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Se
in casa avete un assistente digitale, e pensate di riuscire a mantenere il
controllo della vostra privacy tra le mura domestiche, probabilmente non
siete al corrente che i cosiddetti “smart speaker” possono attivarsi non
solo quando date loro un esplicito comando vocale, ma anche quando pronunciate
espressioni che hanno una certa assonanza con le parole chiave predefinite,
rischiando così per finire di essere ascoltati varie volte durante una
giornata, e anche quando non ne siete affatto consapevoli.
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Caricare
foto sui profili social senza consenso espone a rischio di sanzioni
privacy. È quanto desumibile da una sentenza olandese, i cui principi
valgono in Italia e in tutti i paesi dell'Ue in cui si applica il
Regolamento sulla protezione dei dati n. 2016/679 (Gdpr). La pronuncia
della corte olandese di Gederland del 13 maggio 2020, resa nel giudizio
C/05/368427, accogliendo il ricorso della mamma di un minore di 16 anni, ha
ordinato a una nonna di rimuovere le foto di quest'ultimo da Facebook e da
Pinterest, fissando una penale giornaliera (50 euro fino a un massimo di
mille) in caso di ritardo nella cancellazione.
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Nuovi
problemi di privacy per WhatsApp: come riportato da Threatpost, il
ricercatore informatico Athul Jayaram ha scoperto che su Google sono
presenti oltre 300.000 numeri di telefono degli utenti a causa di WhatsApp.
A febbraio, la nota app di messaggistica aveva corretto una situazione simile,
che consentiva a chiunque di trovare su Google i link per entrare a far
parte di un gruppo. Il problema, ancora una volta, è quindi rappresentato
dall’indicizzazione dei contenuti di Google.
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Fare
sempre la copia dei dati per non temere i ricatti elettronici. E, comunque,
installare sistemi anti-intrusione. Sono alcuni dei consigli pratici del
Garante della privacy, che ha diffuso un vademecum per difendersi dai
ransomware. Soprattutto, in periodo di emergenza sanitaria da Covid-2019,
nota il Garante, molte più persone e per molto più tempo sono connesse e
utilizzano dispositivi digitali. Al contagio fisico si accompagna, dunque,
un altrettanto pericoloso «contagio digitale», alimentato da
malintenzionati che diffondono software «malevoli» per varie finalità
illecite.
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Il
governo pakistano ha deciso di costituire un’autorità per la protezione dei
dati che opererà per contrastare l'uso improprio dei dati e proteggere le
informazioni personali dei cittadini. Il Ministero dell'Information
Technology e delle Telecomunicazioni del Pakistan ha anche redatto una
proposta di "Personal Data Protection Bill, 2020" che prevede
sanzioni per i trasgressori fino a 25 milioni di rupie (circa 135 mila
euro), richiedendo feedback a tutte le parti interessate entro il 15 giugno
2020.
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Sarà
la presidenza tedesca ad occuparsi della regolamentazione dell'e-privacy.
Lo rende noto Oleg Butkovic, ministro croato per le infrastrutture
informando i ministri Ue delle telecomunicazioni riuniti in videoconferenza
sui progressi compiuti nei dossier. Durante la presidenza croata
"abbiamo proposto una serie di revisioni per semplificare il testo
sull'e-privacy, la protezione dei dati nella comunicazione elettronica, ma
sfortunatamente è stato difficile portare avanti le negoziazioni con il
gruppo di lavoro sulle telecomunicazioni a causa della pandemia",ha
detto."E' necessario quindi ulteriore lavoro, nelle prossime settimane
lavoreremo insieme con la presidenza tedesca per assicurare progressi"
su questo dossier.
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Fino
al 30 giugno in omaggio per i soci di Federprivacy la nuova edizione del
libro "Privacy & Audit" di Monica Perego e Fulvia Emegian. La
promozione è valida sia per coloro che rinnovano la quota entro fine mese,
sia per gli altri che ne approfittano per diventare soci membri di
Federprivacy.
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Parla
il Garante per la Privacy: "Le piattaforme online hanno troppo potere
sui nostri dati. La questione va portata in Europa". E poi: "Il
ricorso a sistemi autogestiti e autoprodotti è avvenuto con poche
garanzie" Intervista ad Antonello Soro, Presidente dell'Autorità per la
protezione dei dati personali a cura di Arturo Di Corinto, pubblicata su La
Repubblica il 5 giugno 2020.
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Rivelazione
di segreti industriali per i meccanici che, prima lavoravano presso una
grande azienda e che successivamente creando una srl, si sono messi in
concorrenza con la vecchia impresa costruendo prodotti con caratteristiche
simili. Questo il principio espresso dalla Cassazione penale con la
sentenza n. 16975/20.
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