A Roma l’europarlamentare Borghezio ha lanciato la Lega Nazionale: “Un progetto per federare tante realtà - dice - e costruire una grande Italia”. Non un partito, quindi, ma “un movimento polifonico, complementare alla Lega Nord e a Noi con Salvini dove gli uni possono discutere con gli altri”. “Non fondiamo nulla”, precisa Borghezio che assicura anche di avere la benedizione politica del suo segretario. La sala è stracolma. All'ingresso spicca un tavolino con i libri: Franciavanguardia, Vie traverse, L’intellettuale dissidente, gli ultimi numeri di l’Uomo libero e, a sorpresa, il Libro Verde di Muammar Gheddafi. Nel parterre ci sono esponenti della destra romana “ma non solo”, insiste Borghezio che a sostegno della tesi cita la presenza dei socialisti di Rinascita e quella di Giulietto Chiesa. Borghezio parla anche di “una Roma offesa, stuprata e vilipesa da contrapporre a quella del lavoro e della onestà perché a Roma si mangia, si beve e si soffre più che in ogni altro posto del Mondo”. La platea si scioglie. È un tripudio di applausi per l’economista Nino Galloni, il professore Giuseppe Valditara, Fabio Sabbatani Schiuma, Giorgio Vitangeli, Giuseppe Vatinno, Gino Marra. Poi suona l’inno russo. È un omaggio a Aleksandr Dugin, consigliere della Duma. In perfetto italiano ringrazia la sala per l’accoglienza e se la ingrazia subito con una battuta: “Siamo tutti figli di Roma - esordisce - Ringrazio tutti gli italiani che hanno appoggiato la mia patria contro le sanzioni imposte e totalmente ingiuste che castigano il nostro popolo”. Dugin è uno dei massimi esponenti del pensiero ebraista. Amico e, per certi aspetti “allievo” di Alain de Benoist, è una vecchia conoscenza del mondo di destra italiano.
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mercoledì
CONVEGNO: VERSO UNA LEGA NAZIONALE A ROMA.
Bandiere tricolore, un vecchio documentario in bianco e nero dai toni “nostalgici”, la distribuzione del “pane sociale” in sala, qualche saluto romano tra i partecipanti e, a sorpresa, le note dell’inno russo.
A Roma l’europarlamentare Borghezio ha lanciato la Lega Nazionale: “Un progetto per federare tante realtà - dice - e costruire una grande Italia”. Non un partito, quindi, ma “un movimento polifonico, complementare alla Lega Nord e a Noi con Salvini dove gli uni possono discutere con gli altri”. “Non fondiamo nulla”, precisa Borghezio che assicura anche di avere la benedizione politica del suo segretario. La sala è stracolma. All'ingresso spicca un tavolino con i libri: Franciavanguardia, Vie traverse, L’intellettuale dissidente, gli ultimi numeri di l’Uomo libero e, a sorpresa, il Libro Verde di Muammar Gheddafi. Nel parterre ci sono esponenti della destra romana “ma non solo”, insiste Borghezio che a sostegno della tesi cita la presenza dei socialisti di Rinascita e quella di Giulietto Chiesa. Borghezio parla anche di “una Roma offesa, stuprata e vilipesa da contrapporre a quella del lavoro e della onestà perché a Roma si mangia, si beve e si soffre più che in ogni altro posto del Mondo”. La platea si scioglie. È un tripudio di applausi per l’economista Nino Galloni, il professore Giuseppe Valditara, Fabio Sabbatani Schiuma, Giorgio Vitangeli, Giuseppe Vatinno, Gino Marra. Poi suona l’inno russo. È un omaggio a Aleksandr Dugin, consigliere della Duma. In perfetto italiano ringrazia la sala per l’accoglienza e se la ingrazia subito con una battuta: “Siamo tutti figli di Roma - esordisce - Ringrazio tutti gli italiani che hanno appoggiato la mia patria contro le sanzioni imposte e totalmente ingiuste che castigano il nostro popolo”. Dugin è uno dei massimi esponenti del pensiero ebraista. Amico e, per certi aspetti “allievo” di Alain de Benoist, è una vecchia conoscenza del mondo di destra italiano.
A Roma l’europarlamentare Borghezio ha lanciato la Lega Nazionale: “Un progetto per federare tante realtà - dice - e costruire una grande Italia”. Non un partito, quindi, ma “un movimento polifonico, complementare alla Lega Nord e a Noi con Salvini dove gli uni possono discutere con gli altri”. “Non fondiamo nulla”, precisa Borghezio che assicura anche di avere la benedizione politica del suo segretario. La sala è stracolma. All'ingresso spicca un tavolino con i libri: Franciavanguardia, Vie traverse, L’intellettuale dissidente, gli ultimi numeri di l’Uomo libero e, a sorpresa, il Libro Verde di Muammar Gheddafi. Nel parterre ci sono esponenti della destra romana “ma non solo”, insiste Borghezio che a sostegno della tesi cita la presenza dei socialisti di Rinascita e quella di Giulietto Chiesa. Borghezio parla anche di “una Roma offesa, stuprata e vilipesa da contrapporre a quella del lavoro e della onestà perché a Roma si mangia, si beve e si soffre più che in ogni altro posto del Mondo”. La platea si scioglie. È un tripudio di applausi per l’economista Nino Galloni, il professore Giuseppe Valditara, Fabio Sabbatani Schiuma, Giorgio Vitangeli, Giuseppe Vatinno, Gino Marra. Poi suona l’inno russo. È un omaggio a Aleksandr Dugin, consigliere della Duma. In perfetto italiano ringrazia la sala per l’accoglienza e se la ingrazia subito con una battuta: “Siamo tutti figli di Roma - esordisce - Ringrazio tutti gli italiani che hanno appoggiato la mia patria contro le sanzioni imposte e totalmente ingiuste che castigano il nostro popolo”. Dugin è uno dei massimi esponenti del pensiero ebraista. Amico e, per certi aspetti “allievo” di Alain de Benoist, è una vecchia conoscenza del mondo di destra italiano.
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