzioni (leggi il manifesto del Comitato d'Indirizzo per le celebrazioni del "Centoquarantennale", documento che aprirà il convegno del 18 settembre,  vedi qui appresso). Il decreto prevede che il nuovo ordinamento scatti lunedì 20 settembre, in coincidenza con il 140°anniversario della breccia di Porta Pia, 20 settembre 1870, quando l'esercito italiano passò le Mura Aureliane.

venerdì 17 settembre 2010

La presenza di allergeni alimentari.

Circolare MSE, in etichetta indicare chiaramente gli allergeni Fonte:
Ministero dello Sviluppo Economico - www.sviluppoeconomico.gov.it

La presenza di allergeni alimentari, che sono classificati in 14 categorie, deve essere riportata sull’etichetta dei prodotti indicando in modo chiaro il nome dell’ingrediente.
Lo ha ribadito una circolare esplicativa emanata dal Ministero dello Sviluppo Economico (del 22 luglio n.d.r.) e già pubblicata in Gazzetta Ufficiale, che meglio precisa le disposizioni relative all’indicazione degli allergeni alimentari in etichetta per evitare, da parte degli operatori interessati, difficoltà interpretative ed applicazioni non conformi alla legislazione comunitaria vigente. Un intervento che va in soccorso alle diverse migliaia di persone che, anche nel nostro Paese, sono intolleranti (un caso ogni 250 circa in Italia, secondo le stime più autorevoli) e, in particolare, ai celiaci, stimati in 400 mila, con 2.800 nuovi celiaci nati annualmente (+9%).
L’intervento del Ministero dello Sviluppo Economico, nell’ambito della disposizione UE, mira pertanto a difendere e tutelare i consumatori e, contestualmente, a tenere conto delle esigenze delle imprese, imponendo non solo una costante trasparenza delle informazioni presenti nelle etichette alimentari, ma anche ad elevare la qualità e la sicurezza dei prodotti.
Unica eccezione alla riconfermata regola generale europea, è data quando la denominazione di vendita del prodotto indichi essa stessa l’allergene (ad esempio, la presenza della parola “latte” è sufficiente a superare tale obbligo). In tale caso, infatti, l’informazione al consumatore si è già per realizzata e non è pertanto necessario ripetere l’indicazione dell’allergene in etichetta.

Le norme UE individuano tra gli allergeni alimentari 14 categorie tra cui rientrano i cereali contenenti glutine (grano, segale, orzo, avena, farro, ecc.); crostacei, uova, pesce, arachidi, soia, latte, frutta a guscio (mandorle, nocciole, noci comuni, noci di anacardi, noci di pecan, noci del Brasile, pistacchi, noci del Queensland), sedano, senape, semi di sesamo, lupini, molluschi con i derivati di tutti questi prodotti, nonché anidride solforosa e solfiti in concentrazioni superiori a 1° mg/kg o 10 mg/l espressi come SO2.
La circolare del Ministero dello Sviluppo Economico è condivisa dal Ministero della Salute e dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, sotto il coordinamento del Dipartimento delle Politiche Comunitarie della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Ufficio Stampa - Studio Bertollini

giovedì 16 settembre 2010

Dati tutti in positivo per la pubblicità.

Giovedì 16 settembre 2010 
Quasi solo buone notizie dal mercato pubblicitario. Gli investimenti sono in crescita e luglio 2010, secondo le rilevazioni diffuse da Nielsen, ha fatto registrare un aumento dell’8,4% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Il fatturato complessivo da gennaio è di oltre 5miliardi di Euro con un incremento nei mesi che tocca il 4,9%. Certamente gli investimenti di luglio sono collegati con l’evento sportivo dei mondiali di calcio in Sudafrica, ma i risultati confermano comunque un trend in ripresa dell’intero mercato. Valori positivi per tutti i media, eccetto la carta stampata. Faticano infatti le pubblicazioni, specialmente la free press (meno 10,9%) e i periodici (meno 9,3%), dove calano sia l’entità complessiva degli investimenti sia il numero degli inserzionisti. Per la carta stampata, solamente i quotidiani infatti fanno registrare un aumento del 3,8%. Crescite a due cifre, invece, per Internet (17,8%) e radio (13,3%), che si confermano i media più brillanti dei primi sette mesi del 2010. La televisione è però la protagonista indiscussa del mercato pubblicitario, posizionandosi ancora in vetta alla classifica per investimenti, facendo registrare un incremento del 7,7% e raccogliendo così da sola 2,8 miliardi di Euro. Infine, non solo si è speso di più, ma in generale anche il numero degli inserzionisti è aumentato: 100 in più sul 2009.

Regata Sponsor Evento

Eccellenza a Roma - Post in Evidenza

Una informazione che ritengo di dover diffondere.

L'Europa non è uno Stato.  È un continente geografico frazionato in Stati. Ognuno dei quali ha la sua storia, cultura, lingua, leggi, us...

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