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martedì 25 febbraio 2014

ROMA, RISTORANTI CINESI: COME VENDERE CIBO GUASTO E PRODOTTI SCADUTI.




POLIZIA ROMA CAPITALE - CONTROLLO ATTIVITÀ COMMERCIALI CINESI.




venerdì 1 novembre 2013

Ristoranti cinesi del Rione Trevi a Roma: il pesce scaduto è servito !

Oltre 160 chili di prodotti ittici ed alimenti vari rinvenuti in cattivo stato di conservazione sequestrati nei ristoranti cinesi del Rione Trevi di Roma.
La Cina a tavola piace, molto meno quando tra le bacchette ’sigillo di armonia’, finiscono ingredienti di dubbia provenienza, e pessima qualità accertata, quanto quelli sequestrati la scorsa notte durante un Blitz della Guardia costiera in alcuni ristoranti cinesi nel Rione Trevi, che pregiudicano il rapporto qualità-prezzo, e le diffidenze di chi propende per il motto ‘Poco pagare poco valere …’,

Fonte: 06 Blog - Articolo Completo QUI !

www.studiostampa.com

lunedì 14 novembre 2011

Si parlerà più cinglese che inglese?

di Roberto Vacca, Nòva, 13/11/2011
“Em no gras bilong het” [He no grass of head = lui no erba di testa] vuol dire “calvo” in Pidgin English, l’inglese rudimentale adulterato con parole straniere fiorito in Cina ai tempi delle guerre dell’oppio e, in altre forme, anche in Papua, Nigeria etc. “Pidgin” sarebbe una deformazione di “business”. espressioni pidgin sono rientrate in inglese colloquiale e sono usate anche negli Stati Uniti. Ad esempio [Long time no see = lungo tempo non vedere] si dice spesso ad amici che non incontravamo da tempo. [Lose face = perdere la faccia] ripete (anche in italiano) il modo cinese di definire una brutta figura. [No can do = non potere fare] si usa per: “Non si può” o “Non me la sento”.
Il Pidgin si considera una lingua franca: termine usato al tempo delle crociate per definire i gerghi misti di italiano, francese e arabo parlati nel Medio oriente. Altre lingue franche sono: il papiamento, il beche la mar, il creolo, il tok pisin e lo swahili.
Al tempo della rivoluzione culturale i cinesi erano scoraggiati dall’imparare l’inglese. Da 20 anni, invece, la Cina è preda di una febbre inglese: saperlo è simbolo di stato. Chi lo sa bene ha promozioni e cattedre. Taluno vaticina che fra pochi decenni il numero dei cinesi anglofoni sarà maggiore di quello dei parlanti madre lingua. Oggi l’inglese è la prima lingua di 375 milioni di persone, la seconda di altri 375 ed è lingua straniera imparata da 750 milioni.
Il livello medio dell’inglese parlato in Cina è basso. Molti parlano chinglish: termine (risalente al 1957) che il dizionario di Oxford definisce come “inglese contenente parole cinesi, loro traduzioni errate e sintassi derivata dal cinese”.. Il sito http://www.chinglish.com/ offre servizi di monitoraggio e correzione di testi inglesi (anche legali) scritti da cinesi. Sono scritti in chinglish anche molti cartelli - con testi che risultano umoristici.
Don’t stroke the works [= Non accarezzate i lavori – in una pinacoteca per dire di non toccare i quadri.
Dont press the glass to get hurt [= Non premete sul vetro per farvi male - invito alla prudenza: vetro fragile].
Cash recycling machine [= Macchina per riciclare contanti - Bancomat]-
È più comprensibile il China English usato da chi studia la lingua sul serio per farsi capire al meglio. A parte gli errori lessicali, registra una imitazione della sintassi cinese diversa da quella occidentale perché manca di declinazioni e coniugazioni. Ogni ideogramma o gruppo di ideogrammi può fungere da nome, verbo, aggettivo, avverbio a seconda del contesto o della struttura sintattica che lo ospita. Spesso nei testi scritti da cinesi viene omesso il soggetto che notoriamente è presente in ogni frase inglese.
Per migliorare il China English, la Microsoft Research Asia ha sviluppato Engkoo - un motore di ricerca. Non è solo un vocabolario, ma un sistema esperto per aiutare i cinesi nell’imparare l’inglese e produrre testi comprensibili e corretti. In modo simile agli strumenti di Word, corregge spelling e grammatica, suggerisce sinonimi e modifiche per innalzare la leggibilità.
Dopo la II guerra mondiale anche il francese incorporò moltissime parole inglesi. Il risultato fu chiamato franglais dal giornalista Miles Klingston che pubblicò nel 1979 un libro: Let’s parler franglais. Molti francesi avversarono l’usanza e nel 1994 fu promulgata una legge Toubon che proibiva l’uso di termini stranieri nei documenti ufficiali e anche aziendali. Ad alcune società furono comminate forti multe per aver inviato ai loro dipendenti messaggi che contenevano termini inglesi e anche per aver fatto usare software in inglese.
Nel 1978 passai una giornata a lavorare in FIAT a Torino: molti tecnici e manager usavano almeno un paio di parole inglesi in ogni frase. Inventai allora il termine “itangliano” e nel mio “Consigli a un giovane manager” (Einaudi 1999) illustrai le 600 parole inglesi entrate nel management italiano. L’itangliano è una specie di chinglish.

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