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giovedì 29 aprile 2021

MULTILEVEL MARKETING e VENDITE PIRAMIDALI.

Il Multilevel Marketing (mlm) è una forma particolare di vendita diretta dove alla semplice promozione di prodotti (in genere a domicilio) è affiancata una politica di "reclutamento" dei clienti come venditori. 

L'incaricato ha quindi due possibilità di guadagno, la provvigione sulle proprie vendite e un "bonus" su quelle che successivamente farà il cliente reclutato che diviene, quindi, a sua volta venditore.

Una procedura di questo tipo, dove comunque il guadagno principale è relativo alle proprie vendite, è lecita, pur se spesso utilizzata in modo spregiudicato. 

Non è invece lecita una struttura di vendita molto simile a questa, non diretta ma "piramidale", dove il guadagno dell'incaricato è dovuto principalmente dall'adesione di altri soggetti, che pagano alte quote di affiliazione, più che alla sua capacità di vendere e promuovere i prodotti o servizi. 

Praticamente, la legge vuole colpire quelle attività dove il guadagno, più che alla vendita di beni e/o servizi, è dovuto al reclutamento di personale a cui corrisponde la riscossione di ingenti quote di "iscrizione".

La legge in questione è la 173/2005 (art.5/6), emanata dopo diverse pronunce dell'ISVAP e vicende giudiziarie tutt'ora in corso. 

Ma come distinguere i due casi? Non è facile né immediato, ma la legge fissa delle caratteristiche la cui presenza consente di presumere quale attività sia illecita:

    - eventuale obbligo del soggetto reclutato di acquistare dall'impresa, ovvero da altro componente la struttura, una rilevante quantità di prodotti senza diritto di restituzione o rifusione del prezzo, in misura non inferiore al 90% del costo originario, nel caso di mancata vendita al pubblico;

    - eventuale obbligo del soggetto reclutato di corrispondere all'impresa o ad altro componente la struttura, all'atto di reclutamento e comunque quale condizione per la permanenza nell'organizzazione, una somma di denaro o titoli di credito o altri valori mobiliari e benefici finanziari in genere di rilevante entità e in assenza di una reale controprestazione; 

    - l'eventuale obbligo del soggetto reclutato di acquistare dall'impresa o da altro componente la struttura, materiali, beni o servizi, ivi compresi materiali didattici e corsi di formazione, non strettamente inerenti e necessari all'attività' commerciale in questione e comunque non proporzionati al volume dell'attività' svolta. 

Per tali attività illecite è previsto, a carico di promotori e organizzatori, l'arresto da sei mesi ad un anno e l'ammenda da 100.000 a 600.000 Euro. 

Denunce in questo ambito possono essere fatte alla polizia amministrativa (di solito rappresentata dalla polizia locale), ma la cosa migliore da fare, volendo segnalare un sospetto illecito, è inoltrare un esposto alla Procura della Repubblica con evidenziato il supposto reato. 

P.S.

Ricerca effettuata sui Siti dell’ADUC e di Associazioni dei Consumatori nel 2017, aggiornata nel 2021. 

 www.studiostampa.com

martedì 6 novembre 2012

CRISI: CONCLUSA LA RICERCA DELLE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI “L’ITALIA CHE VOGLIONO GLI ITALIANI”

IL PROSSIMO 7 NOVEMBRE A ROMA PRESENTATI I RISULTATI DELLO STUDIO
Si è conclusa l’indagine "L'Italia che vogliono gli Italiani", studio avviato da Codacons e Comitas insieme alle principali associazioni dei consumatori italiane: Assoutenti, Casa del Consumatore, Codici, Confconsumatori, Lega Consumatori, Movimento difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori.
Sono state chieste a consumatori e microimprese idee e proposte per contribuire al futuro migliore del nostro Paese; una alternativa al coro degli esperti e dei protagonisti mediatici.
Dagli oltre 80.000 interventi raccolti è stata redatta una sintesi con la selezione di quelle più utili da cui estrarre alcune proposte di legge da sottoporre a iniziativa popolare.
I risultati dell’indagine verranno illustrati alla stampa, al Governo e alle istituzioni il prossimo 7 novembre alle ore 11.00 presso il Complesso Santa Marta, Piazza del Collegio Romano 5 - Roma
Contiamo sulla vostra partecipazione per lavorare al cambiamento con la forza delle idee: siamo tutti azionisti del bene comune.

Francesco Tamburella
Presidente Comitas
Coordinatore Centro Studi Codacons/Comitas
Per informazioni: Tel. 06-83600224

www.studiostampa.com

venerdì 22 luglio 2011

EQUITALIA - Stop al fisco killer.

Comunicato Stampa dell'Unione Nazionale Consumatori. Roma, 22 luglio 2011 - “Le sedi dell’Unione Nazionale Consumatori collaboreranno con l’associazione ‘E’ qui l’Italia?’ di Alberto Goffi, nella battaglia contro gli abusi di Equitalia”. E’ quanto dichiara Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC).
“La battaglia contro il fisco killer riguarda tutti e merita il nostro impegno -dichiara l’avvocato Dona- soprattutto in un momento così delicato per il futuro del Paese: uno Stato che va contro i cittadini è un’equazione inaccettabile, soprattutto se a farne le spese sono i contribuenti onesti. Con questa collaborazione, che nasce dall’iniziativa del nostro Comitato di Torino -prosegue il Segretario generale- vogliamo dire stop agli abusi di Equitalia”.
L’Unione Nazionale Consumatori invita tutti i cittadini coinvolti in un contenzioso con Equitalia a segnalare la loro situazione inviando un’email all’indirizzo consulenza@consumatori.it specificando nell’oggetto ‘Gerit-Equitalia’.

Unione Nazionale Consumatori

mercoledì 15 giugno 2011

Referendum Acqua. E ora? Non c'e' alternativa a fregare chi ha vinto....

Comunicato di Vincenzo Donvito 14 giugno 2011 12:57
I referendum sull'acqua hanno abrogato la possibilita' che il servizio idrico sia affidato ad aziende private e che gli investimenti dei privati siano remunerativi. Da quanto ci dicono gli analisti del voto, grossomodo la meta' degli elettori era consapevole di questo, mentre l'altra meta' ha votato SI' solo per prendersela con il Governo.
Cosa succedera' ora alla nostra acqua? “Nostra” perche' era -prima del referendum- e restera' pubblica.
Una crassa e diffusa disinformazione ha fatto il suo gioco. Un esempio per tutti: sabato 11 giugno al TG3 delle 23, lo specifico spot istituzionale diceva: “si vota per abrogare l'obbligo della Pa a far gestire il servizio idrico ai privati”. Ora il gioco e' concluso com'era -raggiunto il quorum- facilmente prevedibile.
Le societa' private che oggi gestiscono il servizio idrico devono quindi essere dismesse e sostituite da enti pubblici e ai privati che hanno investito capitali bisogna far presente che i loro soldi non sono piu' remunerati.
A Firenze, per esempio, Publiacqua spa deve essere mandata a casa e sostituita da, presumibilmente, un consorzio dei Comuni che fruiscono di quel servizio. I Comuni dove prenderanno i soldi per la gigantesca operazione che Publiacqua ha avviato di risistemazione della rete? Da dove li prendono tradizionalmente: i tributi e il pagamento del servizio in se'.
E cosa diremo all'Ue rispetto all'obbligo di concorrenza anche nei servizi di pubblica utilita'? Boh!!
Queste cose si sapevano anche prima e sono confermate dal responso referendario.
Abbiamo una pessima impressione, che chi la prendera' in saccoccia saranno i soliti, cioe' chi ha votato in un modo, che poi si ritrovera' con norme diverse. Non sarebbe la prima volta. Come dimenticare che gli italiani hanno bocciato il finanziamento pubblico ai partiti, che oggi e' presente anche piu' consistente di prima, solo che lo chiamano rimborso spese elettorali? Come dimenticare che gli Italiani abolirono il Ministero dell'Agricoltura e poi fu fatto, e continua ad esserci, il Ministero delle Politiche Agricole? Come dimenticare che gli italiani abrogarono le norme che impedivano la responsabilita' civile dei magistrati, e poi furono introdotte norme che scaricavano sullo Stato questa responsabilita'?
Perche' non dovrebbe accadere questo anche per l'acqua? O c'e' forse qualcuno che pensa, sempre per restare all'esempio fiorentino, che Publiacqua spa verra' mandata a casa e sara' sostituita con qualcosa tipo “Acquedotto Pugliese”? O che il governatore della Toscana, Enrico Rossi, gran sostenitore del SI' ai referendum acqua, sosterra' di triplicare o quadruplicare le attuali bollette idriche che' altrimenti non ci sara' un becco di un quattrino per finire di rimodernare la rete e quindi evitare di usare il modello pugliese, cioe' quello di una rete fatta di buchi con intorno pezzi di tubo? E per passare all'esempio pugliese, dove trovera' i soldi e la managerialita' il governatore Nichi Vendola, per i propri tubi bucati se non nella conferma dell'attuale gestione, magari con qualche partitocrate piu' fedele alla sua maggioranza?
Sembra che non si alternativa al tradizionale motto: fatta la legge gabbato lo santo. Dove la legge e' il responso referendario, e il santo sono gli elettori, per l'ennesima volta' esautorati nella loro funzione legislativa (pur se solo abrogativa) prevista dalla Costituzione.
Siamo estremi nel considerare che non ci sia alternativa a fregare chi ha vinto?

IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

mercoledì 30 marzo 2011

Importante Azione dell'ADUC

ADUC - Abbiamo inviato una segnalazione a Bankitalia e al Dipartimento Tesoro del Ministero dell'Economia in merito all'apertura di credito in conto corrente. Alcune importanti banche prevedono che quando si sconfini rispetto ad un credito concesso, questo sconfinamento non solo (come sarebbe giusto) venga gravato di interessi piu' alti rispetto a quelli concordati per il credito, ma che tutto lo scoperto di credito sia gravato di questi interessi maggiori rispetto a quelli concordati. Un metodo diffuso e furbesco che compromette la stabilita' di chi, dovendo gia' ricorrere ad un credito per difficolta' nella gestione dei propri affari, viene penalizzato due volte (per l’extra fido e per il fido). Applicare la maggiorazione di tasso nell’ambito del fido è una contraddizione in termini. Fino a tale limite il correntista ha tutto il diritto di vedersi applicate le condizioni contrattuali più favorevoli perché soltanto a quel punto ha inizio il suo utilizzo scorretto. Una situazione che appare piu' chiara se si pensa che uno sconfinamento estremamente modesto - al limite un solo centesimo - finisce per generare interessi, a debito del correntista, molto maggiori del capitale eccedente. QUI TUTTO IL DOCUMENTO !

IL VOSTRO UFFICIO STAMPA

mercoledì 26 maggio 2010

TeleMarketing "Selvaggio" Privacy e Certificazioni.

Chiamate pubblicitarie, commerciali (telemarketing), per ricerche di mercato

L'art.130 del codice della privacy tratta l'argomento facendo distinzione tra le chiamate "automatiche" (con voce registrata) e quelle con operatore.
Per le prime occorre sempre il consenso preventivo dell'utente/abbonato. Stessa cosa per i messaggi promozionali che giungano per email, telefax, sms, mms.
Le chiamate telefoniche fatte con operatore utilizzando i numeri pubblicati negli elenchi abbonati sono invece libere, "grazie" alle modifiche apportate al codice dal Dl 135/09 divenuto legge 166/09. In questi casi per non riceverle si deve manifestare il proprio dissenso iscrivendosi nel cosiddetto "registro delle opposizioni", che pero' a tutt'oggi non e' attivo in attesa di un decreto.
Sono sempre e comunque vietate le comunicazioni pubblicitarie o promozionali fatte camuffando l'intento o la propria identita' o non fornendo un recapito per esercitare tutti i diritti previsti dal codice della privacy e dalle altre leggi in materia.
(vedere codice del consumo per gli acquisti a distanza ed il recesso, per esempio).
QUI articoli di approfondimento sul TeleMarketing e sul registro delle opposizioni.

Lo Studio Service di G.Bertollini è specializzato nella
Redazione del DPS (Privacy) e Certificazioni di Qualità, inclusa la Sicurezza sul Lavoro.

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