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venerdì 2 giugno 2017

Repubblica e Monarchia - Referendum !

Oggi, giorno in cui si festeggia una repubblica abusiva, governata da un governo abusivo, riporto le parole di S.M.il Re Umberto II tanto per riflettere un po' :
« Italiani! Nell'assumere la Luogotenenza Generale del Regno prima e la Corona poi, io dichiarai che mi sarei inchinato al voto del popolo, liberamente espresso, sulla forma istituzionale dello Stato. E uguale affermazione ho fatto subito dopo il 2 giugno, sicuro che tutti avrebbero atteso le decisioni della Corte Suprema di Cassazione, alla quale la legge ha affidato il controllo e la proclamazione dei risultati definitivi del referendum.
Di fronte alla comunicazione di dati provvisori e parziali fatta dalla Corte Suprema; di fronte alla sua riserva di pronunciare entro il 18 giugno il giudizio sui reclami e di far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli; di fronte alla questione sollevata e non risolta sul modo di calcolare la maggioranza, io, ancora ieri, ho ripetuto che era mio diritto e dovere di Re attendere che la Corte di Cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta.
Improvvisamente questa notte, in spregio alle leggi ed al potere indipendente e sovrano della Magistratura, il governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo, con atto unilaterale ed arbitrario, poteri che non gli spettano e mi ha posto nell'alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire la violenza.
Italiani! Mentre il Paese, da poco uscito da una tragica guerra, vede le sue frontiere minacciate e la sua stessa unità in pericolo, io credo mio dovere fare quanto sta ancora in me perché altro dolore e altre lacrime siano risparmiate al popolo che ha già tanto sofferto. Confido che la Magistratura, le cui tradizioni di indipendenza e di libertà sono una delle glorie d'Italia, potrà dire la sua libera parola; ma, non volendo opporre la forza al sopruso, né rendermi complice dell'illegalità che il Governo ha commesso, lascio il suolo del mio Paese, nella speranza di scongiurare agli Italiani nuovi lutti e nuovi dolori. Compiendo questo sacrificio nel supremo interesse della Patria, sento il dovere, come Italiano e come Re, di elevare la mia protesta contro la violenza che si è compiuta; protesta nel nome della Corona e di tutto il popolo, entro e fuori i confini, che aveva il diritto di vedere il suo destino deciso nel rispetto della legge e in modo che venisse dissipato ogni dubbio e ogni sospetto.
A tutti coloro che ancora conservano fedeltà alla Monarchia, a tutti coloro il cui animo si ribella all'ingiustizia, io ricordo il mio esempio, e rivolgo l'esortazione a voler evitare l'acuirsi di dissensi che minaccerebbero l'unità del Paese, frutto della fede e del sacrificio dei nostri padri, e potrebbero rendere più gravi le condizioni del trattato di pace. Con animo colmo di dolore, ma con la serena coscienza di aver compiuto ogni sforzo per adempiere ai miei doveri, io lascio la mia terra. Si considerino sciolti dal giuramento di fedeltà al Re, non da quello verso la Patria, coloro che lo hanno prestato e che vi hanno tenuto fede attraverso tante durissime prove. Rivolgo il mio pensiero a quanti sono caduti nel nome d'Italia e il mio saluto a tutti gli Italiani. Qualunque sorte attenda il nostro Paese, esso potrà sempre contare su di me come sul più devoto dei suoi figli. Viva l'Italia ! 

E io aggiungo...VIVA IL RE ! 

www.studiostampa.com

mercoledì 23 marzo 2016

Il referendum sulle trivellazioni spiegato in 2 minuti !

Il referendum sulle trivellazioni spiegato in 2 minuti
Pubblicato da Magazine Zero su Martedì 22 marzo 2016
www.studiostampa.com

martedì 22 marzo 2016

TANTO VOTARE SI NON SERVE A NIENTE: LASCIAMOLI TRIVELLARE !

Perché anche gli ambientalisti si dovrebbero opporre a una burla in forma referendaria

Sul referendum del 17 aprile finora sono state dette cose talmente paradossali che l’unica risposta è scegliere tra un secco NO a prescindere oppure prepararsi ad una bella gita fuori porta, piuttosto che essere di nuovo complici di scelte autolesioniste. Come ha detto qualcuno, “non in mio nome”.
La realtà è che il quesito referendario riguarda solo la durata delle trivellazioni già in atto entro le 12 miglia dalla costa, e non le attività petrolifere sulla terraferma, né quelle in mare che si trovano a una distanza di 22 chilometri dalla costa. Con la vittoria del  Sì verranno bloccate tutte le concessioni per estrarre il petrolio quando scadranno i contratti. Saranno interessati dalla misura tre giacimenti mentre, non saranno toccati ben 106 piattaforme petrolifere presenti nel mare italiano per estrarre petrolio o metano.
Il referendum non deciderà nulla sulle nuove perforazioni (altro che NO Trivelle!) ma riguarderà la durata delle concessioni già in essere, dove ci sono già piattaforme di estrazione di gas metano in alcuni casi da 30 anni. Al raggiungimento del quorum, si andrebbe a determinare la cessazione immediata delle attività di estrazione alla scadenza dei contratti, anche qualora sotto ci sia rimasto ancora gas. In pratica da un giorno all’altro rinunceremmo a circa il 60-70% della produzione di gas nazionale.
Non potendo improvvisamente sopperire a questo fabbisogno con le fonti rinnovabili, adeguatamente boicottate dalle lobby che manovrano la politica, il tutto si tradurrebbe in maggiori importazioni ed incremento di traffico navale – che statisticamente è maggiormente soggetto ad incidenti e quindi a disastri ambientali –  nei nostri mari, con un forte impatto sulla nostra bolletta energetica e senza alcun miglioramento ambientale, anzi…
Il referendum non fermerà le “trivelle” nelle Tremiti poiché tale pericolo realmente non vi è mai stato. Il referendum non fermerà la dipendenza  dell’Italia dal petrolio ma, al contrario, la renderà ancora più dipendente da esso. Le ricadute pratiche riguardano aree marine dove geologicamente si sono accumulati solo giacimenti di gas metano, quindi non sarebbe uno stop al petrolio, che in Italia viene estratto quasi esclusivamente a terra, ma uno stop al gas, ovvero a una fonte energetica più pulita la cui introduzione ha portato alla riduzione dell’uso dei combustibili fossili.
Altro falso propugnato dai soliti noti, è che gli impianti di perforazione uccidono il turismo. La maggiore concentrazione di piattaforme in Italia si ha davanti alla riviera romagnola, che è anche la zona con maggiori presenze turistiche. Estrazione di gas e sviluppo della costiera romagnola sono andati avanti di pari passo da cinquant’anni. Viceversa regioni senza trivelle e che si preoccupano tanto gridando al pericolo, hanno spiagge fatiscenti, depuratori non funzionanti e discariche abusive nel bel mezzo dei parchi naturali e uno spaventoso proliferare di biogas cancerogeno.
Senza contare poi l’ingiustificato e antiscientifico allarme terremoti. Un esito positivo del referendum avrebbe un impatto devastante sull’economia di alcune regioni come Emilia Romagna e Marche, con 6000 persone che perderebbero il lavoro in 2 anni. Di contro, i benefici per l’ambiente sono tutti da dimostrare paragonati alle certezze rappresentate dalle ripercussioni economiche. Tutti vogliamo un mondo più pulito, sappiamo che le rinnovabili sono il futuro ma non ancora il presente purtroppo, e occorre uno sforzo verso la riconversione dotandosi di un Piano Nazionale sull’Energia. Ma affondare il “sistema gas” senza avere la forza di affrontare drasticamente il problema, cioè liberarci dalle bolle speculative come il presunto biogas o gli inceneritori e dalle influenze delle lobby affaristiche, è fare come “il marito che per fare dispetto alla moglie se lo taglia”.
Le ragioni del “sì” all’abrogazione sono portate avanti esclusivamente dallo pseudo ambientalismo di sinistra, con tutte le sue ramificazioni e con le solite argomentazioni incomplete e pavide, quando non economicamente interessate. Si ripropongono i soliti cliché stantii più volte riproposti, mentre nessuna parola sul fatto che se esiste qualcuno che mette a repentaglio il turismo, la pesca e l’ecosistema italiano non è l’attività estrattiva che va avanti da un secolo, ma le politiche criminali imposteci dall’Europa attraverso governi non democraticamente eletti. Con l’usuale atteggiamento vittimistico e anti italiano, si sottolinea che le royalties nostrane sono le più basse al mondo (7% circa) sull’attività estrattiva, dimenticando l’ingente mole di lavoratori impiegati nell’indotto, quasi tutti italiani (e le necessità di più onerose raffinazioni rispetto ai giacimenti stranieri, NdR). Curioso poi che la risposta a guadagni troppo bassi sia la soppressione delle attività e non la lotta per l’innalzamento delle entrate. 
Abbiamo il dovere, già ricordato in precedenza, di non lasciare a queste associazioni la libertà di far circolare esclusivamente il proprio messaggio, e soprattutto di continuare a ingannare il popolo facendo passare l’assioma che la difesa dell’ambiente sia esclusivo patrimonio della sinistra radical chic.
Emanuele Campilongo 

sabato 20 luglio 2013

500 mila firme per salvare la giustizia italiana, anche il Pdl firma il referendum dei radicali

(MeridianaNotizie) Roma, - Responsabilità civile dei magistrati, il rientro nelle proprie funzioni fuori ruolo; l’abolizione dell’ergastolo e la separazione delle carriere. Il partito dei radicali punta il dito contro la lentezza del sistema giudiziario italiano, lanciando un referendum suddiviso in sei quesiti. Con l’obiettivo delle 500 mila firme, il partito di Pannella, rappresentato da  Elisabetta Zamparutti si è radunato allo slogan “Questa giustizia può colpire anche te”. 

Fonte: Meridiananotizie - Articolo Completo QUI

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mercoledì 15 giugno 2011

Referendum Acqua. E ora? Non c'e' alternativa a fregare chi ha vinto....

Comunicato di Vincenzo Donvito 14 giugno 2011 12:57
I referendum sull'acqua hanno abrogato la possibilita' che il servizio idrico sia affidato ad aziende private e che gli investimenti dei privati siano remunerativi. Da quanto ci dicono gli analisti del voto, grossomodo la meta' degli elettori era consapevole di questo, mentre l'altra meta' ha votato SI' solo per prendersela con il Governo.
Cosa succedera' ora alla nostra acqua? “Nostra” perche' era -prima del referendum- e restera' pubblica.
Una crassa e diffusa disinformazione ha fatto il suo gioco. Un esempio per tutti: sabato 11 giugno al TG3 delle 23, lo specifico spot istituzionale diceva: “si vota per abrogare l'obbligo della Pa a far gestire il servizio idrico ai privati”. Ora il gioco e' concluso com'era -raggiunto il quorum- facilmente prevedibile.
Le societa' private che oggi gestiscono il servizio idrico devono quindi essere dismesse e sostituite da enti pubblici e ai privati che hanno investito capitali bisogna far presente che i loro soldi non sono piu' remunerati.
A Firenze, per esempio, Publiacqua spa deve essere mandata a casa e sostituita da, presumibilmente, un consorzio dei Comuni che fruiscono di quel servizio. I Comuni dove prenderanno i soldi per la gigantesca operazione che Publiacqua ha avviato di risistemazione della rete? Da dove li prendono tradizionalmente: i tributi e il pagamento del servizio in se'.
E cosa diremo all'Ue rispetto all'obbligo di concorrenza anche nei servizi di pubblica utilita'? Boh!!
Queste cose si sapevano anche prima e sono confermate dal responso referendario.
Abbiamo una pessima impressione, che chi la prendera' in saccoccia saranno i soliti, cioe' chi ha votato in un modo, che poi si ritrovera' con norme diverse. Non sarebbe la prima volta. Come dimenticare che gli italiani hanno bocciato il finanziamento pubblico ai partiti, che oggi e' presente anche piu' consistente di prima, solo che lo chiamano rimborso spese elettorali? Come dimenticare che gli Italiani abolirono il Ministero dell'Agricoltura e poi fu fatto, e continua ad esserci, il Ministero delle Politiche Agricole? Come dimenticare che gli italiani abrogarono le norme che impedivano la responsabilita' civile dei magistrati, e poi furono introdotte norme che scaricavano sullo Stato questa responsabilita'?
Perche' non dovrebbe accadere questo anche per l'acqua? O c'e' forse qualcuno che pensa, sempre per restare all'esempio fiorentino, che Publiacqua spa verra' mandata a casa e sara' sostituita con qualcosa tipo “Acquedotto Pugliese”? O che il governatore della Toscana, Enrico Rossi, gran sostenitore del SI' ai referendum acqua, sosterra' di triplicare o quadruplicare le attuali bollette idriche che' altrimenti non ci sara' un becco di un quattrino per finire di rimodernare la rete e quindi evitare di usare il modello pugliese, cioe' quello di una rete fatta di buchi con intorno pezzi di tubo? E per passare all'esempio pugliese, dove trovera' i soldi e la managerialita' il governatore Nichi Vendola, per i propri tubi bucati se non nella conferma dell'attuale gestione, magari con qualche partitocrate piu' fedele alla sua maggioranza?
Sembra che non si alternativa al tradizionale motto: fatta la legge gabbato lo santo. Dove la legge e' il responso referendario, e il santo sono gli elettori, per l'ennesima volta' esautorati nella loro funzione legislativa (pur se solo abrogativa) prevista dalla Costituzione.
Siamo estremi nel considerare che non ci sia alternativa a fregare chi ha vinto?

IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

sabato 11 giugno 2011

Riceviamo dal Governo e Pubblichiamo.

         Caro Giancarlo,
in questi giorni Berlusconi ha detto con chiarezza che considera i referendum inutili ma da rispettare nel loro esito, che non influirà sull'azione di governo. Ieri ha poi detto con chiarezza che lui non andrà a votare.
Approfondiamo il perchè questi referendum sono inutili: il legittimo impedimento è stato già "abbattuto" dalla Corte costituzionale; sul nucleare il governo ha già fatto una moratoria, sospendendo l'attuazione delle procedure per il ritorno al nucleare in Italia, per superare l'onda emotiva dopo il disastro in Giappone e attendere le decisioni dell'Unione europea.
Per quanto riguarda i due referendum sull'acqua va ribadito che l'acqua non è privatizzata, la legge dice che rimane un bene pubblico. Si apre ai privati solo la gestione delle reti, per superare le attuali carenze e sprechi.
La realtà è che tutti questi referendum sono nati solo per attaccare il governo. In modo evidente i primi due in modo più sbudolo quelli sull'acqua, che confermano le contraddizioni e la tradizione della sinistra italiana: ogni posizione è strumentale e può essere disinvoltamente modificata a seconda delle contingenze politiche.
Infatti sulla concessione anche a privati dei servizi di distribuzione dell'acqua il disegno di legge "di riordino dei servizi pubblici locali", tra i quali l'acqua potabile, fu presentato proprio dal governo dell'Unione il 7 luglio 2006, nei primi mesi della scorsa legislatura, a firma: Romano Prodi, Linda Lanzillotta, Pier Luigi Bersani, Giuliano Amato, Antonio Di Pietro, Emma Bonino.
In diversi video disponibili on line Bersani fino a poco tempo fa si opponeva ai referendum comunali sulla gestione dell'acqua ai privati dicendo l'esatto contrario di quanto sostiene ora. Un esempio: parlando a Carpi il 18 settembre del 2008, Bersani disse testualmente:... "Poi subentra il tema della gestione. Come faccio a fare in modo che si perda meno acqua, che si depuri bene, che si facciano investimenti sensati? Devo chiamare uno che è capace di fare quel mestiere lì!". Per l'appunto ciò che prevede la legge Ronchi contro la quale il Pd si è decisamente schierato nella battaglia referendaria. I due quesiti referendari chiedono di eliminare altrettanti articoli della legge Ronchi che disciplina le gare e gli utili d'impresa in caso di apertura ai privati adeguandosi alle norme europee.
L'acqua "bene pubblico" non è messa assolutamente in pericolo. Anzi: a metterla a rischio sono gestioni come quella dell'Acquedotto pugliese - modello Vendola - che perde oltre il 40 per cento dell'acqua e aumenta le tariffe di oltre il 10 per cento. E questi saranno gli effetti del sì ai referendum sull'acqua: non potendo ricorrere ai capitali privati, per ammodernare gli acquedotti molti sindaci sono stati e saranno costretti ad aumentare le tasse locali.
Ultima considerazione. La scelta del non voto è legittima perchè sta a chi ha proposto i referendum l’onere di convincere la metà più uno dei cittadini dell’importanza di un voto su temi che una esigua minoranza (bastano 500.000 cittadini su 50 milioni di elettori) ha voluto proporre all’attenzione di tutti, per cambiare leggi votate dalla maggioranza parlamentare, che è già espressione della maggioranza dei cittadini, scelta con libere elezioni. Per questo i padri costituenti hanno messo un quorum così impegnativo nel caso di questo tipo di referendum...
Grazie per l'attenzione.
Cordialmente,
on. Antonio Palmieri
responsabile internet PDL

IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

sabato 4 giugno 2011

REFERENDUM SI E NO !

Se mai dovessi andare a votare voterei 4 NO e ben motivati che qui sarebbe troppo lungo spiegare ma NON andrò a votare perché il Referendum è quanto di meno Democratico esista e mi spiego:
  • se il 49 % va a votare e la TOTALITA' vota SI non passa per il mancato raggiungimento del quorum.
  • se il 51 % va a votare ed il 26% dice NO ed il 25% dice SI vince il NO.
se questa è DEMOCRAZIA io sono Tibetano il 26 % vince mentre il 49% perde.

                                                    A presto. (Spero in DEMOCRAZIA).

IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

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