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giovedì 12 aprile 2012

Compagnia Teatrale Paltò Sbiancato

Dopo il successo riscosso in occasione della programmazione della pièce “Alfabeto muto”, regia di Stefano Maria Palmitessa, presso il Teatro Keiros di Roma, in via Padova, 38/A (metro B - piazza Bologna), si informa che nel medesimo teatro la Compagnia Paltò Sbiancato il 3/4/5 maggio 2012 ore 21:00 e il 6 maggio 2012 ore 18:00 (bigl. intero 15 euro, ridotto 12 euro) presenterà :
“IL TABULE’ DI TITO”
LIBERO ADATTAMENTO DELLA TRAGEDIA DI W. SHAKESPEARE “TITO ANDRONICO”
Stefano Maria Palmitessa racconta così lo spettacolo:
"Francesca Barreca, Natale Barreca, Pino Tossici e Stefano Maria Palmitessa tornano a lavorare insieme dopo le fortunate commedie: “Fioretti d’amore” e “Alfabeto muto”.
Tra arte e vita, tableaux vivant e coreografie, teatro espressionista e dell’assurdo, tecniche registiche del teatro dei burattini e trucchi facciali strepitosi (dell’Accademia di Trucco Professionale di Roma), ancora una volta la Compagnia Teatrale Paltò Sbiancato si cimenta con le meccaniche del teatro sperimentale".

PRENOTAZIONI al n. 347.42.22.594 

Così Palmitessa: ”Opera che Shakespeare concepì di marcato gusto popolare, carica di una forte vitalità drammatica, non priva di un raffinato gusto per il grottesco molto affine allo stile dei miei lavori prossimi al “teatro dell’assurdo”. Una tragedia di vendetta che illumina gli aspetti malvagi dell’umana debolezza.
Parte degli incassi saranno devoluti al Lions Club Valle Tiberina pro L.C.I.F. 
(Lions Clubs International Foundation).


Compagnia Teatrale Paltò Sbiancato - Sito Web :  www.teatropalmitessa.it 


sabato 23 luglio 2011

BENI CULTURALI: NAPOLI-TARANTO, GEMELLAGGIO TRA ASSOCIAZIONI.

(ANSA) - NAPOLI, 23 LUG - Napoli e Taranto gemellate in un progetto per valorizzare il rispettivo patrimonio di arte e cultura delle "città del sole".
L' iniziativa vede insieme l' associazione "Principessa del mare", presieduta da Vittoria Mariani, il Laboratorio di arti visive e letterarie "Hermes Academy", dell'attore e scrittore Luigi Pignatelli, e l'associazione "Nova Italia" di Vittorio Adelfi e Tonia Fusco. Il primo incontro nell' ambito del gemellaggio si è svolto alla Sala Nugnes in via Verdi, a Napoli.
Il progetto - che verrà esteso alle associazioni delle città del Sud che vorranno aderire - tende a "valorizzare, riscoprire e divulgare arte, cultura e tradizione dell'immenso patrimonio esistente nelle città del Sud".
Prossimo appuntamento già fissato alla fine di settembre. (ANSA).

IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

martedì 21 settembre 2010

L'etilometro è inaffidabile (ma allora bisogna cambiare prospettiva).

di Angelo Peretti L’etilometro è inaffidabile. Lo dice la Fivi, la Federazione italiana dei vignaioli indipendenti. L’ha annunciato a Milano, ieri. In una conferenza stampa. Parole pronunciate da Costantino Charrère, presidente dei vigneron italici (lui è quello de Les Crêtes: io che non bevo chardonnay e che non amo il legno, ma talvolta faccio un’eccezione per la sua Cuvée Bois).
Il fondamento della perentoria affermazione sta negli studi di un professore americano, Michael Hlastala, dell’Università dello Stato di Washington, che in contributo in video (foto qui in fianco) ha dichiarato che “l’etilometro non è da ritenersi attendibile perché dovrebbe essere perfezionato tenendo conto dei fattori che incidono in modo rilevante sul respiro”.
Può darsi, non so, posso crederci, ma non sono competente. Però i temi, a mio avviso, sono altri. E sono due.
Il primo: la Fivi fa bene a rompere gli schemi, vivaddìo. Fin più o meno tutti, nel mondo del vino, hanno mostrato una sorta di sacro timore a dire le cose che vanno dette. Ossia che dalla campagna proibizionistica, troppo spesso concentrata sul vino, c’è qualcuno che ci guadagna. “Oggi la nostra filiera – ha spiegato Charrère – vive una delle più grosse crisi strutturali che mai si siano verificate. Cala il consumo del vino per dare spazio ad altre bevande industriali anche eccitanti.

Questo si somma a una campagna di denigrazione del vino che va a colpire quei consumatori moderati per i quali il vino è alimento”. E poi: “Combattere il consumo di alcol con il proibizionismo abbatte il consumo di vino, ma non delle altre bevande alcoliche più pericolose, che i giovani continuano a consumare”. Finalmente qualcuno che lo dice, fra i produttori. Perché, se c’è qualcuno che ci guadagna, ci sono altri che ci rimettono. Ci rimettono i vignaioli, i ristoratori, certo. Ma anche i bevitori moderati, che siccome son moderati in tutto, quando è venuto fuori l’incubo del ritiro della patente hanno smesso di ordinare vino al ristorante. Perché niente e nessuno li tutela e li aiuta a verificare se sono in regola o no. Perché sono coscienziosi, fin troppo. E intanto che loro fanno astinenza, i ragazzotti in discoteca e i delinquenti a piede libero si sballano di superalcolici e pasticche e polverine bianche e altro, e del wine in moderation ed altre formule del genere non gliene frega proprio niente, perché col vino non si sballa, o fa meno fashion farlo.
Seconda questione. Questa la dico io, e me ne assumo la responsabilità. Che l’etilometro sia attendibile o meno è interessante - anzi, è giusto - saperlo, ma insistere ha un rischio. Nel senso che anche se si dimostrasse che è una patacca, si troverebbe un altro strumento, e quando si dimostrasse (e lo si dimostrerebbe, prima o poi) che anche questo non va bene, allora non resterebbe che una soluzione: tolleranza zero. Esattamente il contrario di quel che occorrerebbe. Intendo dire che ritengo non utile combattere la campagna di demonizzazione del vino cercando di demonizzare lo strumento di controllo. Serve altro. Serve far cultura.
Sposo dunque le idee di Giancarlo Trentini, presidente dell’Osservatorio permanente su giovani e alcol, pure presente a Milano: bisogna cercare di capire “che cosa fare non in difesa, ma pro il consumo intelligente del vino”. E poi: “Per i produttori di vino sarebbe meglio puntare su una strategia più difficile: una battaglia a favore del vino si può sostenere se è nel nome dei valori piuttosto che sulla confutazione delle idee scientifiche”.
Come tradurre in pratica una simile indicazione? Non lo so. Ma credo che prima di tutto sia necessario un salto di mentalità da parte di chi fa vino e di chi ama berlo: suvvia, lavoriamo “per” e non “contro”. Allora, cambiando prospettiva, la soluzione la troveremo.
Intanto, brava Fivi, che comincia ad esser presente nella società. Senza peli sulla lingua, senza sudditanze. Magari un po’ artigianalmente (come si fa a lasciar dire al moderatore che “non si è mai visto un alcolizzato bere Sassicaia o Tignanello”?), ma ci si deve pur fare le ossa.
Avanti: la strada giusta, quella della consapevolezza, è stata imboccata.

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