SOMMARIO: In base ai dati dell'OIV, presentati dal Direttore Generale dell'OIV Federico Castellucci,
il mercato mondiale del vino è tornato a crescere nel 2010. Il consumo si è stabilizzato dopo aver subito gli effetti della crisi economica tra il 2008 e il 2009, mentre le superfici vitate e la produzione di vino continuano a diminuire.
1. STIMA DEL POTENZIALE DELLA PRODUZIONE VINICOLA 2010
2. LA PRODUZIONE COMPLESSIVA DI VINO NEL 2010
3. IL CONSUMO COMPLESSIVO DI VINO NEL 2010
4. GRADO DI EQUILIBRIO DEL MERCATO DEI VINI NEL 2010
Riferimento temporale: aprile 2011
1. STIMA DEL POTENZIALE DELLA PRODUZIONE VINICOLA 2010
1.1 Nell'ambito dell'UE
L'evoluzione dei vigneti comunitari conosce il secondo anno dell'applicazione del nuovo regolamento comunitario. Questa organizzazione comune di mercato prevede che, a partire dalla campagna 2008/2009 e fino alla campagna 2010/11 inclusa, i viticoltori potranno beneficiare di un premio per abbandono definitivo, sulla base della sola volontà individuale dei richiedenti, ma nel quadro di un contingente di bilancio, permettendo così di estirpare, in 3 anni, 175 mha. Tale procedura, quindi, è stata adottata successivamente al raccolto 2008 e influenzerà nuovamente il potenziale di produzione 2010 dell'UE. L’istituzione di questa seconda campagna è stata accompagnata da un livello di indennità leggermente meno attraente di quello della precedente campagna, il che ha spinto i produttori degli Stati membri a chiedere di poter beneficiare di questa misura in proporzioni meno importanti, dal momento che, a livello comunitario, sono state presentate richieste di abbandono definitivo per 108 mha, contro i 160 mha della campagna precedente. Considerando il budget assegnato in questo secondo anno di applicazione della misura, il coefficiente di riduzione applicato a tali domande è stato del 50,1% (contro il 46,9% della campagna precedente), tanto che solo circa 54 mha sono stati dichiarati ammissibili al finanziamento comunitario.
In effetti, l’esame dell'evoluzione delle superfici coltivate nei principali paesi dell'UE mostra che la riduzione registrata è, come per l'anno precedente, leggermente superiore a quella indotta dall’applicazione di questa singola procedura. Il paese maggiormente interessato è ancora una volta la Spagna, dove la riduzione complessiva dei vigneti è di 31 mha (di cui 30 mha con premio comunitario), ovvero una diminuzione complessiva del 2,8 % sul 2009. I vigneti italiani hanno subito, a loro volta, una riduzione complessiva stimata a 14 mha (- 1,7%) di cui circa 11 mha attribuibili al premio UE. La Francia, che aveva visto avviarsi, prima dell’applicazione dell'attuale regolamento comunitario, una riduzione dei suoi vigneti grazie alla presenza dei premi previsti nel precedente regime comunitario, vede i suoi vigneti ridursi ulteriormente di 12 mha (di cui poco più di 7 mha con l’erogazione dei premi del nuovo regime di abbandono definitivo). I vigneti bulgari e ungheresi regrediscono di 2 mha, quelli di Portogallo e Grecia di 1 mha, gli altri vigneti comunitari rimangono, invece, pressoché stabili. Così, i vigneti dell'UE diminuirebbero di circa 64 mha, ovvero dell’1,7%, tra il 2009 e il 2010, dopo essersi ridotti di 93 mha tra il 2008 e il 2009. NB1: l'ultimo anno di avvio della misura dovrebbe comportare, tra il 2010 e il 2011, un'ulteriore riduzione dei vigneti dell'UE, sebbene di minore importanza, dato che il livello del premio rende la misura meno interessante.
1.2 Al di fuori dell’UE
Gli elementi d'informazione utilizzati per questa quantificazione sono specificati nella tabella sopraindicata. Queste informazioni mostrano che, complessivamente, i vigneti extracomunitari risultano praticamente stabili per il terzo anno consecutivo, malgrado i vigneti cileni continuino a crescere a un ritmo moderato. Infatti, i vigneti turchi e sudafricani continuano a diminuire. È soprattutto importante notare che, dopo quasi due decenni di crescita, il potenziale di produzione dell'Australia si riduce di 6 mha. Complessivamente quindi, nel 2010, al di fuori dell'UE, i vigneti raggiungerebbero (con una crescita stimata dei vigneti cinesi a 5 mha) 3920 mha, ossia una superficie uguale a quella del 2009 e del 2008. Pertanto, con queste evoluzioni particolarmente notevoli nell’UE, la superficie viticola mondiale totale (ossia incluso le superfici non ancora in produzione o non raccolte) diminuirebbe nuovamente tra il 2009 e il 2010 di 65 mha (- 0,9%) per attestarsi a circa 7550 mha.3
2. LA PRODUZIONE COMPLESSIVA DI VINO NEL 2010
Si tratta della produzione realizzata dall'uva raccolta nell'autunno 2010 nell'emisfero nord e nella primavera dello stesso anno nell'emisfero sud.
2.1 Nell'ambito dell'UE
La produzione 2010 è nuovamente da ascrivere, insieme a quelle 2007 e 2008, come una tra le più scarse produzioni di vino di questi ultimi quindici anni. La produzione 2010, in effetti, non raggiungerebbe nemmeno quella 2009 con, esclusi succhi e mosti, 152,9 Miohl per l’UE (contro 162,9 Miohl nel 2009). Rispetto alla produzione 2009, le evoluzioni quantitativamente sensibili si sono prevalentemente registrate in Germania, in Italia, in Austria e in Romania, rispetto ai loro precedenti livelli si produzione (rispettivamente -2,0, -2,6, -0,6 e -1,7 Miohl) mentre in Spagna e Francia, la riduzione è leggermente meno sensibile (rispettivamente -1,2 e -1,4 Miohl) rispetto però a produzioni alquanto modeste e poco notevoli, come in Italia, dovute alle estirpazioni avvenute di recente. Solo il Portogallo vede crescere la sua produzione di circa 0,9 Miohl.
2.2 Al di fuori dell'UE
Sull'insieme qui considerato, costituito dai principali paesi dell'emisfero sud, più USA e Svizzera, il livello di produzione (esclusi succhi e mosti) raggiunto nel 2010 dovrebbe registrare una moderata riduzione rispetto a quelli del 2009 e del 2008: 70,6 Miohl contro rispettivamente 71,8 e 72,1 Miohl. Tale evoluzione globale è il risultato di evoluzioni contrastanti:
…Gli USA registrerebbero una produzione di vini per il 2010, certamente in calo rispetto alla notevole produzione del 2009, ma ciò nonostante superiore a quella 2008 (19,6 Miohl esclusi succhi e mosti, contro 22 Miohl nel 2009 e 19,3 nel 2008).
…In America del Sud l’evoluzione 2010/2009 è molto contrastante e invertita rispetto a quanto registrato l'anno precedente: il Cile nel 2010 registra un calo nel raccolto dopo la produzione record del 2009, che aveva superato i 10 Miohl: 8,8 Miohl. Allo stesso tempo, l'Argentina vede la sua produzione ripartire fortemente al rialzo (16,3 Miohl nel 2010), rispetto alla modesta produzione vinificata del 2009 (12,1 Miohl), questo grazie all'effetto di una minore conservazione di mosti rispetto a quella abituale per questo livello di produzione complessiva di uva. Infine, solo il Brasile registra, per il secondo anno consecutivo, un calo della sua produzione vinificata, sapendo però che in questo paese è in corso una netta crescita tendenziale della produzione di succo d'uva.
…In Sudafrica è stato implementato un meccanismo simile a quello osservato in Argentina al fine di limitare il calo della produzione vinificata che, ciò nonostante, si riduce a circa 9,2 Miohl (10,0 Miohl nel 2009).
…Infine, sebbene le produzioni svizzera e neozelandese si contraggano leggermente rispetto al 2009 (dopo aver registrato per due anni di seguito un livello particolarmente alto in Nuova Zelanda), la produzione 2010 australiana registra un nuovo calo di circa 0,5 Miohl (11,2 Miohl), dopo quello 1,7 Miohl registrato tra il 2008 e il 2009.
Quindi, tenuto conto di un'ipotesi di variabilità di circa il 10% rispetto al livello di produzione di vino dell'anno 2009 raggiunta dai paesi per i quali non disponiamo d'informazioni per l'anno 2010, possiamo inquadrare la produzione mondiale di vino per il 2010 (esclusi succhi e mosti) tra i 256,3 e i 263,7 Miohl, ossia tra -5,5 e -2,8 % rispetto al 2009 (260 Miohl al centro della forchetta di stima: -11,2 Miohl / 2009). Si tratta quindi di una produzione di vino complessiva inferiore per quantità prodotta a quella 2001, 2003, 2007 e simile a quelle del 1998 e del 2002, e che può quindi essere qualificata come scarsa, se non addirittura molto modesta, in particolar modo nell'Unione Europea. NB2: questa valutazione del 2010 è stata realizzata stimando le evoluzioni tra 2009 e 2010 delle produzioni vinicole di paesi che rappresentavano nel 2009 l'87 % della produzione parziale mondiale.
3. IL CONSUMO COMPLESSIVO DI VINO NEL 2010
Influenzato soprattutto dalla crisi economica mondiale, il consumo complessivo nei primi quindici paesi dell'UE (tabella n. 6) aveva registrato, nel 2008 e 2009, una regressione particolarmente marcata che aveva già iniziato a manifestarsi a partire dalla seconda metà del 2008. L'anno 2010 sembra segnare una battuta di arresto di questa evoluzione che era tendenzialmente regressiva e che era accelerata dalla crisi. Pertanto, con l'eccezione della Spagna (-0,7 Miohl / 2009), i paesi tradizionalmente produttori e consumatori hanno praticamente visto il loro consumo per il 2010 stabilizzarsi sul livello del 2009. Anche il Regno Unito registra una ripresa della sua domanda (+0,5 Miohl/2009), mentre gli altri mercati strutturalmente importatori sono complessivamente stabili. A una prima stima, il consumo nei primi quindici paesi dell'UE si ridurrebbe di soli 0,2 Miohl nel 2010, attestandosi a 119,6 Miohl contro i 119,8 Miohl nel 2009, 125,7 nel 2008 e 128,3 Miohl nel 2007. 5 Per i paesi osservati l'influenza della crisi si è fatta comunque sentire, tranne che per un numero ristretto di paesi come la Svizzera, l'Australia o la Repubblica Ceca, tenendo però conto che in questi ultimi due paesi l'evoluzione recente della domanda presentava una progressione inter annuale particolarmente notevole. L'evoluzione 2010 conferma le evoluzioni tendenziali di questi tre paesi.
Negli USA (dopo che, ricordiamolo, hanno conosciuto un'evoluzione tendenziale al rialzo della domanda nordamericana che aveva portato gli Stati Uniti a divenire il secondo mercato interno nel 2007, ripresa che aveva costituito, prima della crisi e insieme a quella della Cina e della Russia, uno dei polmoni della crescita), nel 2010, si registrerebbe, a una prima analisi, una stabilizzazione della domanda (27,1 Miohl) approssimativamente al livello del 2009. Questa stabilizzazione è considerata dagli osservatori come preparatoria a una ripresa della crescita del consumo in termini di volume (ricordiamo che il consumo del 2008 rasentava i 28 Miohl). Sebbene il consumo neozelandese si mantenga su un livello elevato nel 2010 e quella del Cile si sia ripreso nettamente ritrovando il suo livello pre-crisi (+0,5 Miohl / 2009), questo avviene dopo due anni di domanda atona. Al contrario, l'Argentina continua a registrare una domanda tendente al ribasso (-0,06 Miohl / 2009). Queste evoluzioni ci portano, tenuto conto dell'utilizzo dello stesso metodo di stima utilizzato per la produzione di vino, a inquadrare il consumo mondiale di vino per il 2010 tra 230,4 e 242,1 Miohl, ossia 236,2 Miohl al centro della forchetta di stima: (-0,2 Miohl / 2009: 0,1%, il che, considerando il margine d'errore a livello di osservazione del consumo mondiale, non è significativo). Si tratta, pertanto, di una netta battuta di arresto del calo verificatosi dopo la crisi dalla quale ci si può ragionevolmente aspettare un segnale precursore di un ritorno alla tendenza precedente la crisi in termini di consumo mondiale, ovvero una crescita moderata abbastanza regolare. Speranza che si basa, anch’essa, sul ritorno a un'importante internazionalizzazione del mercato nel 2010 NB3: questa valutazione del 2010 è stata realizzata stimando le evoluzioni tra 2009 e 2010 dei consumi vinicoli di paesi che rappresentavano nel 2009 il 75% del consumo parziale mondiale. 6
4. GRADO DI EQUILIBRIO DEL MERCATO DEI VINI NEL 2010
Sebbene calcolato in modo sommario mediante la differenza tra la produzione e il consumo mondiale di vino, nel 2010 questo grado di equilibrio sarebbe compreso tra 14,2 e 33,3 Miohl, ossia 23,7 Miohl al centro della forchetta di stima (-32% / 2009), da comparare con 34,7 Miohl del 2009 e 22,9 e 16,8 Miohl rispettivamente nel 2008 e nel 2007. Nel 2010, quindi, l'effettiva debolezza della produzione mondiale a fronte di un livello di consumo mondiale certamente basso, ma che, rispetto all'anno scorso, non si è ulteriormente ridotto, porta a distendere globalmente il mercato mondiale. Nondimeno, i mercati dei brandy e degli impieghi industriali del vino dovrebbero riuscire ad approvvigionarsi senza ricorrere agli stock di alcol d'origine vitivinicola, il cui livello si era verosimilmente ridotto durante le due penultime campagne, ma che era riuscito a stabilizzarsi durante l'ultima. Questa situazione congiunturale, su un piano teorico, è normalmente propizia a una ripresa dei prezzi del mercato dei VDT senza indicazione geografica
5. GLI SCAMBI INTERNAZIONALI NEL 2010
Il mercato mondiale, qui considerato come la somma delle esportazioni di tutti i paesi (considerando che i paesi osservati rappresentano, complessivamente, il 94% degli scambi mondiali), raggiunge nel 2010 92,1 Miohl, ossia +6,7% / 2009, dopo aver subito nel 2009 la prima flessione degli scambi (-2,9 Miohl / 2008) dall'anno 2000. In prima analisi, però, questo movimento del volume non si accompagna sistematicamente a uno sviluppo di pari valore. In effetti, come indicato lo scorso anno, le imprese dei paesi esportatori avevano avuto, semplificando al massimo, due possibili atteggiamenti: tentare di mantenere i flussi e il livello della domanda riducendo i prezzi medi sui vini destinati alla distribuzione oppure mantenere i prezzi medi e rischiare di vedere ripercuotersi sui distributori una riduzione della domanda. L’anno scorso, alcuni paesi come l'Italia, l'Australia o il Cile, sembravano avessero scelto la prima soluzione, mentre al contrario, Spagna e Francia, avevano tentato di seguire la seconda. Il primo meccanismo d'adattamento si fonde con l'emergenza delle preoccupazioni ambientali, offrendo ai distributori, ugualmente coinvolti dalla crisi, l’opportunità di appropriarsi di una parte della creazione di valore cercando di imbottigliare i vini quanto più possibile vicino ai luoghi di consumo, e attribuendosene eventualmente, al passaggio, una parte del valore di immagine del prodotto.
Di conseguenza, la crisi ha certamente contribuito ad aumentare quella tendenza, già segnalata lo scorso anno, che vede una parte crescente degli scambi basarsi sui vini sfusi. Ciò prevede il rafforzamento della complessità degli scambi, dove la parte interessata dalle riesportazioni, in particolare nell'ambito di scambi trans-continentali, è in crescita. La riclassificazione degli scambi (nonché le difficoltà di un monitoraggio dettagliato degli scambi: confusione tra lo sfuso e il BIB, tra origine e provenienza...) è troppo recente per poter misurare il peso dei vari meccanismi d'adattamento suggeriti lo scorso anno e il loro carattere congiunturale o strutturale per il futuro degli scambi. 7 In prima analisi, tutti i principali paesi esportatori sembrano beneficiare, in misura diversa, di questa ripresa degli scambi ma forse maggiormente i paesi tradizionalmente produttori, considerati complessivamente, rispetto ai paesi dell'emisfero sud e degli USA, e questo per la prima volta in quindici anni, se non di più.
I paesi che hanno per volume resistito meglio alla crisi, tenuto conto del loro potenziale di esportazione, sono il Cile (+1,0 e +0,4 Miohl esportati rispettivamente tra 2008 e 2009 e tra 2009 e 2010), l'Italia (+1,7 e +1,4 Miohl esportati rispettivamente tra 2008 e 2009 e tra 2009 e 2010), la Nuova Zelanda (rispettivamente +0,2 e +0,3 Miohl) e, in misura minore, l'Australia (+0,7 e +0,25) e la Germania (stesso volume e +0,3 Miohl). I paesi che, complessivamente, hanno quasi recuperato le loro perdite nel 2010 sono la Spagna (-2,3 poi +2,3 Miohl) e in misura minore la Francia (-1,1 poi +0,9 Miohl). Complessivamente, gli altri paesi escono da questi due anni registrando ancora un calo in termini di volume esportato, in particolare l'Argentina e gli USA. Tuttavia, al fine di determinare con esattezza i paesi o gli attori che avranno scelto la strategia vincente nel medio termine, occorre consolidare un'analisi precisa e più complessa delle evoluzioni in termini di valore per questo periodo.
IL VOSTRO UFFICIO STAMPA
venerdì
giovedì
Processo breve, nessun rischio.
Nonostante le terroristiche affermazioni di alcuni esponenti dell’opposizione, le nuove norme sul processo breve e sulla prescrizione breve non incideranno sui procedimenti per il disastro di Viareggio, il terremoto dell’Aquila o per il crack Parmalat.
Per il primo i Pm stanno procedendo per reati gravissimi, come l’omicidio colposo plurimo e il disastro ferroviario, puniti con pene molto severe e che si prescriveranno, quindi, in un tempo lontanissimo; se il processo breve verrà approvato la prescrizione del disastro ferroviario di Viareggio maturerebbe in 23 anni e quattro mesi, quindi nel 2032, e la prescrizione dell’omicidio colposo plurimo addirittura dopo, fino a un massimo di 35 anni dai fatti, quindi nel 2044.
Lo stesso vale per i processi per il terremoto dell’Aquila, dove il termine di prescrizione si ridurrebbe di soli dieci mesi. E anche su Parmalat non ci sarebbe nulla da temere, visto che per il reato di bancarotta fraudolenta ed aggravata si passa dai 18 anni e nove mesi a 17 anni e sei mesi.
IL VOSTRO UFFICIO STAMPA
Per il primo i Pm stanno procedendo per reati gravissimi, come l’omicidio colposo plurimo e il disastro ferroviario, puniti con pene molto severe e che si prescriveranno, quindi, in un tempo lontanissimo; se il processo breve verrà approvato la prescrizione del disastro ferroviario di Viareggio maturerebbe in 23 anni e quattro mesi, quindi nel 2032, e la prescrizione dell’omicidio colposo plurimo addirittura dopo, fino a un massimo di 35 anni dai fatti, quindi nel 2044.
Lo stesso vale per i processi per il terremoto dell’Aquila, dove il termine di prescrizione si ridurrebbe di soli dieci mesi. E anche su Parmalat non ci sarebbe nulla da temere, visto che per il reato di bancarotta fraudolenta ed aggravata si passa dai 18 anni e nove mesi a 17 anni e sei mesi.
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Silvio Berlusconi.
di Gianni Pardo (Legnostorto).
Gli sciocchi hanno attribuito la sua carriera alle televisioni, che di fatto sono state usate - anche quella pubblica - solo per dargli addosso. Hanno attribuito la sua carriera al denaro, come se avesse comprato il voto di mezza Italia. Gli hanno attribuito ogni tipo di leva scorretta, per aprire il portone di Palazzo Chigi, senza capire che le cose stanno al contrario. È perché quell’uomo è straordinario che è divenuto tanto ricco e potente.
Cicerone e Aristotele riferiscono un aneddoto leggendario: Talete era povero e molti gli rinfacciavano per questo l’inutilità del suo sapere. Il filosofo allora, avendo previsto in inverno, in base a calcoli astronomici, che il raccolto delle olive sarebbe stato straordinario, si accaparrò tutti i frantoi di Mileto e di Chio. Sicché al momento opportuno poté affittarli ai contadini al prezzo che voleva, arricchendosi d’un sol colpo. E non fece questo per amore del denaro, ma solo per dimostrare le capacità di una mente superiore.
A volte un uomo eccezionale compie l’impresa di cui un altro potrebbe vantarsi per tutta la vita - come la conquista delle Gallie - solo per servirsene per un’impresa ancora più grande: essere il padrone di Roma.
IL VOSTRO UFFICIO STAMPA
Gli sciocchi hanno attribuito la sua carriera alle televisioni, che di fatto sono state usate - anche quella pubblica - solo per dargli addosso. Hanno attribuito la sua carriera al denaro, come se avesse comprato il voto di mezza Italia. Gli hanno attribuito ogni tipo di leva scorretta, per aprire il portone di Palazzo Chigi, senza capire che le cose stanno al contrario. È perché quell’uomo è straordinario che è divenuto tanto ricco e potente.
Cicerone e Aristotele riferiscono un aneddoto leggendario: Talete era povero e molti gli rinfacciavano per questo l’inutilità del suo sapere. Il filosofo allora, avendo previsto in inverno, in base a calcoli astronomici, che il raccolto delle olive sarebbe stato straordinario, si accaparrò tutti i frantoi di Mileto e di Chio. Sicché al momento opportuno poté affittarli ai contadini al prezzo che voleva, arricchendosi d’un sol colpo. E non fece questo per amore del denaro, ma solo per dimostrare le capacità di una mente superiore.
A volte un uomo eccezionale compie l’impresa di cui un altro potrebbe vantarsi per tutta la vita - come la conquista delle Gallie - solo per servirsene per un’impresa ancora più grande: essere il padrone di Roma.
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mercoledì
CNA Roma: con la nuova applicazione gratuita per smartphone artigiani e commercianti più vicini a oltre 3 milioni di Romani.
Cercare in tempo reale il negozio di alimentari più vicino, la farmacia, l’officina meccanica di zona e, in contemporanea, visualizzare il percorso più breve per raggiungerli e le eventuali promozioni in corso che l’esercizio commerciale, l’impresa o l’artigiano metteranno a disposizione dei clienti. Tutto questo da oggi è possibile grazie alla nuova Applicazione per smartphone realizzata da CNA - Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa - Associazione dell’Area Metropolitana di Roma, che metterà a disposizione di 3 milioni di romani, gratuitamente, imprese e commercianti della città.
Il progetto “Roma si evolve e noi con lei. Vieni a scoprire il nuovo volto CNA Roma”, realizzato in collaborazione con la Camera di Commercio di Roma, è stato presentato questa mattina nella sala del Tempio di Adriano. Sono intervenuti Nicola Zingaretti - Presidente della Provincia di Roma; Francesco Saponaro - Presidente della Commissione Attività Produttive Regione Lazio; Davide Bordoni - Assessore alle Attività Produttive del Comune di Roma; Erino Colombi - Presidente di CNA Roma e Lorenzo Tagliavanti - Direttore CNA Roma e Vicepresidente della Camera di Commercio di Roma.
“Con questo evento abbiamo voluto presentare alle aziende capitoline, ai media e ai romani, uno strumento tecnologico e innovativo a supporto delle imprese e al servizio dei cittadini - dichiara Colombi - Il progetto rappresenta il primo passo di un processo di alfabetizzazione tecnologica che CNA Roma sta intraprendendo insieme ai propri associati per ridurre il gap con le tecnologie di ultima generazione. Da oggi la Capitale e le sue realtà produttive saranno più facilmente rintracciabili anche per tutti coloro che vivono la città come pendolari o turisti”.
L’applicazione - scaricabile gratuitamente su iTunes Store - consente a tutti i cittadini di effettuare ricerche su tutte le aziende presenti sul territorio di Roma, in modo geolocalizzato rispetto alla propria posizione, grazie alla funzionalità GPS. Lanciando l’App, l’utente dovrà solo inserire la chiave di ricerca interessata e in pochi secondi avrà a disposizione la lista di tutte le attività commerciali vicine alla propria posizione, con indicazioni su ragione sociale, tipologia di attività, contatti e con la possibilità di conoscere tutte le promozioni in corso, inserite direttamente dall’azienda. L’applicazione, inoltre, dispone di un’ampia sezione dedicata alle notizie tratte dai principali quotidiani: news (Il Corriere della Sera), economia (Il Sole 24 Ore), cultura (La Repubblica), Area Metropolitana di Roma (Il Messaggero) e sport (Corriere dello Sport).
Al momento, l’applicazione è solo per iPhone ma, prossimamente, sarà realizzata una versione 2.0 anche per dispositivi Android. Questa release avrà nuove funzionalità e criteri di ricerca, una veste grafica rinnovata e sarà disponibile anche il lingua inglese.
CNA Roma offre la stessa opportunità - di essere inserite all’interno del database delle aziende censite dall’applicazione - anche alle imprese non associate a CNA che avranno così la possibilità di farsi conoscere e far parte del’innovativo cambiamento. Basterà compilare il form online sul sito www.icnapmi.com .
IL VOSTRO UFFICIO STAMPA
Il progetto “Roma si evolve e noi con lei. Vieni a scoprire il nuovo volto CNA Roma”, realizzato in collaborazione con la Camera di Commercio di Roma, è stato presentato questa mattina nella sala del Tempio di Adriano. Sono intervenuti Nicola Zingaretti - Presidente della Provincia di Roma; Francesco Saponaro - Presidente della Commissione Attività Produttive Regione Lazio; Davide Bordoni - Assessore alle Attività Produttive del Comune di Roma; Erino Colombi - Presidente di CNA Roma e Lorenzo Tagliavanti - Direttore CNA Roma e Vicepresidente della Camera di Commercio di Roma.
“Con questo evento abbiamo voluto presentare alle aziende capitoline, ai media e ai romani, uno strumento tecnologico e innovativo a supporto delle imprese e al servizio dei cittadini - dichiara Colombi - Il progetto rappresenta il primo passo di un processo di alfabetizzazione tecnologica che CNA Roma sta intraprendendo insieme ai propri associati per ridurre il gap con le tecnologie di ultima generazione. Da oggi la Capitale e le sue realtà produttive saranno più facilmente rintracciabili anche per tutti coloro che vivono la città come pendolari o turisti”.
L’applicazione - scaricabile gratuitamente su iTunes Store - consente a tutti i cittadini di effettuare ricerche su tutte le aziende presenti sul territorio di Roma, in modo geolocalizzato rispetto alla propria posizione, grazie alla funzionalità GPS. Lanciando l’App, l’utente dovrà solo inserire la chiave di ricerca interessata e in pochi secondi avrà a disposizione la lista di tutte le attività commerciali vicine alla propria posizione, con indicazioni su ragione sociale, tipologia di attività, contatti e con la possibilità di conoscere tutte le promozioni in corso, inserite direttamente dall’azienda. L’applicazione, inoltre, dispone di un’ampia sezione dedicata alle notizie tratte dai principali quotidiani: news (Il Corriere della Sera), economia (Il Sole 24 Ore), cultura (La Repubblica), Area Metropolitana di Roma (Il Messaggero) e sport (Corriere dello Sport).
Al momento, l’applicazione è solo per iPhone ma, prossimamente, sarà realizzata una versione 2.0 anche per dispositivi Android. Questa release avrà nuove funzionalità e criteri di ricerca, una veste grafica rinnovata e sarà disponibile anche il lingua inglese.
CNA Roma offre la stessa opportunità - di essere inserite all’interno del database delle aziende censite dall’applicazione - anche alle imprese non associate a CNA che avranno così la possibilità di farsi conoscere e far parte del’innovativo cambiamento. Basterà compilare il form online sul sito www.icnapmi.com .
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sabato
Israele Premiata al Vinitaly 2011
Il «Gran Vinitaly 2011» vola in Israele, mentre in Sicilia e in Spagna i premi "Vinitaly Nazione" La «Coppa del Mondo» dei vini va alla Golan Heights Winery di Katztrin (Israele). Assegnate 71 medaglie, per 3.720 vini iscritti, provenienti da 30 Paesi. All'azienda agricola G. Milazzo di Campobello di Licata (Agrigento) e alla spagnola Bodegas Marques de Carrion il Premio speciale «Vinitaly Nazione 2011».È israeliano il miglior produttore di vino del mondo. Così ha sancito l'edizione 2011 del Concorso Enologico Internazionale indetto in occasione di Vinitaly, che ha premiato la cantina Golan Heights Winery, realtà relativamente giovane, fondata nel 1983 a Katzrin, in Israele. È la prima volta che il riconoscimento del Premio speciale Gran Vinitaly viene assegnato dai giurati ad una realtà israeliana, attribuito al produttore che ha totalizzato il maggior risultato calcolato dalla somma dei punteggi più elevati riferiti a due vini che hanno ottenuto una medaglia in gruppi diversi.La Golan Heights Winery al Vinitaly aveva già raccolto riconoscimenti importanti nelle precedenti edizioni del Concorso Enologico Internazionale: nel 2004 e nel 2006, infatti, era stata premiata con la Gran Medaglia d'oro.La cantina israeliana ha convinto i 105 giurati – scelti fra i più autorevoli enologi e giornalisti di settore di tutto il mondo per questa prestigiosa anteprima al 45° Vinitaly - affermandosi su una "concorrenza" di 3.720 bottiglie, in ulteriore crescita rispetto alle 3.646 del 2010, presentate da più di 1.000 aziende vitivinicole.......
IL VOSTRO UFFICIO STAMPA
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giovedì
Certificazioni 2011 - Studio Bertollini
Gentili Signori,
lo Studio Service di G. Bertollini è particolarmente orgoglioso di comunicare che, il Titolare dello Studio "Giancarlo Bertollini", dopo aver completato con successo il Nuovo Corso di Formazione sui Sistemi di Gestione del Modello Organizzativo del Disciplinare UNI EN ISO 9001:2008, è stato autorizzato dalla "ISOENCErtifications" ad eseguire gli "Audit" per i Settori:
35 Consulenza e Servizi per le Aziende
37 Progettazione e Organizzazione Eventi Formativi
ed in data 2 marzo 2011 è stato CERTIFICATO quale Lead Auditor per il TÜV Hessen per Certificare la corrispondenza del Modello Organizzativo negli stessi settori.
www.studiobertollini.it
www.studioservice.com
www.studiostampa.com
IL VOSTRO UFFICIO STAMPA
lo Studio Service di G. Bertollini è particolarmente orgoglioso di comunicare che, il Titolare dello Studio "Giancarlo Bertollini", dopo aver completato con successo il Nuovo Corso di Formazione sui Sistemi di Gestione del Modello Organizzativo del Disciplinare UNI EN ISO 9001:2008, è stato autorizzato dalla "ISOENCErtifications" ad eseguire gli "Audit" per i Settori:
35 Consulenza e Servizi per le Aziende
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Con oltre 1000 Clienti dislocati su tutto il territorio italiano ed alcuni esteri, ci poniamo l'obiettivo di essere la soluzione per i problemi certificativi delle Aziende. Siamo i licenziatari per l'Italia dell'ente TÜV Hessen. Non vogliamo essere un fornitore da gestire, ma un Partner affidabile ed onesto che sceglie la soluzione migliore. Benvenuti su ISOENCErtifications.
Un cordiale saluto.
www.studiobertollini.it
www.studioservice.com
www.studiostampa.com
martedì
Milleproroghe bis in Gazzetta Ufficiale
Il decreto legge, sul modello del mille proroghe di fine anno, è stato varato dal Consiglio dei Ministri del 23 marzo ed è in vigore dal 31 marzo. Le misure per la cultura e i beni culturali rappresentano la parte più sostanziosa delle disposizioni contenute nel decreto legge. Si provvede, a decorrere dal corrente anno 2011, ad incrementare la dotazione del fondo unico per lo spettacolo (FUS) e si autorizzano spese per la manutenzione e la conservazione dei beni culturali e per interventi a favore di enti ed istituzioni culturali. Proroga del divieto per i soggetti che esercitano l’attività televisiva in ambito nazionale attraverso più di una rete di acquisire partecipazioni in imprese editrici di giornali quotidiani o partecipare alla costituzione di nuove imprese editrici di giornali quotidiani. Proroga del termine per stabilire il calendario definitivo per il passaggio al digitale al 30 settembre 2011, nonché la contestuale anticipazione del termine della assegnazione dei diritti di uso definitivi relativi alle frequenze radiotelevisive al 30 giugno 2012. Sospensione per un anno di alcune disposizioni del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, con particolare riguardo alle procedura per la localizzazione e la realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare. Per le sole aziende sanitarie locali della regione Abruzzo, si modifica il parametro annuale su cui computare il limite percentuale della spesa sostenuta per il personale con contratti a tempo determinato o di collaborazione coordinata e continuativa, tenuto conto degli eventi sismici occorsi nel mese di aprile 2009. Infine, il decreto legge è volto ad ampliare l’oggetto sociale della Cassa Depositi e Prestiti SpA oltre l’attività di finanziamento tipica della società. L’acquisizione delle partecipazioni può avvenire in via diretta, o attraverso società veicolo o fondi di investimento, dei quali CDP SpA abbia sottoscritto quote.
Dossier “FUS, nucleare e Cassa depositi e prestiti nel "Milleproroghe bis"
IL VOSTRO UFFICIO STAMPA
Dossier “FUS, nucleare e Cassa depositi e prestiti nel "Milleproroghe bis"
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domenica
“Cuore”. Per i 150 anni della nostra Italia Unita.
Libro per Ragazzi, è un romanzo scritto da Edmondo De Amicis
(pubblicato dai fratelli Treves nel 1886).
Fu un grande successo, tanto che De Amicis divenne lo scrittore più letto d'Italia. L'ambientazione è l'indomani dell'Unità d'Italia e il testo ha il chiaro scopo di insegnare ai giovani cittadini del Regno le Virtù Civili, ossia l'Amore per la Patria, il Rispetto per le Autorità e per i Genitori, lo Spirito di Sacrificio, l'Eroismo, la Carità, la Pietà, l'Obbedienza e la Sopportazione delle Disgrazie.
Una delle pagine meno ricordate del Libro “Cuore” è questa del saluto alla Patria.
(Ricordiamo sempre la differenza tra “La Terra dei Padri - Patria”
ed il concetto di Nazione, necessario, ai cittadini del Mondo, solo a fini organizzativi).
Edmondo De Amicis
(Oneglia, 21 ottobre 1846 - Bordighera, 11 marzo 1908).
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(pubblicato dai fratelli Treves nel 1886).
Fu un grande successo, tanto che De Amicis divenne lo scrittore più letto d'Italia. L'ambientazione è l'indomani dell'Unità d'Italia e il testo ha il chiaro scopo di insegnare ai giovani cittadini del Regno le Virtù Civili, ossia l'Amore per la Patria, il Rispetto per le Autorità e per i Genitori, lo Spirito di Sacrificio, l'Eroismo, la Carità, la Pietà, l'Obbedienza e la Sopportazione delle Disgrazie.
Una delle pagine meno ricordate del Libro “Cuore” è questa del saluto alla Patria.
(Ricordiamo sempre la differenza tra “La Terra dei Padri - Patria”
ed il concetto di Nazione, necessario, ai cittadini del Mondo, solo a fini organizzativi).
ITALIA
Salutala così la Patria, nei giorni delle sue feste: - Italia, Patria mia, nobile e cara terra, dove mio padre e mia madre nacquero e saranno sepolti, dove io spero di vivere e di morire, dove i miei figli cresceranno e morranno; bella Italia, grande e gloriosa da molti secoli, unita e libera da pochi anni; che spargesti tanta luce d’intelletti divini sul mondo, e per cui tanti valorosi morirono sui campi e tanti eroi sui patiboli; madre augusta di trecento città e trenta milioni di figli, io, fanciullo, che ancora non Ti comprendo e non Ti conosco intera, io Ti venero e T’amo con tutta l’anima mia, e sono altero d’esser nato da Te, e di chiamarmi figliol Tuo. Amo i Tuoi mari splendidi e le Tue Alpi sublimi, amo i Tuoi monumenti solenni e le Tue memorie immortali, amo la Tua gloria e la Tua bellezza, T’amo e Ti venero tutta come quella parte diletta di Te, dove per la prima volta vidi il sole e intesi il Tuo nome. V’amo tutte di un solo affetto e con pari gratitudine, Torino valorosa, Genova superba, dotta Bologna, Venezia incantevole, Milano possente, V’amo con egual reverenza di figlio, Firenze gentile e Palermo terribile, Napoli immensa e bella, Roma meravigliosa ed eterna. Ti amo, Patria Sacra! E Ti giuro che amerò tutti i figli Tuoi come fratelli; che onorerò sempre in cuor mio i Tuoi grandi vivi e i Tuoi grandi morti; che sarò un cittadino operoso ed onesto, inteso costantemente a nobilitarmi, per rendermi degno di Te, per giovare con le mie minime forze a far sì che spariscano un giorno dalla Tua faccia la miseria, l’ignoranza, l’ingiustizia, il delitto, e che Tu possa vivere ed espanderti tranquilla nella maestà del Tuo diritto e della Tua forza. Giuro che Ti servirò, come mi sarà concesso, con l’ingegno, col braccio, col cuore, umilmente e arditamente; e che se verrà un giorno in cui dovrò dare per Te il mio sangue e la mia vita, darò il mio sangue e morrò, gridando al cielo il Tuo santo nome e mandando l’ultimo bacio alla tua bandiera benedetta. Edmondo De Amicis
(Oneglia, 21 ottobre 1846 - Bordighera, 11 marzo 1908).
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sabato
IL VINO SI CONFERMA PRIMA VOCE DELLA BILANCIA AGROALIMENTARE ITALIANA
BEVERFOOD NEWS - Con un export 2010 di 3,9 miliardi di euro, oltre 20 milioni di HL e più di 2,5 miliardi di bottiglie stappate nel mondo, il vino italiano si conferma prima voce dell’export agroalimentare nazionale, spingendo il settore oltre la crisi globale dell’ultimo anno. Un vero e proprio boom che registra una performance positiva anche in termini di valore: +11,7% sul 2009. A trainare l’export è il mercato americano, dove l’Italia è il primo esportatore di vino sia a valore che a quantità: circa il 33% del vino consumato negli Usa, per un valore di circa 827,3 milioni di euro, è made in Italy. Buoni risultati anche in Russia (+59,6% l'export nel 2010) dove il valore delle nostre esportazioni ha superato i 100 milioni di euro, in Canada e in Svizzera (rispettivamente +28,6% e +12,5%), anche se la Germania rimane il nostro primo importatore con quasi 850,6 milioni di euro
È questo lo scenario del mercato che preannuncia la 45^ edizione di Vinitaly (Veronafiere, 7-11 aprile; www.vinitaly.com ), il Salone internazionale del vino e dei distillati che, con i suoi 4.000 espositori provenienti da tutto il mondo, richiama in media ogni anno oltre 150 mila visitatori specializzati, di cui più di un terzo da 114 Paesi. In mostra a Vinitaly tutto l’universo enologico, in rappresentanza di un settore che vale complessivamente per il nostro Paese 13,5 miliardi di euro di fatturato (2010), a cui si aggiungono ulteriori 2 miliardi di indotto, e che occupa 1,2 milioni di addetti nelle 770 mila aziende sparse su tutto il territorio nazionale. La promozione e la valorizzazione del ‘sistema Italia’ nel mondo è tra i punti cardine della manifestazione che, con il Vinitaly in the World, porta il meglio dell’enologia nazionale nei principali Paesi esteri, soprattutto extra Ue, che condensano il 23% dell’esportazioni nazionali. Tra i mercati emergenti, soprattutto quello cinese che ha registrato un +109% lo scorso anno, con un raddoppio del valore del vino italiano, facendo diventare la città di Hong Kong il centro per la distribuzione e il commercio del vino in Asia. Proprio a questo importante hub del mercato asiatico, Vinitaly dedica uno dei suoi focus internazionali in calendario durante la rassegna.
Servizio Stampa Veronafiere Tel.: + 39.045.829.82.42 pressoffice@veronafiere.it - http://www.vinitaly.com/
IL VOSTRO UFFICIO STAMPA
È questo lo scenario del mercato che preannuncia la 45^ edizione di Vinitaly (Veronafiere, 7-11 aprile; www.vinitaly.com ), il Salone internazionale del vino e dei distillati che, con i suoi 4.000 espositori provenienti da tutto il mondo, richiama in media ogni anno oltre 150 mila visitatori specializzati, di cui più di un terzo da 114 Paesi. In mostra a Vinitaly tutto l’universo enologico, in rappresentanza di un settore che vale complessivamente per il nostro Paese 13,5 miliardi di euro di fatturato (2010), a cui si aggiungono ulteriori 2 miliardi di indotto, e che occupa 1,2 milioni di addetti nelle 770 mila aziende sparse su tutto il territorio nazionale. La promozione e la valorizzazione del ‘sistema Italia’ nel mondo è tra i punti cardine della manifestazione che, con il Vinitaly in the World, porta il meglio dell’enologia nazionale nei principali Paesi esteri, soprattutto extra Ue, che condensano il 23% dell’esportazioni nazionali. Tra i mercati emergenti, soprattutto quello cinese che ha registrato un +109% lo scorso anno, con un raddoppio del valore del vino italiano, facendo diventare la città di Hong Kong il centro per la distribuzione e il commercio del vino in Asia. Proprio a questo importante hub del mercato asiatico, Vinitaly dedica uno dei suoi focus internazionali in calendario durante la rassegna.
Servizio Stampa Veronafiere Tel.: + 39.045.829.82.42 pressoffice@veronafiere.it - http://www.vinitaly.com/
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giovedì
Dovremmo smettere di scappare dalle radiazioni.
Scritto da Giuseppe Filipponi e pubblicato su: "il legno storto"
Mercoledì 30 marzo 2011.
Wade Allison dell'Università di Oxford.
Più di 10.000 persone sono morte nello tsunami giapponese e i sopravvissuti patiscono il freddo e la fame. Ma i media si concentrano sulle radiazioni nucleari per le quali non è morto nessuno ed è improbabile che ne muoiano in futuro.
Le radiazioni nucleari a livelli molto alti sono pericolose, ma le preoccupazioni che evocano sono esagerate. La tecnologia nucleare è usata per curare molti malati di cancro ogni giorno e la dose di radiazioni utilizzata nella radioterapia in ospedale non è diversa in linea di principio da una dose della stessa entità che si riceve nell'ambiente.
E Three Mile Island? Non ci sono stati morti accertati a causa delle radiazioni. E Chernobyl? L'ultimo rapporto delle Nazioni Unite pubblicato il 28 febbraio conferma il numero dei morti: 28 tra gli operatori della prima emergenza, altri 15 casi mortali di cancro infantile alla tiroide; questi ultimi si sarebbero potuti evitare se fossero state somministrate le compresse di iodio (come è stato fatto in Giappone). In ogni caso i numeri sono minuti se paragonati ad incidenti come quello di Bhopal del 1984 dove morirono 3.800 persone a causa di una fuoriuscita di sostanze chimiche provenienti da un'impianto per la produzione di pesticidi della Union Carbide.
Quanta radioattività è stata allora rilasciata nell'incidente di Fukushima rispetto all'incidente di Chernobyl? Diamo un'occhiata alle misure effettuate. Il più alto tasso riportato il 22 marzo, tra tutte le prefetture giapponesi è stato di 12 kBq al mq (per l'isotopo radioattivo del cesio, il cesio-137).
In una mappa di Chernobyl che si trova in un rapporto delle Nazioni Unite sono state ombreggiate le aree con una radioattività fino a 3.700 kBq al mq, mentre le aree con meno di 37 kBq per mq non sono ombreggiate affatto. Ciò ci suggerisce che il fallout radioattivo di Fukushima è inferiore all'1% di quella di Chernobyl.
L'altro importante radioisotopo del fallout radioattivo è lo iodio 131 che può causare il cancro infantile alla tiroide.
Questo elemento è prodotto quando il reattore è in funzione e decade rapidamente una volta che il reattore viene spento (ha una emivita di otto giorni). Le vecchie barre di combustibile a Fukushima, sebbene radioattive, non contenevano iodio 131.
A Chernobyl tutto lo iodio e il cesio furono rilasciati nell'esplosione iniziale, a Fukushima quindi, dove i reattori si sono spenti immediatamente dopo lo tsunami, l'emissione di iodio 131 dovrebbe essere molto minore dell'1% di quella di Chernobyl e inoltre i suoi effetti sono stati ulteriormente ridotti dalla assunzione delle compresse di iodio.
Le autorità pubbliche reagiscono a questo tipo di incidenti con eccessiva prudenza, il che intensifica le preoccupazioni del pubblico.
Il problema di una reazione eccessiva.
Nel 16 ° anniversario di Chernobyl, le autorità svedesi della protezione civile, su un quotidiano di Stoccolma, il Dagens Nyheter, ammisero che c'era stata una reazione spropositata all'indicente nucleare avvenuto in Ucraina, fu infatti distrutto, senza un reale motivo, il 78% di tutta la carne di renna, con grandi danni agli operatori del settore.
Purtroppo, i giapponesi sembrano ripetere lo stesso errore. Il 23 marzo le autorità giapponesi hanno comunicato che i bambini non dovevano bere acqua del rubinetto a Tokyo perché era stata misurata, il giorno prima, una radioattività di 200 Bq/l. Per fare un paragone, l'attuale radioattività naturale di ogni corpo umano è di 50 Bq/l: 200 Bq/l non sono poi così pericolosi.
Le normali acque minerali che si bevono nei centri termali contengono molto più di 200 Bq/l - NdR)
Nel periodo della Guerra Fredda la maggior parte delle persone furono portate a credere che le radiazioni nucleari fossero un pericolo grave. Comprensibile solo da scienziati e "teste d'uovo" che lavoravano in segreto nelle installazioni militari.
Sull'onda di questa propaganda nucleare sul fronte interno furono adottate politiche che avevano allora il fine di mantenere il contatto con le radiazioni "il più ragionevolmente basso possibile" (As Low As Reasonably Achievable ALARA).
Il limite massimo per il pubblico fu allora definito a 1 mSv all'anno al di sopra dei livelli naturali.
Questa quantità è molto bassa: 1 mSv in più all'anno non può essere considerato un pericolo ma piuttosto una piccola aggiunta ai livelli che già assorbiamo in natura e che variano da luogo a luogo, da attività ad attività, di quantità ben maggiori di 1mS per anno. Un cittadino britannico è esposto mediamente a 2,7 mSv all'anno. Nel mio libro "Radiation and Reason" sostengo che un livello di pericolo responsabile, fissato sulla base delle attuali conoscenze scientifiche, sarebbe di 100 mSv pe mese, con un limite per tutta la vita di 5.000 mSv, non 1 mSv per anno.
Un nuovo atteggiamento verso le radiazioni.
La gente ha paura delle radiazioni, perché non le può né sentire né vedere. Tuttavia, la natura sa come trattarle: in questi ultimi anni si è scoperto che le cellule viventi si sostituiscono e riparano in vari modi se vengono danneggiate dalle radiazioni ionizzanti.
Questi meccanismi intelligenti agiscono nel giro di poche ore e raramente falliscono, tranne quando sono sovraccarichi, come nel caso di Chernobyl, dove la maggior parte degli operatori del primo soccorso ricevettero una dose maggiore di 4.000 mSv nell'arco di poche ore e la loro morte avvenne in qualche settimana.
I pazienti che ricevono un ciclo di radioterapia di solito ricevono una dose maggiore di 20.000 mSv anche sui tessuti sani e vitali vicini al tumore trattato. Questi tessuti sani sopravvivono perché il trattamento si sviluppa lentamente, su molti giorni, dando il tempo alle cellule di svolgere le operazioni di riparazione e sostituzione.
In questo modo, molti pazienti arrivano a guarire e a godere di ulteriori e gratificanti anni di vita, anche dopo che diversi loro organi organi vitali hanno ricevuto dosi 20.000 volte maggiore di quella che i regolamenti prescrivono essere la dose massima annuale assorbibile oltre il fondo naturale(1mSv/anno). Il che ovviamente rende questo limite irragionevole.
E' necessario un cambiamento nel nostro atteggiamento verso le radiazioni, a cominciare con l'educazione e l'informazione pubblica.
Devono essere stabilite nuove norme sulla sicurezza per le radiazioni ionizzanti. Non basate su come le radiazioni possono essere escluse dalla nostra vita, ma su quante possano essere assorbite senza subire danni. Forse un nuovo acronimo è necessario per capire come proteggersi dalle radiazioni: As High As Relatively Safe (AHARS)?
I reattori moderni sono progettati meglio di quelli di Fukushima e domani saranno ancora migliori, ma non dobbiamo aspettare. I rifiuti radioattivi fanno paura, ma la loro quantità è piccola e soprattutto se riprocessati diventano un problema piccolo e risolvibile. Non rappresentano il problema intrattabile che molti immaginano.
Qualcuno potrebbe chiedersi se io accetterei la costituzione di un deposito per scorie nucleari a 100 metri dalla casa dove abito? La mia risposta sarebbe: "Sì, perché no?" Più in generale, dovremmo smettere di scappare dalle radiazioni.
IL VOSTRO UFFICIO STAMPA
Mercoledì 30 marzo 2011.
Wade Allison dell'Università di Oxford.
Più di 10.000 persone sono morte nello tsunami giapponese e i sopravvissuti patiscono il freddo e la fame. Ma i media si concentrano sulle radiazioni nucleari per le quali non è morto nessuno ed è improbabile che ne muoiano in futuro.
Le radiazioni nucleari a livelli molto alti sono pericolose, ma le preoccupazioni che evocano sono esagerate. La tecnologia nucleare è usata per curare molti malati di cancro ogni giorno e la dose di radiazioni utilizzata nella radioterapia in ospedale non è diversa in linea di principio da una dose della stessa entità che si riceve nell'ambiente.
E Three Mile Island? Non ci sono stati morti accertati a causa delle radiazioni. E Chernobyl? L'ultimo rapporto delle Nazioni Unite pubblicato il 28 febbraio conferma il numero dei morti: 28 tra gli operatori della prima emergenza, altri 15 casi mortali di cancro infantile alla tiroide; questi ultimi si sarebbero potuti evitare se fossero state somministrate le compresse di iodio (come è stato fatto in Giappone). In ogni caso i numeri sono minuti se paragonati ad incidenti come quello di Bhopal del 1984 dove morirono 3.800 persone a causa di una fuoriuscita di sostanze chimiche provenienti da un'impianto per la produzione di pesticidi della Union Carbide.
Quanta radioattività è stata allora rilasciata nell'incidente di Fukushima rispetto all'incidente di Chernobyl? Diamo un'occhiata alle misure effettuate. Il più alto tasso riportato il 22 marzo, tra tutte le prefetture giapponesi è stato di 12 kBq al mq (per l'isotopo radioattivo del cesio, il cesio-137).
In una mappa di Chernobyl che si trova in un rapporto delle Nazioni Unite sono state ombreggiate le aree con una radioattività fino a 3.700 kBq al mq, mentre le aree con meno di 37 kBq per mq non sono ombreggiate affatto. Ciò ci suggerisce che il fallout radioattivo di Fukushima è inferiore all'1% di quella di Chernobyl.
L'altro importante radioisotopo del fallout radioattivo è lo iodio 131 che può causare il cancro infantile alla tiroide.
Questo elemento è prodotto quando il reattore è in funzione e decade rapidamente una volta che il reattore viene spento (ha una emivita di otto giorni). Le vecchie barre di combustibile a Fukushima, sebbene radioattive, non contenevano iodio 131.
A Chernobyl tutto lo iodio e il cesio furono rilasciati nell'esplosione iniziale, a Fukushima quindi, dove i reattori si sono spenti immediatamente dopo lo tsunami, l'emissione di iodio 131 dovrebbe essere molto minore dell'1% di quella di Chernobyl e inoltre i suoi effetti sono stati ulteriormente ridotti dalla assunzione delle compresse di iodio.
Le autorità pubbliche reagiscono a questo tipo di incidenti con eccessiva prudenza, il che intensifica le preoccupazioni del pubblico.
Il problema di una reazione eccessiva.
Nel 16 ° anniversario di Chernobyl, le autorità svedesi della protezione civile, su un quotidiano di Stoccolma, il Dagens Nyheter, ammisero che c'era stata una reazione spropositata all'indicente nucleare avvenuto in Ucraina, fu infatti distrutto, senza un reale motivo, il 78% di tutta la carne di renna, con grandi danni agli operatori del settore.
Purtroppo, i giapponesi sembrano ripetere lo stesso errore. Il 23 marzo le autorità giapponesi hanno comunicato che i bambini non dovevano bere acqua del rubinetto a Tokyo perché era stata misurata, il giorno prima, una radioattività di 200 Bq/l. Per fare un paragone, l'attuale radioattività naturale di ogni corpo umano è di 50 Bq/l: 200 Bq/l non sono poi così pericolosi.
Le normali acque minerali che si bevono nei centri termali contengono molto più di 200 Bq/l - NdR)
Nel periodo della Guerra Fredda la maggior parte delle persone furono portate a credere che le radiazioni nucleari fossero un pericolo grave. Comprensibile solo da scienziati e "teste d'uovo" che lavoravano in segreto nelle installazioni militari.
Sull'onda di questa propaganda nucleare sul fronte interno furono adottate politiche che avevano allora il fine di mantenere il contatto con le radiazioni "il più ragionevolmente basso possibile" (As Low As Reasonably Achievable ALARA).
Il limite massimo per il pubblico fu allora definito a 1 mSv all'anno al di sopra dei livelli naturali.
Questa quantità è molto bassa: 1 mSv in più all'anno non può essere considerato un pericolo ma piuttosto una piccola aggiunta ai livelli che già assorbiamo in natura e che variano da luogo a luogo, da attività ad attività, di quantità ben maggiori di 1mS per anno. Un cittadino britannico è esposto mediamente a 2,7 mSv all'anno. Nel mio libro "Radiation and Reason" sostengo che un livello di pericolo responsabile, fissato sulla base delle attuali conoscenze scientifiche, sarebbe di 100 mSv pe mese, con un limite per tutta la vita di 5.000 mSv, non 1 mSv per anno.
Un nuovo atteggiamento verso le radiazioni.
La gente ha paura delle radiazioni, perché non le può né sentire né vedere. Tuttavia, la natura sa come trattarle: in questi ultimi anni si è scoperto che le cellule viventi si sostituiscono e riparano in vari modi se vengono danneggiate dalle radiazioni ionizzanti.
Questi meccanismi intelligenti agiscono nel giro di poche ore e raramente falliscono, tranne quando sono sovraccarichi, come nel caso di Chernobyl, dove la maggior parte degli operatori del primo soccorso ricevettero una dose maggiore di 4.000 mSv nell'arco di poche ore e la loro morte avvenne in qualche settimana.
I pazienti che ricevono un ciclo di radioterapia di solito ricevono una dose maggiore di 20.000 mSv anche sui tessuti sani e vitali vicini al tumore trattato. Questi tessuti sani sopravvivono perché il trattamento si sviluppa lentamente, su molti giorni, dando il tempo alle cellule di svolgere le operazioni di riparazione e sostituzione.
In questo modo, molti pazienti arrivano a guarire e a godere di ulteriori e gratificanti anni di vita, anche dopo che diversi loro organi organi vitali hanno ricevuto dosi 20.000 volte maggiore di quella che i regolamenti prescrivono essere la dose massima annuale assorbibile oltre il fondo naturale(1mSv/anno). Il che ovviamente rende questo limite irragionevole.
E' necessario un cambiamento nel nostro atteggiamento verso le radiazioni, a cominciare con l'educazione e l'informazione pubblica.
Devono essere stabilite nuove norme sulla sicurezza per le radiazioni ionizzanti. Non basate su come le radiazioni possono essere escluse dalla nostra vita, ma su quante possano essere assorbite senza subire danni. Forse un nuovo acronimo è necessario per capire come proteggersi dalle radiazioni: As High As Relatively Safe (AHARS)?
I reattori moderni sono progettati meglio di quelli di Fukushima e domani saranno ancora migliori, ma non dobbiamo aspettare. I rifiuti radioattivi fanno paura, ma la loro quantità è piccola e soprattutto se riprocessati diventano un problema piccolo e risolvibile. Non rappresentano il problema intrattabile che molti immaginano.
Qualcuno potrebbe chiedersi se io accetterei la costituzione di un deposito per scorie nucleari a 100 metri dalla casa dove abito? La mia risposta sarebbe: "Sì, perché no?" Più in generale, dovremmo smettere di scappare dalle radiazioni.
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Clandestini e Profughi.
Sto pensando a Clandestini e Profughi. Ricordo che il Mare non è una Autostrada, dove risulta facile mettere un posto di blocco e che l'Unico sistema (a parte l'opzione di sterminarli) credo sia quello di accoglierli, selezionarli, aiutare i profughi e rispedire indietro, a calci, i clandestini. Oppure, meglio ancora, accompagnarli in questa Europa, Anglo-Francese-Germanica, capace di bombardare ma non di unirsi per risolvere i problemi.
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