La listeriosi è un’infezione causata dal batterio Listeria
monocytogenes, generalmente dovuta all'ingestione di cibo contaminato e pertanto classificata fra le malattie trasmesse attraverso gli alimenti (
tossinfezioni alimentari).
Nonostante evidenze della malattia siano state descritte fin dalla fine dell’800 in diverse specie animali, il primo caso umano di listeriosi è stato riportato nel 1929, e il primo caso perinatale nel 1936.
Nei Paesi occidentali, la malattia si sta rivelando sempre più un importante problema di sanità pubblica. Seppur relativamente rara, infatti, si può manifestare con un quadro clinico severo e tassi di mortalità elevati soprattutto in soggetti fragili quali neonati, anziani, donne gravide e adulti immuno-compromessi. Inoltre, negli ultimi anni, si sono verificate frequenti epidemie, soprattutto in seguito alla distribuzione di cibo contaminato attraverso le grandi catene di ristorazione.
Il batterio che causa la listeriosi è ubiquitario, molto diffuso nell’ambiente e si trova comunemente nel suolo, nell’acqua, nella vegetazione e nelle feci di numerose specie animali, senza che questi mostrino sintomi apparenti. Può contaminare qualunque livello della catena di produzione e consumo degli alimenti. Può crescere e riprodursi a temperature variabili da 0 a 45°C, tende a persistere nell’ambiente e quindi essere presente anche in alimenti trasformati, conservati e refrigerati. Gli alimenti principalmente associati all’infezione da listeriosi comprendono: pesce, carne e verdure crude, latte non pastorizzato e latticini come formaggi molli e burro, cibi trasformati e preparati (pronti all’uso) inclusi hot dog, carni fredde tipiche delle gastronomie, insalate preconfezionate, panini, pesce affumicato. Più raramente le infezioni possono verificarsi attraverso il contatto diretto con animali, persone o l’ambiente contaminato.
Sintomi
La dose infettiva di Listeria è non è certa: il rischio di sviluppare la malattia si ha anche con bassi livelli di carica batterica, anche se la maggior parte dei soggetti adulti in buona salute non presenta alcun sintomo dopo il consumo di alimenti contaminati o può presentare sintomi gastroenterici quando la contaminazione è molto elevata.
La listeriosi può assumere diverse forme cliniche, dalla gastroenterite acuta febbrile più tipica delle tossinfezioni alimentari, che si manifesta nel giro di poche ore dall’ingestione (ed è autolimitante nei soggetti sani), a quella invasiva o sistemica.
Le donne in gravidanza di solito manifestano una sindrome simil-influenzale con febbre e altri sintomi non specifici, come la fatica e dolori. Tuttavia, le infezioni contratte in gravidanza possono comportare serie conseguenze sul feto (morte fetale, aborto, parto prematuro, o listeriosi congenita). In adulti immuno-compromesse e anziani, la listeriosi può causare meningiti, encefaliti, gravi setticemie. Queste manifestazioni cliniche sono trattabili con antibiotici, ma la prognosi nei casi più gravi è spesso infausta. L’incubazione media è di 3 settimane (ma può prolungarsi fino a 70 giorni).
Prevenzione e trattamento
La migliore strategia di lotta alla listeriosi passa attraverso una efficiente prevenzione, che si può facilmente attuare applicando le generali norme di igiene e attenzione previste per tutte le altre tossinfezioni alimentari:
Raccomandazioni per il lavaggio e la manipolazione degli alimenti:
- risciacquare accuratamente gli alimenti crudi, come frutta e verdura, sotto l’acqua corrente prima di mangiarli, tagliarli o cuocerli (anche se verranno sbucciati)
- pulire alimenti come meloni e cetrioli con una spazzola pulita
- asciugare i prodotti con un panno pulito o un tovagliolo di carta
- separazione delle carni crude dalle verdure e dai cibi cotti e pronti al consumo.
Raccomandazioni per la cucina:
- lavare le mani, i coltelli, i piani di lavoro, e i taglieri dopo manipolazione e la preparazione cibi crudi
- mantenere la temperatura del frigorifero entro i 4°C e del congelatore sotto i -17°C
- mantenere il frigorifero pulito, soprattutto da avanzi di carni cruda
- pulire le pareti interne e ripiani del frigorifero con acqua calda e sapone liquido.
Raccomandazioni per la cottura della carne:
- cuocere accuratamente e completamente il cibo derivato da animali.
Raccomandazioni per la conservazione sicura degli alimenti:
- consumare i prodotti precotti, o pronti per il consumo alimentare, appena possibile
- non conservare i prodotti refrigerati oltre la data di scadenza
- dividere gli avanzi di cibo in contenitori poco profondi così da farli raffreddare più velocemente, chiuderli e consumarli entro 3-4 giorni.
Raccomandazioni sui cibi da preferire/evitare:
- non mangiare formaggi molli (o bere latte) se non si ha la certezza che siano prodotti con latte pastorizzato.
In particolare, i soggetti a rischio, come le donne in gravidanza e le persone immunodepresse, dovrebbero anche:
- evitare di mangiare panini contenenti carni o altri prodotti elaborati da gastronomia senza che questi vengano nuovamente scaldati ad alte temperature
- evitare di contaminare i cibi in preparazione con cibi crudi e/o provenienti dai banconi dei supermercati e delle delicatessen
- non mangiare formaggi molli se non si ha la certezza che siano prodotti con latte pastorizzato
- non mangiare paté di carne freschi e non inscatolati
- non mangiare pesce affumicato, a meno che non sia inscatolato in forme che non deperiscono a breve scadenza.
Dal punto di vista istituzionale, la listeriosi rientra nel gruppo di malattie per le quali sono stati stabiliti sia negli Stati Uniti che in Europa reti di sorveglianza sulla sicurezza alimentare con obbligo di denuncia. Queste reti, volte a individuare focolai di infezione e determinarne la causa, permettono di agire sia ritirando i prodotti dal mercato che adottando le necessarie misure nei confronti degli impianti di produzione e informando la popolazione a rischio.
Data la sua natura batterica, il trattamento della malattia passa attraverso una terapia antibiotica, sia per gli adulti che per i bambini. Una cura antibiotica somministrata precocemente a una donna incinta può prevenire la trasmissione della malattia al feto.