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mercoledì 28 agosto 2013
lunedì 26 agosto 2013
Qualcuno fermi l'attacco alla Siria: sarebbe il suicidio dell'Occidente
Il sonno dei "pacifinti": nessuno si oppone a questa guerra.
Ma l'America sta sbagliando bersaglio.
Speriamo che non succeda mai. Più che una guerra sarebbe il suicidio dell'Occidente in Siria. Quali paradossi, ipocrisie e assurdità! A cominciare dal fatto che a scatenarla sarebbe il primo Premio Nobel alle intenzioni, un attestato di uomo della pace conferito a Obama a soli 9 mesi dalla sua elezione a prescindere dalle sue azioni.
Poi la motivazione alquanto dubbia, visto che esistono le prove che le testate chimiche sarebbero state lanciate dai terroristi islamici e non dall'Esercito che, piaccia o meno, rappresenta la legalità e ha il dovere di difendere lo Stato. Infine lo scopo: come è possibile che dopo aver toccato con mano in Tunisia, Libia e Egitto le conseguenze tragiche dell'avvento al potere dei Fratelli Musulmani sostenuti dai Salafiti e fiancheggiati da Al Qaida, l'Occidente in Siria si ostini a voler portare al potere la stessa triade di fanatici islamici che in due anni hanno provocato la distruzione del Paese, oltre 80 mila morti (di cui la metà soldati) e 2 milioni di sfollati (di cui la metà bambini)?
Per fortuna che c'è la Russia di Putin che, a differenza dei governanti liquidatori della civiltà occidentale, ha chiaro in testa che la priorità deve essere la sconfitta del terrorismo islamico ovunque nel mondo, così come ha una ferma concezione sulla stabilità e la sicurezza della Siria e del Medio Oriente. Persino Israele tentenna sul da farsi presa nella morsa tra il nemico storico, la dittatura laica di Assad che ha partecipato alle guerre anche se successivamente ha garantito la tregua alla frontiera, e il nemico dichiarato, il terrorismo islamico che proclama pubblicamente la volontà di cancellare lo Stato ebraico dalla carta geografica.
di Magdi Cristiano Allam - Fonte: IL GIORNALE - Articolo Completo QUI
www.studiostampa.com
Ma l'America sta sbagliando bersaglio.
Speriamo che non succeda mai. Più che una guerra sarebbe il suicidio dell'Occidente in Siria. Quali paradossi, ipocrisie e assurdità! A cominciare dal fatto che a scatenarla sarebbe il primo Premio Nobel alle intenzioni, un attestato di uomo della pace conferito a Obama a soli 9 mesi dalla sua elezione a prescindere dalle sue azioni.
Poi la motivazione alquanto dubbia, visto che esistono le prove che le testate chimiche sarebbero state lanciate dai terroristi islamici e non dall'Esercito che, piaccia o meno, rappresenta la legalità e ha il dovere di difendere lo Stato. Infine lo scopo: come è possibile che dopo aver toccato con mano in Tunisia, Libia e Egitto le conseguenze tragiche dell'avvento al potere dei Fratelli Musulmani sostenuti dai Salafiti e fiancheggiati da Al Qaida, l'Occidente in Siria si ostini a voler portare al potere la stessa triade di fanatici islamici che in due anni hanno provocato la distruzione del Paese, oltre 80 mila morti (di cui la metà soldati) e 2 milioni di sfollati (di cui la metà bambini)?
Per fortuna che c'è la Russia di Putin che, a differenza dei governanti liquidatori della civiltà occidentale, ha chiaro in testa che la priorità deve essere la sconfitta del terrorismo islamico ovunque nel mondo, così come ha una ferma concezione sulla stabilità e la sicurezza della Siria e del Medio Oriente. Persino Israele tentenna sul da farsi presa nella morsa tra il nemico storico, la dittatura laica di Assad che ha partecipato alle guerre anche se successivamente ha garantito la tregua alla frontiera, e il nemico dichiarato, il terrorismo islamico che proclama pubblicamente la volontà di cancellare lo Stato ebraico dalla carta geografica.
di Magdi Cristiano Allam - Fonte: IL GIORNALE - Articolo Completo QUI
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sabato 20 luglio 2013
Russia, la più grande esercitazione militare dai tempi dell'Unione Sovietica
Mobilitati 160mila uomini, 1000 carri armati, 70 navi da guerra e 130 velivoli da combattimento
compresi i bombardieri, nome in codice “Orso-H”, che trasportano le bombe nucleari
Fausto Biloslavo - Sab, 20/07/2013 - 16:37 - Fonte IL GIORNALE
La Russia mostra i muscoli e ordina “l’assetto di combattimento”
per la più grande esercitazione militare dai tempi dell’Unione Sovietica.
Il 13 maggio Vladimir Putin ha attivato la mobilitazione di 160mila uomini, 1000 carri armati, 70 navi da guerra e 130 velivoli da combattimento compresi i bombardieri, nome in codice “Orso-H”, che trasportano le bombe nucleari. “La base russa dei bombardieri strategici Tupolev 95 Ms Bear-H nella regione di Amur sono in stato di combattimento per partecipare alle massicce manovre nel distretto militare orientale” ha annunciato il ministero della Difesa russo.
L’esercitazione si sviluppa in Siberia ed è un chiaro messaggio di forza al Giappone ed i suoi alleati americani oltre che alla super potenza cinese. Stratfor, il think tank vicino alla Cia, ha pubblicato in febbraio un libro dal titolo allarmante: “Il Pacifico asiatico erutterà?”. Tutti guardano alla crisi in Medio Oriente, ma la scintilla di un conflitto ancora più devastante e forse mondiale potrebbe scoccare molto più ad Est. Il Giappone ha conti aperti sia con la Russia che con la Cina sulla sovranità di alcuni isole strategiche. Pechino non ha mai ammorbidito le mire nazionaliste su Taiwan e la Corea del Nord è governata da un dittatore stalinista con un arsenale nucleare puntato su Seul. Gli Stati Uniti entrerebbero automaticamente in guerra se i loro alleati giapponesi, coreani o taiwanesi venissero attaccati. La Russia, che oltre all’Europa si estende dagli Urali fino al Pacifico, vuole dimostrare mobilitando le forze armate che non molla la partita strategica in Estremo Oriente.
Non a caso il 16 luglio lo stesso Vladimir Putin, il nuovo Zar, ha assistito ad una parte della gigantesca dimostrazione di forza sulle isole Sakhalin. Guarda caso il Giappone rivendica nel Pacifico le isole Kurili, che furono occupate da Stalin alla fine della seconda guerra mondiale. Una zona pescosa dove si stima ci siano ricche riserve sottomarine di gas e petrolio. Konstantin Sivkov, un ex ufficiale dello stato maggiore russo, ha spiegato che le manovre sulle Sakhalin simulavano la reazione ad un ipotetico attacco giapponese con l’appoggio americano. La più grande esercitazione russa dai tempi dell’Urss si tiene in un’area strategica a ridosso del confine con la Cina lungo 4195 chilometri. Alexander Khramchikhin, analista militare a Mosca non ha dubbi: “E’ ovvio che la parte terrestre dell’esercitazione è rivolta a Pechino e quella sulle isole al Giappone”
L’esercitazione si sviluppa in Siberia ed è un chiaro messaggio di forza al Giappone ed i suoi alleati americani oltre che alla super potenza cinese. Stratfor, il think tank vicino alla Cia, ha pubblicato in febbraio un libro dal titolo allarmante: “Il Pacifico asiatico erutterà?”. Tutti guardano alla crisi in Medio Oriente, ma la scintilla di un conflitto ancora più devastante e forse mondiale potrebbe scoccare molto più ad Est. Il Giappone ha conti aperti sia con la Russia che con la Cina sulla sovranità di alcuni isole strategiche. Pechino non ha mai ammorbidito le mire nazionaliste su Taiwan e la Corea del Nord è governata da un dittatore stalinista con un arsenale nucleare puntato su Seul. Gli Stati Uniti entrerebbero automaticamente in guerra se i loro alleati giapponesi, coreani o taiwanesi venissero attaccati. La Russia, che oltre all’Europa si estende dagli Urali fino al Pacifico, vuole dimostrare mobilitando le forze armate che non molla la partita strategica in Estremo Oriente.
Non a caso il 16 luglio lo stesso Vladimir Putin, il nuovo Zar, ha assistito ad una parte della gigantesca dimostrazione di forza sulle isole Sakhalin. Guarda caso il Giappone rivendica nel Pacifico le isole Kurili, che furono occupate da Stalin alla fine della seconda guerra mondiale. Una zona pescosa dove si stima ci siano ricche riserve sottomarine di gas e petrolio. Konstantin Sivkov, un ex ufficiale dello stato maggiore russo, ha spiegato che le manovre sulle Sakhalin simulavano la reazione ad un ipotetico attacco giapponese con l’appoggio americano. La più grande esercitazione russa dai tempi dell’Urss si tiene in un’area strategica a ridosso del confine con la Cina lungo 4195 chilometri. Alexander Khramchikhin, analista militare a Mosca non ha dubbi: “E’ ovvio che la parte terrestre dell’esercitazione è rivolta a Pechino e quella sulle isole al Giappone”
sabato 6 luglio 2013
Egitto: si aggrava bilancio vittime, 37 morti in 24 ore
Ultimo aggiornamento: 06 luglio, ore 18:36
Il Cairo, 6 lug. - (Adnkronos/Aki) - Sale ad almeno 37 persone morte e oltre 1.200 ferite nelle ultime 24 ore il bilancio delle violenze che si registrano in tutto l'Egitto tra sostenitori e oppositori del presidente egiziano deposto Moahmmed Morsi. Lo riporta il sito del quotidiano ufficiale al-Ahram. Il bilancio ufficiale fornito questa mattina dal ministero della Salute era di 30 morti.
sabato 8 giugno 2013
Afghanistan. Attacco ai militari italiani, un morto e tre feriti
Il Capitano dei Bersaglieri Giuseppe La Rosa |
Fonte: RaiNews24 - Art. Completo.
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giovedì 23 maggio 2013
Perché ce ne stiamo andando in anticipo dall'Afghanistan ?
Perché ce ne stiamo andando in anticipo dall'Afghanistan, quando le forze locali non sono ancora ben preparate ed equipaggiate?
I nostri Ragazzi sono morti invano?
I Talebani stanno riprendendo il controllo ?
http://www.analisidifesa.it/2013/05/dopo-il-ritiro-italiano-la-riscossa-talebana-a-bala-murghab/
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I nostri Ragazzi sono morti invano?
I Talebani stanno riprendendo il controllo ?
http://www.analisidifesa.it/2013/05/dopo-il-ritiro-italiano-la-riscossa-talebana-a-bala-murghab/
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lunedì 10 settembre 2012
8 settembre e ...
Roberto Vacca |
8 settembre
Ore 13 – voci sull’Armistizio
Ore 20 – Notizia ufficiale dell’armistizio [Generale Badoglio a Radio Roma]
9 settembre
Ore 2 – rumore lontano di colpi di cannone o scoppi di mine a intervalli di pochi secondi che durano più o meno fino alle ore 16
Ore 13 – notizie di sbarco americano a Napoli – notizie da ambienti del Ministero Cultura Popolare (in Via Veneto) di sbarchi americani a Genova, Livorno, Civitavecchia. Al Reparto Medio Oriente dello stesso Ministero viene bruciato l’archivio-
Ore 18 – voci di movimenti tedeschi e americani verso Roma. Rumore più vicino di spari (cannoni). Voci di combattimenti fra soldati italiani contro fascisti e tedeschi. Voci di occupazione tedesca dei Castelli. Passaggio di truppe.
Ore 22 – Manifestini inglesi esortano a combattere contro i tedeschi. Bombe forse tedesche su Piazza dei Siculi (vicina, fortissima), via Sisto V, Castro Pretorio – reazione al bombardamento. Allarme aereo che dura fino alle 22.
10 settembre
Ore 10 – spari più vicini (Ostiense, San Paolo). Passaggio di truppe italiane motorizzate e corazzate
Ore 12 – 13 – spari sempre più vicini e forti – voci di disfatta italiana alla Cecchignola. Comunicato (forse falso) del Gen. Caviglia che assicura vita normale a Roma. Continui spari. Allarme aereo fino alle 15. Scoppia uno shrapnel molto vicino: pallette in cortile e in terrazza.
Ore 15-16 – Militari e civili in fuga. Combattimenti a San Paolo (1) – linea alla Piramide Cestia. Spari, bombe e motori per tutte le strade vicine. I tedeschi sarebbero entrati in città. Arriva alla scuola Ruggero Bonghi il colonnello di cavalleria Nisco con 4 cavalleggeri, gli ultimi del suo squadrone. (2) È rosso e congestionatissimo in faccia. I cavalleggeri si fanno dare abiti borghesi. Il colonnello non si leva la divisa. I cavalli saranno portati via due giorni dopo. Spari, colpi di pistola e bombe a mano per le strade fino alle:
ore 19:30 – Radio Roma annuncia un accordo italo-tedesco firmato dal Gen. Calvi di Bergolo e Kesselring che assicura la cessazione delle ostilità e passaggio dei tedeschi fuori dall’Urbe. Voci di occupazione tedesca di Milano e altre città del Nord. Seguitano spari vicini e lontani
ore 21:30 – spari più lontani che finiscono alle 22
11 settembre
Il Gen Calvi di Bergolo ha assunto il comando del Governo Libero di Roma alleato dei tedeschi che hanno in città l’ambasciata, l’EIAR e la centrale telefonica. Le truppe tedesche non passeranno per l’Urbe. Continuano spari vicini e rari e cannonate lontane non molto frequenti.
12 settembre
I tedeschi si sono insediati in Italia come in territorio occupato. In Italia vigono le leggi di guerra tedesche. Tutto dipende da loro. Calvi e i suoi uomini collaborano coi tedeschi.
24 settembre
Calvi di Bergolo con il suo aiutante è asportato dai tedeschi nel suo ufficio e portato via per ignota destinazione. (3)
_____________________________________________________________.
(1) Fra i combattenti a Porta San Paolo anche: Sandro Pertini, Ugo La Malfa, Bruno Buozzi.
(2) Il Tenente Colonnello Enzo Nisco dopo aver combattuto a Porta San Paolo, si era ritirato probabilmente dopo l’arrivo dei blindati tedeschi.
(3) Calvi (genero di re Vittorio Emanuele III) fu tenuto prigioniero dei tedeschi e liberato dagli Alleati entrati a Roma il 5 Giugno 1944. Morì nel 1977.
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