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mercoledì 25 ottobre 2017

Mezzaluna Sciita (di Stelio W. Venceslai)

La decisione di Trump di uscire dall'Unesco (è la seconda volta per gli Stati Uniti) e di rivedere l'accordo nucleare con l'Iran, sono i fatti nuovi della spesso imprevedibile concezione di politica estera della nuova presidenza americana.
In realtà, esiste un preciso collegamento fra la visione politica, conclamata da Trump durante la campagna elettorale e le sue azioni conseguenti, una volta divenuto Presidente.
L'alleanza con Israele è stata più volte ribadita da Trump come una condizione essenziale dell'amicizia tra i due Paesi e per la sicurezza nordamericana in Medio Oriente. A ciò va aggiunta la promessa di trasferire l'Ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme. Non a caso Israele, in tutto questo lungo periodo di crisi mediorientale, è rimasta tranquilla, anche se vigile, aspettando l'evolversi della situazione bellica che sfiora le sue frontiere.
Ora, la situazione sta  mutando ed è in questo scenario che occorre affinare l'analisi.
La guerra contro l'ISIS sembra, ormai, alle sue ultime battute. Una condizione di non belligeranza fra Russia e Stati Uniti ha lasciato il campo aperto alle forze speciali russe ed alle truppe iraniane, coadiuvate dal nuovo esercito iracheno, a sua volta foraggiato e addestrato dagli Americani. 
Si combatte ancora a Raqqa, pseudo capitale dell'infame Califfato del sedicente Stato islamico e, nonostante i colpi di coda dell'ISIS, prima o poi anche questa città sarà strappata all'ISIS. Allo stesso tempo, l'esercito regolare siriano sta regolando i conti con l'ex gruppo insurrezionale di al-Nousra, a suo tempo foraggiato dagli Americani, mentre i Turchi cercano di spegnere la resistenza kurda nelle regioni siriane del nord.
Al contempo, i Kurdi iraqeni, dopo un referendum quasi plebiscitario, stanno manifestando l'intenzione di costituirsi in un'entità nazionale indipendente, nonostante l reazione di Baghdad; il che, presumibilmente, scatenerà un nuovo conflitto locale.
Il conflitto mediorientale, che dura ormai da sei anni, in realtà non solo è confuso e contraddittorio, ma è anche il risultato d'insolite alleanze dettate dalle esigenze del momento, ma contrarie agli interessi di fondo delle varie potenze regionali ivi impegnate.
Tradizionalmente, Russia e Turchia sono sempre state su posizioni opposte; ora, la nuova politica di Erdogan fa di Ankara un alleato della Russia. Al momento è in gioco la spartizione della Siria, che interessa la Turchia per schiacciare la resistenza dei Kurdi siriani, ma la Russia non intende perdere il suo satellite siriano.
L'Iran sciita combatte contro l'ISIS in territorio iraqeno, alleato dei Russi; ultimamente si sta avvicinando pericolosamente alla frontiera israeliana, sul Golan. Sempre a nord di Israele, in Libano, agiscono gli Hetzbollah, forze finanziate dagli Iraniani contro Israele. Una vicinanza ed una miscela esplosive.
L'Iran, come nuova potenza regionale emergente, minaccia l'antica egemonia turca sulla regione e si erge a contraltare dell'egemonia saudiana nella penisola arabica. Lo Yemen è il campo di battaglia in cui si affrontano Sciiti e Sunniti, sostenuti, rispettivamente, da Teheran e da Riad.
Trump ha stretto un'alleanza con l'Arabia Saudita, cui hanno aderito l'Egitto ed i Paesi del Golfo (tranne il Qatar, accusato di finanziare il terrorismo islamico), in funzione anti-terrorismo ed anti-iraniana, sposando, di fatto, la causa sunnita. Questa alleanza favorisce Israele, anche se Israele ed Arabia Saudita sono tra loro fortemente ostili.
In Palestina, poi, il governo palestinese ed Hamas, che controlla la striscia di Gaza, hanno stretto un accordo di cooperazione che, inevitabilmente, contribuirà ad acuire il conflitto latente con Israele. I Palestinesi sono troppo sotto l'egida saudiana per muoversi liberamente, ma il rischio di una presenza iraniana sul Golan potrebbe portare ad azioni spettacolari.
In buona sostanza, tutto il Medio Oriente è in un fermento pericoloso per questo intreccio di alleanze provvisorie, dettate da situazioni belliche contingenti.
L'abbandono dell'Unesco da parte degli Stati Uniti e d'Israele nasce dal fatto che il nuovo Direttore generale di questa Agenzia delle Nazioni Unite è del Qatar, in funzione palesemente anti-israeliana ed anti-americana. Insomma, a ben vedere, tutto si lega e la prospettiva di un deterrente nucleare iraniano fa paura, perché Israele non starebbe certo a guardare.
In questo contesto, così foriero di alternative drammatiche, l'esplosione dell'avanzata islamica in Occidente è un altro  forte elemento di preoccupazione, specie in Italia. Qui non si tratta né di fare una crociata né di contrastare il mondo islamico. Ognuno ha il diritto di credere nel Dio che più gli confà. Che poi questo si chiami in un modo od in un altro, in fondo, è indifferente.
Il problema è, invece, soprattutto culturale (diritti umani, eguaglianza delle donne, legislazione civile e penale non confessionale, pluralismo politico e così via). Lo scontro è culturale e l'abbassamento delle difese culturali occidentali è cosa grave perché porta all'implicita accettazione non delle diversità (che è cosa buona e giusta), ma della superiorità di culture altrui.
L'inarrestabile espansione dell'immigrazione in Europa scatena conflitti palesi ed un'insopportabile sopraffazione degli pseudo diritti di chi viene in Europa, non accettando i costumi e le leggi che da secoli, ormai, disciplinano il mondo occidentale.
Lo stesso fatto che gli Europei, in quanto cristiani, siano considerati dal mondo islamico degli “infedeli”, dimostra quanto diversa sia la concezione dominante nella cultura musulmana, improntata ad un razzismo religioso il cui obiettivo finale, ce l'insegna l'ISIS, è o la morte o la conversione dell'”infedele”.
E' su questo aspetto fondamentale che occorre agire e reagire. Il medioevo oscurantista si riaffaccia in Europa dopo sette secoli, armato di fede, di kalashnikov e di cinture esplosive. Sono cambiati i mezzi di distruzione, ma l'ideologia che li anima viene dalle stesse profondità oscure dello sterminio dei Valdesi, dei Catari e delle guerre di religione. Sono cose che abbiamo dimenticato e sepolte da secoli, ma sono i nuovi spettri del nostro immediato futuro. 

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