domenica 11 aprile 2010

EnoMarketing e Situazione Vino

Roma, 9 apr. (Labitalia) - Mentre i consumi di vino aumentano nel mondo ma diminuiscono in Europa, l'Italia si conferma leader mondiale nella produzione e commercializzazione del vino, alle spalle della Francia che però, nell'arco di 10 anni, ha subito con maggior vigore l'arrivo sul mercato delle produzioni dei Paesi 'emergenti' (Nuova Zelanda, Australia, Cile, Argentina). Il risultato è che se nel 1996 il vino francese rappresentava il 42% delle esportazioni mondiali in valore (e quello italiano il 18,5%), dopo dieci anni Bordeaux&C. rappresentano il 34,9% delle vendite mondiali, mentre il vino italiano il 18%. E’ quanto rivela il Rapporto nazionale sul settore vitivinicolo 2009, realizzato da Unioncamere e Istituto Tagliacarne.

"La produzione vitivinicola - evidenzia il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello - rappresenta un asset molto importante dell’economia nazionale. Il vino è uno degli ambasciatori del made in Italy e le nostre imprese stanno dimostrando grandi capacità nell'affrontare le difficoltà del mercato, la concorrenza che viene da Paesi che solo di recente si stanno cimentando con questa arte antichissima e le modifiche degli stili di consumo. I nostri dati dimostrano che il Meridione sta puntando sul vino per una crescita del territorio".
Quasi un quinto del vino commercializzato nel mondo è made in Italy. L'Italia, infatti, secondo esportatore di vino con una quota del 18% a livello internazionale e detentore, insieme a Francia e Spagna, del 61,7% della quota di mercato globale, conferma la sua leadership mondiale nelle vendite estere del settore vitivinicolo. Ammonta infatti a circa 3,6 miliardi di euro nel 2008 il valore dell'export italiano, con una crescita del 45,3% tra il 2000-2008 in linea con lo sviluppo del commercio mondiale.
Se quindi il vino made in Italy ha mantenuto le sue posizioni, ciò dipende non soltanto dal consistente numero di imprese diffuse nelle regioni del Nord e del Centro, storicamente vocate alla produzione di questa pregiata bevanda, ma anche a un incremento importante delle aziende e delle quantità prodotte nel meridione. A fine 2008, a questo settore facevano riferimento 165.923 imprese (il 99% delle quali attive). Il Sud e le isole concentrano circa 90mila aziende, pari al 55% del totale delle imprese del settore. Le regioni in cui risulta la maggiore densità di imprese sono la Puglia (con più di 30mila unità) e la Sicilia (con più di 27mila unità); seguono il Piemonte, il Veneto, l'Emilia Romagna, la Campania e l'Abruzzo con un numero di imprese compreso tra le 14mila e le 11mila.
Vino, quindi, fonte di guadagno ma anche fatto di costume ed elemento caratterizzante i diversi territori. Ben lo mostra il dato relativo alla diffusione delle imprese rapportato al numero degli abitanti. In Abruzzo, ad esempio, ci sono 8,9 imprese vitivinicole ogni 1.000 abitanti. E' questa, infatti, la regione dove si concentra il maggior numero di produttori di questa pregiata 'bevanda', a fronte di una media di 2,7 aziende vitivinicole ogni mille residenti. In questa classifica, alle spalle dell'Abruzzo si incontrano Puglia e Trentino Alto Adige (7,6), quindi la Sicilia (5,4), la Basilicata (3,8), il Piemonte (3,1) e l'Emilia Romagna (2,9). Si tratta di un insieme di regioni caratterizzate, a differenza delle altre, da una vocazione imprenditoriale vitivinicola superiore alla media nazionale (2,7 imprese per 1.000 abitanti).
Anche la qualità rimane un elemento determinante per il vino italiano. Il nostro Paese contava nel 2008, infatti, 477 certificazioni (o denominazioni) di qualità. Dal momento che 8 Doc e 4 Igt risultano essere interregionali, il totale delle certificazioni regionali raggiunge quota 490. Le Docg, che rappresentano l'8,6% del totale, sono passate da 36 nel 2007 a 41 nel 2008 grazie al contributo di Veneto, Piemonte e Lazio. Le Doc rimangono 316 e rappresentano il 66,3% del totale delle denominazioni, mentre le Igt sono divenute 120 (25,2% del totale).

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