lunedì 11 gennaio 2021

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domenica 10 gennaio 2021

Assalto al Campidoglio, Meloni: «Condanno le violenze ma non accetto lezioni».

La lettera della presidente Fratelli d’Italia al «Corriere» dopo le polemiche politiche sull’assalto a Capitol Hill Mercoledì da parte dei suprematisti bianchi. 

di Giorgia Meloni 

Gentile direttore, 

negli Stati Uniti sono accaduti, in queste ore, eventi clamorosi e gravissimi, culminati in una surreale irruzione nella sede del Congresso americano che ha causato diversi morti. Un quadro scioccante. Eppure per molti, in Italia, sembra tutto semplice. La tesi sostenuta, in sostanza, è: negli Usa c’era un dittatore pazzo che è stato sconfitto, ora ha vinto il bene sul male ma Giorgia Meloni non ha preso sufficientemente le distanze dal mostro Trump. A volte invidio chi ragiona in modo così banale, se non altro perché a fine giornata non rischia l’emicrania per aver fatto lavorare il cervello. 

Rispondo per punti alle stupidaggini che ho letto sul mio conto.

1. Non faccio parte in alcun modo dei «condannatori di violenza un tanto al chilo», quelli per i quali la violenza è giustificata se è di sinistra ed è uno scandalo se arriva da chi è contro la sinistra. Non ho mai avuto timidezza nel condannarla, perché la violenza è violenza, ed è sempre una implicita ammissione di inferiorità. È stato così anche stavolta, come le tante altre nelle quali ho denunciato violenze su cui quelli che oggi pontificano tacevano colpevolmente. Davvero sono sfuggite le recenti immagini delle devastazioni prodotte dai Black Lives Matter? E se si considera legittimo che possa pagare con la vita chi assalta le istituzioni— come accaduto a Washington — perché a chi si scagliava con un estintore contro le nostre forze dell’ordine sono state dedicate aule del Parlamento italiano? Non c’è una violenza giusta e una sbagliata, come una sinistra disperata ormai teorizza, e finché su questo non sentirò parole chiare, non accetto lezioni.

2. Ho scritto che le violenze dovevano cessare «come chiesto dal Presidente Trump» perché quando ho pubblicato il post Trump e altri del suo staff avevano già chiesto ai manifestanti di tornare a casa in pace, e mi pareva rilevante che a fare questo invito fossero coloro che più di tutti potevano essere ascoltati dai manifestanti. Ma evidentemente, in Italia, interessa più alzare il livello dello scontro che non placare gli animi. Aggiungo che a parere mio quelle violenze non rafforzavano certo la posizione di Trump e di chi contesta la regolarità delle elezioni. Valutazione forse troppo complessa per chi si limita a dividere il mondo tra buoni e cattivi.

3. «Trump è colpevole perché non vuole accettare il risultato elettorale». Personalmente, sono convinta che la volontà popolare vada rispettata sempre. Io. Ma lo pensa anche la sinistra? Non mi sembra, visto che teorizza da tempo che la quale la democrazia, in fondo, non possa che essere oligarchia, e se il popolo sbaglia e vota «male», allora è un dovere civico adottare delle contromisure. Tipo governare da dieci anni in Italia pur non avendo mai vinto le elezioni. Oppure tentare di rovesciare in qualsiasi modo Trump, richiesta di impeachment compresa.

4. «È un momento grave, è in gioco la democrazia». Su questo sono d’accordo, mi sorprende però che alcuni pericoli per la nostra democrazia siano sistematicamente taciuti, come il fatto che i giganti del web, società private, si arroghino il diritto di sostituirsi alla magistratura, alle istituzioni e alla costituzione americana oscurando e zittendo il Presidente Usa. Veramente non si vedono i rischi che questo comporta? 

5. Non mi sono mai definita trumpiana, blairiana, putiniana, macroniana o merkeliana. Non ho mai fatto la cheerleader di nessuno. No, questo lo hanno fatto altri in Italia. Certo, da presidente dei conservatori europei, partito che ha tra i propri affiliati anche i Repubblicani, mi sento vicina alla loro visione politica e non ho fatto mistero di preferire Trump rispetto alla Clinton o a Biden, perché condivido in buona parte la sua visione economica e perché sul piano della difesa dell’interesse nazionale italiano — unico metro con il quale, da patriota, guardo la politica estera — ritengo che la dottrina Obama-Clinton (e dunque Biden) di sostegno alle primavere arabe e al fondamentalismo sunnita abbia prodotto per noi enormi disastri. 

6. E veniamo all’aspetto più grottesco di questa vicenda. In queste ore Donald Trump viene dipinto dalla sinistra come un dittatore, un malato di mente, un uomo pericoloso da mettere al bando. Qualcosa mi sfugge. Parliamo dello stesso Trump considerato strategico nella nascita del Governo Conte bis, con il famoso tweet nel quale sperava di continuare a lavorare con «Giuseppi»? Lo stesso Trump che veniva ringraziato da ministri del governo italiano per aver chiesto di investire in Italia, con accanto Conte sorridente, entusiasta di quel supporto? Sono colpita dalla superficialità della nostra classe dirigente. Non è mai prudente entrare nelle questioni interne di uno Stato estero, a maggior ragione quando si parla delle dinamiche democratiche della prima potenza al mondo. Non mi è sfuggito, ad esempio, che il Presidente Mattarella abbia preferito un cauto silenzio sulla vicenda. Ma se proprio si vuole entrare a gamba tesa, allora si deve comprendere il peso delle parole che si pronunciano, e le conseguenze che comportano. La domanda che faccio a tutti i politici italiani che oggi dipingono Trump come un mostro è: se tra quattro anni si dovesse per caso ricandidare, e dovesse vincere le elezioni, quali saranno le vostre contromisure? Chiederete all’Onu che gli Usa siano dichiarati Stato canaglia? Porterete l’Italia fuori dalla Nato per non condividere le scelte con un tale, impresentabile, figuro? E se pensate questo di Trump, perché non avete reagito in questi anni, preferendo un vigliacco silenzio? Serietà signori. Voi dovreste rappresentare gli interessi di una Nazione che agli Stati Uniti è legata a doppio filo, chiunque la guidi, e non potete permettervi di confondere la geopolitica col tifo da stadio. Ci sarebbero molte altre cose da dire direttore, ma non voglio abusare della vostra disponibilità. Posso solo augurarmi che l’Italia torni ad avere quanto prima una classe politica seria e degna.

Presidente Fratelli d’Italia 

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giovedì 7 gennaio 2021

PMI: Pensionati: cosa c’è nel Cedolino Pensione di gennaio 2021.

Guida alla lettura del cedolino pensione di gennaio 2021, con tutte le novità voce per voce su rivalutazioni, trattenute, conguagli e ritenute fiscali.

Il cedolino pensione, che si può leggere e scaricare dall’apposito servizio INPS online per verificare le variazioni di importo e le singole voci che lo compongono, questo mese di gennaio 2021 riporta tante novità.

Per prima cosa ricordiamo che la data valuta è quella del 4 gennaio per i pagamenti accreditati alle Poste e del 5 gennaio in banca o altri Istituti di credito. In ottemperanza alle direttive anti-Covid, il pagamento in contanti presso gli sportelli postali è comunque avvenuto a scaglioni, dal 28 dicembre 2020 al 2 gennaio 2021, in base al cognome dei pensionati.

Rivalutazioni e conguagli pensione

Sul rateo di pensione di gennaio 2021 si è proceduto al conguaglio da perequazione rispetto al valore provvisorio utilizzato per il 2020, che è stato ora reso definitivo, con un aumento della rivalutazione automatica delle pensioni 2020 passato da 0,4% a 0,5%.

=> Rivalutazione Pensioni 2021: importi e aumenti per scaglione

Rinnovo pensioni e prestazioni

Nel cedolino pensione di gennaio 2021, per il rinnovo di pensioni, prestazioni e assegno di accompagnamento si applicano invece le percentuali di perequazione provvisorie per l’anno in corso, che però risulta uguale a 0,0% (quindi al momento non ci sono cambiamenti). Eventuali conguagli sulle prestazioni 2021 saranno applicati nel cedolino pensione di gennaio 2022 sulla base degli indici di rivalutazione definitiva.

Trattenute fiscali

=> Cedolino pensione: come ottenerne copia?

Pensioni Gestione pubblica

A seguito della verifica delle prestazioni 2018 collegate al reddito, nei casi di irregolarità è scattato il recupero a partire dalla mensilità di gennaio 2021 (previa comunicazione scritta).

Infine, nel cedolino di gennaio 2021 sono attribuite per l’anno 2020 delle provvidenze destinate ai grandi invalidi:

  • 900 euro mensili per invalidità di cui alla lettera A), numeri 1), 2), 3),4), secondo comma e A-bis della tabella E allegata al D.P.R. 23 dicembre 1978, n. 915, e successive modificazioni;
  • 450 euro mensili per invalidità di cui alla lettera B) numero 1); C); D) e E), numero 1 della succitata tabella E.

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