venerdì 10 gennaio 2020

PMI: Novità e Aggiornamenti !

Assunzioni agevolate 2020, proroghe e novità
 
 
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mercoledì 8 gennaio 2020

PMI: Fisco, Agevolazioni ed Eventi !

NOVITÀ E APPROFONDIMENTI
 
 
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FISCO
 
Fisco: scadenze e novità di gennaio 2020
 
 
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venerdì 3 gennaio 2020

Si sa che gli italiani hanno un rapporto del tutto speciale con il caffè. La conferma è data anche dalle invenzioni italiane in questo campo, dalla moka alla macchina del caffè espresso.

Fu Angelo Moriondo, un imprenditore torinese vissuto a cavallo tra ottocento e novecento, a inventare la prima macchina automatica per fare una bevanda il cui nome si sarebbe poi diffuso dall’Italia al resto del mondo: il caffè espresso.
Progetto della prima macchina del caffè espresso di A. Moriondo. Fonte: Wikipedia
Moriondo gestiva diversi alberghi e ristoranti nella bellissima ed elegante Torino, e fu proprio quest’attività a fargli venire l’idea di realizzare un apparecchio meccanico che gli permettesse si servire alla clientela dei propri bar un caffè istantaneo, per limitare i tempi di attesa e servire più clienti nello stesso momento.

La macchina del caffè espresso venne realizzata in collaborazione con il meccanico Martina, e venne ufficialmente presentata per la prima volta all'Expo Generale di Torino del 1884.

Il primo brevetto fu registrato il 16 maggio 1884,  con la denominazione “Nuovi apparecchi a vapore per la confezione economica ed istantanea del caffè in bevanda. Sistema A. Moriondo”.

L’innovativo sistema  del Moriondo permetteva di ottenere, tramite un complesso apparato di serpentine, una fuoriuscita di acqua bollente a forte pressione che, attraversando di getto il contenitore con la polvere di caffè, faceva uscire la bevanda molto velocemente.

Oltre ad avere tempi di preparazione ridottissimi, il nuovo caffè espresso aveva anche la caratteristica di essere altamente concentrato e quindi dal gusto forte e dall'aroma deciso.

Moriondo non sfruttò mai industrialmente questa straordinaria invenzione italiana, e si limitò a utilizzare i prototipi artigianali delle sue macchine da caffè nei bar dei suoi alberghi.

Successivamente fu Luigi Bezzera a brevettare dei miglioramenti apportati al progetto originale, per poi cederne i diritti a Desiderio Pavoni, che inaugurò nel 1905 la prima produzione in serie di macchine da caffè espresso, in una piccola officina di Milano.

Quando Pier Teresio Arduino fondò nel capoluogo piemontese la storica ditta “Victoria Arduino”, il brevetto tornò a Torino, e da lì inizio a diffondersi in tutto il mondo, grazie a un nuovo ciclo di produzione industriale delle macchine automatiche per il caffè su ampia scala. (Oggi Nuova Simonelli)

Achille Gaggia, titolare dell’omonima azienda, introdusse un ulteriore miglioramento nel 1947, ovvero il cosiddetto gruppo a leva, grazie al quale oggi le macchine da espresso sono in grado di produrre quella deliziosa cremina che tanto apprezziamo nei nostri caffè al bar. (Oggi Gruppo SAECO)

Fonte: Italia Culturale

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Regime forfettario e diritto d’autore: niente ritenuta sui compensi, proventi nella soglia annuale e abbattimento forfettario del TUIR.

Con la risposta all’interpello n. 517/2019 l’Agenzia delle Entrate ha ribadito che i redditi derivanti dall’utilizzazione delle opere di ingegno da parte dell’autore, se correlati all’attività di lavoro autonomo, vanno inclusi nel calcolo della soglia dei 65mila euro ai fini dell’accesso o della permanenza nel regime forfetario.

=> Forfettari: quando fatturare al datore è possibile

In più, precisano le Entrate, i proventi derivanti da diritto d’autore percepiti da un contribuente forfetario, se direttamente correlati all’attività di lavoro autonomo, devono essere assoggettati all’imposta sostitutiva del regime forfetario, ma la determinazione dell’ammontare imponibile avviene con le particolari aliquote di abbattimento forfetario dei costi previste dall’articolo 54, comma 8, TUIR (ossia ridotti del 25% o del 40% se soggetti di età inferiore ai 35 anni) anziché con le aliquote ordinarie di abbattimento forfetario.

=> Scontrino elettronico anche per Forfettari

Tra l’altro il sostituto d’imposta non dovrà effettuare alcuna ritenuta d’acconto ai fini IRPEF sui compensi relatici alla cessione dei diritti d’autore effettivamente correlati con l’attività di lavoro autonomo, corrisposti a professionisti che si avvalgono del regime forfetario, ma ha l’onere di acquisire dal professionista una dichiarazione, sotto la propria responsabilità, che i compensi percepiti per diritti d’autore sono correlati all'attività autonoma esercitata in regime forfetario. 
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Eccellenza a Roma - Post in Evidenza

G7: Intervento della nostra Presidente

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