lunedì 5 maggio 2014

Licio Gelli paragonato a Matteo Renzi ? Ma fateci il piacere !

Licio Gelli
MASSONERIA:
un chiarissimo articolo di Luca Bagatin dal suo Blog
A distanza di oltre trent'anni ecco che, personaggi provenienti dalla Società dello Spettacolo e dei media nostrani (peraltro già a libro paga della Rai TV), evocano lo spettro di Licio Gelli, nemmeno fosse lo spettro comunista che si aggirava per l'Europa del 1948 !
Dubitiamo che costoro sappiano davvero chi fosse Licio Gelli e che cosa fu il fenomeno cosiddetto P2, tant'è che Gelli viene grossolanamente associato e paragonato a quel Matteino Renzi che, invero, oltre ad appartenere ad un partito lontano anni luce da qualsivoglia progetto di riforma democratica e liberale, sino ad oggi non ha proposto alcuna riforma concreta e radicale (di gelliana memoria, per così dire). 
Matteo Renzi

E ci stupisce che anche l'ex Ministro Rino Formica, in una recente intervista, si accodi alle dichiarazioni del cantante Piero Pelù.
Ma, chi fu Licio Gelli, Venerabile della Loggia Propaganda n. 2 - che oggi ha 95 anni e non dà fastidio ad alcuno - ma viene ancora tirato in ballo ?
Per parlare brevemente di lui preferisco autocitarmi. Ovvero citare alcuni passi dal saggio che ho dato alle stampe circa un anno fa, “Universo Massonico” (Bastogi Editrice), in cui dedico ben quattro sottocapitoli al fenomeno Gelli-P2 ed a mia volta mi rifaccio agli autorevoli testi scritti da Pier Carpi, dal prof. Aldo A. Mola e dal Generale in pensione Umberto Granati, che è un caro amico, già appartenente alla P2 ed è anche l'unico ad aver ammesso pubblicamente di averne fatto parte.
Di seguito, pertanto, riporto i passi salienti tratti dal mio saggio, scusandomi con i lettori della prolissità, purtuttavia necessaria a chiarire fatti che i media mai vollero o vogliono chiarire:
Di Licio Gelli e della Loggia Propaganda 2 sono state scritte un sacco di cose.
Quasi tutte pressoché a sproposito a cominciare dal fatto che fu una "Loggia segreta".
La P2, Loggia all'Ordine del Grande Oriente d'Italia, fu - diversamente - una Loggia "coperta" di diretta pertinenza del Gran Maestro dell'Obbedienza.
"Coperta" in quanto al suo interno vi erano personalità di spicco (del panorama culturale, politico, artistico ecc...) che - per la loro particolare posizione professionale - preferivano non rivelare l'appartenenza alla Massoneria e dunque figurare unicamente "all'orecchio" del Gran Maestro, come si dice in gergo massonico. (…).
(…) Mola, senza faziosità alcuna, racconta di come il "presunto scandalo" P2 non fu che il pretesto per una lotta senza quartiere contro i massoni e la Massoneria italiana, da sempre vista con sospetto da settori clericali, fascisti e comunisti.
Mola ripercorre così - come già fece lo scrittore Pier Carpi nel suo "Il Venerabile" nei primi anni '90 - la vita di Licio Gelli sin dai tempi della Guerra di Spagna quando combatté a fianco dei franchisti e successivamente in Italia a Capo del Fascio di Pistoia. Sino a quando salvò da morte certa 62 prigionieri fra ebrei e partigiani, evitando così la loro deportazione nei campi di sterminio in Germania.
Ciò gli vantò un attestato da parte del Comitato di Liberazione Nazionale di Pistoia e gli consentì, a guerra finita, di rifarsi una vita. Prima come commerciante di prodotti di cancelleria e via via, negli anni '50, nell'ambito della Permaflex ove divenne direttore dello stabilimento di Frosinone.
E così, successivamente, come racconta Mola, Gelli decise di farsi iniziare massone negli anni '60 con l'obiettivo di rendere la Massoneria un organismo in grado di risolvere le controversie internazionali e nazionali. Un po' come durante il Risorgimento italiano o con la fondazione della Società delle Nazioni e dell'ONU.
Nulla, insomma, di oscuro e di occulto. Anzi.
Un capitolo molto denso del saggio di Mola, oltre a quello dell'amicizia fra Gelli ed il generale Peron, è infatti dedicato alla fondazione dell'OMPAM da parte di Licio Gelli, ovvero dell'Organizzazione Mondiale Per l'Assistenza Massonica.
Un organismo sovranazionale, appunto, in grado di "contribuire a soccorrere ed ad elevare le condizioni morali, spirituali e materiali dell'Uomo e della Famiglia umana, operando secondo i principi etici propri dell'insegnamento massonico", come dichiarato dal promotore stesso.
Un organismo che faceva leva proprio sulla fratellanza massonica che era l'unico principio in grado di superare tutte le divisioni in fatto di politica, razza, religione....
Un organismo "alla luce del sole", che fu riconosciuto anche in sede ONU alla stregua della FAO e dell'Unesco e che si proponeva di integrare l'opera umanitaria laddove le giurisdizioni massoniche non disponessero di strutture economicamente e giuridicamente idonee per operare sia all'interno dei singoli Stati che a livello internazionale.
Operazione ambiziosa che purtroppo la stampa nostrana omise di far conoscere al grande pubblico. E che si arenò con l'avvento del presunto scandalo P2, nel 1981.
L'OMPAM fu tuttavia un'operazione autonoma di Gelli e per nulla legata al Grande Oriente d'Italia, anche se egli stesso propose all'allora Gran Maestro del GOI, Lino Salvini, di nominare il suo predecessore - Giordano Gamberini - alla carica di Ambasciatore del GOI presso l'OMPAM.
Licio Gelli, sia detto per inciso, allora non era ancora Venerabile della Loggia P2, anche se la P2 era attiva e nota ai Gran Maestri sopra citati ed ai loro predecessori senza scandalo alcuno come spiegato all'inizio di questo articolo.
Gelli fu solamente un personaggio particolarmente attivo sia all'interno che all'esterno della Massoneria. Il che lo porterà ad occuparsi di cose estranee alla stessa Istituzione come ad esempio di politica (si noti bene che le Costituzioni di Anderson del 1723, vietano espressamente ai massoni di occuparsi di politica e religione in Loggia).
Ma ad ogni modo anche qui nessuno scandalo "profano", come rilevato dall'ottimo Alessandro Mola nel capitolo dal titolo "Gelli per la Seconda Repubblica".
Alla metà degli anni '70 - vista l'estrema fragilità e litigiosità della coalizione di Pentapartito e l'incalzante terrorismo rosso e nero - l'Italia si trovò ad un bivio: o una dittatura clericale di estrema destra, oppure un ancor meno auspicabile regime di estrema sinistra.
Licio Gelli stilò così il famigerato "Schema R" (Rinascita), all'indomani dell'avanzata del PCI alle elezioni amministrative del 1975.
Lo "Schema R", come documentato dal saggio di Mola, non fu altro che un piano riformatore, che elaborava la strategia politica per arginare la dilagante avanzata dei comunisti - alleati alla dittatura sovietica - in Italia, per mezzo di un rafforzamento della coalizione di Pentapartito (Dc, Psi, Psdi, Pri, Pli) a partire dalla Democrazia Cristiana, a patto che essa si depurasse da correnti ed alchimie che la rendevano inefficiente ed inefficace.
L'obiettivo finale di Gelli non era altro che un ritorno ai "fasti ed al prestigio della Segreteria De Gasperi".
Un rafforzamento, dunque, della democrazia centrista e moderata. Altro che autoritarismo filo-fascista tanto sbandierato dalla grande stampa dell'epoca !
Gelli delineò nel suo "Schema", anche un elenco molto preciso di riforme che - peraltro - erano condivise dalla gran parte degli italiani di allora e di oggi e che proprio oggi - trent'anni dopo - sono di scottantissima attualità e dibattito.
Dalla riforma presidenziale all'abrogazione dell'immunità parlamentare; dalla riduzione ad una Camera dei Deputati sino all'abolizione dei ministeri e degli enti inutili quali le Province; dall'introduzione di pene severissime per i reati di corruzione perpetrati da politici, funzionari e pubblici ufficiali sino alla privatizzazione del carrozzone Rai-TV. Riforme allora necessarie come lo sono oggi.
Al punto che lo stesso Gelli precisò subito che tutto ciò "non preludeva ad un colpo di Stato", bensì intendeva "scongiurare l'irreparabile jattura di una guerra civile e allontanare dall'Italia il pericolo di un governo dittatoriale di ispirazione comunista o fascista".
Chi accusò Gelli di cospirazione politica sulla base dello "Schema R" o fu in mala fede oppure quello "Schema" non lo lesse punto. Come i fatti - documentati dal Mola - si sono incaricati di dimostrare. (…).
(…) Licio Gelli aveva unicamente in testa l'obiettivo di rendere la Massoneria italiana un'organizzazione potente, come durante il Risorgimento, in grado di influenzare le scelte politiche per il bene dei cittadini, a suo dire. Questa, se vogliamo, la sua utopia. E sarebbe sufficiente leggere quel fantomatico Piano di Rinascita Democratica da lui elaborato alla fine degli anni '70 per comprendere che in realtà trattavasi di un progetto di riforma, che pur con la Massoneria non c'entrava nulla (visto e considerato anche che la Massoneria, organizzazione spirituale a carattere iniziatico, non si occupa di politica). Un piano che mirava alla creazione di due partiti moderati, alla privatizzazione del carrozzone politicizzato della Rai-TV, all'indipendenza dei sindacati e della magistratura dal potere politico, alla responsabilità civile dei magistrati e così via....(...).
(…) fu quel Potere politico che si abbatté come una valanga sui galantuomini della P2 e su Gelli che sicuramente era un pessimo massone sotto il profilo iniziatico (per quanto si prodigò presso lo Stato italiano affinché restituisse Palazzo Giustiniani al GOI, legittimo proprietario, sequestrato alla Massoneria ingiustamente dal Fascismo e tentò – con l'ausilio dello stesso Carpi – di far togliere la scomunica papale sulla Massoneria italiana) , ma non certo un criminale come fu detto e scritto, senza alcuna prova tangibile. I fatti si sono dunque incaricati di dimostralo. (…).
(…) la P2 divenne il capro espiatorio del malaffare di gran parte delle forze politiche di allora, le quali montarono ad arte la famosa "teoria cospirazionista ai danni dello Stato", istituendo addirittura una costosissima ed inutile Commissione Parlamentare d'Inchiesta presieduta da Tina Anselmi e che si concluse con nulla di fatto. Mettendo a nudo unicamente l'ignoranza di gran parte dei politici e dei magistrati di allora in fatto di Massoneria ed Esoterismo.
La P2, dunque, non era affatto una organizzazione segreta, bensì una "Loggia coperta" come ve ne sono moltissime anche all'estero e per i motivi già sopra spiegati.
Il saggio di Alessandro Mola lo chiarisce, citando anche le sentenze della Corte d'Assise di Roma che fra il '94 ed il '96, assolsero sia la P2 dalle accuse di "complotto ai danni dello Stato" che lo stesso Gelli per le innumerevoli accuse attribuitegli. (…).
Detto ciò, è evidente che il paragone Gelli-Renzi è, non solo azzardato, ma persino offensivo per il Venerabile.
Gelli elaborò un piano di riforma – il Piano di Rinascita Democratica – in senso liberale dello Stato. Un piano che prevedeva la meritocrazia nella scuola; l'abolizione del monopolio (lottizzato dai partiti) Rai; l'indipendenza della magistratura dal potere politico ed il principio secondo il quale il magistrato che condanna un innocente è obbligato a risarcire il danno (responsabilità civile); l'inasprimento delle aliquote sulle rendite finanziarie; l'abolizione delle Province; l'introduzione di una legislazione contro i monopoli (sul modello USA); la riforma della sanità sul modello tedesco (maggiore efficienza); la limitazione del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali; l'abolizione del finanziamento pubblico a partiti, sindacati e giornali.
Tutte riforme (e molte altre ancora) che, come si può ben vedere, sono a favore del cittadino onesto e contro lo strapotere politico-sindacale-giuridico-mediatico che, da decenni, impedisce a questo Paese di funzionare ed ai suoi cittadini di essere autenticamente liberi.
Molte di queste riforme, addirittura, a parole, sono contenute persino nel programma del Movimento 5 Stelle ! (ma sono da decenni patrimonio del programma del Partito Radicale, Socialista, Repubblicano, Liberale, almeno sino a che esistevano ancora questi gloriosi partiti, spazzati via dal cattocomunismo e dal clericofascismo degli ultimi vent'anni).
Non ci pare che Matteo Renzi abbia mai voluto seriamente attuare una sola delle riforme del Piano di Rinascita Democratica proposto da Gelli, di cui pure il nostro Paese necessiterebbe. Così come non ci è parso che Berlusconi le abbia mai volute attuare...se non a parole !
Alle parole, infatti, dovrebbero seguire i fatti, ma, da buoni realisti riteniamo che questa politica d'accatto (comprendente tutti i partiti che siedono nel Parlamento attuale ed in quello degli ultimi vent'anni almeno) – fatta di clientele e di interessi di retrobottega e di disinteresse per il cittadino - sia ben lontana dal voler attuare.
Detto ciò, stiano pur tranquilli i vari Beppe Grillo e Piero Pelù: tutto continuerà ad andare contro l'interesse del Paese e del cittadino ed i manovratori (per nulla occulti) continueranno a menarci per il naso.
di Luca Bagatin 









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