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martedì 30 giugno 2015

75 anni fa nei cieli di Tobruch l’ultimo volo di Italo Balbo: un eroe italiano.

L’enorme modernizzazione della Libia fatta da Balbo.
In Africa Balbo si gettò a capofitto nella riorganizzazione della colonia, favorendo l’afflusso di immigrati italiani e seguendo una politica di pacificazione e di integrazione con i musulmani locali. Fondò città, villaggi, costruì strade (tra cui i 1800 chilometri della via Balbia) e strutture sanitarie, aumentando il benessere e il livello di vita delle popolazioni libiche. Accusato falsamente di aver speso troppi soldi in opere pubbliche, la Ragioneria dello Stato dette successivamente atto a Balbo di aver speso i soldi con grande oculatezza e – ovviamente – di non essersi arricchito su questi ingenti lavori. In questi anni di ulteriori successi, Balbo vide negativamente l’avvicinamento dell’Italia alla Germania, non applicò le leggi razziali sugli ebrei di Libia, predicò la neutralità nel tremendo conflitto mondiale che stava approssimandosi. Ma, allo scoppio della guerra, era alla testa dei suoi uomini per fare il proprio dovere. Si distinse in alcune azioni coraggiose nei primi giorni di guerra, fino a che quel 28 giugno si levò in volo da Derna per raggiungere il campo di Tobruch. Erano due S.M. 79, uno pilotato da Balbo e l’altro, che si salvò, dal maggiore Felice Porro. A bordo dell’aereo di Balbo c’erano il maggiore Ottavio Frailich, il capitano Gino Cappannini, il maresciallo Giuseppe Berti. Oltre all’equipaggio erano a bordo anche il maggiore Claudio Brunelli, i tenenti Cino Florio e Lino Balbo, il console della Milizia Enrico Caretti e il già citato capitano Nello Quilici. Verso le 17,30, in prossimità dell’aeroporto di Tobruch, Balbo vide due colonne di fumo dovute a un bombardamento inglese avvenuto pochi minuti prima. Dette l’ordine di atterrare ma senza avvisare a terra. Fu scambiato sia dalle nostre contraeree sia dalla nave San Giorgio, sia - si è appreso nel 2006 - da un nostro sommergibile, il Marcantonio Bragadin, per uno degli aerei inglesi che avevano effettuato il bombardamento, e colpito. Sembra che la raffica micidiale fosse arrivata proprio dalla torretta del sommergibile, che in seguito ripartì in fretta. Lo sgomento in Italia e nelle colonie fu enorme: fu dichiarato il lutto nazionale e Balbo e i suoi commilitoni furono portati in corteo a Bengasi e poi a Tripoli, dove fu sepolto. In Libia Balbo rimase fino al 1970, anno in cui, in seguito all'ondata di cieco nazionalismo di Gheddafi, le spoglie furono traslate in Italia e portate a Orbetello, dove tuttora Balbo riposa. 

di Antonio Pannullo - Articolo Completo QUI !

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