Nell'Assemblea Capitolina c'è una voce "Fuori dal Coro" !
di Fabio Sabbatani Schiuma
ORGOGLIOSO di essere stato l'UNICO CONSIGLIERE CONTRARIO all'affidamento 'in house' all'ATAC del trasporto romano. LEGGETE cosa scrive FERPRESS nell'editoriale: "Maggioranza e opposizione dell’assemblea capitolina votano per l’in house di ATAC. E’ la scelta giusta?
Maggioranza e opposizione a braccetto per votare nel Consiglio comunale di Roma la delibera che affida alla propria municipalizzata ATAC (il cosiddetto affidamento “in house”) i servizi di trasporto pubblico locale per un periodo di sette anni.
Il Partito Democratico Romano ha convocato una conferenza stampa per spiegare i motivi della decisione di votare insieme alla maggioranza la delibera, anche se con “molte riserve” per i ripetuti fallimenti della gestione Alemanno nei riguardi dell’azienda cittadina. E quindi giù il solito elenco dei continui disservizi subiti dai cittadini (una verità che nessuna persona che utilizza i mezzi pubblici potrebbe mai sognarsi di mettere in discussione, perché è esperienza comune che ogni giorno è – se possibile – peggio), delle scelte sbagliate sul bilancio e sui vertici dell’azienda, del prezzo pagato a causa delle assunzioni clientelari e via via dicendo, inanellando qualche ulteriore cifra sulle voragini di bilancio che si aprono nel già deficitario fronte finanziario dell’azienda, gravata da un debito record a livello nazionale.
La giustificazione non detta è che probabilmente l’alternativa sarebbe un fallimento dell’azienda; ma un affidamento “in house” per un periodo di sette anni (approfittando, oltretutto, di una “finestra” aperta dalla sentenza della Corte Costituzionale sulla disciplina dei servizi pubblici), costituisce una decisione che va contro tutto quanto si va dicendo nei convegni a proposito di concorrenza e liberalizzazioni e che è in aperta e palese contraddizione con quanto previsto (con la pomposa giustificazione che dovevano servire a far “crescere l’Italia”) dai decreti del Governo Monti (che ha l’appoggio anche del PD) nel settore del trasporto pubblico locale. Una tale scelta (presa oltretutto all'unanimità per paura o per reciproca convenienza) non può non fare impressione e induce a chiedersi se per i partiti non valga di più il voto delle corporazioni (qualsiasi esse siano) rispetto ai “sacri principi” affermati nelle tavole rotonde e nei consessi dove occorre farsi belli con le parole.
Al di là delle questioni di merito (che pure esistono e sono importanti), la scelta appare miope perché si rivolge ancora una volta alla salvaguardia di presunte riserve di voti, laddove invece la partita delle forze politiche si svolge oramai nel rapporto con i cittadini e con ciò che si riesce a dare ai cittadini in termini di servizi, di qualità dei servizi stessi eccetera eccetera. Ed è naturale chiedersi, a questo punto, quale sarà l’opinione dei cittadini (ma anche – giusto per aggiungere una provocazione – di un sincero liberalizzatore come il segretario dello stesso PD Bersani) dopo aver appreso che, per sette anni, avranno a che fare ancora con “questa” ATAC (perché, se il buongiorno si vede dal mattino, ovviamente nulla cambierà, nonostante le promesse).
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