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venerdì 29 aprile 2016

OGGI, 28 APRILE 2016, E' FINITO L'INGANNO: IL ''CENTRODESTRA'' BERLUSCONIANO E' MORTO. E' L'ORA DEL NAZIONALISMO.

ROMA - Berlusconi ha deciso: basta Bertolaso! Convergiamo su Marchini. Marchini? Curioso modo di "compattare" il centrodestra, quello di scegliere per la corsa a sindaco di Roma un candidato gradito al centrosinistra. Giorgia Meloni, appresa la notizia poco dopo l'ora di pranzo, ha commentato: "Siamo contenti della semplificazione del quadro politico a Roma. Ora ci aspettiamo un'ulteriore semplificazione con la diretta e aperta convergenza di Alfio Marchini e di Forza Italia sul candidato del Pd e di Renzi, Roberto Giachetti". 

Come darle torto?

Matteo Salvini ha rincarato la dose: "Per quanto riguarda la Lega ora e' tutto piu' chiaro e semplice: a Roma l'unica candidatura di centrodestra e contro ogni inciucio si chiama Giorgia Meloni sostenuta dalla Lega. Siamo sicuri che gli elettori di Forza Italia sapranno chi scegliere e chi salutare". Intanto, a guardare i sondaggi, è già da più di un anno che gli elettori hanno salutato Berlusconi, due terzi dei voti di Forza Italia sono scomparsi, dal 30% è calata al 10% e a Roma gli ultimi dati la danno all'8%.

Tuttavia, è un errore madornale pensare che la partita di Roma sia circoscritta alla Capitale. La verità è un'altra: Berlusconi al crepuscolo vorrebbe portare nella tomba politica chiunque abbia capacità e ambizione di mettersi alla guida del grande fronte popolare che si sta formando nella nazione dietro la bandiera del nazionalismo.  

Berlusconi non è nazionalista esattamente come non è mai stato liberale. Berlusconi non ha mai avuto neppure la più vaga delle disponibilità a seguire le parole di Einaudi, i suoi consiglieri sono e sono stati Previti e Dell'Utri, Romani e la Santanchè. Tutti campioni a modo loro di varie virtù apprezzatissime dal Cavaliere, prima delle quali l'obbedienza.

Berlusconi non sa neppure dove inizi il concetto di libero mercato, di concorrenza, di efficienza delle istituzioni. Ha istrionicamente mercanteggiato con chiunque potesse risultargli utile, arrivò perfino a corteggiare Di Pietro - e non che all'interessato sia dispiaciuto, per carità. Ebbe innamoramenti per intellettuali come Lucio Colletti messi nel medesimo cesto assieme a personaggi come Apicella. 

E' stato potente, Berlusconi. Non si discute, ma miope, politicamente parlando. Non ha visto arrivare la catastrofe finanziaria quand'era al governo, e dire che Tremonti glielo ripeteva dalla mattina alla sera. Non ha capito che i tedeschi sono poco spiritosi, e ha insultato Schulz dandogli del nazista quand'invece non lo è. Schulz è solo un piccolo arrogante arrampicatore, un palloncino gonfiato a metano. 

Berlusconi soprattutto non ha visto, o meglio non ha avuto il coraggio di vedere, che c'era lo spazio e la forza per quelle riforme che ora in modo sgangherato sono state affidate alla signorina Madia e alla signorina Boschi, quando lui aveva a disposizione Bossi e Brunetta, Tremonti e Maroni.

Non le ha fatte perchè non gli interessava e perchè prima ancora non capiva. Miope e ottuso. E il paradosso di questa sua storia è che mentre lui traccheggiava passando le giornate a Palazzo Chigi e le nottate un po' a Palazzo Grazioli un po' a Villa San Martino allietato anche da Emilio Fede, in Europa tramontava proprio quel pensiero liberale e liberista del quale lui sosteneva d'essere l'alfiere. 

Chiuso dentro una bolla miliardaria, ferito nell'amor proprio e nel portafoglio prima ancora che nel fare politico da sentenze passate in giudicato su vicende antiche quanto orrende, l'affaire Mondadori su tutte, macellato dalla Procura di Milano con accuse infamanti sulle sue presunte condotte sessuali per poi venire assolto in Cassazione quando ormai la sua immagine era a brandelli, Berlusconi di nuovo non ha capito nulla di quel che sta accadendo in Italia, in Europa, nell'Occidente. 

Se avesse capito, non avrebbe solo aiutato Matteo Salvini in questa sua dura lotta politica uno contro tutto il sistema marcio di potere in Italia, l'avrebbe affiancato, e gli avrebbe passato il testimone. Invece no, miope e ottuso, ha cercato l'altro Matteo. Con lui sì, che ha trovato l'intesa. Si sono capiti al volo.

Una faccia, una razza.

Oggi, Berlusconi scegliendo Marchini ha messo la pietra tombale sulla sua personale storia politica e su quella di un partito che davvero alimentò le speranze di milioni di italiani. Sono finiti gli equivoci e proprio sul finire della sua parabola politica Berlusconi senza volerlo ha fatto la cosa migliore di tutte: è schiantato su un Marchini qualsiasi. 

Questo Paese che si chiama Italia ha disperato bisogno di una nuova grande alleanza di uomini e di donne che si uniscano innazitutto per la sopravvivenza della nazione e del nosto popolo, mai come oggi minacciato di sterminio. Sterminio economico col mostro Ue che sta per sbranarci tutti, sterminio sociale con orde immani che arrivano dall'Africa a centinaia di migliaia, sterminio fisico con assassini islamici che stanno preparando stragi tra la nostra gente.

Non è questione di destra o di sinistra: è il nazionalismo contro il mondialismo. Lo combattiamo o soccombiamo. Non c'è una terza via. Non c'è uscita dal campo di battaglia. Vincere o morire. 

E cosa volete che ne capisca, Berlusconi, dentro la sua bolla di miliardi e reggicalze.

Ma ci sono due giovani. C'è Giorgia Meloni, c'è Matteo Salvini. Sono la nostra unica speranza. Forza delle idee e coraggio per attuarle a loro non mancano.

E neppure a noi.

A voi? 

Max Parisi

www.studiostampa.com

lunedì 15 febbraio 2010

POL - Bertolaso, Italia punitrice di se stessa

Roma, 15 feb (Velino) - Da Menandro a Terenzio, dalla commedia greca a quella latina, e perfino - in contesti completamente diversi - da Baudelaire a Guido Gozzano, nella letteratura di tutti i tempi ritorna l’evocazione o il “topos” dell’”eautontimorumenos”, cioè del “punitore di se stesso”. Ma, lasciando da parte il grande teatro e la grande poesia, e scendendo alla piccola cronaca italiana di questi anni, l’impressione è che il nostro Paese, sotto la “guida” dei suoi cosiddetti “intellettuali” di riferimento, e con la grancassa dei media mainstream, abbia un talento speciale nell’autoinfliggersi umiliazioni e castighi ai limiti del masochismo collettivo. La cosa peggiore che, negli Stati Uniti, possa capitare a qualcuno, e in particolare a chi sta all’opposizione, è di essere definiti “unamerican”, di essere percepiti come contrari o estranei all’interesse nazionale e alla cultura del Paese. Qui da noi, pare invece sempre molto eccitante ritagliarsi la parte di chi demolisce le cose che funzionano, o di chi trascura sistematicamente di considerare la parte positiva, illuminata, creativa della nostra società. Il “Taccuino” del Velino, come sapete, ha una fissazione per tutto questo. E davvero, è inspiegabile la disattenzione della cultura e del giornalismo “ufficiali” per le cose che, nel nostro Paese, vanno nella direzione giusta: le famiglie buone amministratrici di se stesse, gli italiani proprietari di case all’85 per cento, il più basso livello di indebitamento privato dell’Occidente avanzato, i 5 milioni e mezzo di piccole e piccolissime imprese (su cui solo negli ultimissimi anni i grandi giornali hanno acceso qualche riflettore, ma con l’ipocrisia di chi - per evidenti ragioni di assetti proprietari - appartiene a tutt’altra area sociale ed economica). In questo quadro, a ben vedere, si colloca il tentativo di linciaggio in corso contro Guido Bertolaso. Non c’è solo la solita ventata giustizialista, con in più il gusto di colpire il governo Berlusconi là dove è stato più apprezzato dall’opinione pubblica, ma c’è qualcosa di più: c’è la voglia, neppure troppo sottotraccia, di demolire quel modello di Protezione civile che, dai casi Campania e Abruzzo, è oggi oggetto di ammirazione, invidia e soprattutto studio, in tutto il mondo. Il resto è una somma di dettagli, o comunque di tecnicalità meno rilevanti: un decreto si può correggere o no, così come è certamente possibile che, nel mare di interventi realizzati in tempi serrati e in totale emergenza, qualcosa possa non essere andato per il verso giusto, in termini di procedure. Ma si tratta di dettagli, appunto: travolti da una furia distruttrice e autodistruttrice dalla quale - per definizione - non può venire nulla di buono.

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