martedì 16 giugno 2020

STORIA: Templari e Massoneria.

Luoghi Comuni sui Templari
(Ricerca Storica di Giancarlo Bertollini)
Non è ne facile, né possibile dimostrare un coordinamento fra le due istituzioni; conviene invece, considerarle separatamente e approfondire le loro tematiche in modo indipendente. Sempre ricordando che ogni lavoro deve essere scritto in base a chi ci si rivolge.
L’immissione del templarismo in massoneria ha una storia molto più laboriosa di quella della continuità storica dei Templari di Parigi. Infatti va tenuto presente che, mentre si parla di templarismo, ricercandone i fatti, le date e gli uomini che ne segnarono gli inizi e la continuazione, v’è anche un templarismo essenzialmente spirituale nel quale, come si vedrà, gli assurdi possono comporsi e le controversie annullarsi. Il culto della Vergine per i Cavalieri del Tempio non fu semplice motivo di devozione religiosa.
Partiamo dalla pubblicazione di un Fratello.
L'Eco dei Templari, un articolo di Umberto Eco di qualche anno fa.
“L'ordine venne sciolto da Clemente V all'inizio del XIV secolo. Da allora chiunque può rifondarlo così come può dichiararsi sommo sacerdote di Iside e Osiride.
Fate nascere un ordine monastico-cavalleresco, fatelo diventare straordinariamente potente sia militarmente che economicamente. Trovate un re che voglia sbarazzarsi di quello che è ormai diventato uno Stato nello Stato. Individuate gli inquisitori adatti, che sappiano raccogliere voci sparse e comporle in un mosaico terribile: un complotto, crimini immondi, innominabili eresie, corruzione e una buona dose di omosessualità. Arrestate e torturate i sospetti. Chi ammette e si pente avrà salva la vita, chi si dichiara innocente finirà sul patibolo. I primi a legittimare la costruzione inquisitoriale saranno le vittime, specie se innocenti. Infine, incamerate gli immensi beni dell'Ordine. Questo fondamentalmente ci insegna il processo intentato ai cavalieri Templari da Filippo il Bello.
Segue la storia del mito templare. Immaginate che molti siano rimasti scossi da questo processo e, oltre ad avvertirne l'ingiustizia, come accadde persino a Dante, siano rimasti affascinati dalle dottrine segrete attribuite ai Templari e colpiti dal fatto che la maggior parte dei cavalieri non fosse perita sul rogo e allo scioglimento dell'ordine si fosse come dissolta. All'interpretazione scettica (con la paura che si erano presa, hanno cercato di rifarsi una vita altrove, in silenzio) si può opporre l'interpretazione occultistica e romanzesca: sono entrati in clandestinità, ci sono attivamente restati per sette secoli, Essi sono ancora tra noi.
Niente è più facile che trovare un libro sui Templari. L'unico inconveniente è che nel 90 per cento dei casi (mi correggo, 99) si tratta di bufale, perché nessun argomento ha mai maggiormente ispirato le mezze calzette di tutti i tempi e di tutti i paesi quanto la vicenda templare. E via con la continua rinascita dei Templari, con la loro costante presenza dietro le quinte della Storia, tra sette gnostiche, confraternite sataniche, spiritisti, ordini pitagorici, rosacrociani, illuminati, massoni e Priorato di Sion. Talora la bufala è così smaccata, come nel caso de Il santo Graal di Baigent, Leigh e Lincoln (Mondadori, 1982), che l'evidente e spregiudicata malafede degli autori consente almeno al lettore dotato di buon senso di leggere l'opera come divertente esempio di fantastoria. Come sta avvenendo ora con il Codice Da Vinci, che scopiazza e rielabora tutta la letteratura precedente. 
Ma stiamo attenti, perché migliaia di lettori creduli vanno poi a visitare il teatro di un'altra bufala storica, il paesino di Rennes-le-Château. L'unico modo per riconoscere se un libro sui Templari è serio è controllare se finisce col 1314, data in cui il loro Gran Maestro viene bruciato sul rogo. Tra i libri che si arrestano a quella data era uscito da Einaudi nel 1991  I Templari di Peter Partner.
Ora il Mulino pubblica I Templari di Barbara Frale, una studiosa che ha dedicato anni di lavoro e altre opere a questo argomento. Sono meno di 200 pagine, e si leggono con gusto. Ricchissima la bibliografia (seria). Barbara Frale non si scandalizza troppo per certi aspetti successivi del mito templare, anzi ne vede con qualche simpatia certi svolgimenti romanzeschi (ai quali dedica però solo due paginette conclusive), ma solo perché possono suscitare nuove serie ricerche su tanti aspetti ancora oscuri della 'vera' storia dei templari. Per esempio c'era davvero un rapporto tra i Templari e il culto del Graal? Non si può escludere, visto che persino un loro contemporaneo, Wolfram von Eschenbach, ne favoleggiava. Ma osserverei che i poeti, teste Orazio, sono autorizzati a fantasticare, e uno studioso del prossimo millennio che trovasse un film d'oggi che attribuisce a tale Indiana Jones la scoperta dell'Arca dell'Alleanza non avrebbe ragioni per trarre da questa divertente invenzione alcuna conclusione storiograficamente corretta. Quanto al fatto che però l'antica vicenda non sia ancora del tutto chiara, Barbara Frale accenna ad alcune sue recenti scoperte in archivi vaticani che indurrebbero a vedere in modo nuovo il ruolo della chiesa nel processo. Ma, per lo sconforto di chi ancora oggi esibisce talora un biglietto da visita che lo qualifica come Templare, ricorda che Clemente V, al momento della sospensione dell'ordine, aveva messo fuorilegge qualsiasi tentativo di ripristinarlo senza il consenso pontificio, lanciando addirittura la scomunica contro chiunque utilizzasse il nome e i segni distintivi del Tempio. D'altra parte, nel 1780, argomenti del genere usava Joseph de Maistre per liquidare i neotemplaristi dei tempi suoi”. 
L'ordine templare esisteva in quanto riconosciuto dalla Chiesa e dai vari Stati europei, e come tale è stato formalmente disciolto all'inizio del XIV secolo. Punto. Da quel momento, visto che nessuno ne possiede più il copyright, ciascuno ha il diritto di rifondarlo, nello stesso senso in cui chiunque può dichiararsi sommo sacerdote di Iside e Osiride, e al governo egiziano la cosa non fa né caldo né freddo.
Bernardo di Chiaravalle (che tenne a battesimo i due più grandi ordini medievali: quello monastico dei Frati Cistercensi, di cui fu il massimo esponente e per i quali redasse la Regola, e quello dei Cavalieri Templari, per i quali adattò la stessa Regola modificandola per le esigenze dovute alla loro duplice natura di monaci guerrieri) rivela di aver ricevuto l'illuminazione nella Chiesa di Saint Vorles a Chatillon-sur-Seine, mentre era in contemplazione di una statua di una Madonna Nera. Si dice che dopo avere pronunciato le parole "Monstra te Matrem", Maria si premette il seno, e tre gocce del suo latte caddero direttamente nella sua bocca; Maria come Sofia. Bernardo attinse però ai contenuti di dottrine iniziatiche pre-cristiane, riguardanti la sfera del femminile e delle sue manifestazioni,  connesse al concetto di “Madre Terra”. 
Va ricordato che il culto Cristiano della Vergine Maria è considerato come derivato dal culto di Iside dell’antico Egitto e compare tardi nel Cristianesimo (Concilio di Efeso 431 d.C.)  ma ricorda la divinità egizia per l’aspetto iconografico e per la ricorrenza delle varie festività dedicate.
Per mantenerci aderenti al carattere storico, politico e religioso di questo studio, daremo la precedenza al templarismo storico che trova la sua espressione in quegli uomini che, nel XVIII secolo, avanzarono la pretesa di discendere dall'antica istituzione e di averne ereditata la dottrina segreta e magari anche l’immane “tesoro” che probabilmente venne diviso in tre parti (Italia, Francia, Spagna).
Disputatissima, questa pretesa portò, sul piano organizzativo, risultati disastrosi: frazionamenti nel massonico che sino ad allora era stato compatto e tollerante, introduzione di nuovi gradi e, cosa più grave, deviamento, per rivalità di natura contingente, della linea iniziatica. 
Infatti si può essere tranquilli col nemico perché non potrà tradirci ma molto attenti con Amici, Colleghi, Fratelli e Parenti, 
perché è da loro che arriverà il Tradimento
A sfatare i luoghi comuni che serpeggiano dietro le figure dei monaci - guerrieri. Alcuni cavalieri, amati da Dio rinunciarono al mondo e si consacrarono a Cristo. Osservavano la povertà, la castità e l’obbedienza. Erano, il fondatore dell’Ordine Ugo de Pagani o di Payns insieme ad altri 8 fratelli. 
Il Re di Gerusalemme diede loro alcuni locali del vecchio Tempio di Salomone e per questa ragione furono chiamati Templari”. Sono diverse le leggende che nel corso degli anni si sono diffuse intorno alla figura, più o meno mitica, dei cavalieri Templari, *Custodi del Santo Graal* *Arca dell’Alleanza*. 
Il periodo storico è databile tra il 1118, data di fondazione dell’ordine, e il 1314, data della morte sul rogo dell’ultimo Gran Maestro Templare, Jacques de Molay. Nessuna filosofia di vita, nessuna convinzione religiosa, solo un modo per dare un senso ad una figura, quella dei Templari, su cui sono state dette e scritte pagine infinite. 
La fine dei Templari: una triste storia più che un romanzo.
Pensiamo ai più diffusi Luoghi Comuni sui Cavalieri Templari:   
“bere come un Templare”. Vino e birra erano le bevande più consumate, e potevano essere aromatizzate con anice o rosmarino. Il vino veniva anche bollito e speziato con cannella, chiodi di garofano, o con l’aggiunta di miele. 
L’espressione “bere come un Templare” non corrispondeva ad un comportamento reale, perché l’ubriachezza nell'Ordine non era tollerata e veniva punita molto severamente, anche con l’espulsione. 
“…e se un fratello è abituato a bere tanto da diventare ubriaco e non vuole correggersene, bisogna punire la sua colpa…” 
(Regola catalana - una versione della Regola generale). 
Il vino per i Templari era importantissimo perché indispensabile nelle funzioni religiose. Ogni precettoria, aveva l’obiettivo d’essere autosufficiente, e perciò quasi dappertutto si cercava di produrne. Come accadeva anche per gli altri ordini monastici, documenti testimoniano la presenza di numerosi vigneti posseduti dall'Ordine, in terre non sempre lavorate direttamente ma anche affidate ai contadini del luogo. In mancanza di vigneti, pur di mantenere l’autonomia produttiva, ci si dedicava alla preparazione d’altre bevande. Un esempio lo abbiamo nella precettoria inglese di Cowton, dove c’era un apposito locale per la fabbricazione della birra. (consumata soprattutto nel nord Europa per le ovvie condizioni climatiche che rendevano troppo complessa la produzione del vino).
“in due su un cavallo” E’ conosciuto da tutti il sigillo templare che mostra due cavalieri armati su uno stesso cavallo. Il significato è stato variamente interpretato ma non è certo, come qualcuno ha scritto, un riferimento alla necessaria povertà dei cavalieri che per risparmiare vanno in due su un cavallo! Sciocchezze
Ci pensate che razza di efficienza in combattimento avrebbero avuto?
Il significato del sigillo è esoterico ed è una conferma che all’interno del Tempio esisteva un insegnamento segreto, analogo a quello dei Fedeli d’Amore.
Francesco da Barberino, fedele d’amore, nei suoi Documenti d’Amore, un trattato esoterico sapienziale dell’inizio del XIV secolo, ci ricorda che il cavallo è simbolo della natura umana, perché ritenuto l’animale più simile all'uomo. I due cavalieri vanno interpretati come immagine della parte invisibile che ci costituisce ed è trasportata dal corpo: 
uno dei cavalieri è l’anima, l’altro lo spirito; 
il cavallo è il corpo.
Anima, Spirito e Corpo costituiscono ognuno di noi, 
come ricordava anche San Paolo.
Ma coltiviamo il dubbio e andiamo oltre il fatidico 1314 per tentare di capire
Da quella tragica data fino alla fine del 1600 le notizie sono poche e contrastanti. 
Il manoscritto rinvenuto dal Locke (1696) nella Biblioteca Bodleiana, pubblicato solo nel 1748, che è attribuito alla mano di Enrico VI di Inghilterra, definisce la Massoneria come «la conoscenza della natura e la comprensione delle forze che sono in essa»; ed enuncia espressamente l’esistenza di un legame tra la Massoneria e la Scuola Italica, perché afferma che Pitagora imparò la Massoneria dall'Egitto e dalla  Siria, e da questi paesi i Fenici, gli uomini rossi fiammanti, la portarono in Occidente.
Gli anni tra il 1735 e il 1780 sembrano essere stati i più favorevoli al sorgere in seno alla Massoneria di nuovi sistemi, tendenti a costituire i sistemi degli Alti Gradi. Gradi il cui aspetto è quasi sempre templare, ma il cui fine sono la lotta e la passione politica. Le circostanze che condussero ala creazione degli Alti Gradi non sono ben chiare: sembra che siano dovuti al “famoso” scrittore francese di origine scozzese, (convertito al cattolicesimo dal prelato francese (1651 + 1715) Ramsay André Michel (nato nel 1686) il quale instaurò i gradi scozzesi, attribuendone l’origine a Gonfredo Bouillon. La leggenda sulla sua derivazione raccontava che Pietro da Bologna, uno dei precursori, incaricato della difesa nel processo contro l’ordine, scomparso nel nulla durante il Concilio di Sens ed evaso dal carcere con il segreto comunicatogli dal Gran Maestro de Molay, si era recato in Scozia con il conte Ugo di Salm e con    Silvestro Grumbach dove si incontrarono con i Gran Commendatori Giorgio de Harrris e Aumont, che li avevano preceduti e, insieme, avevano deciso di continuare l’Ordine sotto il velo massonico.
Nel giorno di San Giovanni del 13 … … ?, nello stesso capitolo in cui Aumont era stato eletto Gran Maestro, si era convenuto di adattare i simboli dell’arte muratoria e il nome di Massoni liberi, onde sfuggire ad ogni ricerca e ad ogni persecuzione. Subito dopo l’Ordine si diffuse in Francia, in Germania, in Inghilterra, in Spagna ed altrove. Che tutto questo potrebbe essere leggenda lo indicano alcune sviste di indubbia importanza. Lasciando da parte l’impossibilità materiale per il Molay di poter comunicare con Pietro da Bologna, è certo che il conte di Salem, secondo quanto scrive il Depuy, non fu imprigionato, non solo, ma Ugo e Silvestro sono probabilmente la stessa persona e precisamente quel Silvestro di Grumbach, nominato canonico di Magonza ed i cavalieri Harris e Aumont sono forse due sconosciuti ?
Era facile allora, quando la storia non aveva nessun metodo critico, incorrere in simili errori, specie se si tendeva a creare una genealogia per istituzioni di recenti natali. Comunque sia, viene spontaneo chiedersi perché il primo conato delle affiliazioni templari a carattere massonico si sia verificato in Scozia. 
Secondo il Ramsay, la ragione è semplicissima; prima della loro quasi totale distruzione, i Templari si sarebbero associati ai Massoni per la ricostruzione delle Chiese distrutte dai Saraceni, in un secondo tempo, accettando l’offerta di un non ben definito Re inglese, si sarebbero ritirati nei loro stati per dedicarsi al trionfo della moralità, dei costumi e delle arti figurative e musicali.
La certezza che i Templari siano preesistiti alla Massoneria moderna (speculativa), ci induce quindi a cercare nelle origini di quella storica (operativa), per vedere quali rapporti intercorrano fra le due grandi istituzioni nel pensiero dei diversi autori. 
Nebulosa è l’origine della Massoneria 
e dei Costruttori del Tempio di Re Salomone. 
Il Laurie la ricerca tra i costruttori dell’Abbazia di Kilwinning, ovvero in una corporazione scozzese, in seno alla quale sarebbe avvenuta la fusione con i fratelli Templari fuggiaschi. 
Per sottrarsi alla vigile attenzione dell’Inquisizione, questa  Massoneria costituì, nel 1735, l’Ordine del Patriarca Noè (Noachiti) al quale potevano accedere solo i cattolici e senza alcuna pretesa di discendere dagli antichi ordini cavallereschi; tuttavia il Ramsay non esitò a far discendere da questa Massoneria la Cavalleria Crociata, per quanto, nel suo celebre discorso non facesse cenno ai Templari. 
Arriviamo all'introduzione nella Massoneria degli Alti Gradi che andarono ad aggiungersi a quelli tradizionali di: 
Apprendista, Compagno e Maestro. 
Non la tradizione, ne motivi ideali sembrano aver spinto ad immettere i gradi templari, ma una politica di necessità, quella politica che sino ad allora era  rimasta fuori dalle logge e che finì presto col prendere il sopravvento sul carattere iniziatico fino ad allora perseguito. 
Pare che gli Stuart, dopo la detronizzazione (1688), stabilissero per le loro rivendicazioni politiche e dinastiche una rete di relazioni tra la Scozia, la Francia, l’Inghilterra e il papato di Roma, agganciandovi anche la Massoneria, con le logge Jacobite e, volendola asservire al legittimo degli Stuart, si cominciò con l’attribuire ai simboli ed alle allegorie muratorie, simboli ed allegorie dinastiche: la stessa leggenda di Hiram non servì più a ricordare l’antico Maestro di Salomone, ma la morte sul patibolo di Carlo I avvenuta nel 649.
Uomo di lettere e di scienze, versato in teologia e coinvolto nelle dispute religiose così accese in Inghilterra, André Michel Ramsay, una volta rifugiatosi in Francia, si unì al partito degli Stuart, tentando una riforma massonica generale. Nel 1728, si intrattenne con i membri della Gran Loggia di Londra, per aggiungere ai tre gradi simbolici, le sue innovazioni che furono accolte con grande entusiasmo. Nascevano così gli alti gradi e questa sembra essere l’origine più probabile dello Scozzesismo. 
Le novità venivano probabilmente pronunciate a mezza bocca, particolarmente nei salotti cosiddetti “bene informati”, frequentati dai nuovi ceti emergenti provenienti dalla provincia. Il sesto grado svolgeva la leggenda della derivazione Templare nella persona del “famoso Aumont”, allettando i seguaci degli Stuart. 
Entrata nella fase di decadenza, la Massoneria prestava il fianco alle infiltrazioni politiche e al dilagare del filosofismo; il grado Kadosh o Piccolo Eletto è infatti coetaneo al trionfo della religione naturale sulle religioni rivelate e all'introduzione in Massoneria della tradizione dei Rosacroce, della Kabala, della magia, della teosofia, delle arti evocative, ecc.
Il grado Kadosh, viene registrato a Lione sin dal 1743, come simbolo della vendetta dei Templari e quale rifugio di molti Massoni espulsi, perché tali, dall'Ordine di Malta. I gradi Superiori si suddivisero e si inquadrarono, sull'esempio di Ramsay, in una pluralità di differenti sistemi che presero il nome di “riti” e furono governati ognuno dal proprio capitolo. Questa novità degli Alti Gradi, fu causa di gravi turbamenti in seno alla Massoneria, fino a quel momento rimasta estranea da tutte le competizioni profane.
Carlo Edoardo Stuart stabilì il primo centro amministrativo degli Alti Gradi ad Arras, nel 1747, dopo il capitolo di Clermont e da questo derivante si costituì nel 1758 con un nuovo sistema, cioè il Consiglio degli Imperatori d’Oriente e d’Occidente; un altro capitolo venne alla luce a Parigi nel 1762, il Gran Consiglio dei Sublimi Principi del Real Segreto, comprendente 25 gradi. 
Il Barone Tschoudi, nel suo libro “L’Etoile Flamboyante”, tratta l’ordine come tale, di questi nuovi gradi e del loro rituale, che in seguito si svilupparono nei vari sistemi giungendo sino a novanta. Tra tutti questi sistemi, cercheremo di esaminare soltanto quelli che si richiamano all'Ordine del Tempio. Nell'Europa centrale il sistema di Ramsay sfociò nella “Stretta Osservanza”. Le prime notizie in merito comparvero in uno scritto del 1745 a Strasburgo; quasi in contemporanea, o prima del 1751 attraverso un manoscritto rinvenuto che sostiene che l’origine della Massoneria (moderna), proviene dalle Crociate. 
Ma è soprattutto dal trattato della “Stretta Osservanza” compilato dal più attivo sostenitore, Carlo Gotthelf, barone de Hund che si vengono a conoscere i caratteri di questa Alta Massoneria tedesca. Gli statuti si trovano pubblicati negli “Acta Latomorum” del Thory e nell’”Anti-Santi-Nocaise”, in Lipsia 1788. 
Nell'esporre la leggenda relativa all’Aumont, si fa risalire il racconto sino ai primi due delatori, il Noffodei e Squin de Florian (Esquieu de Floyran, detto Squinn, è un personaggio a metà tra storia e leggenda. E il suo nome è arrivato fino a noi trascritto in vari modi, come Esquieu de Florian o Esquieu de Floryan de Béziers. Così per quanto riguarda il suo appellativo, in alcuni casi tramandato come Squin), che avrebbero assassinato, nella sua casa di campagna vicino Milano, il Maestro della provincia di Monte Carmelo per non aver egli concesso loro il comando di una nuova commanderia in sostituzione di quella perduta a Montfaucon. 
Il de Hund era stato ricevuto Massone a Francoforte sul Meno il 20 marzo 1742, e nel 1754 nella loggia Clermont di Parigi era stato iniziato agli Alti Gradi. 
Ritornato in Germania costituì l’Ordine della Stretta Osservanza, con 6 gradi di regime templare, ai quali se ne aggiunse poi un altro: il settimo. 
Come il Tempio, egli divise l’Europa in 9 provincie; a capo di tutte aveva posto altissimi personaggi “sconosciuti”, residenti in Scozia. 
In un “Convento” tenuto a Saxe nel 1763, il de Hund accede alla carica di Gran Maestro Provinciale della Massoneria Rettificata della Germania, ma nel settembre dello stesso anno comparve Jena, uno sconosciuto di nome Johnson, definito un avventuriero, il quale, proclamandosi Gran Priore dell’Ordine, si disse incaricato di riformare le logge tedesche, le quali, non erano, secondo le sue affermazioni, l’Ordine Templare, perpetuatosi segretamente. 
Con la minaccia di far intervenire straordinarie potenze, con il timore di terribili punizioni contro i nemici dell’Ordine e con il decantato possesso di un manoscritto di Ugo de Pagani, imponeva, in nome dei “Superiori sconosciuti”, il riconoscimento a lui solo il diritto di creare Cavalieri del Tempio. 
“Ugo nacque da famiglia Nocerina di origine Normanna, nell'antica Nocera de' Pagani (oggi suddivisa tra i comuni di Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Sant'Egidio del Monte Albino e Corbara), probabilmente attorno al 1074. Una tradizione locale afferma che il battesimo di Ugo ebbe luogo a Nocera, nella chiesa rupestre di Sant'Angelo in Grotta (o Sant'Angelo ad Cryptam). Il Libro  Capitolare dell'Abbazia della Santissima Trinità di Venosa racconta che, nel 1084, Pagano de' Pagani e sua moglie Emma donarono al monastero alcune proprietà, Chiese in particolare, in presenza del figlio Ugo. Un esponente della famiglia  Amarelli, Leonardo, aveva sposato Ippolita de' Pagani, sorella di Pagano, ed aveva due figli: Alessandro e Anzoise. Alessandro sarebbe stato coinvolto con Ugo nella Prima Crociata. 
La famiglia Amarelli viveva e vive a Rossano, in Calabria”.
Il barone de Hund, che male aveva sopportato l’intromissione dello Johnson, non tardò ad averne vittoria: fattolo rinchiudere in un Castello a spese dell’Ordine, convocò un nuovo “Convento” ad Altembourg nel 1764 per essere nominato Gran Maestro. Convalidando che il conferimento degli Alti Gradi era di assoluta competenza del Gran Maestro per la Germania, divenne così il più fervente sostenitore del sistema Templare applicato alla Massoneria. I membri della “Stretta Osservanza” erano vincolati, attraverso un giuramento di cieca obbedienza, unicamente alla sua persona, prendendo la denominazione di “Cavalieri di Spada”. 
Ai tre gradi massonici ne fu aggiunto un altro, il quarto: Maestro Scozzese, un quinto: Nonizio, un sesto: Cavaliere del Tempio, distinto in tre classi: 
Cavaliere, Socio e Armigero. 
Chiudeva la serie il VII grado di Cavaliere Professo, istituito più tardi. Ma ogni volta che i fratelli, ansiosi di conoscere quanto era stato loro preannunciato come una rivelazione, chiedevano di essere messi a parte almeno della scienza magica e del segreto della Pietra Filosofale, si sentivano ripetere la medesima risposta: 
un vero Massone era il Cavaliere del Tempio. 
Il piano gerarchico divideva la Germania in nove Provincie ad ognuna delle quali era predisposto un Gran Maestro Provinciale, assistito da un capitolo con priorati e prefetture alle proprie dipendenze. I capi e gli scopi dell’Ordine restavano occulti, seducendo gli amatori del mistero, snervando i desiderosi di concludere. 
Oggi resta ancora un Mondo da esplorare con ricerche sempre più approfondite e senza certezze. 
                                                                        
                                                                Ricerche di 
                                                                Giancarlo Bertollini

Bibliografia: 

°      TRECCANI - Enciclopedia Italiana.
°      Da Lavori di: Bertollini - D’Angelo - Revelli - Manetti.
°      Ricerche sul WEB - Umberto Eco - Barbara Frale - Franco Cuomo.

www.studiostampa.com

La Donna nell'Antico Egitto.

La donna egizia godeva della stessa posizione giuridica dell'uomo. Tuttavia, erano gli uomini a ricoprire quasi tutte le cariche pubbliche.
La donna esercitava le sue principali attività nella sfera privata, come "signora della casa". Si può parlare di una certa divisione del lavoro in base al sesso.
L'uguaglianza teorica tra uomini e donne trovava una traduzione pratica solo nelle classi elevate della società egizia. Cinque o sei donne arrivarono a detenere il potere supremo. Alcune regine collaborarono attivamente nella politica seguita dai loro mariti. Anche le figlie dei faraoni godevano di una posizione invidiabile. Nella Bassa Epoca, una di loro arrivò a ricoprire la carica di "Divina Adoratrice": il suo potere divenne maggiore di quello del sommo sacerdote di Amon.
Le donne nobili avevano titoli religiosi e civili, disponevano di proprietà, che amministravano da sé e che potevano trasmettere ai loro eredi. Sembra che nell'Antico Regno alcune donne abbiano svolto compiti amministrativi in case private. Durante l'Antico Regno, la donna raggiunse l'apice nella vita istituzionale e pubblica. In seguito, soprattutto durante il Nuovo Regno, la menzione di titoli amministrativi femminili scompare quasi del tutto.
Il tipo di lavoro svolto da una donna dipendeva dalla posizione sociale occupata da lei o dal marito. Le principali attività conosciute attraverso le fonti archeologiche o scritte indicano che nell'Egitto antico esisteva una divisione del lavoro in base al sesso. I servitori maschi si occupavano di solito della cura degli uomini, mentre le domestiche di quella delle signore. Gli impiegati e le impiegate delle grandi tenute dei nobili o dei templi partecipavano insieme alla lavorazione del pane e della birra, mentre nel resto delle attività era evidente una preponderanza maschile, con l'eccezione dell'industria tessile, in cui lavorarono per lo più donne fino al Nuovo Regno. Tra le domestiche sono state distinte, in base ai documenti, le fornaie, le birraie, le mugnaie, le giardiniere, le musiciste, le ballerine e le cantanti, oltre alle tessitrici e alle filatrici. Le donne svolgevano anche compiti molto specializzati, come quello di nutrice; nel caso dei figli del re, soltanto donne appartenenti alla classe nobile potevano esercitare questa funzione.
Per quanto riguarda le contadine, pur non partecipando alla maggior parte delle attività agricole e pastorizie, collaboravano nella raccolta del grano. Solo molto più tardi la donna tornò a essere così importante.
La posizione sociale della donna egizia era molto più invidiabile di quella della maggior parte delle sue contemporanee di altre civiltà. I viaggiatori greci, come Erodoto, restavano meravigliati per la libertà di azione di cui godevano le egizie. Dalle fonti, sappiamo che le donne erano proprietarie terriere, che partecipavano a transazioni mercantili senza l'aiuto di uomini e che potevano ereditare e lasciare in eredità a loro piacimento. Quando si sposavano, continuavano a disporre dei loro beni, che riacquistavano in caso di divorzio. La loro uguaglianza davanti alla legge comportava che potessero presentarsi davanti ai tribunali in qualità di querelanti, difensori o testimoni, esattamente come gli uomini. Non avevano bisogno di un tutore per partecipare agli affari pubblici. Erano responsabili delle loro azioni e potevano essere portate in giudizio e punite con la stessa severità prevista per gli uomini.
La condizione normale della donna era quella di sposa. La famiglia monogama era dunque il nucleo della società egizia. Le raffigurazioni di coppie, da sole o con i figli, indicano, dall'Antico Regno, l'importanza che la famiglia aveva per gli egizi. Raramente è raffigurata una donna sola sulle stele o sulle pareti delle tombe dell'antico Egitto. In realtà, la donna nubile non rientrava nell'ideale egizio, per cui non sono giunti fino ai nostri giorni molti dati riguardanti questa condizione sociale. Invece, esistono molte informazioni su quella della vedova. Se il marito moriva, la mancanza di entrate poteva causare alla sua vedova gravi contrattempi. Dal Medio Regno, la vedova appare come uno dei personaggi derelitti della società egizia, che riceveva l'aiuto dei funzionari, secondo quanto raccontano le loro stele votive. 

Bes, dio protettore della gravidanza.

Nell'antico Egitto il dio Bes era rappresentato come un nano deforme e barbuto. 
Era una divinità del focolare, legata alla protezione della donna incinta e del neonato. 
La sua figura fu utilizzata in diversi talismani che allontanavano le influenze nefaste e il malocchio. L'ideale egizio era avere molti figli, perciò la fecondità era una delle principali preoccupazioni della donna. I papiri di medicina indicano rimedi per favorire la gravidanza ed evitare il pericolo di aborto spontaneo. Vi erano però anche prescrizioni per abortire e rimedi per favorire la contraccezione, come rivelano le stesse fonti mediche. 

                                                                               Ricerche di 
                                                                               Giancarlo Bertollini
www.studiostampa.com

GLI EGIZI: A VOLO RADENTE.


GLI EGIZI

L’Antico Egitto, o civiltà dell’Antico Egitto (altri usano chiamarla civiltà egizia) è quella civiltà antica che si è sviluppata lungo la Valle del Nilo tra il 3900 a.C. e il 332 a.C. Si tratta, insieme alle civiltà mesopotamiche (sumeri, assiri, babilonesi) di una delle prime civiltà di cui la storia ha traccia.

LE 6 DOMANDE CHIAVE PER CAPIRE L’ARGOMENTO 

·   Chi: Antico Egitto (o civiltà dell’Antico Egitto).
·   Cosa: una delle più antiche civiltà umane di cui abbiamo notizia.
·   Come: anche per gli Egizi, come per i Sumeri, è difficile risalire alle loro origini.
·   Dove: la civiltà dell’Antico Egitto si sviluppò lungo la valle del Nilo (Africa).
·   Quando: dal 3900 a.C. al 332 a.C.
·   Perché: il corso del Nilo consentiva facilità nel trasporto e negli spostamenti; inoltre, rendeva fertili tutte le terre della valle del Nilo. Queste due circostanze hanno permesso agli uomini di abitare quelle zone, dando vita alla civiltà dell’Antico Egitto

BREVE STORIA DELL’ANTICO EGITTO

I primi uomini si stabilirono lungo la Valle del Nilo circa 120 000 anni fa. Inizialmente, la valle del Nilo era suddivisa in due territori: il Basso Egitto, che comprendeva l’area nei dintorni del delta del Nilo e l’Alto Egitto, che comprendeva i territori attraversati dal Nilo a Sud dell’Egitto.
Non vi era un unico faraone e le popolazioni del Basso e dell’Alto Egitto erano spesso in guerra tra loro finché, intorno al 3000 a.C., il Re guerriero Meni (o Menes, secondo altre fonti) riuscì ad unificare l’Egitto, divenendo il primo faraone.

L’IMPORTANZA DEL NILO

Nell'antichità, l’agricoltura era molto diversa da quella di oggi: non esistevano macchinari a motore né fertilizzanti o sostanze chimiche utili a concimare la terra e sconfiggere i parassiti. La coltivazione era possibile solo in presenza di un terreno fertile e di facile lavorazione.
Il Nilo, grazie alle sue inondazioni, copriva di limo tutte le aree desertiche circostanti, rendendole facilmente coltivabili. Il limo era un fango dal colore nerastro dalle incredibili proprietà fertilizzanti. Ogni anno, in estate il Nilo inondava i campi e si ritirava in autunno, lasciandoli intrisi d’acqua e ricoperti di limo: le condizioni ideali per l’agricoltura.
Lungo le sponde del Nilo era possibile produrre orzo e grano, gli alimenti principali di cui si nutrivano gli abitanti dell’Antico Egitto; era possibile coltivare anche i papiri, da cui si ricavavano fogli simili a carta, ulivi e lino. Fu proprio la presenza del Nilo a permettere lo sviluppo di una civiltà ricca e prospera come quella dell’Antico Egitto.

LA SOCIETÀ DELL’ANTICO EGITTO

Con le civiltà dei fiumi (egizi, civiltà mesopotamiche) assistiamo per la prima volta all'organizzazione degli uomini in grandi gruppi. Perché questo fosse possibile, erano necessarie regole, leggi e ruoli sociali molto più complessi rispetto a quelli delle società primitive.
L’Antico Egitto era strutturato secondo una gerarchia piramidale: al vertice si trovava il faraone, che governava in modo assoluto ed era considerato una divinità. Sotto di lui, si trovavano i sacerdoti, gli scribi e i funzionari statali; vi era poi l’esercito seguito dal popolo. Infine, sul gradino più basso della piramide sociale, vi erano gli schiavi.

Piramide sociale dell’Antico Egitto:

1.     Faraone
2.     Sacerdoti
3.     Funzionari e scribi
4.     Soldati
5.     Popolo libero
6.     Schiavi

1)      IL FARAONE
Il faraone era la massima autorità nell'Antico Egitto: regnava come sovrano incontrastato e si credeva che fosse l’incarnazione del dio Horus, figlio di Osiride.
Ogni faraone stabiliva chi sarebbe stato il suo successore, solitamente scegliendo uno trai i suoi figli.

2)      I SACERDOTI
Il ruolo di sacerdote era particolarmente importante nell'Antico Egitto. I sacerdoti più importanti avevano enormi poteri, che si passavano di padre in figlio. Vi erano poi i sacerdoti minori, che rivestivano la carica di sacerdote solo per un certo periodo.

3)      SCRIBI E FUNZIONARI DEL FARAONE
Il faraone affidava tutti i compiti amministrativi (far pagare le tasse, stabilire le leggi e le azioni di governo da compiere, far rispettare le leggi, etc.) a un gran visir, una sorta di primo ministro.
Naturalmente, era impossibile per una persona sola amministrare un intero paese; per questa ragione, il gran visir era aiutato da numerosi funzionari e dagli scribi, ovvero coloro che avevano imparato a leggere, scrivere e contare. La scrittura geroglifica era molto complessa ed erano in pochi a poterla studiare; per questo, lo scriba era una figura importante e di grande prestigio nell'Antico Egitto.
Gli scribi erano presenti in tutto il territorio dell’Antico Egitto, dal palazzo del faraone agli uffici periferici, dove si occupavano di documentare tutto quello che accadeva.

4)      SOLDATI
L’esercito, nell'Antico Egitto, era ai diretti comandi del faraone, che nominava i generali. I soldati erano divisi in arcieri, fanteria e cavalleria, che combatteva a bordo di carri leggeri e veloci trainati da una coppia di cavalli. Poiché prendevano ordini direttamente dal faraone, i soldati godevano di un certo prestigio ed erano secondi solo ai sacerdoti e ai funzionari.

5)      IL POPOLO
La maggior parte della popolazione dell’Antico Egitto non apparteneva alle caste di cui abbiamo parlato finora, ma erano contadini, artigiani, commercianti, muratori.
Il popolo era costituito da uomini liberi, che lavoravano per conto proprio o dello stato. Solitamente stipulavano un contratto che stabiliva il loro lavoro e quello che avrebbero ricevuto in cambio. Il popolo egizio era l’equivalente dei nostri lavoratori dipendenti e dei piccoli imprenditori.

6)      SCHIAVI

Al di sotto di tutti, vi erano gli schiavi. Questi erano principalmente prigionieri di guerra catturati nel corso delle guerre e delle incursioni dell’esercito egizio e non avevano diritti né libertà: erano di proprietà del Re o dei sacerdoti. Venivano impiegati per i lavori più duri come la costruzione degli edifici monumentali, gli scavi nelle miniere o il lavoro nei campi. 

                                                      Ricerche di 
                                                      Giancarlo Bertollini

www.studiostampa.com

lunedì 15 giugno 2020

I DRUIDI: GLI AUTOREVOLI CELTI.

I Druidi vengono descritti per la prima volta con precisione nel De Bello Gallico di Cesare, a cui si deve di fatto la maggior parte delle notizie in nostro possesso.
Il ruolo sociale dei Druidi.
I Druidi, considerati i membri più autorevoli del loro popolo (i Celti), non avevano tutti la stessa posizione all’interno della compagine sociale: vi era un druido “capo supremo”, come afferma lo stesso Cesare (VI, 13, 8-9); vi erano poi i Druidi veri e propri, che si distinguevano come sacerdoti del culto, ma anche come giudici e come consiglieri dei capi. Essi erano le figure di riferimento della società, a cui ci si rivolgeva per una molteplicità di problemi. 

C’erano anche Druidi “cantori”, che celebravano le gesta eroiche del loro popolo e accompagnavano con il loro canto i guerrieri in battaglia; essi costituivano, di fatto, la memoria storica della comunità: preservavano e tramandavano le antiche leggende, ma anche le vicende storiche e i valori morali. La loro funzione può essere equiparata a quella degli aedi o rapsodi nella cultura greca arcaica.
In ultimo, vi erano i Druidi profeti, indovini che si occupavano degli aspetti pratici connessi alla religiosità e al culto: la lettura e l’interpretazione del rituale sacrificale. Si tramanda, a questo proposito, la presenza di sacerdotesse druide, a cui spettavano compiti analoghi a quelli dei loro colleghi maschi

I Druidi praticavano i sacrifici umani.
Nella loro qualità di officianti dei riti religiosi, praticavano i sacrifici umani. Per esempio, per onorare Taranis, il dio del fulmine che ardeva gli alberi delle foreste con le saette, la vittima veniva arsa viva in un tronco d’albero cavo.
Un’altra forma di sacrificio umano era quella di seppellire un neonato nelle fondamenta di un edificio nel momento in cui se ne iniziava la costruzione: in questo modo si poneva l’edificio sotto la magica protezione dell’anima del morto e nello stesso tempo si placava la collera degli spiriti di quel luogo che veniva strappato alla natura per divenire “spazio” dell’uomo.
Appartiene alla categoria dei sacrifici umani anche l’usanza celtica di tagliare e portarsi via le teste dei nemici uccisi in battaglia, sia come prova del proprio valore sia per impedire che il fantasma del morto tornasse a vendicarsi.
Altri sacrifici si celebravano durante feste religiose annuali, per esempio quelle legate all'anno agricolo.

La funzione educativa dei Druidi.
Una delle caratteristiche più importanti dei druidi è la loro funzione paideutica, cioè educativa. I giovani venivano loro affidati per lunghi periodi di studio, durante i quali trasmettevano ai loro discepoli tutta la loro sapienza.
I Romani, nella loro opera di invasione del mondo celtico (per un approfondimento e da leggere Cesare alla conquista della Gallia), compresero immediatamente l’importanza dei Druidi come elemento di coesione all’interno delle diverse comunità. Essi cercarono quindi di disinnescare il potenziale pericolo, soprattutto vietando i sacrifici umani, che avevano un ruolo non trascurabile all’interno della religiosità celtica.
I Druidi gradualmente vennero privati del loro prestigio e della loro autorità e, sotto l’imperatore Claudio (41-54 d.C.), furono anche perseguitati.
Nel 78 d.C. furono definitivamente cancellati, con la distruzione di Mona, in Britannia, ultima roccaforte del mondo celtico e luogo simbolico in cui i Druidi si recavano a perfezionare la loro educazione.                                       
                                                      Ricerche di 
                                                      Giancarlo Bertollini
www.studiostampa.com

domenica 14 giugno 2020

I CELTI (Galli e Galati).

I Celti, chiamati Galli dai Romani e Galati dai Greci, erano un insieme di popoli, che verso il 2000 a.C. si mossero dalla Germania meridionale tra il Reno e il Danubio per penetrare in Gallia (corrispondente ai territori attuali di Francia e Belgio) e in Inghilterra.
A partire dal VI secolo a.C., i Celti si mossero in più direzioni: verso Occidente, fino  in Spagna (nella Galizia che ne ricorda il nome) dove si fusero con le tribù locali degli Iberi, dando origine ai Celtiberi; verso Oriente, nei Balcani e in Asia Minore; verso Sud, in Italia, giunsero tra la fine del V e gli inizi del IV secolo a.C. e si stanziarono in Piemonte, Lombardia, Emilia e Marche.
Dei Celti hanno raccontato Cesare, Erodoto, Livio, Polibio, Tacito ed altri.
Il De bello gallico di Cesare è senz'altro un documento di fondamentale importanza per la conoscenza del mondo celtico. Unita alle testimonianze archeologiche e a fonti letterarie più tarde, quest’opera consente di ricostruire gli aspetti principali della cultura celtica. Secondo la terminologia di Cesare, gli insediamenti dei Celti si distinguevano in oppida (città), vici (villaggi) ed aedificia privata (singole fattorie). 
Questa classificazione è stata confermata dalle indagini archeologiche.
Gli oppida erano centri amministrativi, luoghi di mercato, sedi di santuari. Gli abitanti vi svolgevano anche attività artigianale, la cui alta qualità è attestata da numerosi ritrovamenti di attrezzi agricoli, armi, stoviglie di metallo, legno e ceramica, finimenti di cavalli e di carri, gioielli, bilance. 
Questa produzione non serviva soltanto al fabbisogno locale e alimentava un commercio a largo raggio che si svolgeva via terra e lungo i fiumi.
L’economia di scambio si basava anche sull'uso della moneta. I primi a introdurre monete nel mondo celtico erano stati i numerosi mercenari che avevano militato negli eserciti ellenistici. Le prime monete celtiche sono appunto imitazioni di esemplari ellenistici. Successivamente si sviluppò una monetazione originale, della quale sono rimasti numerosi esemplari d’oro e d’argento. 
Le città erano divise in quartieri e avevano strade e piazze ben allineate. Spesso le città avevano un’acropoli fortificata che occupava il luogo più alto ed era la sede dei governanti.
L’agricoltura celtica si basava soprattutto sui cereali e sugli ortaggi. La viticoltura fu introdotta dai Romani ed ebbe nei secoli successivi uno straordinario sviluppo.
L’allevamento era una risorsa molto importante. Le specie maggiormente diffuse erano i suini, allevati per la carne, i bovini, impiegati soprattutto per il traino e per la produzione del latte, gli ovini, gli equini, il pollame. 
In tutte le comunità celtiche, il potere politico era nelle mani di coloro che Cesare chiama i prìncipi, quello religioso nelle mani dei druidi 
Al di sotto di queste due categorie sociali c’erano gli uomini liberi, ossia quanti si guadagnavano da vivere lavorando e che spesso possedevano terre e bestiame, e gli schiavi, per lo più prigionieri di guerra, privi di qualsiasi diritto e impiegati in lavori pesanti e umili. 
I prìncipi erano nobili guerrieri, che non svolgevano nessuna attività lavorativa; eleggevano dai loro ranghi un magistrato che per un intero anno deteneva il governo della città, coadiuvato da un consiglio di anziani.
I Druidi godevano di privilegi importanti. Unici intermediari tra il mondo degli dèi e quello degli uomini, celebravano i riti, compivano i sacrifici (anche umani), interpretavano i presagi.
La loro formazione durava molto a lungo: essi dovevano infatti dedicare una ventina d’anni all'apprendimento mnemonico dei testi sacri, che la religione celtica vietava di riprodurre in forma scritta. Proprio per questo le conoscenze della religione celtica sono molto ridotte. La testimonianza più diretta dell’universo spirituale dei Celti proviene dalle loro opere d’arte. 
Purtroppo però si tratta soltanto di immagini anonime, perché, a differenza dei Greci, degli Etruschi e dei Romani, i Celti non utilizzavano la scrittura per identificare le divinità rappresentate.
Come tutte le religioni politeistiche dell’antichità, anche quella celtica era un insieme composito di divinità derivate dalle antiche tradizioni o provenienti da altre culture. Le divinità principali erano Lugh, «il Luminso», che amava il giavellotto e la fionda; Taranis, il dio del fulmine, che i Romani assimilavano a Giove; Esus, «il Buono», seconda divinità per importanza del pantheon celtico; Teutates, il dio della guerra. 
Il disegno riproduce una tipica abitazione celtica risalente al 300 a.C. circa: una capanna rotonda costituita da una struttura di legno sormontata da un tetto conico in paglia. Le pareti erano formate da una cannicciata ricoperta su entrambi i lati da uno strato di argilla e gesso. All'interno dell’abitazione le donne svolgevano le loro mansioni. C’era il telaio verticale per tessere; per cucinare, le donne disponevano sia del fuoco, che serviva anche per riscaldare l’ambiente, sia di un forno a cupola di argilla. Nonostante la sua semplicità, questo tipo di abitazione era particolarmente robusto, tanto da resistere ai rigidi climi invernali del Nord Europa.  

www.studiostampa.com

venerdì 12 giugno 2020

I SUMERI: chi erano? ma soprattutto...da dove venivano?

Ziggurat Sumerica
I SUMERI

La Civiltà dei Sumeri o civiltà sumerica (anche se i più li conoscono come Sumeri) è una civiltà antica che si è sviluppata nell’area della Mesopotamia intorno al 4500 a.C.
Insieme alla civiltà dell’Antico Egitto è una delle prime civiltà umane di cui siamo a conoscenza.

LE 6 DOMANDE CHIAVE PER TENTARE DI CAPIRE L’ARGOMENTO
  • Chi: Civiltà dei Sumeri (o Sumeri).
  • Cosa: una delle più antiche civiltà umane di cui abbiamo notizia.
  • Come: ancora non si è trovata una spiegazione credibile sulla loro origine.
  • Dove: la loro civiltà si sviluppò in Mesopotamia, l’area fertile compresa tra i fiumi Tigri ed Eufrate.
  • Quando: dal 4500 a.C.
  • Perché: i fiumi garantivano l’acqua necessaria per le irrigazioni e un suolo fertile da coltivare; inoltre, facilitavano gli scambi e i trasporti di merci.
BREVE STORIA DEI SUMERI
Gli storici non sono sicuri di come i Sumeri arrivarono nell’area della Mesopotamia. Ad ogni modo, le prime tracce della città-stato di Uruk risalgono al 3500 a.C.
Rispetto all'Antico Egitto, i Sumeri non hanno mai avuto un vero e proprio stato organizzato: tutti i territori sotto il loro controllo erano organizzati in città-stato indipendenti. Ogni città-stato controllava un centro abitato e tutte le terre circostanti, oltre al tratto di fiume e ai canali nelle vicinanze.
Dal 4500 a.C. al 3500 a.C. sappiamo che i Sumeri si dedicarono a costruire le prime città stato, utilizzando mattoni di argilla essiccata al sole e canne.
Dal 3500 a.C. al 2900 a.C. le città si dotarono di mura ed ebbero una crescita notevole. In questo periodo le città-stato intrecciarono rapporti commerciali e vi furono le prime lotte tra loro. 
La città-stato predominante era Uruk.
Dal 2900 a.C. al 2000 a.C. vi fu un progressivo declino della civiltà sumerica: le città-stato erano in perenne lotta tra loro e vi furono diverse invasioni di popolazioni esterne, oltre a periodi di carestia. Infine, con l’ascesa dei Babilonesi guidati dal re Hammurabi i Sumeri scomparvero definitivamente, venendo inglobati dalla nascente civiltà babilonese.

L’IMPORTANZA DEL TIGRI E DELL’EUFRATE
Mentre il Nilo garantiva agli Egizi inondazioni periodiche e costanti, e riforniva le terre di limo, il Tigri e l’Eufrate invece erano soggetti a piene improvvise. Questo costrinse i sumeri a costruire argini e canali  per poter sfruttare i fiumi senza subirne i danni.
L’agricoltura era l’attività fondamentale alla base della civiltà sumerica: i sumeri furono eccellenti agricoltori, che introdussero l’uso dell’aratro e dei canali di irrigazione per aumentare al massimo la superficie coltivabile.
I campi dei sumeri producevano prevalentemente orzo, legumi, cereali, cipolle, aglio e datteri. Questi alimenti formavano anche la base dell’alimentazione della civiltà sumerica.

LA SOCIETÀ DEI SUMERI
Le città-stato sumere erano governate in origine da un Re-sacerdote. In seguito, Re e sacerdote divennero due figure distinte.

Le città-stato erano popolate da tre classi sociali e dagli schiavi:
  • la classe alta, composta dai Re, dai nobili e dai sacerdoti,
  • la classe media, composta dai soldati, dagli artigiani e dai commercianti, che godevano di un certo benessere,
  • la classe bassa, formata dai contadini, che vivevano in condizioni molto modeste,
- Gli schiavi, prigionieri di guerra non godevano di alcun diritto ed erano destinati ai lavori più duri. 

CLASSE ALTA
La classe alta, composta dai nobili e dai sacerdoti, possedeva le terre e non pagava alcuna tassa. Il Re della città-stato veniva eletto tra i membri delle famiglie nobili.
I membri della classe alta, pur non pagando tasse, offrivano doni al Re per ottenere il suo favore.

CLASSE MEDIA
La classe media era composta da tutti coloro che si dedicavano al commercio, oltre che dagli artigiani. Fu proprio il commercio a garantire ricchezza e prosperità ai sumeri per quasi 2000 anni: le città-stato infatti scambiavano numerose merci tra loro e con le popolazioni circostanti.
La classe media pagava alla città-stato delle tasse; inoltre, si impegnava nelle opere pubbliche come la costruzione di templi e canali. In cambio, riceveva dalla città-stato cibo e provviste.

CLASSE BASSA
Pastori e contadini erano la base della civiltà sumerica: vivevano in condizioni molto modeste e non possedevano alcuna terra; lavoravano invece quella dei nobili, in cambio di un modesto salario. Queste persone non avevano peso politico all’interno della città-stato.

“La Mesopotamia”.
Mesopotamia è un termine che viene dal greco e significa “Terra tra i fiumi”. Indica la zona fertile situata   fra il Tigri e l’Eufrate e corrisponde ai territori oggi occupati dalla Siria e dall'Iran.
La civiltà dei Sumeri non aveva una capitale; era composta invece da numerose città-stato indipendenti tra loro; queste, erano spesso in guerra tra loro per la supremazia politica ed economica. 
Tra le città stato più grandi costruite dai sumeri troviamo Uruk, Ninive, Eridu e Lagash.

Invenzioni dei Sumeri.
Ai Sumeri dobbiamo l’invenzione della ruota: scoperta già nel neolitico, la ruota era però utilizzata unicamente per modellare oggetti in argilla e terracotta. Furono i sumeri ad applicare la ruota ai carri e ad utilizzarla per i trasporti. Nel campo dell’agricoltura, inventarono l’aratro a trazione animale, oltre all’uso di canali per l’irrigazione. I sumeri, inoltre, inventarono la scrittura cuneiforme, il primo esempio di scrittura codificata di cui abbiamo notizia.
Infine, furono ottimi matematici e astronomi; a loro dobbiamo il calcolo del tempo su base sessagesimale (e non in base 10 come le altre nostre misure).

Ziggurat dei sumeri.
La ziggurat (o ziqqurat) era un tempio imponente di forma piramidale, costruito utilizzando mattoni argillosi. Sulla sommità della ziggurat si trovava il tempio, riservato ai sacrifici agli dei e alle osservazioni astronomiche. Alla base, invece, erano collocati grandi magazzini in cui si collocavano le riserve di cibo. 
Ogni città-stato dei sumeri aveva una propria Ziggurat. 
                                    Ricerche di 
                                    Giancarlo Bertollini

www.studiostampa.com

giovedì 11 giugno 2020

Iniziano una serie di semplici articoli o meglio appunti sulla Storia, partendo dalle Civiltà Scomparse ?

ANTICHI EGIZI, ROMANI, MAYA E AZTECHI: PERCHÉ SONO SCOMPARSI ?


Statue Moai a Ahu Nau Nau sull'Isola di Pasqua, Cile

Cnosso, civiltà micenea,
è il più importante sito archeologico dell'età del bronzo di Creta.

Sfinge e piramide di Giza, Cairo, Egitto

Teatro etrusco a Volterra, Toscana, Italia


Che fine hanno fatto gli antichi Egizi? E i Romani?
Perché non ci sono più i Maya o gli Aztechi
e che cosa fa scomparire le civiltà, grandi o piccole, 
che l'uomo ha creato?
Se vi siete mai posti una domanda di questo genere, sappiate che avete toccato uno dei punti più difficili del lavoro degli storici. Capire perché nascano le civiltà è complicato, ma riuscire a comprendere perché crollino lo è ancora di più.
A volte succede all'improvviso e a volte è una cosa che avviene addirittura in centinaia di anni. 

La crescita delle civiltà.
In effetti “qualcuno ha pensato che le civiltà seguano un ciclo uguale per tutte, che le porta a un periodo di crescita, fino al massimo della fioritura e poi al crollo e alla scomparsa. Ma è una visione un po' troppo meccanica”, racconta Luca Castellin (che ha letto molte cose su questo argomento e le insegna all'Università Cattolica di Milano). Allora un grande storico inglese che si chiamava Toynbee ha scritto una storia delle civiltà in dieci volumi per cercare di spiegare che “le civiltà progrediscono finché sanno rispondere alle sfide che si trovano davanti e che possono essere molto diverse: dei nemici, oppure il clima, un ambiente difficile o favorevole. Quando invece non sono più capaci di trovare buone risposte, cominciano a sfiorire”, dice sempre il nostro storico. 

Che cosa successe agli Egizi?
Un'idea che sembra adatta a spiegare, per esempio, quello che accadde alla civiltà egizia, che impiegò un tempo lunghissimo a dissolversi. Molte volte nella sua storia sembrava che fosse finita e poi risorgeva e poteva sembrare destinata a non finire mai. Invece a un certo punto un re persiano che si chiamava Cambise invase il Paese senza fare nemmeno troppa fatica e lo trasformò in una provincia del suo impero, perché la civiltà egizia era ormai esaurita, come un'auto senza più benzina. Anche se nessuno sa spiegare davvero quale fosse la benzina. 

Gli Egizi: risorti tante volte.
Il bello della storia dell'Antico Egitto è che non si riesce mai a saperla tutta. Ci sono così tante dinastie e così tanti periodi diversi che sembra impossibile di avere a che fare con una sola civiltà. Da Cheope, che costruì la prima piramide di el-Giza, a Ramsete II passano ben 1200 anni, come da Carlo Magno a noi! L'Antico Egitto si divise molte volte, attraversò periodi di decadenza e di rinascita, fu invaso da popoli misteriosi come gli Hycsos e si riprese sempre e durò più di 2500 anni. Dopo le lotte con i Popoli del mare, alla fine dell'Età del Bronzo, divenne però sempre più debole. Quando venne conquistato dai Persiani, poi da Alessandro Magno e infine dai Romani la sua civiltà era già pronta per finire al museo. 

Le civiltà finiscono davvero?
Ma si può almeno trovare il momento in cui succede che una civiltà finisca? In qualche caso sì. Si può dire che il 13 agosto del 1521, quando i conquistadores spagnoli guidati da Hernán Cortés diedero alle fiamme la città di Tenochtitlán, capitale dell'impero Azteco, fu il giorno che segnò la fine della civiltà azteca. Nel giro di appena due anni da quando Cortéz era sbarcato sulle coste del Messico, il regno del famoso Moctezuma (o Montezuma) era scomparso. “Questo degli Aztechi, come quello degli Inca, è un caso eclatante, ma piuttosto raro”, sostiene Enrica Salvatori, che la storia la insegna all'Università di Pisa. “Le civiltà scompaiono in moltissimi modi diversi, spesso trasformandosi e lasciando tracce nelle civiltà successive”, aggiunge". E Castellin conferma: “Ogni civiltà non è mai sola nel mondo e si incontra e scontra con le altre e continuamente ci sono pezzi di una che passano a un'altra”. Pensate agli Etruschi, che persero le battaglie contro i Romani e apparentemente furono sconfitti. Però avevano una civiltà così bella e raffinata che molte delle cose che facevano sono diventate parte della civiltà romana. Persino la corona d'oro dei re, quella che disegniamo ancora oggi, l'hanno inventata loro!

Isola di Pasqua. La stupidità umana.
L'Isola di Pasqua, sperduta nell'oceano Pacifico, era una immensa foresta di palme quando ci arrivarono   i primi abitanti. Vivevano bene, erano sempre di più e così cominciarono a tagliare le piante, per avere terreni da coltivare e tronchi su cui far rotolare le grandi statue che intagliavano nella pietra, i Moai.
Solo che a forza di tagliare alberi, l'isola divenne arida e brulla e la popolazione si ridusse quasi alla fame: a quanto pare per sopravvivere si cibarono dei topi. Sarebbe stato decisamente meglio pensarci prima.

I conquistadores.
Ma torniamo nell'America del 1500. I suoi regni e le sue civiltà finirono così in fretta perché i conquistadores non solo erano spesso spietati (e Cortéz lo era forse più di tutti gli altri!), ma avevano anche i cavalli, avevano armi più moderne e conoscevano la polvere da sparo e nessuna delle popolazioni che incontrarono riuscì a resistere a una superiorità tecnologica così schiacciante. Senza contare che dall'Europa arrivarono pure malattie che quei popoli non avevano mai visto e che fecero strage anche senza bisogno delle armi.
Dunque la tecnologia è importante per decidere la vittoria e la sconfitta. Basta pensare a come, nell'antichità, gli Ittiti sbaragliassero i nemici solo grazie ai loro carri da guerra più agili e con tre posti anziché due. Ma non basta. E molti casi lo dimostrano.

Gli Etruschi assorbiti dai Romani.
Se pensate che gli Etruschi fossero toscani, vi sbagliate. Gli Etruschi sono un enigma e non si sa come siano capitati in Italia. Forse arrivarono attraverso il mare dall'Asia Minore. Di certo si stabilirono un po' ovunque, dalla Campania all'Emilia Romagna e al Veneto. Anche Roma è stata etrusca per un certo periodo. Poi però i romani decisero di cacciare il re etrusco, Tarquinio, dalla loro città. E alla fine si misero a combatterli e li sconfissero sempre. Così gli Etruschi si misero a parlare latino e smisero di avere un proprio re in ogni città, ma continuarono ancora a lungo a costruire tombe sotterranee, gioielli e tante altre cose di classe. Scomparvero, ma senza mai sparire davvero.

Greci contro i Persiani.
Pensate a ciò che successe ai Greci contro i Persiani: i Greci erano molti di meno e meno organizzati, ma così determinati che riuscirono a sconfiggere i nemici per ben due volte e così diedero inizio a un periodo di splendore, coltivando il teatro, la filosofia e inventando la democrazia, costruendo i templi e portando la loro cultura in giro per il Mediterraneo e anche in Italia. Poi però, a forza di farsi la guerra le une con le altre, le città greche finirono male e Alessandro Magno non fece quasi nessuna fatica a sconfiggerle. Un po' come successe all'Egitto contro Cambise.

Le cause del crollo? Più di una.
Di solito, quando uno storico studia una civiltà, trova molti motivi che l'hanno indebolita e però ne sceglie uno come principale. Per il crollo della civiltà Romana, per esempio, c'è chi pensa che abbiano contato di più i barbari e chi il Cristianesimo, qualcuno pensa che l'impero fosse troppo grande e qualcuno che a un certo punto, come si dice, gli Antichi Romani non fossero più quelli di una volta. Ma anche il cambiamento del clima può essere un nemico assai pericoloso. E a volte, come accadde agli abitanti dell'Isola di Pasqua (vedi il box), una civiltà può persino essere causa della propria rovina senza saperlo.

La civiltà minoica Mistero fitto!

Uno dei più grandi misteri della storia è la fine dell'Età del Bronzo, attorno al 1200 avanti Cristo. All'improvviso scompare la civiltà minoica di Creta: i suoi splendidi palazzi vengono abbandonati. Molti storici pensano che sia stato per colpa di uno tsunami provocato dall'esplosione del vulcano di Santorini, un'isola greca che si trova di fronte a Creta, avvenuta proprio in quel periodo. Ma la cosa strana è che quasi contemporaneamente crollarono altre civiltà e imperi: in Turchia quello Ittita, in Mesopotamia, in Siria, e persino l'Egitto cominciò a indebolirsi. C'è chi dà la colpa ai misteriosi popoli del mare, che sbarcarono un po' ovunque ma non si sa bene chi fossero. Chi pensa che c'entri un cambiamento del clima che fece scarseggiare il cibo. Chi dice che fu colpa dei terremoti. Gli archeologi continuano a indagare, ma il mistero rimane. 
                                                                       Brevi ricerche 
                                                                       di Giancarlo Bertollini

www.studiostampa.com

Eccellenza a Roma - Post in Evidenza

G7: Intervento della nostra Presidente

www.studioservice.com

I POST PIU' SEGUITI