E con un ramo di mandorlo in fiore,
a le finestre batto e dico: «Aprite!
Cristo è risorto e germinan le vite
nuove e ritorna con l’april l’amore.
Amatevi tra voi pei dolci e belli
sogni ch’oggi fioriscon sulla terra,
uomini della penna e della guerra,
uomini della vanga e dei martelli.
Aprite i cuori. In essi irrompa intera
di questo dì l’eterna giovinezza».
Io passo e canto che la vita è bellezza.
Passa e canta con me la primavera.
Ada Negri nacque a Lodi il 3 febbraio 1870. Iscritta alla “Scuola Normale Femminile”, conseguì la patente di maestra elementare ed iniziò ad insegnare, prima a Codogno, poi a Motta Visconti. In quegli anni nacquero le sue prime poesie, confluite nel 1892 nella prima raccolta, “Fatalità”, pubblicata da Treves e salutata entusiasticamente da Giosuè Carducci. Per la fama acquisita divenne docente al “Gaetana Agnesi” di Milano, dove entrò in contatto con vari membri del Partito Socialista Italiano, tra cui Filippo Turati e Anna Kuliscioff (di cui si sentiva sorella ideale). Nel 1913 per un anno si trasferì a Zurigo, per poi tornare a Milano allo scoppio della guerra. Nel frattempo la sua fama cresceva, fino a farle ottenere nel 1940 (prima e unica donna) il titolo di Accademica d’Italia, dopo che già negli Anni Venti aveva sfiorato il Nobel. Morì a Milano l’11 gennaio 1945.
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