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lunedì 13 febbraio 2017

Il 17 febbraio del 1600 a Roma, in Campo dei Fiori, veniva bruciato vivo Giordano Bruno.

Agenpress - Mancano pochi giorni a questa ricorrenza e ancora, dopo più di 400 anni, assistiamo al rogo simbolico della libertà di pensiero.
Il tono con cui alcuna stampa lega “genericamente” il nome della Massoneria a vicende giudiziarie e a personaggi di dubbia reputazione per poter poi titolare “Aboliamo la Massoneria”, ricordano gli interventi che con Mussolini avrebbero poi portato all'approvazione della legge che limitava la libertà di associazione in genere e della Massoneria in particolare.
Allora, come ora, c’era bisogno di individuare un nemico oscuro da dare in pasto al pubblico per distogliere lo sguardo dai problemi gravi e reali del paese. Eppure la Massoneria non è e non può essere una minaccia per la democrazia e per le sue istituzioni. I suoi iscritti, da sempre, con il loro giuramento si impegnano solennemente al rispetto delle leggi dello Stato. Vogliamo con questo ribadire che i Massoni, diversamente dagli appartenenti a tante altre pur rispettabili associazioni, fanno della fedeltà allo Stato e alle sue leggi, uno dei fondamenti della loro appartenenza e del loro percorso etico e morale. Se qualcuno tradisse questo giuramento e noi ne venissimo a conoscenza, saremmo i primi a espellere questo organismo estraneo e spergiuro dalla nostra Istituzione e, se necessario, a denunciarlo alle autorità giudiziarie.
Ci saremmo aspettati, da una testata come L’Espresso, una indagine giornalistica seria e approfondita, informata e dettagliata e non un pot-pourri di notizie scandalistiche anche un po’ datate, al solo fine forse di sollecitare la curiosità dei lettori con titoli ad effetto.

La Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori è a disposizione di chi, volendo fare informazione seriamente e senza pregiudizi, vorrà approfondire la sua conoscenza sulla Massoneria. Allo stesso tempo abbiamo manifestato alla Commissione Parlamentare Antimafia la nostra massima disponibilità a collaborare e saremo pronti a farlo anche con l’autorità giudiziaria se venisse richiesto.

Non siamo però disposti a subire immotivatamente vessazioni o diffamazione alcuna che possano limitare la libertà di associazione e di pensiero garantite dalla Costituzione e da quelle leggi dello Stato alle quali noi abbiamo giurato ossequio. Lo faremo non solo per la Massoneria, ma per tutto il Popolo Italiano, perché la storia ci ha insegnato che iniziando dai pochi si può poi arrivare ai molti. 


www.studiostampa.com

venerdì 30 dicembre 2016

Gran Croce a Mola per i contributi allo studio sulla Massoneria.

Nel solstizio d'inverno 2016, il Gran maestro della Loggia nazionale romena, generale Bartolomeu Constatin Savoiu, ha conferito al professore Aldo A. Mola la Gran Croce dell'Ordine di Costantino Maurocordato per il suo contributo scientifico agli studi storici, in specie sulla Massoneria. Nell'occasione è stata presentata la seconda edizione romena (aggiornata) di “Gelli e la P2 tra cronaca e storia”, ripubblicata a Bucarest per iniziativa di Filippo Gammicchia.
Mola ha ringraziato ricordando i profondi legami culturali e civili tra la Romania e l'Italia, con speciale riferimento a Costantino Maurocordato (1711-1769), fondatore della massoneria romena e autore della riforma che modernizzò i principati di Valacchia e di Moldavia abolendovi la servitù della plebe, ed al suo discendente, Alessandro (1791-1865), che legò il nome alla dura ma infine vittoriosa lotta per l'indipendenza della Grecia dal secolare giogo turco-ottomano.
In quella epica lotta cadde a Missolungi il patriota italiano Santorre di Santa Rosa, già protagonista del moto costituzionale piemontese del marzo 1821, un “grande iniziato” come gli altri fautori della liberazione del Mediterraneo dall'infame dominio islamico.
La Massoneria, hanno convenuto il gen. Savoiu e Mola, creò la “catena d'unione” che ricollegò l'antica Dacia, orgogliosa dei suoi millenari rapporti con Roma, con la civiltà occidentale, fondata sui diritti dell'uomo e del cittadino e sui cardini di libertà sintetizzati nel motto illuminante “annuit coeptis”, distintivo dell'Ordine di Maurocordato: così in alto come in basso, e viceversa.
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