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lunedì 26 ottobre 2020

Malattie e spunti di riflessione.

Le istituzioni torneranno ad essere credibili e supportate appena smetteranno di dare gli inutili numeri di positivi e inizieranno a dare i numeri reali di malati e morti mensili raffrontati a quelli degli ultimi 5 anni.
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  • Fonte Prof. Matteo Bassetti- Infettivologo.
    "Ho chiesto per mesi di attrezzarci.
    Il mio timore era che la gente, allarmata da una comunicazione schizofrenica fatta di terrorismo e di sensazionalismo, in autunno/inverno potesse riversarsi negli ospedali al primo sintomo influenzale per la paura che gli era stata trasmessa.
    Sapevo che questo avrebbe comportato un grave rischio ai fini della propagazione del virus e del sovraccarico per gli ospedali.
    Oltre ad attrezzarsi, infatti nei mesi estivi andava spiegato alla gente che l'infezione da Covid, nella stragrande maggioranza dei casi, decorre in maniera lieve e si poteva gestire a casa. Questo non è stato fatto e i risultati si vedono nei nostri ospedali. Si è detto alle persone che il Covid era sempre una malattia devastante, che dava sempre complicazioni perpetue e che buona parte dei contagiati sarebbe finito intubato o morto, così, non appena qualcuno ha un sintomo, corre in ospedale a farsi curare e ricoverare per paura di non avere cure adeguate a casa.
    Altro che dirmi (come fa qualcuno in malafede...e sono tanti) che non dovevo dire che la malattia era più gestibile.
    Che siano loro a farsi un esame di coscienza e a pensare che disastro hanno combinato.
    I danni rischiano di essere devastanti.
    La politica della paura non serve a nessuno.
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  • Gli ospedali vanno in crisi perché la popolazione viene terrorizzata e, al minimo malessere, invece di parlare col proprio medico, si precipitano al Pronto Soccorso chiedendo di fare il tampone e se hanno il raffreddore di essere ricoverati per patologie che potrebbero essere curate a casa, seguiti dal medico.
    Quando ci faranno vedere i dati con gli attuali malati e morti raffrontati a quelli degli ultimi 5 anni potranno anche essere credibili. Ora gli unici dati che "urlano" su tutti i mezzi sono il numero di tamponi e il numero di positivi, CHE NON SONO MALATI, Infine ci dicono che muoiono circa 150/200 persone al giorno, senza mai specificare di cosa muoiono.
    LA NORMALITÀ DEGLI ULTIMI ANNI, NEL PERIODO INFLUENZALE, È DI OLTRE 300 MORTI AL GIORNO PER UN TOTALE DI CIRCA 60.000 MORTI. Su una media totale Italia di 700.000 morti anno. 

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lunedì 29 luglio 2019

Case Farmaceutiche, Malattie e Soldi !

La Produzione e il Marketing vedono l’Essere Umano come Cliente e non come Paziente,  quindi, debbono necessariamente considerare che: 

1)  se il Paziente muore non consuma più e il Cliente è perso; 
2)  se il Paziente guarisce non consuma più e il Cliente è perso; 

Pertanto tutti gli sforzi e gli investimenti sulla ricerca saranno probabilmente orientati alla messa a punto di farmaci che mantengano in vita il Paziente/Cliente più a lungo possibile e che abbiano una serie di effetti collaterali che rendano indispensabile l’assunzione di altri farmaci che prevedano la copertura con gastroprotettori ecc. ecc. 
Purtroppo penso che la realtà sia questa ! 
Quando poi non passano direttamente ad inventare nuove malattie con già pronta la cura da acquistare.
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giovedì 29 marzo 2018

Mangiate solo Cibi COTTI !

Listeria - Informazioni generali

La listeriosi è un’infezione causata dal batterio Listeria monocytogenes, generalmente dovuta all'ingestione di cibo contaminato e pertanto classificata fra le malattie trasmesse attraverso gli alimenti (tossinfezioni alimentari).
Nonostante evidenze della malattia siano state descritte fin dalla fine dell’800 in diverse specie animali, il primo caso umano di listeriosi è stato riportato nel 1929, e il primo caso perinatale nel 1936.

Nei Paesi occidentali, la malattia si sta rivelando sempre più un importante problema di sanità pubblica. Seppur relativamente rara, infatti, si può manifestare con un quadro clinico severo e tassi di mortalità elevati soprattutto in soggetti fragili quali neonati, anziani, donne gravide e adulti immuno-compromessi. Inoltre, negli ultimi anni, si sono verificate frequenti epidemie, soprattutto in seguito alla distribuzione di cibo contaminato attraverso le grandi catene di ristorazione.

Il batterio che causa la listeriosi è ubiquitario, molto diffuso nell’ambiente e si trova comunemente nel suolo, nell’acqua, nella vegetazione e nelle feci di numerose specie animali, senza che questi mostrino sintomi apparenti. Può contaminare qualunque livello della catena di produzione e consumo degli alimenti. Può crescere e riprodursi a temperature variabili da 0 a 45°C, tende a persistere nell’ambiente e quindi essere presente anche in alimenti trasformati, conservati e refrigerati. Gli alimenti principalmente associati all’infezione da listeriosi comprendono: pesce, carne e verdure crude, latte non pastorizzato e latticini come formaggi molli e burro, cibi trasformati e preparati (pronti all’uso) inclusi hot dog, carni fredde tipiche delle gastronomie, insalate preconfezionate, panini, pesce affumicato. Più raramente le infezioni possono verificarsi attraverso il contatto diretto con animali, persone o l’ambiente contaminato.

Sintomi
La dose infettiva di Listeria è non è certa: il rischio di sviluppare la malattia si ha anche con bassi livelli di carica batterica, anche se la maggior parte dei soggetti adulti in buona salute non presenta alcun sintomo dopo il consumo di alimenti contaminati o può presentare sintomi gastroenterici quando la contaminazione è molto elevata.

La listeriosi può assumere diverse forme cliniche, dalla gastroenterite acuta febbrile più tipica delle tossinfezioni alimentari, che si manifesta nel giro di poche ore dall’ingestione (ed è autolimitante nei soggetti sani), a quella invasiva o sistemica.

Le donne in gravidanza di solito manifestano una sindrome simil-influenzale con febbre e altri sintomi non specifici, come la fatica e dolori. Tuttavia, le infezioni contratte in gravidanza possono comportare serie conseguenze sul feto (morte fetale, aborto, parto prematuro, o listeriosi congenita). In adulti immuno-compromesse e anziani, la listeriosi può causare meningiti, encefaliti, gravi setticemie. Queste manifestazioni cliniche sono trattabili con antibiotici, ma la prognosi nei casi più gravi è spesso infausta. L’incubazione media è di 3 settimane (ma può prolungarsi fino a 70 giorni).

Prevenzione e trattamento
La migliore strategia di lotta alla listeriosi passa attraverso una efficiente prevenzione, che si può facilmente attuare applicando le generali norme di igiene e attenzione previste per tutte le altre tossinfezioni alimentari:

Raccomandazioni per il lavaggio e la manipolazione degli alimenti:
  • risciacquare accuratamente gli alimenti crudi, come frutta e verdura, sotto l’acqua corrente prima di mangiarli, tagliarli o cuocerli (anche se verranno sbucciati)
  • pulire alimenti come meloni e cetrioli con una spazzola pulita
  • asciugare i prodotti con un panno pulito o un tovagliolo di carta
  • separazione delle carni crude dalle verdure e dai cibi cotti e pronti al consumo.
Raccomandazioni per la cucina:
  • lavare le mani, i coltelli, i piani di lavoro, e i taglieri dopo manipolazione e la preparazione cibi crudi
  • mantenere la temperatura del frigorifero entro i 4°C e del congelatore sotto i -17°C
  • mantenere il frigorifero pulito, soprattutto da avanzi di carni cruda
  • pulire le pareti interne e ripiani del frigorifero con acqua calda e sapone liquido.
Raccomandazioni per la cottura della carne:
  • cuocere accuratamente e completamente il cibo derivato da animali.
Raccomandazioni per la conservazione sicura degli alimenti:
  • consumare i prodotti precotti, o pronti per il consumo alimentare, appena possibile
  • non conservare i prodotti refrigerati oltre la data di scadenza
  • dividere gli avanzi di cibo in contenitori poco profondi così da farli raffreddare più velocemente, chiuderli e consumarli entro 3-4 giorni.
Raccomandazioni sui cibi da preferire/evitare:
  • non mangiare formaggi molli (o bere latte) se non si ha la certezza che siano prodotti con latte pastorizzato.
In particolare, i soggetti a rischio, come le donne in gravidanza e le persone immunodepresse, dovrebbero anche:
  • evitare di mangiare panini contenenti carni o altri prodotti elaborati da gastronomia senza che questi vengano nuovamente scaldati ad alte temperature
  • evitare di contaminare i cibi in preparazione con cibi crudi e/o provenienti dai banconi dei supermercati e delle delicatessen
  • non mangiare formaggi molli se non si ha la certezza che siano prodotti con latte pastorizzato
  • non mangiare paté di carne freschi e non inscatolati
  • non mangiare pesce affumicato, a meno che non sia inscatolato in forme che non deperiscono a breve scadenza.
Dal punto di vista istituzionale, la listeriosi rientra nel gruppo di malattie per le quali sono stati stabiliti sia negli Stati Uniti che in Europa reti di sorveglianza sulla sicurezza alimentare con obbligo di denuncia. Queste reti, volte a individuare focolai di infezione e determinarne la causa, permettono di agire sia ritirando i prodotti dal mercato che adottando le necessarie misure nei confronti degli impianti di produzione e informando la popolazione a rischio.

Data la sua natura batterica, il trattamento della malattia passa attraverso una terapia antibiotica, sia per gli adulti che per i bambini. Una cura antibiotica somministrata precocemente a una donna incinta può prevenire la trasmissione della malattia al feto. 


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martedì 2 febbraio 2016

Prof. Emilio Del Giudice - Fisico: La legge della biologia richiede la cooperazione, la legge dell'economia richiede la competizione. La legge dell'economia genera malattia, genera patologie, vediamo come.

L'economia é intrinsecamente un fatto patologico (E.Del Giudice)Pro. Emilio Del Giudice - FisicoLa legge della biologia richiede la cooperazione, la legge dell'economia richiede la competizione. La legge dell'economia genera malattia, genera patologie, vediamo come. Video: In un regime fondato sulla competizione la salute e la felicità non potranno mai esistere. https://www.youtube.com/watch?v=L4jvrtHwdBQ
Pubblicato da Te lo regalo se vieni a prenderlo su Giovedì 25 giugno 2015
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domenica 29 marzo 2015

ATTENZIONE ! (VIDEO CON IMMAGINI-SHOCK) Uomo mangia Sushi si ritrova completamente invaso dai VERMI.


L’anisakidosi, o malattia del “verme delle aringhe”, è un disturbo causato dall’anisakis, ossia nematodi (vermi) parassiti che si annidano nelle pareti dello stomaco. Il modo migliore per prevenirlo è cercare di non mangiare pesce crudo o poco cotto.

L’anisakidosi è diffusa soprattutto nelle zone dove si mangia abitualmente il pesce crudo, ad esempio in Giappone, tuttavia, da quando mangiare il sushi è diventato una moda, sono stati riferiti casi negli Stati Uniti, in Europa, nel Sud-America e in altre zone.

Chiunque mangi pesce o calamari crudi o poco cotti 
è in realtà a rischio. 

Introduzione

L’anisakidosi, o malattia del “verme delle aringhe”, è un disturbo causato dall’anisakis, ossia nematodi (vermi) parassiti che si annidano nelle pareti dello stomaco. Il modo migliore per prevenirlo è cercare di non mangiare pesce crudo o poco cotto.

L’anisakidosi è diffusa soprattutto nelle zone dove si mangia abitualmente il pesce crudo, ad esempio in Giappone, tuttavia, da quando mangiare il sushi è diventato una moda, sono stati riferiti casi negli Stati Uniti, in Europa, nel Sud-America e in altre zone.

Cause

L’anisakis non può essere trasmesso tra gli esseri umani.
Anisakidosi, ciclo vitale

Alcuni mammiferi marini infetti (ad esempio le balene, i delfini o i leoni marini) defecano nel mare rilasciando le uova del parassita, che diventeranno larve; quest’ultime sono ingerite dai calamari, a loro volta preda dei pesci.

Esistono prove a sostegno del fatto che, se il pesce non viene eviscerato subito dopo essere stato pescato, le larve si possono spostare dall’apparato digerente alla carne. I cicli vitali di tutti i generi di anisakis connessi alle infezioni degli esseri umani sono simili.

I parassiti vengono rinvenuti di frequente nelle carni del merluzzo, dei pesci simili al merluzzo, della passera di mare, del salmone del Pacifico, delle aringhe e della rana pescatrice.

Quando l’uomo mangia pesci, o calamari crudi o poco cotti (il pesce e i crostacei sono le principali fonti di contagio), ingerisce anche le larve dei nematodi; penetrate all’interno dell’organismo le larve invadono l’apparato digerente.

Con le appendici anteriori, le larve dei nematodi presenti nel pesce o nei crostacei si incistano nella parete dell’apparato digerente, a livello della tonaca muscolare (in alcuni casi possono penetrare più in profondità nella parete intestinale, perforarla e raggiungere il resto dell’organismo).
Le larve producono una sostanza che attrae nella zona gli eosinofili e gli altri globuli bianchi dell’ospite. Le cellule ospiti infiltrate formano un granuloma nei tessuti che circondano il parassita. All’interno dell’apparato digerente, il nematode può staccarsi e riattaccarsi più volte alle pareti. Il parassita raramente giunge a maturazione negli esseri umani: di norma viene eliminato spontaneamente entro tre settimane dall’infezione. Se rimane all’interno dei tessuti, finisce per essere rimosso e fagocitato dalle difese immunitarie dell’ospite.

Alla fine quindi muoiono, lasciando una massa infiammata nell’esofago, nello stomaco o nell’intestino.

Alcune persone, dopo o durante l’ingestione di pesce crudo o poco cotto, avvertono una sensazione di prurito in gola: si tratta del verme che si muove nella bocca o nella gola.In questi casi è possibile estrarlo dalla bocca oppure espellerlo tossendo e prevenire così l’infezione.

Altri, invece, avvertono anche lo stimolo a vomitare e riescono così ad espellere il parassita dall’organismo.

Sintomi

Tra i sintomi dell’anisakidosi ricordiamo:

dolore addominale,
nausea,
vomito,
distensione addominale,
diarrea,
sangue e muco nelle feci,
febbre lieve.
Nei casi più gravi il paziente soffre di forte mal di pancia, molto simile a quello dell’appendicite acuta, accompagnato da una sensazione di nausea.

Entro alcune ore dall’ingestione delle larve infette è possibile avvertire un forte dolore addominale, nausea e vomito e solo in alcuni casi le larve vengono espulse col vomito. Se invece arrivano nell’intestino si ha una grave reazione immunitaria granulomatosa, da una a due settimane dopo l’infezione: i sintomi sono simili a quelli del morbo di Crohn.

I sintomi possono manifestarsi da un’ora a due settimane dopo l’ingestione di pesce (o molluschi crudi o poco cotti). Di solito, nei pazienti colpiti, viene rinvenuto un solo parassita.

Pericoli

Nei casi più gravi l’anisakiasi è molto dolorosa e può essere risolta solo con l’intervento chirurgico. La rimozione chirurgica dell’anisakis dalla lesione è l’unico metodo sicuro per alleviare il dolore e per eliminare la causa del disturbo, perché in generale non è consigliabile attendere che il parassita muoia.
I sintomi di solito continuano per un po’ dopo la morte del parassita, infatti, durante la rimozione chirurgica, si possono evidenziare lesioni che contengono solo i resti del parassita. È stato inoltre riferito, in seguito a un intervento esplorativo in laparotomia, un caso di stenosi pilorica (restringimento e indurimento del piloro, la valvola che separa lo stomaco dall’intestino) dovuto a un verme non rimosso.

Anche quando sono ben cotte le larve di Anisakis sono molto pericolose per gli esseri umani. Quando infettano il pesce, anisakidi (e le specie imparentate come il verme delle foche Pseudoterranova spp. e il verme del merluzzo Hysterothylacium aduncum) rilasciano diverse sostanze biochimiche nei tessuti circostanti. Spesso, inoltre, vengono ingerite intere, all’interno di un trancio di pesce. Si possono quindi verificare manifestazioni allergiche acute, ad esempio l’orticaria e lo shock anafilattico, accompagnate o meno dai sintomi gastrointestinali. La frequenza dei sintomi allergici connessi al consumo di pesce ha portato a ipotizzare l’esistenza dell’anisakiasi gastroallergica, una reazione allergica acuta mediata dalle IgE.

Nelle persone che lavorano nella catena di conservazione del pesce è stata riscontrata una forma di allergia occupazionale che provoca
asma,
congiuntivite,
dermatite da contatto.
Per i parassiti l’essere umano è l’ospite finale, le larve dell’Anisakis e dello Pseudoterranova non sono in grado di sopravvivere all’interno dell’apparato digerente umano ed alla fine muoiono.

È inoltre possibile che si verifichi la perforazione intestinale, che va affrontata tempestivamente, perché è una situazione di emergenza.

Diagnosi

Nel Nordamerica si arriva alla diagnosi di anisakidosi di norma quando il paziente avverte una sensazione di prurito o bruciore in gola e poi tossisce via o estrae dalla bocca il verme anisakis.

Nei casi in cui il paziente vomita o espelle il parassita tossendo, il disturbo può essere diagnosticato con un semplice esame visivo del nematode (l’Ascaris lumbricoides, il cosiddetto “verme” è un parente terrestre degli anisakis: anche gli anisakis possono risalire nella gola e nelle cavità nasali). Negli altri casi può essere necessario l’endoscopio, cioè un dispositivo a fibre ottiche che permette al medico di esaminare l’interno dello stomaco e la parte iniziale dell’intestino tenue. L’endoscopio è dotato, a un’estremità, di una piccola pinza meccanica che può essere usata per rimuovere il verme. Altri casi ancora sono diagnosticati individuando la lesione granulomatosa con un intervento in laparotomia. Per scoprire il parassita è stato messo a punto un test allergologico RAST, che però non è ancora in commercio.

In alternativa per diagnosticare il disturbo spesso ci si basa sulla storia del paziente, che riferisce di aver mangiato pesce o calamari crudi o non ben cotti. La conferma della diagnosi di norma avviene poi come detto per via endoscopica o radiografica, oppure ancora per via chirurgica se il verme si è già annidato nelle pareti dell’apparato digerente.

Cura e terapia

La terapia dell’anisakidosi consiste generalmente nella rimozione del parassita dall’organismo, mediante endoscopia o intervento chirurgico.

In alcuni casi invece l’infezione guarisce ricorrendo unicamente alla terapia sintomatica, mentre in altri casi, al contrario, può provocare una lieve ostruzione intestinale per la quale può essere necessario l’intervento.

Sono stati infine riportati casi di efficacia di una terapia non chirurgica a base di albendazolo.

Prevenzione

Per prevenire il disturbo è sufficiente evitare il pesce e i calamari crudi o poco cotti.

La Food and Drug Administration consiglia le seguenti modalità di preparazione e conservazione per uccidere i parassiti eventualmente presenti nel pescato:

Cottura (del pesce e dei molluschi).

Il pesce e molluschi vanno cotti bene, devono raggiungere una temperatura interna di almeno 63 °C.

Congelamento (pesce):

Ad almeno -20 °C per 7 giorni (in totale), oppure
Ad almeno -35 °C fino a solidificazione, poi conservazione ad almeno -35 °C per 15 ore
Ad almeno -35 °C fino a solidificazione poi conservazione ad almeno -20 °C per 24 ore.

Revisione scientifica e correzione a cura del Dr. Guido Cimurro (farmacista)
Le informazioni contenute in questo articolo non devono in alcun modo sostituire il rapporto dottore-paziente; si raccomanda al contrario di chiedere il parere del proprio medico prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata. 

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sabato 15 marzo 2014

SALUTE: ECCO GLI ANTIBIOTICI NATURALI !

Propoli
La propoli infatti può servire per curare il raffreddore, il mal di gola e il mal di denti, riesce ad agire contro le micosi, possiede proprietà cicatrizzanti ed è in grado di stimolare le risorse immunitarie dell’organismo. Se assumiamo la propoli a basse dosi, riusciamo a bloccare i batteri, mentre, se ne assumiamo dosi più elevate, i batteri vengono uccisi. Da ricordare che la propoli ha anche un’azione antiossidante valida contro i radicali liberi. Quindi la propoli è un ottimo antibiotico naturale contro l’influenza e il raffreddore.
Estratto di semi di pompelmo
Da non dimenticare anche l’estratto dei semi di pompelmo, che riesce a sconfiggere più di cento tipi di funghi e circa 800 batteri. Questo estratto potrebbe essere usato nelle forme influenzali, nelle infezioni gastrointestinali, in alcune micosi, soprattutto quando queste patologie si verificano a causa dell’indebolimento del sistema immunitario. Possiamo trovare l’estratto di semi di pompelmo sotto forma di integratore.
Tea tree oil
Il tea tree oil è un olio essenziale che si estrae dall’albero del tè. Quest’olio si dimostra un valido antibatterico, antimicotico e antivirale e viene consigliato soprattutto per trattare le irritazioni cutanee, le scottature, le gengiviti, l’herpes e le punture di insetti.
Aglio
Un altro antibiotico naturale può essere considerato l’aglio, ricco di sali minerali e diversi tipi di vitamine, fra le quali A, B1, B2 e C. Si può considerare un battericida e un antisettico. Riesce a stimolare il cuore e a facilitare la circolazione, consentendo la depurazione del sangue. L’aglio, inoltre, contrasta diversi germi.
Miele
Da non sottovalutare nemmeno le proprietà del miele, altra sostanza naturale di cui non dovremmo mai fare a meno. Esso possiede delle straordinarie proprietà curative, in quanto è un ottimo sedativo della tosse, ha degli effetti antibiotici, anche applicato sulla pelle per uso topico. Da non trascurare sono le sue proprietà antinfiammatorie e, proprio per questo, è adatto in caso di punture di insetti. Da questo punto di vista è un rimedio adatto anche per i bambini. E’ ricco di polifenoli e, quindi, agisce contro i danni provocati dai radicali liberi e si dimostra curativo nei confronti dell’acne.
Argento colloidale
Forse non tutti conoscono l’argento colloidale, che si dimostra un aiuto importante per la salute e la bellezza. Questa sostanza ha delle proprietà rigeneranti per la pelle e agisce come un antibatterico, un antivirale e un antifungino. In passato veniva utilizzato anche per i gargarismi, per i lavaggi vaginali e veniva impiegato per disinfettare la pelle, anche in presenza di ustioni e ferite.
Limone
Anche il limone può essere annoverato fra gli antibiotici naturali, in quanto ha delle proprietà molto importanti. In particolare lo si può usare contro la bronchite, per mettere a punto una tisana insieme all'aglio. L’effetto è quello di combattere i germi e di far abbassare la febbre, se presente.

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